Chi ben comincia…

 

di Filippo Gherardi

 

Se è vero che “chi ben comincia è a metà dell’opera…”, allora la stagione di Formula 1 scattata lo scorso 16 marzo sembra destinata ad un monologo Mercedes come pochi, forse pochissimi, potevano immaginare alla vigilia. Hamilton e Rosberg, fatta eccezione per il problema tecnico che ha riguardato il britannico in occasione della prima gara in Australia, nei primi tre Gran Premi della nuova stagione hanno semplicemente fatto un altro sport rispetto al resto del circus. La lettura, e la successiva interpretazione, delle novità tecniche introdotte quest’anno, a partire dal sensazionale motore V6 (come ci spiega anche Flavio Grisoli a pag 6 ndr), stanno facendo la differenza più e quanto, se possibile, delle difficoltà che, al contrario, stanno trovando le altre scuderie. La Red Bull ha assunto i panni, inaspettati e poco familiari per il team austriaco, della comprimaria, con Vettel costretto ad inseguire come mai prima in carriera e Ricciardo aggressivo, talentuoso ma sempre e comunque distante fior di secondi dalla coppia Mercedes. La Ferrari, dal canto suo, è avvolta in una nuvola di confusione, polemiche e risultati al di sotto delle aspettative, che si sta allargando a dismisura fino a diventare quanto di più invadente ed indecifrabile. I tempi delle Rosse, soprattutto quelli sul giro, continuano a registrare gap importanti, troppo importanti, dagli avversari. Alonso accusa già 35 punti di ritardo dal leader del mondiale Nico Rosberg, Raikkonen in tre gare ha inanellato un settimo, un dodicesimo ed un decimo posto. L’ultima vittoria di una Ferrari risale allo scorso 12 maggio, con Alonso nel Gp di Spagna, mentre per risalire all’ultima pole position bisogna fare un balzo all’indietro fino al 21 luglio 2012, e più esattamente al Gp di Germania ad Hockenheim. Un’involuzione di risultati figlia, come spesso succede, di diversi fattori: novità nel regolamento, accorgimenti tecnici, confusione interna e, forse, anche scarsa comunicazione. Il presidente Montezemolo dopo il flop del Bahrain ha sentenziato dicendo che una Ferrari così lenta gli provoca tanta amarezza ed altrettanta delusione. Domenicali, dall’alto del suo ruolo di team principal, dopo l’esordio in Australia aveva richiesto maggior concentrazione da parte di tutti per invertire tendenza e risultati, ora, dopo il disastro in Bahrain, è sembrato collegare il tutto allo scarso feeling tra il circuito di Sakir e la nuova F14 T. E pensare che Alonso, infine, dopo il quarto posto in Malesia aveva sottolineato incoraggianti, seppur relativi, passi in avanti rispetto al primo Gp di Melbourne ed in previsione proprio della gara in Bahrain. Tre volti diversi di una stessa, triste, medaglia.

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