Presa diretta

 

di Germana Condò

 

L’idea di installare una scatola nera come quella degli aerei sull’automobile non è nuova. In alcuni paesi degli Stati Uniti è diventato un obbligo per tutte le auto prodotte dal primo novembre 2012. Sono dispositivi che riescono a memorizzare dati relativi alla velocità, alla forte decelerazione, all’ora e alla esatta localizzazione del mezzo al momento di un incidente. A Berlino le black boxes sono state montate sulle auto della polizia. Analizzando i dati nei mesi successivi, sembra sia stata ridotta la sinistrosità del 36% delle pattuglie. Ora è la Francia che mira ad aumentare la sicurezza nelle strade, adottando questa soluzione. Gli indugi sono stati rotti dal Ministro degli interni Manuel Valls, il quale avrebbe dichiarato che la tecnologia della scatola nera è perfetta, per cui non sussistono motivi per rallentare ancora l’attuazione di una norma che ne preveda l’installazione sulle vetture francesi. Di scatola nera si è parlato anche nel nostro paese, dove è stata introdotta da un decreto emanato il 25 gennaio 2013 dal Ministero dei Trasporti di concerto con quello dello Sviluppo Economico. È stato il governo Monti a proporla in Italia, pensando più che alla sicurezza stradale, a trovare il modo di limitare le frodi alle assicurazioni, riducendo conseguentemente il costo dei premi. Nel Codice delle Assicurazioni Private è stata prevista la possibilità di installare la check box in cambio di uno sconto sul premio della RC auto. Si attende però il regolamento dell’Ivass, ente dipendente da Bankitalia che vigila sulle assicurazioni, per conoscere nel dettaglio tutte le caratteristiche e le limitazioni che la scatola nera dovrà rispettare. Una delle questioni poco chiare è il fatto che le assicurazioni avrebbero in mano dati degli utenti che potrebbero sconfinare i limiti del rispetto della privacy. Questo sarebbe uno dei principali aspetti che rendono ancora scettici gli italiani. Il sistema dovrà registrare tutto ciò che accade nei quaranta secondi antecedenti e nei dieci successivi all’impatto. Un tempo utile a fornire dati sulla dinamica precisa di un sinistro, senza rendere tracciabile la vita dell’individuo. Altre misure a tutela della privacy sono la possibilità di applicare sulla propria vettura una vetrofania e quella di staccare il contatto con il Gps, quindi la localizzazione del mezzo, anche solo tramite il telefono. Le assicurazioni non avranno modo di entrare nella disponibilità di dati sulle abitudini di guida dell’assicurato. La scatola dovrà essere sigillata e fissata ad elementi rigidi del veicolo, dovrà garantire una stabilità non inferiore al 99% dei dati rilevati ed essere in grado di segnalare eventuali tentativi di manomissione o malfunzionamento del sistema. La check box dovrà essere dotata di un ricevitore elettronico Gps che servirà a localizzare il veicolo nel luogo preciso e nel momento stesso in cui sia necessario. Ciò la rende efficace anche come antifurto satellitare. L’auto rubata diventa localizzabile rapidamente e con precisione. Alcuni modelli di qualità superiore trasmettono il segnale anche se l’auto è nascosta in un sotterraneo di cemento armato.

Lascia un Commento