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F1, Gp di Austin: le cinquanta di Hamilton

 

di Federico Gianandrea de Angelis

 

Mancano ancora tre gare e il Mondiale non è ancora chiuso, a tenerlo vivo ci ha pensato Lewis Hamilton centrando ad Austin la settima vittoria stagionale, niente di meno che la cinquantesima in carriera, diventando il terzo di sempre a raggiungere un risultato del genere. Tutto questo però non basta, il leader della classifica iridata rimane ancora Nico Rosberg che si è piazzato secondo sul tracciato texano, davanti a Daniel Ricciardo, mettendo in cassaforte punti importantissimi per il titolo. Le distanze si sono accorciate, è vero, ora il distacco tra i due della scuderia tedesca è di 26 punti ma mancano appena tre gare e servirebbe un vero e proprio miracolo ad Hamilton per mettere in atto un ribaltone che avrebbe del clamoroso. Lewis però non ha perso la testa e lo ha dimostrato negli Stati Uniti dominando l’intero week end: pole position il sabato e ottima partenza la domenica con mantenimento del primo posto per tutta la durata della gara, eccezion fatta per qualche giro concesso a Vettel durante il cambio gomme. Una mera illusione per il ferrarista, autore anche del miglior giro della corsa e del record di pista in gara (1’39″877), perché ciò che conta è la posizione finale e neanche stavolta è riuscito a portare la bandiera del cavallino sul podio, relegato al quarto posto arrendendosi di fronte alla netta superiorità di Mercedes e ancora di Red Bull. Non abbiamo assistito a grandi battaglie durante la diciottesima tappa di stagione, qualche scintilla l’abbiamo vista alla partenza, dove Ricciardo è riuscito a passare Rosberg sfruttando la maggiore aderenza della mescola Supersoft contro le Soft del tedesco, ma a lungo andare è stato Nico ad avere la meglio ottenendo il miglior risultato per lui possibile in ottica campionato. Le strategie, sempre fondamentali, sono saltate completamente a causa delle condizioni del meteo: la temperatura più fresca di quanto ci si aspettasse ha portato le gomme a consumarsi più velocemente stravolgendo le tattiche e costringendo tutte le scuderie ad anticipare i pit stop. E’ proprio in corsia box che forse si è assistito ai momenti più movimentati della tappa, di certo non divertenti né per Red Bull né per Ferrari. Per quanto riguarda gli austriaci, Verstappen ne ha fatta un’altra delle sue effettuando la prima sosta in anticipo rispetto alla strategia e la seconda senza che nessuno gli avesse detto di rientrare cogliendo così impreparati i meccanici; come se non bastasse, dopo essersi scusato, il cambio della sua monoposto ha dato forfait e l’olandese ha cercato di tornare ai box quasi a passo d’uomo incrociando più volte la traiettoria come vietato. La macchina non andava più e Max l’ha così lasciata nel bel mezzo della via di fuga, chiudendo la gara con zero punti e obbligando i commissari ad attivare la Virtual Safety Car. Sempre in zona box problemi anche per Raikkonen: lì il finlandese si è reso conto subito dopo la seconda sosta di avere un problema alla ruota posteriore destra, ma invece di fermarsi ha deciso di tornare indietro inserendo la retromarcia, una manovra vietata e messa sotto investigazione per unsafe release che sicuramente verrà punita; scontato dire che la sua corsa sia finita lì. A regalarci qualche emozione nel piatto week end texano è stato Fernando Alonso, uno che in passato ha già brillantemente mostrato la sua bravura e che non si stanca di farlo nemmeno ora. Lo spagnolo si è piazzato quinto dietro a Vettel lottando a denti stretti e vincendo lo scontro generazionale con il giovane Carlo Sainz Jr., anche se giocando leggermente sporco contro l’ex compagno Fernando Alonso dandogli una spintarella messa poi sotto investigazione. Un sesto posto che tuttavia lascia molto soddisfatto Sainz, a punti con la sua Toro Rosso dopo un’assenza lunga sei gare, mentre il compagno Daniil Kvjat ha di nuovo deluso centrando quasi subito Sergio Perez e chiudendo dodicesimo dopo la penalizzazione di 10 secondi. Nel retropodio sorrisi tra Hamilton e Rosberg, al contrario di quanto successo l’anno scorso con reciproco lancio del cappellino, ma quanto fossero sinceri nessuno può dirlo. Il tedesco ha ora in mano il matchpoint, interventi divini a parte già dopo la prossima tappa in Messico potrebbe finalmente laurearsi campione del mondo, spegnendo del tutto il ghigno sulla faccia di Hamilton.

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Formula1: a Singapore trionfa Rosberg

 

di Maurizio Elviretti

 

Il buio di Singapore incorona Nico Rosberg, che vince in volata davanti a Daniel Ricciardo e scavalca al vertice della classifica Lewis Hamilton, solo terzo al termine di un fine settimana problematico. Otto punti di vantaggio a sei gare dalla fine: tra i due piloti Mercedes sarà una sfida apertissima fino all’ultimo. Per Rosberg è la vittoria numero 22 della carriera e ottava della stagione. Un successo che di solito porta bene: nelle precedenti otto edizioni, a Singapore hanno vinto soltanto piloti che erano o sarebbero diventati campioni del mondo: due volte Alonso e Hamilton, quattro volte Vettel. Pronti via e subito il tilt: Rosberg tiene la testa davanti a Ricciardo e Hamilton, ma a metà schieramento c’è un contatto tra Sainz e Hulkenberg impegnati nel sorpasso su Verstappen. La Force India ha la peggio e va a sbattere contro il muro, la Safety Car entra subito in pista. Poco dopo, quando la gara riparte, Hamilton prova subito l’assalto a Ricciardo, con Raikkonen che insegue in quarta posizione. Rosberg non ci mette molto a fare il vuoto sugli inseguitori, dopo 10 giri il vantaggio su Ricciardo è di oltre 4 secondi, più di 7 quelli su Hamilton. Raikkonen insegue il britannico con 2 secondi di ritardo. Intanto si fa da brividi anche la rimonta di Vettel, che approfitta della battaglia tra Sainz e Gutierrez per realizzare un doppio sorpasso sgusciando nei pochi centimetri di spazio a disposizione. La decima posizione è di nuovo sua, ma anche Raikkonen, più avanti, rimonta inesorabilmente su Hamilton, decisamente in difficoltà con i freni e con il passo gara. Hamilton poco dopo ci mette anche del suo: un bloccaggio in frenata dà il la a Raikkonen che lo sorpassa appena prima di rientrare per la seconda sosta, insieme a Rosberg e Ricciardo. Rientra anche Vettel, ultrasoft per lui. Poi si fa caldissima la lotta per l’ultimo gradino del podio. Hamilton rientra per primo per il cambio gomme finale (supersoft), Raikkonen, fino a quel momento davanti al pilota della Mercedes, torna ai box un giro dopo (per lui ultrasoft), ma riappare alle spalle del britannico e lì rimarrà fino al traguardo nonostante i tentativi di rimonta. La sosta del campione del mondo costringe al rientro anche Ricciardo, che però mantiene il secondo posto. Il finale si fa emozionante: Rosberg, unico a non effettuare l’ulteriore cambio gomme, soffre il ritorno dell’australiano, che con pneumatici freschi recupera dai 2 ai 3 secondi a giro, divorando il vantaggio accumulato dal tedesco fino a quel momento. Arriverà fino a 4 decimi dal pilota Mercedes, in un ultimo giro da batticuore, ma è Rosberg a festeggiare l’ottava vittoria in stagione e la nuova leadership in classifica generale. “Non è stata una vittoria tranquilla –ammette Rosberg- ma il weekend è da sogno. Daniel ha provato a passarmi con il pit stop ma è stata una lotta serrata. Non siamo rientrati alla fine per il traffico ma è andata bene. Eravamo al limite su tante cose anche i freni. Il campionato? Non ci penso, mi godo il successo“. Queste invece le parole di Daniel Ricciardo, secondo sotto la bandiera a scacchi: “Sono arrivato davvero vicino ma non posso essere deluso. Mezzo secondo è poco, però questo è un podio grandioso. Avrei avuto bisogno di qualche altro giro ma credevamo che Nico si sarebbe fermato per un’altra sosta“. Chiudiamo con le parole dei due Ferraristi, al termine di un weekend non certamente felice: “All’inizio ho dovuto lottare con Nasr perché pensavo che le sue gomme duravamo meno –dice Vettel- ma ad un certo punto ho detto che dovevo passarlo e così è stato. Anche con Gutierrez e Sainz è stata una bella battaglia. Io credo in questa Ferrari e il futuro è tutto nostro. Oggi ero ventiduesimo e ho concluso quinto. Ora pensiamo alla Malesia. Lo scorso anno è stato molto più bello perché ho vinto ma sono contento del quinto posto“. “Ancora non so come e perché siano riusciti a passarci –afferma Raikkonen- e non so cosa sarebbe successo se non fossimo rientrati. Ora dobbiamo analizzare tutto, capire come è andata e cosa avremmo potuto fare meglio. Oggi abbiamo guadagnato una posizione rispetto a quella di partenza, ma naturalmente questo non è il risultato che stiamo cercando perché vogliamo essere in grado di vincere. Per questo ci serve migliorare la prestazione”, ha concluso Kimi.

Monza

F1, Gp di Monza: è Rosberg a dominare, la Ferrari torna sul podio con Vettel

 

di Federico Gianandrea de Angelis

 

Come al solito a trionfare sono state le Mercedes, ormai non fa quasi più notizia, ma dal GP d’Italia la Ferrari ne esce con un piccolo sorriso grazie alla buona gara che ha riportato la rossa di Vettel sul podio come non succedeva ormai da quattro gare, con quella di Raikkonen subito dietro. Un risultato che va quasi a ristabilire una gerarchia dove la Redbull risulta terza forza del campionato e non seconda davanti al Cavallino, al contrario di quanto sta in realtà accadendo durante la stagione in corso. Problemi di gerarchie ce ne sono anche in casa Mercedes, risulta difficile ora capire chi sia veramente il primo pilota e chi il gregario: a Monza è Rosberg ad occupare il gradino più alto del podio, per la seconda volta consecutiva dopo Spa, ma in classifica piloti c’è ancora Hamilton davanti a tutti, seppur con soli due miseri punti in più rispetto al compagno. Si è instaurata un’alternanza nel periodo di forma dei due piloti su Frecce d’Argento, prima la partenza a razzo di Nico, poi il recupero di Hamilton con tentativo di fuga; ora sono di nuovo tutti e due lì, spalla a spalla, a combattere per la vittoria di un campionato riservato esclusivamente alle due monoposto del team di Niki Lauda e Toto Wolff. La gara, quella di Monza che per un attimo ha rischiato di sparire dal calendario, di successo ne ha riscosso parecchio, la passione degli italiani ha fatto accorrere sul circuito oltre 150.000 spettatori, che di emozioni ne hanno però vissute poche. La prima parte del week-end propendeva tutta verso Hamilton, più veloce nelle libere e durante le qualifiche, ma a pochi secondi dal via l’inglese partito poleman si è ritrovato addirittura sesto a causa di un avvio troppo lento e non da campione del mondo in carica. Lewis si è assunto tutte le responsabilità scusandosi anche via radio con i box, Rosberg ha invece ringraziato schizzando subito in testa per rimanerci fino alla fine; le Ferrari hanno inizialmente approfittato dell’errore di Hamilton, rischiando un nuovo harakiri dopo quello visto a Spa fortunatamente scongiurato, ma alla lunga sono state le strategie a dominare e quella di Mercedes (stranamente) è stata ancora una volta la più efficace. La tattica tedesca era quella partire con gomme Soft per essere più scattanti all’inizio, fare una sola sosta e montare poi gomme Medium per arrivare fino alla fine gestendo semplicemente il vantaggio accumulato. La scelta ha pagato eccome, Nico è riuscito a mettere ben 10 secondi tra lui e Raikkonen nei primi quindici giri, punto di arrivo per il primo pit stop del finlandese, mentre Hamilton procedeva alla sua rimonta senza fare una gran fatica; solo nel finale le Rosse hanno tentato di rifarsi sotto ma era ormai troppo tardi. Meglio di così la scuderia di Maranello non poteva fare, il podio mancava da troppo e un lieve grado di soddisfazione Arrivabene, sotto gli occhi del presidente Marchionne, dovrebbe averlo provato, ma non può di certo compensare il bruciore generato da quei 20 secondi di distacco subito dai tedeschi. Lo stesso gap c’è stato anche tra Raikkonen, quarto al traguardo, e Ricciardo, con la RedBull che si era già data per vinta vedendo una Williams più veloce sui rettilinei brianzoli; gli austriaci devono solo ringraziare la bravura del pilota australiano che con la sua guida è riuscito a mettersi alle spalle un timido Valtteri Bottas, cosa non riuscita al talentuoso quanto irruento Max Verstappen, settimo e stavolta estraneo da qualsiasi polemica. Solo nono Felipe Massa, la macchina è quella che è e il brasiliano non ha di certo lo stesso smalto di qualche anno fa, ma avrebbe sicuramente voluto chiudere meglio l’ultima gara corsa davanti a quello che per anni è stato il suo pubblico: non lo vedremo più sui circuiti di F1, è stato lui stesso ad annunciarlo poco prima del Gran Premio. Per quest’anno il tour del Vecchio Continente si chiude, ora la Formula 1 tornerà a girare il mondo ripartendo da Singapore, il prossimo 16 settembre; nonostante la lotta al titolo sia monomarca, lo spettacolo fortunatamente si è riacceso e non mancherà: Hamilton contro Rosberg, sarà una lotta all’ultimo sangue.

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F1, GP Silverstone: Hamilton contro Rosberg, ora inizia la sfida

 

di Federico Gianandrea de Angelis

 

Silverstone è casa sua e si vede, per la terza volta consecutiva Hamilton trionfa sul tracciato inglese davanti al compagno di squadra Rosberg agganciandolo nella classifica piloti, per un mondiale sì aperto ma allo stesso tempo chiuso. Difficile ormai pensare che non sarà un pilota Mercedes a portare a casa il titolo, ancora una volta i ferraristi deludono e il gap quasi raggiunge il limite dell’abissale: 62 i punti che dividono Raikkonen dal primo posto occupato da Rosberg, addirittura 70 le lunghezze di distanza di Vettel. Sul podio di Silverstone non si è vista nemmeno una sfumatura di rosso, ci è salito di nuovo quel ragazzino che non stupisce più, Max Verstappen, capace di eseguire un sorpasso d’autore su Nico Rosberg e di difendere a lungo il secondo posto fino poi alla resa davanti al controsorpasso del tedesco. Ai piedi del podio l’altra Red Bull di Ricciardo, amareggiato e deluso nel vedersi superare da un diciottenne che fino a pochi mesi fa nemmeno correva con la sua stessa macchina, ma forse l’australiano dovrebbe farsi un esame di coscienza perché la sua è stata una gara poco competitiva e povera di sussulti, a poco serve accusare la virtual safety car di aver mandato a monte la buona strategia studiata dalla scuderia. Più efficace invece la protesta via radio di Hamilton contro la vera safety car guidata da Bernd Maylander, talmente rabbiosa da convincere il direttore di gara a far iniziare la gara dopo i primi giri a regime controllato, cosa che ha permesso al campione del mondo di portare le gomme a temperatura e di imporre il suo ritmo facendo il vuoto dietro di sé: neanche il dritto che gli ha fatto perdere quasi 3 secondi è stato di aiuto agli avversari inseguitori. Ma torniamo alla Ferrari: sul circuito britannico questa volta la strategia è stata studiata con attenzione e ha funzionato al meglio resistendo persino alle difficoltà create dal meteo, sono stati i piloti a mancare. Raikkonen ha provato a portare alto il nome di Maranello ma il suo quinto posto rappresenta il massimo risultato che si poteva ottenere con una vettura che, almeno a Silverstone, si è dimostrata nettamente inferiore rispetto a quelle che la hanno preceduto, come testimonia il distacco di oltre un minuto subito; Vettel è partito da lontano e, purtroppo per lui, lontano è rimasto: la sostituzione del cambio lo ha costretto alll’undicesimo posto in griglia ed un’ulteriore penalità di 5 secondi (causata più da una monoposto poco competitiva che dall’errore umano) hanno influenzato la sua gara chiusa con un misero nono piazzamento. A proposito di penalità, vi abbiamo parlato del secondo posto di Rosberg ma al termine dei cinquantadue giri le cose sono leggermente cambiate. La sua W07 Hybrid ha iniziato a fare i capricci a causa di un problema alla trasmissione e, a differenza di quanto successo a Baku con Hamilton, il team radio ha deciso di intervenire per spiegare a Nico come effettuare il reset dell’elettronica, una mossa vietata dal regolamento ma mai infranta da nessuno e perciò ancora senza una sanzione definita. La decisione del collegio dei commissari sportivi è stata quella di attribuire a Rosberg una penalizzazione di dieci secondi e la conseguenza è stata la retrocessione del tedesco al terzo posto che, tradotto in altri termini, vuol dire tre punti in meno per la classifica. Quindi, facendo un po’ di ordine e due calcoli rapidi, a Silverstone sono stati 25 i punti conquistati da Hamilton e 15 quelli di Rosberg (18 per Verstappen passato secondo), un +10 per l’inglese che lo porta ad un solo distacco dal compagno, per una classifica che per essere più chiari possibili recita così: 168 Rosberg, 167 Hamilton. Dopo il poker iniziale Nico ha subito un leggero calo e, in maniera inversamente proporzionale, Lewis ha (ri)cominciato a dominare, la corsa al Mondiale praticamente inizia adesso, subito dopo aver assistito al giro di boa; l’Hungaroring dove sfrecceranno le monoposto il prossimo 24 luglio rappresenta una sorta di anno zero per una sfida che però, ricordiamolo, avrà quasi certamente solo due partecipanti ed una sola vettura, di marca Mercedes. Se il titolo piloti ha ancora in serbo qualche emozione da regalarci non si può di certo dire lo stesso per quello costruttori: la Ferrari rimane seconda ma sente il fiato della Redbull sul collo, i tedeschi invece sono troppo lontani per tutti e si apprestano al doppiaggio.

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F1, Gp di Austria: spallata Rosberg, ma Hamilton non cade

 

di Federico Gianandrea de Angelis

 

Corrono con la stessa monoposto, fanno parte della medesima scuderia ma tutto sembrano tranne che compagni di squadra: Lewis contro Nico, è guerra aperta. Anche in Austria non c’è stato niente di amichevole, Rosberg si stava dirigendo verso la sesta vittoria stagionale ma Hamilton aveva un altro ritmo, e quando c’è stato il tentativo di sorpasso il primo ha letteralmente speronato il secondo . A pagarne le conseguenze è stato però lo stesso tedesco, Lewis è riuscito a mantenere la pista ed è stato lui a salire sul gradino più alto del podio, mentre Rosberg si vedeva sorpassato sia da Verstappen che da Raikkonen tagliando il traguardo solamente quarto. Nervosismo, tensione e polemiche in casa Mercedes, dai box sono rimasti a guardare invece di chiedere a Nico di far passare il compagno per chiudere con la terza doppietta dell’anno ma a Toto Wolf e co. non piace influenzare la corsa dei propri piloti, purtroppo ora dovranno cambiare idea per non rischiare che diventi una vera e propria lotta all’ultimo sangue ai danni della scuderia tedesca. Da una parte Hamilton, fischiato dal pubblico austriaco durante la premiazione, ha cercato di calmare le acque dicendo che forse il suo “compagno”aveva avuto un problema di freni, invece Rosberg è stato molto più diretto con un: “Lewis mi è venuto addosso”. Questo il tema principale della nona tappa corsa sul Red Bull Ring, ma praticamente di tutto il Mondiale visto fino ad ora e più che probabilmente anche di tutto quello che vedremo. Una disputa che fa passare in secondo piano il resto, con riferimento all’ottima gara di Verstappen e Raikkonen che hanno completato il podio, ma soprattutto all’uscita di Vettel, di nuovo sfortunato e tradito dallo scoppio di una gomma posteriore. Ancora da chiarire se sia stato un errore (l’ennesimo) di strategia delle gomme o se la copertura Pirelli abbia ceduto prima del previsto, fatto sta che in quel momento, dopo 26 giri, il Ferrarista era in testa senza aver ancora fatto il pit stop e invece si è ritrovato fuori dai giochi sciupando nuovamente l’occasione di centrare la prima vittoria stagionale e di avvicinarsi alle Frecce d’Argento in classifica. Kimi “Iceman” Raikkonen invece ha fatto il suo dovere, una corsa pulita e senza sbavature che però non si sarebbe conclusa sul podio se non fosse stato per il suicidio di Rosberg, complice anche una qualifica non entusiasmante. Non sorprende più invece il piccolo Max che è riuscito a chiudere al secondo posto sul circuito della propria scuderia utilizzando la stessa tattica della Ferrari senza però portarla oltre il limite; alla luce di questa prima parte di stagione, Verstappen sembra più una prima guida che il semplice gregario di Ricciardo, ancora una volta non abbastanza attento e poco resistente agli attacchi degli avversari. Impossibile negarlo, a differenza della maggior parte delle altre gare questa volta lo spettacolo non è mancato anche se a livello di risultati tutto è andato, o quasi, come da copione; nelle retrovie invece vanno annoverate diverse sorprese, a cominciare dal sesto posto di Button con una McLaren-Honda poco competitiva, passando per il settimo di Groesjan che certifica i passi in avanti fatti dal team Haas, e chiudendo con l’ottimo ottavo di Carlos Sainz partito quindicesimo con la sua Toro Rosso. Da segnalare anche la grande gioia della Manor derivante dal primo punto in stagione ottenuto grazie a Pascal Wehrlein, una bella soddisfazione per una squadra sempre più in crescita nonostante l’inferiorità rispetto alle altre in termini di disponibilità economica. A proposito di punti, archiviata la gara austriaca ora l’occhio può esaminare la classifica che recita così: Nico Rosberg 153, Lewis Hamilton 142, Sebastian Vettel e Kimi Raikkonen 96. Solo undici punti dividono i nemici/amici di Mercedes, una nullità se pensiamo che non siamo nemmeno al giro di boa, mentre sono più di cinquanta quelli tra le Mercedes e le Rosse di Maranello, una cifra consistente che lascia ancora sperare Arrivabene e il suo staff ma che deve essere celermente accorciata. Già nel prossimo week end si torna in pista, a Silverstone in Gran Bretagna, in casa Mercedes sarà una settimana difficile all’interno della quale si cercherà di ristabilire le gerarchie e di evitare che ci siano nuove “violenze domestiche”; forse il Cavallino dovrebbe provare a sfruttare proprio questo nervosismo tedesco, a patto però che venga prima elaborata una strategia vincente o comunque sufficiente per terminare la corsa, sorte permettendo.

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F1, GP Canada: Hamilton fa il bis e riapre il mondiale

 

di Federico Gianandrea de Angelis

 

Ha volato come una farfalla e punto come un’ape per onorare la memoria di uno dei suoi idoli, Mohammed Alì, e proprio pronunciando quella celebre frase Lewis Hamilton è salito sul gradino più alto del podio del Gran Premio di Canada, portando a casa la seconda vittoria consecutiva. Dopo il poker di Rosberg e il fuoco di paglia acceso da Verstappen, il campione del mondo torna ad essere il migliore in pista e riapre i giochi per la corsa al titolo finale: Rosberg è ancora al comando ma sono solo nove i punti di differenza, praticamente siamo di nuovo al punto di partenza. In ogni caso, Nico o Lewis che sia, sempre di Mercedes stiamo parlando perché da questo punto di vista non è cambiato assolutamente nulla, anche quando tutto sembrava andare per il verso giusto la Ferrari non è riuscita a centrare l’obiettivo, e stavolta meccanici e piloti non hanno alcuna colpa, l’errore è stato di strategia, l’errore è arrivato dall’alto. Non bisogna ovviamente farne una tragedia, Vettel ha comunque disputato un’ottima gara chiudendo al secondo posto, e se non fosse stato per la scelta di farlo rientrare al momento sbagliato staremmo sicuramente parlando di un successo, purtroppo però è stata la dimostrazione che anche quest’anno contro gli avversari tedeschi non è possibile fare sbavature. Questo, a Montreal, si era capito già dalle qualifiche, in cui si è assistito alla consueta lotta tra Mercedes, Ferrari e Red Bull come al solito vinta dalle Frecce D’Argento che si sono prese la prima fila precedendo Vettel, Ricciardo, Verstappen e Raikkonen. Al momento della partenza però succede qualcosa di diverso e Seb brucia tutti passando all’esterno conquistando la testa della classifica, Rosberg attacca Hamilton ma viene chiuso e quasi viviamo un dejavù del Gran Premio di Spagna ma, per loro fortuna, l’harakiri non si verifica: Hamilton mantiene la seconda piazza mentre Rosberg va fuori pista rientrando solamente decimo. Undici giri dopo diventa tempo di Virtual Safety Car a causa dell’incendio che scoppia nel motore della macchina di Button, i due del Cavallino rientrano un po’ a sorpresa ai box per cambiare le gomme e Vettel si ritrova così quarto dietro anche le due Red Bull. La rimonta dura poco, appena sei giri e sia Ricciardo che Verstappen vengono rimessi dietro dalla Rossa ma ci sono nove secondi di distacco da Hamilton, il quale nel frattempo inizia ad accusare il consumo delle gomme alzando leggermente i suoi tempi; al giro 37 Vettel procede al secondo cambio gomme passando dalle Supersoft alle Soft, mentre a metà gara Hamilton continua ancora a condurre nonostante abbia solo un pit stop alle spalle. A 17 giri dalla fine ancora nessun rientro per Lewis, intanto il suo compagno Rosberg, autore di una gara anonima tanto quanto quella di Raikkonen, subisce anche una foratura ed è costretto a passare per i box rientrando solamente settimo ma passando poco dopo Ricciardo e Raikkonen che gli erano davanti; c’è stato un calo da parte delle Redbull e infatti dietro ai primi due si è ora piazzato in maniera imprevista Bottas, sfruttando il carico aerodinamico della sua Williams, probabilmente il più adatto alla pista Canadese. Rosberg parte allora all’attacco della quarta posizione occupata da Verstappen, l’olandese resiste ma deve arrendersi al penultimo giro,  Nico però si distrae e perde il controllo della vettura vanificando così il sorpasso. Intanto le gomme di Hamilton continuano a reggere e l’inglese taglia per primo il traguardo sfruttando la strategia fatta di una sola sosta contro quella a due di Vettel che, purtroppo per la Ferrari, non ha pagato come si sperava. Terzo chiude Vallteri Bottas, al primo podio stagionale, quinto posto per Rosberg dietro a Verstappen e solamente settima posizione per Raikkonen dietro l’altra Red Bull di Ricciardo. Da una parte la soddisfazione di Vettel per aver conquistato un buon secondo posto guidando al meglio, dall’altra il rammarico di Arrivabene per essere arrivati solamente secondi sbagliando le scelte, l’umore in casa Ferrari non è del tutto stabile ma ancora una volta bisogna ingoiare l’amaro boccone e pensare alla gara successiva, cercando di dare una svolta perché presto di “ultime spiagge” non ce ne saranno più. Nessun contrasto di emozioni invece in Hamilton e Mercedes, bene sia nella guida che nella strategia, una situazione che non fa certo sentire appagato Rosberg, ora con l’ansia e soprattutto il fiato sul collo del compagno vicinissimo in classifica piloti. Archiviato il Canada, cresce l’attesa di vedere le monoposto sfrecciare sull’inedito circuito europeo di Baku: ma su una pista nuova qualcosa cambierà? Viste le prime sette, difficile pensare ad un sì.

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F1, Gp Monaco: è tornato il Re Nero

 

 

 

 

di Federico Gianandrea de Angelis

 

La sua monoposto è tornata a fare il suo dovere e lui non si è certo fatto pregare, partito nelle prime gare quasi da spettatore ora Hamilton torna ad essere protagonista e dopo aver spiegato le vele a Montecarlo riapre il mondiale portandosi ad una sola gara di distanza, in termini di punti, dal compagno Rosberg. Il riferimento nautico non è assolutamente casuale visto che una pioggia violenta si è abbattuta sull’asfalto del Principato di Monaco e ha trasformato la prima parte di gara in una regata con in testa la Safety Car, altra protagonista del quinto Gran Premio stagionale, sia n versione reale che virtuale. I personaggi secondari (neanche troppo secondari) sono sempre gli stessi anche se Ricciardo ha tentato di ritagliarsi un ruolo da primo attore non ottenendolo solamente a causa degli antagonisti rappresentati dai meccanici RedBull. Ma partiamo dal principio, già dal giovedì si era capito che non sarebbe stato un fine settimana sereno tra incidenti, guasti e le prime bandiere rosse, una cosa abbastanza prevedibile a Montecarlo. Il sabato di qualifiche si apre, infatti, con quelle stesse “red flags” sventolanti a causa dei problemi tecnici della Sauber di Nasr; dopo il miglior tempo della sessione fatto segnare da Vettel di nuovo uno stop, questa volta derivato dall’incontro ravvicinato tra Verstappen e il muro delle Piscine: il ragazzino olandese clamoroso vincitore dell’ultima tappa di Barcellona partirà dai box insieme a Nasr. Nella seconda fase Hamilton sale in cattedra e gira in 1’14”056 che tradotto significa record della pista, una soddisfazione che dura poco perché Rosberg subito dopo abbassa il tempo di altri tredici centesimi. L’ultima, e decisiva, fase comincia invece con un problema al propulsore per Hamilton che fa rivivere al campione del mondo i fantasmi di inizio stagione, fortunatamente scacciati dai tecnici che rimettono a posto la vettura; qua partono i primi colpi di scena, con Hulkenberg che fa segnare il miglior tempo battuto però, ancora a sorpresa, da Daniel Ricciardo: che la RedBull fosse adatta per caratteristiche a questo tracciato si sapeva, ma nemmeno l’australiano probabilmente aveva pensato che il suo giro in 1’13”622 gli valesse la prima pole della carriera, un premio che mancava alla scuderia austriaca da circa tre anni e che interrompe l’egemonia Mercedes delle ultime undici prove. La prima fila viene completata da Rosberg, alle sue spalle riesce a piazzarsi nel finale Hamilton affiancato da Vettel, solo quinto Hulkenberg dopo l’ottima prestazione e sesto Raikkonen. La domenica però non c’è nessun semaforo pronto a spegnersi perché la pioggia si abbatte pesantemente sul tracciato monegasco, le strategie vanno cambiate e la direzione decide di far partire la gara in regime di Safety Car, andando avanti così per i primi sette giri. Quando finalmente la vettura di sicurezza esce e i piloti iniziano a dare gas, Palmer si distrae perdendo il controllo della sua monoposto e andando dritto sulle barriere della Sainte Devote: di nuovo Safety Car ma Virtual. Al decimo giro si riparte con Ricciardo davanti a tutti tallonato dalle Mercedes, all’undicesimo giro Raikkonen, secondo in classifica generale, colpisce le barriere del tornantino ed è costretto a fermarsi definitivamente. Rosberg va lento e cinque giri più tardi Hamilton lo sorpassa mettendo nel mirino Ricciardo che nel frattempo ha accumulato un vantaggio di ben 12 secondi. Le distanze tra i due si accorciano piano piano fino a quando, al giro ventitre, Ricciardo passa ai box perdendo la testa in favore dell’inglese che per due volte rifiuta di rientrare per il cambio gomme come suggerito dalla scuderia. Nonostante la pista si sia asciugata, Lewis con le gomme da bagnato riesce a respingere gli attacchi di Ricciardo fino al momento del rientro, al giro trentadue, giro in cui Perez conquista la terza piazza sfruttando le varie soste avversarie. Poco dopo il campione del mondo viene aiutato dai meccanici della Redbull che si fanno trovare impreparati per il cambio gomme di Ricciardo e regalano di fatto nuovamente la testa a Hamilton; scena simile in casa Mercedes per quanto riguarda il pit stop di Rosberg, Vettel ringrazia e passa. Torna in pista la Safety Car virtuale ancora per un incidente di Verstappen che, da nono dopo un grandissimo recupero, deve abbandonare la gara. La lotta prosegue senza troppe variazioni, c’è qualche scintilla tra Hamilton e Rosberg per il taglio di una chicane dell’inglese ma nulla di determinante, tutto rimane com’è e dietro seguono Perez, Vettel e leggermente più staccati Alonso e Rosberg. Proprio sulla linea d’arrivo Nico si vede sorpassare anche dal connazionale Hulkenberg terminando così al settimo posto e mettendo in cascina solo 6 punti dopo lo zero di Barcellona; Hamilton ne approfitta e con la sua prima vittoria stagionale si porta così al secondo posto in classifica piloti scavalcando Raikkonen: la distanza tra le due Mercedes è ora di 26 punti, una vittoria o poco più. Dopo un inizio noioso, la trama del film chiamato Mondiale si infittisce, prepariamoci a nuovi effetti speciali.

Foto F1 1

GP Russia: Rosberg e un poker da 100 e lode

 

 

 

 

 

di Federico Gianandrea de Angelis

 

Quattro assi che valgono l’en plein, Rosberg non manca il bersaglio e va a trionfare anche nella terra degli Zar rimanendo a punteggio pieno in questo campionato mondiale che parla sempre più la lingua tedesca. Dietro di lui si rivede Hamilton, un secondo posto che per l’inglese sembra esclusivamente una sconfitta, e a seguire Raikkonen che conquista l’ennesimo podio per la Ferrari, niente più di una magra consolazione. Dopo aver raggiunto con la ventiquattresima pole position Niki Lauda nella speciale classifica delle partenze in testa, Rosberg ha ancora una volta affossato la gara levando ogni speranza agli avversari e conducendo un Gran Premio in solitaria, ma non per questo possiamo dire che la corsa di Sochi sia stata monotona, anzi, le emozioni ci sono state fin dallo spegnimento dei semafori. Già dalle qualifiche Nico fa capire che avrebbe fatto il vuoto dietro di sé conquistando la prima posizione con un vantaggio di oltre 7 decimi sul secondo classificato che teoricamente sarebbe Vettel, ma la sostituzione del cambio compiuta sulla rossa di quest’ultimo durante le prove libere di venerdì porta la pratica a fargli scontare una penalizzazione di cinque posizioni. Guai anche, e di nuovo, per Lewis Hamilton, il quale dopo aver fatto segnare il secondo miglior tempo nella Q2 non può partecipare alla Q3 per un problema tecnico che lo obbliga a fermarsi nei box e quindi a partire in decima posizione. Alle 14:00 di domenica, la griglia del Gran Premio di Sochi vede la prima fila completarsi con la Williams di Bottas, seguiti nell’ordine da Raikkonen, Massa, Ricciardo, Perez, Vettel e Kvyat. L’attenzione si concentra tutta sugli ultimi due, ma non per la litigata causata dall’incidente in Cina, bensì per un nuovo capitolo fatto di scintille: nell’immediato traffico iniziale il russo dà una leggera toccata al tedesco, poche curve dopo fa la frittata vera e propria tamponandolo e mandandolo definitivamente fuori. Per Kvyat una penalizzazione di dieci secondi ai box, per Vettel una sfuriata durante il team radio che nessuno si sarebbe aspettato dal pacato teutonico, per tutti gli altri safety car. Molti ne hanno approfittato per rientrare ai box e fare un cambio nella strategia, forse troppo azzardata la scelta delle gomme medie per la RedBull, visto che i tempi delle energy car risulteranno grandemente penalizzati durante il resto della corsa. Quando si riparte a pieno regime, la battaglia tutta in finlandese tra Bottas e Raikkonen, a cui presto prende parte anche Hamilton, favorisce la fuga di Rosberg. Il campione del mondo in carica ci mette poco a sbarazzasi della rossa mentre ha bisogno di qualche giro in più per passare anche Bottas posizionandosi così alle spalle del compagno di squadra, ma ormai il distacco tra le due Mercedes è di 10 secondi e c’è poco da fare. Al trentesimo giro si accende una bella lotta a quattro per l’ottavo posto tra Ricciardo, Magnussen, Groesjan e Sainz che termina con l’esclusione dalla zona punti per la Red Bull e la Toro Rosso, sorpassate anche dalla Mclaren di Button a soli quattro giri dal termine. Dopo quello singolo conquistato dalla “riserva” VanDoorne, arrivano così i primi punti per i due piloti ufficiali McLaren: uno per Button come visto prima, e addirittura otto per Alonso grazie al sesto posto finale, forse la sua migliore gara da quando è arrivato in scuderia. Tra lo spagnolo ed il podio, che come annunciato è stato occupato da Rosberg, Hamilton e Raikkonen, si piazzano le due Williams di Bottas e Massa che ancora una volta si dimostrano competitive ma di certo non al pari di Mercedes e Ferrari. Prima di completare il suo trionfo però, Rosberg ha voluto lanciare un segnale forte tutti facendo il giro più veloce proprio all’ultima tornata, anche se i festeggiamenti al momento dell’uscita della sua monoposto sono stati quasi nulli: per lui vincere è ormai un’abitudine ed è un fastidio che Hamilton non riesce a sopportare. Servono a poco le scuse via telefono di Kvyat verso colui che ormai è il suo bersaglio preferito, le speranze di Vettel di riagganciarlo sono quasi nulle, forse rimangono ancora accese quelle di Hamilton ma, a memoria, tutti coloro che hanno vinto le prime quattro sono poi stati incoronati campioni del mondo. Ora si andrà in Spagna, magari è presto per dirlo perché effettivamente siamo ancora all’inizio della stagione, però tutto fa presupporre che anche le prossime diciassette gare, come l’anno scorso, saranno dominate dalla Mercedes, stavolta a parti invertite ma sempre nella stessa noia di un Campionato a senso unico.

Foto Formula 1 1

F1, Gp Cina: Rosberg fa tripletta

 

di Federico Gianandrea de Angelis

 

Se fosse stata una partita di calcio, Rosberg avrebbe potuto portare il pallone a casa, invece parliamo del Mondiale di Formula 1 ed il tedesco con la sua vittoria sul tracciato cinese di Shangai, la terza consecutiva, torna in patria “solamente” con 25 punti che, sommati ai precedenti, diventano 75, praticamente il doppio del compagno di squadra e campione in carica Lewis Hamilton, fermo a quota 39. Nico prende ampiamente le distanze dagli inseguitori nella classifica piloti ma soprattutto fa il vuoto dietro di sé sulla pista asiatica nonostante una partenza non eccezionale e l’iniziale ostacolo di Ricciardo , fermato a sua volta da una foratura, con le Ferrari che invece di contrastarlo lo aiutano quasi eliminandosi a vicenda. Ma andiamo per gradi. Il week end si è aperto con un passo indietro: le qualifiche, dopo le tante proteste, sono tornate al vecchio formato per la gioia di piloti e spettatori; Rosberg conferma subito il suo ottimo stato di forma conquistando la pole position davanti ad un entusiasmante e carico Ricciardo; Hamilton già aveva ricevuto una penalizzazione per aver sostituito il cambio e, durante le prove, il motore lo abbandona del tutto obbligando l’inglese a partire dietro a tutti. Ne approfittano solo parzialmente le Ferrari che conquistano la seconda fila ma, nel momento in cui si spengono i semafori per dar inizio alla corsa, nessuno riesce ad avere lo sprint decisivo al di fuori delle RedBull. Ricciardo conquista la testa mentre Kvayt si infila di prepotenza all’interno di Vettel ed il tedesco va a sbattere contro l’altra rossa di Raikkonen causando danni ad entrambe le monoposto. Ricciardo buca già al secondo giro e Nico non si fa pregare, conquista la testa ed inizia a fare una gara a parte che si concluderà con un comodo e facile trionfo. Dietro al tedesco però ci si diverte, la pista favorisce i sorpassi e lo dimostra Vettel: rientrato ai box per cambiare il musetto torna in pista quindicesimo ma nel tempo di pochi giri fa degli altri un sol boccone e divora, nell’ordine, Ericsson, Hulkenberg, Haryanto, Sainz, Palmer, Button, Bottas, Gutierrez, Wehrlein, Perez ed infine Alonso tornando in terza piazza. Rimane solo Kvyat davanti a lui (Rosberg è irraggiungibile), i due rientrano per il cambio gomme nello stesso momento ma la strategia prevede che il ferrarista monti delle nuove soft mentre il russo sceglie le medie: la differenza si vede e in pochi giri Vettel digerisce anche il giovane classe ’94 guadagnando la seconda posizione. Nel frattempo, dietro, le varie soste fanno salire e riscendere gli attesi Hamilton e Raikkonen fino a quando l’inglese non riesce a stabilizzarsi al quinto posto, oro considerando la partenza da ultimo, ma proprio in quel momento, intorno al giro 40, inizia una vera e propria bagarre che coinvolge, oltre ai due appena citati, anche Massa e soprattutto Ricciardo. L’australiano li infila uno dopo l’altro con sorpassi che suscitano gli scroscianti applausi delle tribune cinesi, poi Massa e Hamilton si vedono superare anche da Raikkonen con l’inglese campione del mondo che attacca la Williams del brasiliano senza però ottenere risultati e chiudendo così con un deludente settimo posto. Al termine dei 56 giri è festa grande per Rosberg, padrone incontrastato del GP di Shangai e del mondiale, mentre Vettel ha qualcosa da dire al giovane Kvyat riguardo l’incidente della partenza: ”Mi sei venuto addosso, sei arrivato come un razzo, c’era anche una macchina a sinistra”, ma lo sfacciato russo era troppo contento del suo secondo podio in carriera per sentire i rimproveri del quattro volte campione iridato: ”Dai piantala dimentica, siamo entrambi sul podio” è stata la risposta. Nico va veloce come il vento, è vero, ma tra Ferrari che si autoannientano e i capricci della Mercedes di Hamilton non si può dire che la Fortuna non stia dando una mano al tedesco; la Red Bull ha dimostrato di trovarsi a suo completo agio su questa pista, il telaio e l’aerodinamica erano i più adatti al tracciato, ed attualmente è Ricciardo ad occupare la terza posizione in classifica generale (36 punti) ma pensare che l’australiano possa essere l’antagonista dell’anno è pura utopia. Hamilton ha ormai terminato i jolly e non può commettere più errori se vuole riagguantare il compagno, e dall’altra parte la Scuderia di Maranello sta dimostrando di aver creato delle vetture competitive: adesso sarà compito quasi esclusivo dei due piloti spingerle davanti alle Frecce d’Argento. Nella testa di Rosberg il pensiero del primo titolo mondiale non si presenta più solamente sotto forma di sogno ma c’è ancora molto tempo prima che possa diventare realtà, ora il tedesco dovrà trovare il quarto asso per calare il poker durante la prossima tappa, il 1 maggio, a Sochi.

Foto F1 1

F1, GP Bahrain: è ancora Rosberg il più veloce di tutti

 

di Federico Gianandrea de Angelis

 

Dopo le prime due settimane di pausa la Formula 1 è tornata in pista questo week end per correre la seconda tappa del Mondiale 2016 sul circuito Sakhir della città di Manama, capitale del Bahrain. Così come era successo a Melbourne è ancora Rosberg a dominare la gara, ma stavolta non c’è stato bisogno né di aiuti involontari (la bandiera rossa) né di particolari strategie: il tedesco è partito bene e ha concluso meglio inanellando la seconda vittoria consecutiva mantenendo così il primo posto in classifica generale. Nonostante la pole position e il record della pista fatto segnare durante le qualifiche, rimaste nel nuovo formato, non ha brillato il campione del mondo Hamilton autore di una partenza a rilento e ostacolato, anzi preso in pieno, da Bottas già alla curva 1. I danni alla vettura non sono stati poi così consistenti e l’inglese è comunque riuscito a salire sul gradino più basso del podio; una sconfitta per uno come Lewis che non ha voluto nemmeno dare la mano al compagno di squadra vincitore, tanto grande era la delusione. Tra le due Mercedes è riuscita ad infilarsi una Ferrari, ma non quella del tanto atteso quanto sfortunato Vettel: la sua rossa lo ha abbandonato nel giro di riscaldamento per un problema al motore costringendolo a fare solamente da spettatore durante la notturna gara araba. Come l’anno scorso, è stata perciò la monoposto di Raikkonen a fare da divisorio tra le due frecce argentate: la partenza non è stata delle migliori ma il finlandese è riuscito comunque a recuperare velocemente le posizioni perse piazzandosi al secondo posto fino al termine senza però mai impensierire realmente Rosberg. Per cercare le vere sorprese all’interno della desertica corsa bisogna guardare più dietro, e non parliamo del quarto posto di Ricciardo che dopo aver danneggiato l’anteriore al via è riuscito comunque a sfiorare il podio, ma del quinto piazzamento di Grosjean con il team Haas: se qualcuno in Australia aveva parlato di un “favoreggiamento” da parte dell’ingresso della Safety Car ora non ha più nulla a cui attaccarsi e deve arrendersi al fatto di vedere un team nuovo che allo stesso tempo riesce ad essere competitivo. Altro spettatore di lusso è stato Alonso, avrebbe voluto correre ma i medici glielo hanno giustamente impedito, e al suo posto ha corso un ragazzino che in molti conoscevano già: Stoffel Vandoorne, campione del mondo della passata stagione nel GP2, 24 anni appena compiuti. Pochi davano fiducia al piccolo belga ma il fato ha voluto che fosse proprio lui, alla prima esperienza in Formula 1, a portare in casa McLaren-Honda i primi punti in due stagioni. In realtà bisogna parlare al singolare perché il punto è stato uno solamente, quello del decimo posto, ma va sottolineato il paradosso di un team che dopo aver ingaggiato due piloti campioni del mondo (Alonso e Button) ottiene la sua prima soddisfazione grazie ad un debuttante assoluto. Tornando in zona Rossa, la schiettezza di Arrivabene ha come sempre avuto il sopravvento: “Rammarico per Vettel? Le gare si vincono senza problemi”. Poche parole e niente più, nessun commento positivo nei confronti di Raikkonen, il team manager Ferrari vuole sempre e solo il massimo, non lo ha avuto nelle prime due gare e lo pretende in maniera assoluta nelle prossime, già a partire dal Gran Premio di Shangai che si correrà domenica 17 aprile. Ed è sempre lì che cercherà la sua prima vittoria stagionale Hamilton, distante già 17 punti dal compagno tedesco: non un abisso, è vero, ma dopo solo due tappe un vantaggio consistente che lo sta facendo bollire di rabbia e potrebbe presto portare ad una pesante rottura tra i due. Hanno altro a cui pensare invece dalle parti di Maranello, ora la classifica generale vede al terzo posto Ricciardo e Raikkonen subito dietro, a pari punti con Grosjean e a più tre su Vettel: possiamo dire che la Rossa ha già giocato i suoi jolly e non c’è più spazio per errori se veramente si vuole tornare grandi. E mentre loro cercheranno la retta via, sicuramente si parlerà ancora di qualifiche: in molti volevano tornare al vecchio formato ma il non raggiungimento dell’unanimità tra i piloti non lo ha permesso e come in Australia anche in Bahrain abbiamo assistito ad una poco spettacolare e complicata mini-gara, se così possiamo definirla, per conquistare le prime posizioni in griglia di partenza. Tra meccanici, piloti, e Commissione, ognuno avrà ancora il suo bel da fare per rendere questa stagione più appassionante della precedente e nel frattempo noi, da spettatori, rimarremo in attesa sperando che non siano solo i fuochi d’artificio ad illuminare curve e rettilinei dei prossimi circuiti.