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Pininfarina diventa indiana: ufficializzato l’acquisto da parte di Mahindra

 

 

 

 

 

di Federico Gianandrea de Angelis

 

Anche Pininfarina cambia proprietario e “lascia” l’Italia: la famosa azienda specializzata nel settore delle carrozzerie viene acquistata da Mahindra e diventa indiana. L’accordo era già stato stipulato lo scorso 14 dicembre ma l’acquisto è stato completato lo scorso 30 maggio e diventato quindi da poco effettivo, con Mahindra che ha acquisito il 76,06% da Pincar srl al prezzo di 1,10 euro per azione. Ora gli indiani promuoveranno, nei tempi previsti dalla normativa, un’offerta pubblica di acquisto totalitaria obbligatoria sulle azione ordinarie Pinifarina tramite la PF Holdings allo stesso prezzo di acquisto corrisposto in favore di Pincar. Gli investitori dovranno impegnarsi a pagare 20 milioni tramite un aumento di capitale di Pinifarina entro la fine del 2016. I membri del c.d.a di Pinifarina hanno rassegnato le dimissioni con efficacia dalla data dell’assemblea convocata per il prossimo 3 agosto, durante il quale verrà nominato il nuovo consiglio di amministrazione con Paolo Pininfarina e Silvio Angiori che manterranno comunque il loro ruolo di presidente del consiglio di amministrazione e amministratore delegato.

Pininfarina passa agli Indiani di Mahindra

Pininfarina: la storica azienda italiana ceduta agli indiani di Mahindra

 

di Delfina Maria D’Ambrosio

 

Troppi i debiti accumulati dalla famosa carrozzeria, un rosso in bilancio che non ha dato altra scelta se non quella di cedere alla corte del gruppo Mahindra. Un corteggiamento durato per più di due anni e che si è concluso, o meglio si concluderà entro il primo semestre del 2016, con un’operazione da 150 milioni di euro di cui 110milioni di garanzie sui debiti. La società indiana prenderà quindi il pacchetto di controllo della famiglia ma non è intenzionata a snaturalizzare l’azienda. Paolo Pininfarina resterà infatti presidente, il quartiere generale resterà in Italia, ma gli indiani controlleranno almeno il 76%. Secondo l’accordo, il cda si dimetterà al momento del closing, mentre l’indebitamento finanziario delle banche sarà ripagato dal 2017. Dalla Pincar fanno sapere che c’è grande soddisfazione per una soluzione che permetterà di continuare la tradizione italiana dell’azienda, senza alterarne il DNA. Dichiarazioni condivise dalla Mahindra che ha assicurato che farà crescere Pininfarina nel Belpaese.  In borsa, però, le impressioni non sembrano cariche di ottimismo, c’è stato anzi un pesante calo del 68,80%.

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Pininfarina: Pincar calma le acque

 

di Leonardo Frenquelli

 

“Esperienza, Creatività, innovazione”. Basta lo slogan per capire i principi che dal 1930 guidano Pininfarina, un emblema del successo Made In Italy per il mondo dei motori e del design che, tra le produzioni più recenti vanta la Ferrari 458 Italia e la Maserati Gran Turismo. Negli ultimi anni però, il marchio ha perso un po’ del suo appeal subendo una sensibile riduzione del numero di dipendenti e dell’indirizzo del proprio lavoro. È ormai da tempo che la produzione è limitata a vetture esclusive, di altissima qualità ovviamente, ma non più con la stessa portata degli anni ’90. Ultimamente la Pincar, holding che detiene il 76% delle azioni Pininfarina ha ricevuto numerose offerte da esterni per partecipare attivamente ad uno sviluppo del piano industriale o addirittura per acquisire il marchio, almeno in parte. L’ultimo nome è stato quello di Mahindra&Mahindra, uno dei principali produttori automobilistici indiani, che avrebbe manifestato il proprio interesse per l’acquisto di Pininfarina, decisamente non un buon segnale per il nostro mercato: significherebbe perdere un altro fiore all’occhiello, un’azienda che, sin dal 1930, rappresenta una delle eccellenze del tricolore nel suo settore. In una nota ufficiale però, Pincar ha reso noto un effettivo interesse degli indiani, negando però qualsiasi accordo per un’eventuale cessione dei titoli da essa detenuti. C’è da specificare inoltre, che i titoli di proprietà della holding sono attualmente oggetto di pegno di tredici istituti bancari dopo che nel 2008 supportarono l’operazione di ristrutturazione del debito e quindi, ogni singola decisione sulle azioni in questione, comporta necessariamente il consenso degli istituti creditori o pignoratizi. Come è ovvio, appena saranno effettuate azioni concrete nei confronti della Pininfarina, che sia una nuova partnership o una cessione delle quote Pincar, sarà la holding stessa a renderle immediatamente note. E mentre le voci girano, il mercato azionistico si muove rapidamente, con la società Pininfarina che ha visto una crescita dei propri titoli pari al 26,23%, soltanto basandosi sulle indiscrezioni ed il presunto interesse della Mahindra.

Bollore-BlueCar

Renault e Bolloré: “Che joint-venture sia”

 

di Leonardo Frenquelli

 

Il settore che nel mercato automobilistico ha probabilmente maggior futuro e prospettive è quello a zero impatto ambientale, quello delle vetture elettriche. Lo ha capito bene la Renault che ha sottoscritto un accordo con il gruppo Bollorè, per dare vita ad una joint-venture del tutto innovativa. Bollorè è il marchio che gestisce l’Autolib, il sistema di car-sharing che a Parigi fa circolare vetture elettroniche al 100%. Questa iniziativa ha riscosso un enorme successo grazie  pulizia ed efficienza, portando anche l’azienda a produrre la Blue Car, una quattro posti ecologica già disponibile sul mercato e prodotta in serie. Renault invece, attraverso la produzione di modelli come la Twizy e la Zoe, ha sempre mostrato un fervente interesse per quanto riguarda la salvaguardia ambientale, tanto da stringere un accordo, incentrato principalmente su due punti, con l’azienda autrice dell’Autolib. Prima parte dell’accordo, prevede il graduale spostamento della produzione della Bluecar dalle fabbriche attuali (stabilimenti piemontesi di Pininfarina e Cecomb), a quello di Dieppe in Francia, di proprietà della Renault, attualmente attivo per l’assemblaggio della Clio IV RS. Ancora più a lungo termine poi, questa joint-venture renderà possibile per Bollorè la co-produzione di una nuova vettura elettrica a sole tre porte, per estendere ancora il progetto di car- sharing e ridurre l’impatto ambientale. La Renault on questo accordo, oltre a ridurre i prezzi di produzione della stessa Bollorè, vede la possibilità di espandersi su un mercato in netta crescita e di “mettere le mani” sugli ulteriori contratti per il car-sharing cittadino che Bollorè stava concludendo per Lione, Bordeaux ed Indianapolis, con delle percentuali di profitto che dovrebbero aggirarsi attorno al 30% per Renault ed il 70% per Bollorè.