Alla scoperta della Formula E

 

di Flavio Grisoli

 

Come conciliare la velocità e le corse con impatto ambientale “0”? Semplice, creando delle macchine stile Formula 1 totalmente elettriche. Se nel mondo del “Circus” in molti hanno storto (e storcono ancora) il naso di fronte alla deriva ibrida (in qualche modo a ragione, se vogliamo), questa nuova categoria creata dalla FIA (la Federazione Internazionale dell’Automobile) sta invece raccogliendo molti consensi dopo la prima stagione, conclusasi questa estate con un doppio GP a Londra. Stiamo parlando della Formula E, categoria di vetture completamente elettriche, che vale la pena scoprire. Intanto, come in certe categorie americane, le macchine sono tutte uguali: telaio Dallara e costruite da Spark Racing Technology in collaborazione con Renault; motori McLaren (gli stessi montati sulla supercar P1); cambio Hewland a 5 marce con rapporti di geometria definiti e fissi per ridurre i costi; gomme Michelin scanalate sia da asciutto che da bagnato. Questi bolidi fanno da 0-100 Km/h in appena 3 secondi e raggiungono i 230 Km/h di velocità massima. Nell’assoluto silenzio. O quasi: perché la FIA ci tiene a far sapere come queste vetture siano ben lontane dall’essere “mute”. Ad alte velocità, infatti, producono un suono di 80 decibel, che è superiore di oltre il 10% di quello che produrrebbe una qualunque auto da strada a combustione. Questo per la prima stagione: per quella che inizierà il prossimo anno, si apre la battaglia fra i costruttori. Infatti sarà data la possibilità di sviluppare le macchine (all’interno di un regolamento tecnico, chiaramente). La potenza massima sviluppata da queste vetture è di 200kw (270 cv), e può essere utilizzata solamente durante le qualifiche. In gara, per abbattere i consumi, viene limitata a 150kw. Le gare durano circa 45 minuti, e le batterie non hanno capacità a sufficienza per garantire tale percorrenza. Pit-stop? Sì, ma per cambiare auto: infatti per ricaricare completamente queste batterie sono necessari 50 minuti circa. Quindi ogni scuderia ha a disposizione 4 vetture (2 per pilota). L’esperienza di guida è diversa rispetto ad una Formula 1, sia per le caratteristiche delle piste (si corre esclusivamente su circuiti cittadini, anche per attrarre più pubblico), sia per le caratteristiche delle vetture (nei cambi di direzione si comportano in maniera diversa: sono più morbide di sospensioni e più maneggevoli, proprio per districarsi nei tracciati più tortuosi); ma chi le ha guidate giura che sono divertenti come le “sorellone” oggi turbo-ibride. La prima stagione ha ospitato molti piloti che hanno avuto poca fortuna in Formula 1: Bruno Senna, J.E. Vergne, Nicolas Prost, Jerome D’Ambrosio, Lucas di Grassi, Sebastien Buemi e Nelsinho Piquet. Proprio quest’ultimo ha vinto il primo campionato di Formula E, con un solo punto di vantaggio sullo svizzero Buemi e undici sul connazionale di Grassi. Il calendario si snoda come quello del calcio (dall’autunno all’estate), e non nell’anno solare come nella Formula 1: si parte quindi il 24 ottobre in Cina a Pechino; Putrajaya (Malesia), Punta del Este (Uruguay), Buenos Aires (Argentina), una sede da decidere, Long Beach (USA), Parigi (Francia), Berlino (Germania), Mosca (Russia) per poi chiudere con il doppio appuntamento a Londra (Regno Unito) il 2 e 3 luglio 2016.

Lascia un Commento