Fiat sempre meno “italiana”

 

di Filippo Gherardi

 

A poche settimane dalla notizia dell’acquisizione del 100% di Chrysler, continua prepotente la fase di internazionalizzazione voluta, e perseguita, dal gruppo Fiat. Da quanto è trapelato nel corso della giornata odierna, in occasione del prossimo consiglio d’amministrazione del 29 gennaio dovrebbe concretizzarsi uno schema aziendale che darebbe vita ad una Fiat con Sede societaria in Olanda, sede operativa e quotazione negli USA e domicilio fiscale in Gran Bretagna. Dietro a ciascuna di queste scelte regnerebbero, come prevedibile, interessi e vantaggi di natura economico-amministrativo, legate a borsa e normative fiscali. La sede principale dovrebbe essere quella di Detroit, dove già ora i vertici Fiat, con Sergio Marchionne in testa, passano gran parte delle loro giornate. Per il momento dal Lingotto non arrivano ne conferme e ne tantomeno smentite, ma l’impressione è che quella torinese rischi di diventare per la nuova Fiat-Chrysler niente più che una sede storica, limitando la centralità della produzione italiana e creando, c’è da scommetterci, non pochi disagi e controindicazioni per migliaia di lavoratori. La tradizione ha il suo peso, certo, ma praticità ed introiti finiscono, sempre, col prendere il sopravvento.    

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