Tanto tuonò, che alla fine piovve

 

di Filippo Gherardi

 

Tanto tuonò, che alla fine piovve. Stefano Domenicali si dimette dal ruolo di Responsabile della Gestione Sportiva Ferrari, dopo pochi successi, tante critiche e troppe, davvero troppe, perplessità. E pensare che dopo cinque anni trascorsi da Direttore Sportivo, all’ombra di Jean Todt e di una striscia si successi con pochi eguali nella storia di questo sport, l’esordio nel 2008 nel nuovo incarico aveva portato lo stesso Domenicali, Felipe Massa e di conseguenza la Ferrari, ad un solo giro dal titolo iridato piloti, mentre in quello costruttori la scuderia di Maranello conquistava il suo sedicesimo (e ad oggi anche ultimo) primo posto mondiale. Le delusioni, anche se in pochi potevano prevederlo, cominciarono esattamente un anno dopo. Stagione 2009: Ferrari soltanto quarta nel mondiale Costruttori e Raikkonen e Massa rispettivamente sesto e undicesimo in quello Piloti. Era l’anno “transitorio” di Jenson Button e la Brawn Gp, una stagione caratterizzata dalle contraddittorie novità di natura tecnica ed in molti sottovalutarono, probabilmente, le cause di un rendimento così sottotono. Inoltre, come se non bastasse, ecco l’anno successivo arrivare Fernando Alonso, qualcosa di particolarmente vicino al pilota più forte in circolazione. Con l’asturiano, e con Domenicali al muretto, la Ferrari ottenne dal 2010 al 2013 tre secondi ed un terzo posto nel mondiale Piloti, oltre che tre terzi ed un secondo posto in quello Costruttori, dove a pesare, però, fu anche la scarsa vena di Felipe Massa. Quest’anno è cominciato con i botti, almeno in termini di mercato piloti, con il ritorno di Kimi Raikkonen al fianco di Alonso e al posto di Massa, ma anche con un pesante gap dal punto di vista della competitività per quel che concerne la nuova F14 T. Due quarti ed un nono posto per Alonso nelle prime tre gare del 2014, soltanto un settimo, un dodicesimo ed un decimo posto per Raikkonen. Ancora una volta, come successe nel 2009, la Ferrari dell’era Domenicali non è riuscita ad interpretare i nuovi accorgimenti regolamentari, dettati nella stagione in corso dall’introduzione dei nuovi motori V6. Le dimissioni di Domenicali derivano innanzitutto da questo, oltre che da un’astinenza di risultati ormai difficile da analizzare con la giusta lucidità (l’ultima Gp vinto risale allo scorso 12 maggio 2013 e l’ultima pole position, addirittura, al 21 luglio 2012) e da un ambiente interno sempre più deluso e, almeno visto dall’esterno, particolarmente in confusione. Il presidente Luca Cordero di Montezemolo ha, ovviamente, ringraziato con un lettera ufficiale Stefano Domenicali per il lavoro svolto, ma a giochi fatti, e per una concomitanza strettamente temporale, le sue dichiarazioni dopo l’ultimo Gp del Bahrain oggi si sposano con la più classica delle sentenze anticipate. A raccogliere l’eredità, e le difficoltà, di Domenicali sarà Marco Mattiacci, per 4 anni numero uno di Ferrari Asia Pacific e dal gennaio del 2010 a capo di Ferrari North America. Un manager, esperto di marketing e finanza, ma anche un motivatore, almeno stando ad alcune dichiarazioni attribuitegli in cui sostiene di voler “Estrarre il 120% da ogni membro del team”. Toccherà al tempo, e ai tempi sul giro della “sua” Ferrari, dirci se è stata o meno la scelta giusta.

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