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F1, Gp di Austin: le cinquanta di Hamilton

 

di Federico Gianandrea de Angelis

 

Mancano ancora tre gare e il Mondiale non è ancora chiuso, a tenerlo vivo ci ha pensato Lewis Hamilton centrando ad Austin la settima vittoria stagionale, niente di meno che la cinquantesima in carriera, diventando il terzo di sempre a raggiungere un risultato del genere. Tutto questo però non basta, il leader della classifica iridata rimane ancora Nico Rosberg che si è piazzato secondo sul tracciato texano, davanti a Daniel Ricciardo, mettendo in cassaforte punti importantissimi per il titolo. Le distanze si sono accorciate, è vero, ora il distacco tra i due della scuderia tedesca è di 26 punti ma mancano appena tre gare e servirebbe un vero e proprio miracolo ad Hamilton per mettere in atto un ribaltone che avrebbe del clamoroso. Lewis però non ha perso la testa e lo ha dimostrato negli Stati Uniti dominando l’intero week end: pole position il sabato e ottima partenza la domenica con mantenimento del primo posto per tutta la durata della gara, eccezion fatta per qualche giro concesso a Vettel durante il cambio gomme. Una mera illusione per il ferrarista, autore anche del miglior giro della corsa e del record di pista in gara (1’39″877), perché ciò che conta è la posizione finale e neanche stavolta è riuscito a portare la bandiera del cavallino sul podio, relegato al quarto posto arrendendosi di fronte alla netta superiorità di Mercedes e ancora di Red Bull. Non abbiamo assistito a grandi battaglie durante la diciottesima tappa di stagione, qualche scintilla l’abbiamo vista alla partenza, dove Ricciardo è riuscito a passare Rosberg sfruttando la maggiore aderenza della mescola Supersoft contro le Soft del tedesco, ma a lungo andare è stato Nico ad avere la meglio ottenendo il miglior risultato per lui possibile in ottica campionato. Le strategie, sempre fondamentali, sono saltate completamente a causa delle condizioni del meteo: la temperatura più fresca di quanto ci si aspettasse ha portato le gomme a consumarsi più velocemente stravolgendo le tattiche e costringendo tutte le scuderie ad anticipare i pit stop. E’ proprio in corsia box che forse si è assistito ai momenti più movimentati della tappa, di certo non divertenti né per Red Bull né per Ferrari. Per quanto riguarda gli austriaci, Verstappen ne ha fatta un’altra delle sue effettuando la prima sosta in anticipo rispetto alla strategia e la seconda senza che nessuno gli avesse detto di rientrare cogliendo così impreparati i meccanici; come se non bastasse, dopo essersi scusato, il cambio della sua monoposto ha dato forfait e l’olandese ha cercato di tornare ai box quasi a passo d’uomo incrociando più volte la traiettoria come vietato. La macchina non andava più e Max l’ha così lasciata nel bel mezzo della via di fuga, chiudendo la gara con zero punti e obbligando i commissari ad attivare la Virtual Safety Car. Sempre in zona box problemi anche per Raikkonen: lì il finlandese si è reso conto subito dopo la seconda sosta di avere un problema alla ruota posteriore destra, ma invece di fermarsi ha deciso di tornare indietro inserendo la retromarcia, una manovra vietata e messa sotto investigazione per unsafe release che sicuramente verrà punita; scontato dire che la sua corsa sia finita lì. A regalarci qualche emozione nel piatto week end texano è stato Fernando Alonso, uno che in passato ha già brillantemente mostrato la sua bravura e che non si stanca di farlo nemmeno ora. Lo spagnolo si è piazzato quinto dietro a Vettel lottando a denti stretti e vincendo lo scontro generazionale con il giovane Carlo Sainz Jr., anche se giocando leggermente sporco contro l’ex compagno Fernando Alonso dandogli una spintarella messa poi sotto investigazione. Un sesto posto che tuttavia lascia molto soddisfatto Sainz, a punti con la sua Toro Rosso dopo un’assenza lunga sei gare, mentre il compagno Daniil Kvjat ha di nuovo deluso centrando quasi subito Sergio Perez e chiudendo dodicesimo dopo la penalizzazione di 10 secondi. Nel retropodio sorrisi tra Hamilton e Rosberg, al contrario di quanto successo l’anno scorso con reciproco lancio del cappellino, ma quanto fossero sinceri nessuno può dirlo. Il tedesco ha ora in mano il matchpoint, interventi divini a parte già dopo la prossima tappa in Messico potrebbe finalmente laurearsi campione del mondo, spegnendo del tutto il ghigno sulla faccia di Hamilton.

Scatola Nera

Presa diretta

 

di Germana Condò

 

L’idea di installare una scatola nera come quella degli aerei sull’automobile non è nuova. In alcuni paesi degli Stati Uniti è diventato un obbligo per tutte le auto prodotte dal primo novembre 2012. Sono dispositivi che riescono a memorizzare dati relativi alla velocità, alla forte decelerazione, all’ora e alla esatta localizzazione del mezzo al momento di un incidente. A Berlino le black boxes sono state montate sulle auto della polizia. Analizzando i dati nei mesi successivi, sembra sia stata ridotta la sinistrosità del 36% delle pattuglie. Ora è la Francia che mira ad aumentare la sicurezza nelle strade, adottando questa soluzione. Gli indugi sono stati rotti dal Ministro degli interni Manuel Valls, il quale avrebbe dichiarato che la tecnologia della scatola nera è perfetta, per cui non sussistono motivi per rallentare ancora l’attuazione di una norma che ne preveda l’installazione sulle vetture francesi. Di scatola nera si è parlato anche nel nostro paese, dove è stata introdotta da un decreto emanato il 25 gennaio 2013 dal Ministero dei Trasporti di concerto con quello dello Sviluppo Economico. È stato il governo Monti a proporla in Italia, pensando più che alla sicurezza stradale, a trovare il modo di limitare le frodi alle assicurazioni, riducendo conseguentemente il costo dei premi. Nel Codice delle Assicurazioni Private è stata prevista la possibilità di installare la check box in cambio di uno sconto sul premio della RC auto. Si attende però il regolamento dell’Ivass, ente dipendente da Bankitalia che vigila sulle assicurazioni, per conoscere nel dettaglio tutte le caratteristiche e le limitazioni che la scatola nera dovrà rispettare. Una delle questioni poco chiare è il fatto che le assicurazioni avrebbero in mano dati degli utenti che potrebbero sconfinare i limiti del rispetto della privacy. Questo sarebbe uno dei principali aspetti che rendono ancora scettici gli italiani. Il sistema dovrà registrare tutto ciò che accade nei quaranta secondi antecedenti e nei dieci successivi all’impatto. Un tempo utile a fornire dati sulla dinamica precisa di un sinistro, senza rendere tracciabile la vita dell’individuo. Altre misure a tutela della privacy sono la possibilità di applicare sulla propria vettura una vetrofania e quella di staccare il contatto con il Gps, quindi la localizzazione del mezzo, anche solo tramite il telefono. Le assicurazioni non avranno modo di entrare nella disponibilità di dati sulle abitudini di guida dell’assicurato. La scatola dovrà essere sigillata e fissata ad elementi rigidi del veicolo, dovrà garantire una stabilità non inferiore al 99% dei dati rilevati ed essere in grado di segnalare eventuali tentativi di manomissione o malfunzionamento del sistema. La check box dovrà essere dotata di un ricevitore elettronico Gps che servirà a localizzare il veicolo nel luogo preciso e nel momento stesso in cui sia necessario. Ciò la rende efficace anche come antifurto satellitare. L’auto rubata diventa localizzabile rapidamente e con precisione. Alcuni modelli di qualità superiore trasmettono il segnale anche se l’auto è nascosta in un sotterraneo di cemento armato.