Ecotassa auto 2019 su emissioni Co2: ecco cosa prevede

 

 

 

 

 

di Maurizio Elviretti

 

Con il disegno di legge di bilancio 2019 si introduce una nuova tassa per i possessori di autovetture. Questa consiste in una tassa, il cui calcolo si basa sul meccanismo del bonus/malus ecologico, da pagare nell’atto dell’acquisto di una nuova autovettura. Entrerà in vigore dal 1° gennaio 2019 per una durata di 3 anni. Questa tassa viaggia su due binari diversi, per chi acquisterà un’auto con emissioni di Co2 al di sopra di 110 g/Km pagherà un importo fisso che proporzionale al crescere del dato di emissione di Co e per i successivi tre anni e invece per chi sceglie di acquistare un’auto con basse emissioni di Co2, cioè al di sotto dei 110 g/km vengono proposti incentivi da 1.500 euro fino a 6.000 euro. Il Governo sostiene che con questo meccanismo si invoglierà gli italiani nell’acquisto di mezzi meno inquinanti, facendo sì che la qualità dell’aria migliori nelle nostre città. Il sottosegretario alle Infrastrutture e Trasporti, Michele Dell’Orco, e il sottosegretario allo Sviluppo economico, Davide Crippa hanno anche annunciato che nei primi mesi del 2019 sarà pronto il Piano strategico per la mobilità sostenibile, che conterrà importanti indicazioni al riguardo del trasporto pubblico, per raggiungere entro il 2030 gli obiettivi nazionali prefissati. Con l’introduzione di questa nuova tassa sull’emissioni di Co2 delle auto comporterà degli enormi paradossi, come ad esempio per si pagherà di più sull’acquisto di una Panda che sull’acquisto di una Bmw da 50mila euro, e inoltre un forte vantaggio per le auto diesel. Questi sono solo alcuni dei grossi paradossi dell’introduzione del “bonus/malus” sulle emissioni di Co2 sugli acquisti di auto nuove. La norma, introdotta nella legge di bilancio 2019, prevede che da gennaio 2019 al momento dell’acquisto di una nuova vettura  si dovrà pagare un’imposta calcolata in base alle emissioni di anidride carbonica della vettura. Non si paga nulla con l’acquisto di un’auto con emissioni al di sotto dei 110 g/Km di Co2, al di sopra invece dell’emissione di Co2 da 110 g/km fino a 120 g/Km si inizia a pagare una cifra fissa che va da 150 euro, che sale proporzionalmente fino ad un massimo di 3000 euro, per le auto che emettono Co2 oltre 250 g/km. In parallelo partano anche gli incentivi, con un sistema sempre basato sull’emissione di Co2.  Per l’acquisto di un’auto con emissioni di Co2 parametrate tra 70 e 90 g/km viene riconosciuto un’incentivo di 1.500 euro, che sale a 3.000 euro per auto che emettono Co2 da 20 a 70 g/Km fino ad arrivare ad un incentivo di 6.000 euro per le auto con emissioni di Co2 da 0 a 20 gr/km. Questo tipo di sistema basato sul calcolo dell’imposta sull’emissione di Co2 comporta una contraddizione nei confronti di quelle realtà locali che cercano di disincentivare il diesel per combattere l’inquinamento da polveri sottili.  Infatti le auto alimentate a gasolio emettono meno Co2 rispetto a quelle a benzina che però sono molto più pulite dal punto di vista delle polveri sottili. Un altro paradosso da evidenziare è che la vettura più venduta in Italia, la Panda 1.2 a benzina euro 6 che emette 125 g/ km di Co2 per chilometro pagherebbe un’imposta di 300 euro, mentre la Bmw 518d, un duemila diesel euro 6 che costa 53mila euro, con le sue emissioni di 116 gr/km di Co2 pagherebbe solo 150 euro. La nuova tassa sull’auto ha comportato innumerevoli reazioni e critiche, soprattutto da sindacati che sostengono che tale imposta possa avere delle forti ripercussioni sul comparto auto, con la conseguenza di numerosissimi licenziamenti. L’Anfia spiega, portando ad esempio la produzione del modello più venduto in Italia, la Panda 1.2 prodotta a Pomigliano d’Arco (NA), un’autovettura che produce un’emissione di CO2 più basse tra le auto non ibride, per il suo acquisto si andrà a pagare un’imposta tra i 400 euro e i 1.000 euro. Il ministro dello Sviluppo Economico, Luigi Di Maio, sostiene che con l’introduzione del bonus/malus sulle auto comporterà un costo minore per le auto elettriche, e possono quindi affermarsi sul mercato, in quanto fin ora avevano occupato un posto irrisorio. Ma vi è un’unica voce che unisce imprese e sindacati che critica fortemente questa nuova norma. Il governo è riuscito ancora una volta ad unire imprenditore e lavoratori, in un’unica protesta. La Federauto ha dichiarato che il provvedimento «disincentiva le vendite con gravi conseguenze occupazionali». Su questo sono d’accordo i sindacati. Marco Bentivogli, segretario generale della Fim Cisl sostiene che questa norma sicuramente sarà solo un danno per il Paese e per i lavoratori. Per  Rocco Palombella , numero uno della Uilm: “colpire il comparto dell’auto significa mettere a repentaglio decine di migliaia di posti di lavoro”.

 

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