Fuori i secondi

 

di Filippo Gherardi

 

Una storia già vista, eppure c’è chi ancora grida allo scandalo. Rosberg che attacca Hamilton, finendo col distruggergli la ruota posteriore e condizionando in maniera irreparabile la gara di quest’ultimo, rimarrà uno dei fotogrammi simbolo di questa stagione di Formula 1, indipendentemente da come andrà a finire, al di la di quale sarà la Mercedes, tra le due, a mettere in bacheca il titolo iridato. Al tempo stesso, però, il contatto avvenuto al secondo giro del Gran Premio di Spa dello scorso fine settimana sarà soltanto l’ultimo esempio, tra i tanti nella storia di questo sport, di sfida senza esclusione di colpi all’interno dello stesso team. Successe con Prost e Mansell nel ’90, entrambi prime guide, nella stessa stagione e nella stessa scuderia, la Ferrari. Successe, soprattutto, sempre tra lo stesso Prost e Senna nelle due stagioni precedenti (’88 ed ’89), al volante di una McLaren che, un po’ come succede oggi per la Mercedes, dominava in lungo e largo per tempi e prestazioni. Schermaglie ad alta velocità, frecciatine tanto in conferenza stampa quanto all’interno dei box, ma tuttavia nulla a che vedere con quello che combinò nel 1937 l’italiano Luigi Fagioli, che al termine di un Gran Premio a Tripoli, una volta rientrato nei box, lanciò addirittura un martello contro Rudolph Caracciola, odiatissimo ex compagno dello stesso Fagioli qualche anno prima alla Mercedes (guarda a volte il caso ndr). Venendo ai giorni nostri, impossibile dimenticare quanto successo in McLaren nel 2007, con il campione del mondo Alonso costretto a guardarsi le spalle da un giovane e rampante profeta in patria come Lewis Hamilton. Alla fine si consumò il più classico degli harakiri, con buona sorte della Ferrari e di Kimi Raikkonen che portarono a casa il titolo mondiale. Insomma, verrebbe da dire: nulla di nuovo sotto la bandiera a scacchi. Rosberg ed Hamilton continueranno a darsele di santa ragione nelle sette gare che mancano da qui alla fine della stagione, con il primo chiamato a difendere i 29 punti di vantaggio sin qui messi in cascina, e con il secondo costretto ad attaccare sin dal prossimo Gp di Monza. In Mercedes, Wolff, Lauda e chi per loro non riusciranno a farsene una ragione ma saranno, comunque vada, costretti ad accettarlo. Perché questa è la Formula 1 e qui, da sempre, funziona così.

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