Il mondo del car sharing

 

di Germana Condò

 

Da qualche anno in numerose città del mondo si sta diffondendo sempre più il modello del car sharing, un sistema che propone una valida alternativa all’esigenza del privato di possedere un’automobile, attraverso la realizzazione di un parco auto in condivisione tra tutti gli abbonati al servizio, gestito dalle stesse amministrazioni pubbliche, ma che oggi conta sull’intervento di alcuni colossi privati che hanno preso piede fino a contare migliaia di abbonati in ogni città. Si tratta di Enjoy con le sue Fiat 500 rosse di proprietà Eni in collaborazione con Fiat e Trenitalia e di Car2Go con le Smart del Gruppo Daimler. Da qualche tempo stanno trovando una collocazione sul mercato del car sharing anche il DriveNow con le Mini di BMW e la Twist che utilizza le Volkswagen Up. L’Italia rispetto a queste soluzioni innovative e sostitutive all’auto privata è un passo indietro, rivelando ancora una volta le grandi differenze che da sempre contraddistinguono Nord, Centro e Sud. Se guardiamo Milano, scopriamo un servizio evolutosi in maniera abbastanza diffusa, avvicinando il capoluogo lombardo agli standard europei. I due maggiori operatori privati, Car2Go ed Enjoy, contano rispettivamente cinquanta e ventiseimila iscritti, e sono stati costretti, a causa dell’aumento della domanda ad incrementare il parco macchine. Enjoy in questi giorni dovrebbe introdurre altre trecento Fiat 500, oltre a 44 esemplari di Fiat 500L. La formula vincente del car sharing sta nella possibilità dell’utilizzatore di recarsi in qualsiasi posto senza dover necessariamente riconsegnare il mezzo nella stazione in cui lo si è preso. Nel modello milanese è prevista la riconsegna in ogni stazione presente, senza la preoccupazione di dover fare rifornimento o pagare alcun tipo di manutenzione o ticket per i parcheggi blu, grazie ad una convenzione con il comune. Nessuna preoccupazione anche per l’accesso alle ZTL, queste auto possono entrare nei centri storici, naturalmente non possono utilizzare le corsie preferenziali o parcheggiare in divieto di sosta. Si paga solamente l’abbonamento annuale di iscrizione oltre alla quota di utilizzo. Il servizio non ha riscosso lo stesso successo nella Capitale, dove la gestione attualmente è in mano all’Agenzia per la Mobilità. In una città che conta 2.500 cittadini iscritti, non sembra possibile servire i potenziali utenti con le sole 130 vetture disponibili. A conti fatti si ridurrebbero a un’unità da dividere tra le esigenze di circa venticinquemila abitanti. È per questo che gli iscritti non arrivano a tremila. Tra le cause dell’insuccesso sono da computare i costi elevati dell’abbonamento annuale, la scomodità di dover riportare l’auto al punto di partenza, oltre alla disponibilità limitata delle vetture. Da poco il Comune di Roma ha presentato un bando per aprire il servizio ai privati con la condizione di garantire un numero tra le 250 e le 600 unità e organizzare un call center sempre operativo per la gestione delle chiamate. La società aggiudicataria del bando dovrà versare al comune 1.200 euro annue per vettura, in virtù della convenzione che consente i privilegi sulle soste blu e sulle ZTL.

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