di Maurizio Elviretti
In Arabia Saudita le donne possono guidare l’automobile. Dalla mezzanotte locale (le 23 italiane di domenica), in Arabia Saudita le donne possono imbracciare il volante di un’automobile, di un camion o il manubrio di una motocicletta. E’ infatti caduto il divieto storico, che ne faceva l’ultimo Paese al mondo a non riconoscere ancora questo diritto alle donne, che finora dovevano fare affidamento su mariti, fratelli o autisti per recarsi al lavoro o portare i figli a scuola. Una riforma storica che dovrebbe inaugurare una nuova era della mobilità sociale. La svolta storica era stata annunciata lo scorso settembre nell’ambito dell’ambizioso programma di riforme sociali e economiche promosso dal principe ereditario Mohammed bin Salman (MbS) per modernizzare il Regno, che è fra i Paesi islamici più conservatori e rigidi al mondo. Per Riyad (capitale dell’Arabia Saudita) si tratta comunque di una svolta che lascierà il segno, considerate le rigidità che ancora impediscono all’universo femminile l’accesso a ruoli chiave della società. Una delle riforme decisa dal principe ereditario Mohammed bin Salman per la modernizzazione dello Stato è dunque quella riguardante la libertà di viaggiare, anche sole, in mezzo al traffico. Le autorità avevano iniziato a concedere le prime patenti all’inizio di giugno; entro il 2020 il numero delle nuove conducenti potrebbe arrivare fino a tre milioni; nelle città come Riyad e Gedda si sono moltiplicate le scuole guida esclusivamente femminili. Il motivo principale dietro alla rivoluzionaria decisione è a dire la verità più economico che sociale: Riyad spera che la riconquistata mobilità possa favorire il lavoro femminile, aumentando il Pil di 90 miliardi di dollari entro il 2030.