EccleStoria

 

di Filippo Gherardi

 

Era il 1974, e tale Bernard Charles Ecclestone, per tutti semplicemente Bernie, quarantaquattrenne uomo d’affari della contea di Suffolk e con una passione viscerale per i motori decide di fondare insieme ad altri manager britannici, tra i quali anche Max Mosley e Frank Williams, la Formula One Constructors’ Association (FOCA). Un’associazione che aveva il compito di tutelare gli interessi dei team automobilistici inglesi al cospetto delle altre scuderie straniere, Ferrari in primis. In pochi, forse, l’avrebbero potuto immaginare, ma fu in quel momento esatto che Ecclestone cominciò a conquistare il mondo della Formula 1 fino a diventarne, negli anni, il padrone incontrastato. In quasi quarant’anni è riuscito a cambiare pelle, regolamenti, interesse ed anche bilanci economici dello sport più affascinante, e famoso, tra tutti quelli che prevedono una vettura a quattro ruote. Ecclestone ha rivoluzionato il mondo dei motori, guadagnando miliardi ma riuscendo, comunque, a consegnare una popolarità ad un universo che fino al suo avvento rimaneva un enorme circolo ristretto di appassionati e tecnici. Lo hanno accusato di essere un dittatore, d’altronde lui per primo in un’intervista rilasciata nel 2009 al Times dichiarò di preferire i regimi totalitari a quelli democratici, lo hanno disegnato come un freddo e calcolatore uomo d’affari, affamato di ricchezza e visibilità. L’ultima accusa, forse la più scomoda, gli è arrivata dal Tribunale di Monaco di Baviera, e più nello specifico dalle parole pronunciate da Gerhard Gribkowsky, ex presidente della banca Bayern LB, secondo cui Ecclestone avrebbe provato a corromperlo con una maxi tangente da 44 milioni per assumere (riassunto a grandissime linee) il controllo dell’intero pacchetto dei diritti televisivi della Formula 1. Un capo d’imputazione che potrebbe costargli dieci anni di reclusione, un motivo più che sufficiente per rassegnare, ad ottantatre anni compiuti, le proprie dimissioni. Qualcuno sostiene che siamo dinnanzi alla fine di un’epoca, per i motori e non solo, altri pensano che in fine dei conti, ed almeno per l’immediato, cambierà poco e nulla. Noi applaudiamo, comunque vada, il passo indietro (o quel che sia) fatto da Ecclestone, un gesto logico, per certi versi dovuto ma, conoscendo il soggetto in questione, tutt’altro che scontato.

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