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Tokio Motor Show

 

di Maurizio Elviretti

 

Si è conclusa domenica scorsa la quarantaquattresima edizione del Tokio Motor Show, una delle kermesse, dedicata al mondo dei motori, più interessanti e visitate del globo. Anche per quest’edizione, lo show nipponica conferma la sua caratteristica fondamentale: è il salone delle idee e del futuro, in particolare per le forme di propulsione e la mobilità rispecchiando a pieno la filosofia del paese che lo ospita. Dunque ritorno dell’attenzione all’idrogeno, consacrazione ulteriore del ruolo ormai universale che ha l’ibrido e anche elettrico e guida autonoma. Tuttavia anche stavolta non mancano novità che a breve troveremo sui nostri listini, mentre del tutto assenti le case coreane e quelle americane, esclusa una. La prima notizia è il ritorno di Fiat dopo 8 anni di assenza. E lo fa con le nuove insegne FCA e un portafoglio di marchi e prodotti decisamente più interessanti, a cominciare dalla 500C  e la 500L, proseguendo con l’Abarth 595c e 695 Biposto, la Jeep e infine con l’Alfa Romeo con la Giulietta e la 4C. Tutte insieme riempiono l’atrio che porta verso l’ala Ovest del Tokyo Big Sight. E se per Torino è un ritorno per PSA Peugeot Citroen è un debutto assoluto. Ironia della sorte, ad avere lo spazio maggiore non sono i marchi tradizionali, ma DS che fa sentire anche in Giappone l’eco del suo successo in Cina. Presente ovviamente anche Renault che, forte della testa di ponte con Nissan, si affida alla Twingo per entrare nel cuore dei giapponesi. Anche inglesi e tedeschi ci tengono a fare presenza. La Jaguar mostra la F-PACE, la Land Rover il restyling della Evoque accanto alla Range Rover Sport SVR da 550 cv e alla Land Rover Defender, entrambe protagoniste nell’ultimo film di 007 “Spectre”, girato in gran parte anche nel nostro paese. Debutto mondiale anche per la Porsche Macan GTS, la Bmw M4 GTS e la nuova Mini Cabrio. C’è anche il gruppo Volkswagen che ha più di un motivo per sottolineare la sua gamma ibrida plug-in, in particolare la Passat. E a proposito di ibrido, Toyota ha portato sotto i riflettori il suo JPN Taxi, evidentemente ispirato nella linea ai cab londinesi, ma con la particolarità di avere un sistema ibrido con motore termico alimentato a GPL. Ma ci sono anche novità giapponesi destinate al nostro mercato, come la Suzuki Ignis. Il nome è conosciuto e ora incarna la più piccola tra crossover e ibridi disponibili sul mercato, fattori che, insieme allo stile frizzantino per carrozzeria e abitacolo, fanno intuire una buona accoglienza anche da noi. Debutta anche la versione PHEV della Mitsubishi Outlandere e Honda annuncia due nuovi motori per la Civic di prossima generazione: un 3 cilindri mille da 130 cv e un 1.5 da 175 cv. Ai vertici delle rispettive categorie, chi si è ritagliato uno spazio decisamente importante è la Clarity a idrogeno. Anche lei come la Toyota Mirai, rimane chissà fino a quando fuori dall’Italia a causa di una rete di rifornimento ancora lontana anni luce da quella che dovrebbe essere. Sta vivendo una vera esplosione di volumi, in particolare negli USA la Subaru che si prepara, se non a bissare in Europa, quantomeno a farsi apprezzare per come meritano. I primi segni si vedono dai due concept che la casa delle Pleiadi ha portato a Tokyo. Il primo parla chiaro: si chiama Impreza 5-door e, se rimane com’è, si farà finalmente considerare da chi vuole un’auto compatta con tutti i crismi. Il secondo è rappresentato dalla Viziv Future Viziv, un contenitore di tecnologia per la guida autonoma per quello che sembra il prossimo XV, il modello in gamma più anziano di tutti. I tratti comuni sono la calandra esagonale prominente, il cofano motore solcato, i parafanghi prominenti e la forma a C sia per i fari anteriori sia per le luci posteriori oltre agli immancabili motori boxer longitudinali e la trazione integrale. La Viziv ha anche l’ibrido, del resto già disponibile sulla XV su alcuni mercati e, visto che parliamo di una forma di propulsione che da noi sfiora il 2%, c’è da prevedere anche da noi un certo interesse.

 

 

 

 

 

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Mazda RX-Vision

 

di Maurizio Elviretti

 

Dopo appena qualche ora dall’inaugurazione, possiamo tranquillamente dire che il nuovo concept lanciato da Mazda sarà il re del Salone di Tokio 2015. Lunga 4 metri e 39 centimetri, larga 192 centimetri e alta 1 metro e 16, la Mazda RX-Vision ha un passo di 2 metri e 70, poggia su cerchi da 20 pollici con gommatura differenziata (245/40 R20 davanti, 285/35 R20 dietro) e manda in campo un design affascinante. Le linee morbide della fiancata sono plasmate intorno alla meccanica. Superfici scavate e piene si alternano agli spigoli netti, mentre il muso è inequivocabilmente Mazda. La calandra evolve il concetto visto su altre show-car, da ultima Mazda Koeru, e i profili non sono più cromati bensì bruniti. Fari appena accennati, ma osservando meglio si ritrova un “sopracciglio” a led creato da un taglio sulla carrozzeria e va a ricordare in parte – quella zona davanti al passaruota – le linee dei gruppi ottici di RX-8. Non trapelano dettagli sul rotore del Wankel, si vocifera che la versione di serie avrà qualcosa come 300 cavalli e saranno assicurati abbinando il rotativo a un turbocompressore o un’unità elettrica, sebbene quest’ultima appaia meno probabile. Prospettive future, ancora da chiarire. L’interno della coupé due posti è essenziale, come piace a chi ricerca la perfezione e l’appagamento alla guida. Tre elementi circolari per la strumentazione, tutti accattivanti perché trattati in modo da dare l’idea di essere ricavati dal pieno (magari saranno davvero così), finitura ripresa dalle razze del volante, dal devioluci e dalla leva e cornice del cambio. Ampio e alto tunnel rivestito in pelle, così come la plancia. Potrebbe tornare sul mercato nel giro di 2 o 3 anni, per competere con le altre coupé emozionali, a partire da Porsche Cayman, ma vantando l’unicità del Wankel.