Ferrari: tanti auguri F40

 

 

 

 

 

 

 

 

di Federico Gianandrea de Angelis

 

La F40 compie 30 anni, è il compleanno di una macchina nata per celebrare un compleanno, il quarantesimo della Ferrari, simbolo dell’eccellenza in termini automobilistici e non solo, icona italiana nata dal genio di Enzo Ferrari, che proprio sulla F40 appose la sua ultima firma. Quel 21 luglio del 1987 nacque una vettura che rappresentava il massimo della tecnologia, del design, dello stile e delle performance della casa di Maranello, lì dove oggi si erge il Museo Ferrari, tappa obbligatoria per gli amanti del “rosso” e delle supercar. Contemporaneamente però, la F40 era vista dalla stessa Ferrari come un ritorno alle origini, a quei tempi in cui non si faceva distinzione tra vetture stradali e da competizione. Derivazione estrema della 308 GTB e del prototipo 288 GTO Evoluzione, la F40 fu disegnata da Pininfarina lasciando tutti a bocca aperta nel momento in cui fu svelata, grazie al frontale basso e alle grandi prese d’aria, o ancora al lunotto panoramico che lascaiva intravedere il cuore pulsante di quella Rossa. Un V8 da 478 cavalli e 577 Nm di coppia, numeri da capogiro per quell’epoca ed essenzialmente anche per quella attuale, che sommati al peso di appena 1100 kg davano vita a prestazioni da sogno: 324 km/h di velocità massima e accelerazione da 0 a 100 in 4,1 secondi. Oggi, giorno dell’anniversario, Ferrari celebra il suo gioiellino attraverso i ricordi, tramite le parole di tre persone che hanno collaborato alla creazione di un’icona: Ermanno Bonfiglioli, allora Responsabile Progetti Speciali, Leonardo Fioravanti, che per Pininfarina lavorò al design, e il collaudatore Dario Benuzzi. Ermanno Bonfiglioli, che in qualità di Responsabile Progetti Speciali si occupava di motori sovralimentati, non ha dimenticato l’emozione di quel 21 luglio: “Non ho mai vissuto una presentazione come quella della F40. Quando fu tolto il telo dalla vettura, la sala fu percorsa da un brusio seguito da un fragoroso applauso. Nessuno, se non gli stretti collaboratori di Enzo Ferrari, l’aveva ancora vista. L’iter di sviluppo e sperimentazione era stato avvolto infatti da una segretezza insolita all’interno dell’azienda. E la sorpresa per un simile salto stilistico fu quasi uno shock. Insolita fu anche la tempistica del progetto, che nell’arco brevissimo di 13 mesi vide telaio e carrozzeria progredire rapidamente e di pari passo con il motopropulsore. Era il giugno del 1986 quando iniziammo la progettazione di quel motore siglato F 120 A. L’8 cilindri biturbo da 478 CV era una derivazione dalla 288 GTO Evoluzione, eppure una serie di contenuti innovativi permisero alla F40 di essere la prima Ferrari stradale a superare i 320 km/h. Massima attenzione venne dedicata al peso, grazie anche a un ampio utilizzo del magnesio: ad esempio coppa dell’olio, coperchi teste, collettori di aspirazione, campana del cambio erano di questo materiale che costava cinque volte la lega di alluminio, e che non è stato poi più utilizzato in tale misura nelle vetture di serie successive. È questo solo un piccolo esempio della straordinarietà di questa vettura”. Leonardo Fioravanti era designer per Pininfarina quando venne invitato a Fiorano da Enzo Ferrari per provare la 288 GTO Evoluzione: “Quando chiese il mio giudizio su questo prototipo sperimentale, che per problemi regolamentari non entrò in produzione, non nascosi il mio entusiasmo di pilota amatoriale per l’accelerazione strepitosa dei suoi 650 CV. Fu allora che il Commendatore mi parlò per la prima volta del suo desiderio di ripartire da quel progetto per produrre una “vera Ferrari”. Sapevamo, come sapeva lui per primo, che sarebbe stata la sua ultima automobile e ci buttammo a capofitto sul lavoro. L’ottimizzazione aereodinamica fu oggetto di un’approfondita ricerca in Galleria del Vento, per ottenere i coefficienti adatti alla Ferrari stradale più potente di sempre. Lo stile è all’altezza delle sue prestazioni: il cofano basso con uno sbalzo ridottissimo, le prese d’aria NACA e l’alettone posteriore, che la matita del mio collega Aldo Brovarone volle ad angolo retto, l’hanno resa celebre. Se dovessi indicare una ragione su tutte del successo della F40, direi proprio la sua linea che riesce a trasmettere immediatamente l’eccezionalità dei contenuti tecnici: velocità, leggerezza, prestazionalità”. Dario Benuzzi, test driver con una lunghissima esperienza in Ferrari, partecipò a un lavoro di collaudo arduo e meticoloso: “La guidabilità dei primi prototipi era scarsa. Per domare la potenza del motore e renderla compatibile con un modello stradale, fu necessario sottoporre a innumerevoli test ogni aspetto della macchina: dai turbocompressori all’impianto frenante, dagli ammortizzatori agli pneumatici. Il risultato fu un eccellente carico aereodinamico e un’alta stabilità anche a velocità estreme. Altri aspetti importanti sono il telaio tubolare d’acciaio con pannelli di rinforzo in kevlar, che offre una rigidezza torsionale tre volte superiore alle altre vetture del periodo, e un’inedita carrozzeria realizzata principalmente con materiali compositi che riducono il peso a soli 1100 Kg. Ottenemmo esattamente la vettura che volevamo, con pochi comfort e senza compromessi: priva di  servosterzo, servofreno e dispositivi elettronici, richiede abilità e impegno al pilota ma lo ripaga generosamente con un’esperienza di guida unica. La precisione della sterzata, la tenuta stradale, la potenza dei freni e l’intensità dell’accelerazione raggiunsero livelli allora ineguagliati per un’auto stradale”.

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