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F1 GP Monza: Hamilton va al sorpasso

 

 

 

 

 

 

 

 

Il preludio alla gara è stato più che deludente, delle qualifiche disastrose avevano inchiodato le rosse in terza fila per la gioia di Hamilton conquistatore dell’ennesima pole position stagionale ma, in fin dei conti, poteva andare molto peggio. Il terzo posto di Vettel pone in qualche modo rimedio al “pasticcio” iniziale, non basta però ad impedire ad Hamilton di metter le mani sulla testa del mondiale; un vantaggio ridicolo, è vero, perché 238 punti contro i 235 di Seb non sono nulla, ma dal punto di vista psicologico può significare veramente tanto. Partito dalla testa, Lewis non ha dovuto combattere più di tanto per mantenerla considerando la diretta “concorrenza” di Stroll e Ocon, scattati rispettivamente secondo e terzo grazie alla penalizzazione imposta alle due Red Bull di Verstappen (20 sec.) e Ricciardo (25 sec.) per la sostituzione di diverse componenti della power unit. Sono bastate poche curve a Bottas, quarto in griglia, per superare i due avversari che lo separavano dal compagno di squadra e mettersi in scia, mentre più impegnativa, ma non in termini eccessivi, è stata la rimonta di Vettel. Il tedesco ha dapprima sorpassato il compagno Raikkonen e dopo un paio di giri messo in riga anche Stroll, ingaggiando un duello non proprio accomodante con la veloce Force India di Ocon terminato all’ottavo giro con il definitivo sorpasso. Giunto in terza posizione, l’ostacolo successivo prendeva ovviamente il nome di Vallteri Bottas,  peccato che fosse lontano già tre secondi, un’eternità impensabile da colmare. Poco dopo, al sedicesimo giro, è stato Raikkonen ad aprire la danza dei pit stop perché incapace di sorpassare gli avversari che lo precedevano, mentre dietro di lui si faceva più nitido il rombo del motore di un Ricciardo autore, lui sì, di una strepitosa rimonta che gli ha permesso di risalire dalla sedicesima alla quarta posizione surclassando anche il finlandese. Non contento, l’australiano ha provato a fare un ultimo scherzetto anche all’altro Ferrarista: rallentato dall’usura delle gomme , Vettel è arrivato al traguardo sentendo sul proprio collo il fiato di Ricciardo, che recuperando un secondo a giro e facendo segnare più di un giro veloce nell’ultima frazione è quasi riuscito a compiere il miracolo di salire sul podio. Fortunatamente per Seb e per la Ferrari tutta, Ricciardo è un terrestre quasi comune e di poteri divini non ne ha, quindi niente miracolo e festeggiamenti moderati nel box rosso per il terzo posto. E’ stata certamente la vettura a mancare, dopo appena dieci giri le Mercedes hanno ridotto la potenza del motore del 10% sapendo di aver accumulato già un vantaggio sufficiente per portare a casa la doppietta, e lo stesso hanno fatto le monoposto di Maranello con la consapevolezza di non poter più raggiungere gli avversari. Ad ammettere la netta inferiorità è stato un infuriato Sergio Marchionne, che ha caldo ha dichiarato dopo la gara: “Non si poteva fare assolutamente nulla. Oggi è stato quasi imbarazzante vedere la differenza tra Mercedes e Ferrari. Qualcosa abbiamo sbagliato, questa non è la Ferrari. Bisogna raddoppiare l’impegno. Vogliamo togliere il sorriso dalla faccia di quelli là”. Non proprio dello stesso parere Vettel che al contrario, dopo un siparietto sul podio in cui si è trasformato in cameraman per riprendere lo straordinario bagno di folla rosso, ha voluto mostrare un ottimismo quasi sfacciato: “È stato divertente, non sono partito bene, ho pattinato un po’ e c’è voluto prima di fidarmi della macchina e recuperare posizioni. Poi abbiamo fatto un po’ di sorpassi, ma sono rimasto isolato, non avevamo il passo di quelli lì davanti. Vedere tutta questa gente mi dà speranza, so che abbiamo una macchina forte e avremo un grandissimo finale di stagione”. Non è facile, ma vogliamo unirci alla sua estrema positività in vista del Gran Premio di Singapore del 17 settembre, due settimane di tempo per lavorare sodo e ridurre un gap che è stato molto più ampio del previsto dal lato tecnico, possibilissimo da colmare invece in termini di punteggio. Al Marina Bay Street Circuit ci sarà un avversario in più da temere, Daniel Ricciardo con la sua Red Bull ha avuto una crescita esponenziale nel corso della stagione fino a qui vissuta e lo sgambetto non riuscito a Monza verrà ritentato in terra asiatica, un ulteriore problema da risolvere. L’attenzione in casa Ferrari deve crescere e mai diminuire, bisogna lavorare e soprattutto crederci, altrimenti è inutile proseguire. Allora crediamoci tutti, riponiamo fiducia nelle parole urlate in italiano sul palco proprio da Seb, facciamo sì che diventino un motto: “Lo so che arriviamo. Arriviamo! Grazie! Forza Ferrari!”

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F1, Gp di Austria: Bottas vince, Vettel Allunga

 

 

 

 

 

 

 

 

di Federico Gianandrea de Angelis

 

 

Nonostante le radici tedesche, sembra ormai diventato quello d’Austria il circuito di casa della Mercedes, arrivata a conquistare il quarto successo consecutivo sul RedBull Ring, uno per ogni anno da quando la pista è tornata a far parte del calendario. Stavolta è stato il turno di Bottas, alla seconda vittoria stagionale nonché della sua carriera, che con una partenza fulminante al limite del “falso” è riuscito a mantenere la pole conquistata il giorno prima. Un indemoniato Vettel non ha mai smesso di tallonarlo rosicchiando decimi ad ogni giro, se la corsa fosse stata poco più lunga forse parleremmo sempre di uno stretto rapporto tra Germania e circuito austriaco, ma con una variante italiana che ricorderebbe un’Alleanza di altri tempi. Lo stesso Vettel sa che avrebbe potuto farcela, lo ha detto in maniera esplicita a fine gara: «Sono arrivato a mezzo secondo dal vincitore, sono contento soprattutto della seconda parte della gara, perché nella prima non andavo al meglio. Con le supersoft la macchina si è rigenerata e mi sono avvicinato. Un doppiaggio mi ha fatto perdere un po’ di tempo, avevo bisogno di un altro giro perché Bottas stava faticando». Purtroppo per lui non è andata così, l’esito è stato comunque positivo e soddisfacente perché il vero rivale Lewis Hamilton è rimasto ai piedi del podio, permettendo alla Rossa numero 5 di acquisire un vantaggio di ben 20 punti sull’inglese nella classifica mondiale, un altro piccolo ma importante passo sulla strada che porta al successo. La terza piazza è andata di nuovo a Ricciardo, quel podio non vuole più mollarlo: dopo il ritiro in Russia quattro terzi posti e la vittoria a Baku, ha trovato il feeling con la sua Red Bull e tutto sta andando a gonfie vele, a Spielberg più che mai a discapito di Hamilton, uscito con le ossa rotte dalla battaglia con l’australiano. Rimanendo in casa Red Bull, non si può certo avere la stessa positività parlando di Verstappen, sempre più sfortunato e ancora una volta costretto al ritiro, il quinto stagionale e soprattutto il terzo consecutivo; stavolta è stato “boicottato”dal solito cavallo pazzo Daniil Kvyat, partito bene ma senza controllo, tanto da finire addosso prima a Fernando Alonso e poi al povero Max, impedendo ad entrambi di terminare il primo giro e guadagnando per sé una bella penalizzazione che lo ha inchiodato in fondo alla classifica fino al termine. All’appello però manca ancora un nome, è quello di Kimi Raikkonen, troppo in ombra come al solito. E’ vero, ha avuto dei problemi con il motore e più volte dai box gli hanno dato indicazioni per modificare la configurazione, ma venti secondi di distacco da Vettel non possono essere addossati tutti alla macchina, anche il pilota ha le sue responsabilità; il quinto posto non è un risultato da buttare, ma se la scuderia si chiama Ferrari le ambizioni sono sicuramente più alte, e di mezzo c’è un contratto in scadenza… Ma torniamo alla lotta per il mondiale e cerchiamo di capire cosa è andato storto nel week-end di Hamilton, impresa tutt’altro che ardua: l’inglese ha dovuto pagare, e caro, la sostituzione del cambio con cinque posizioni di “retrocessione”, la sua gara è partita dalla ottava posizione. Questo, in termini competitivi, significa dover adottare una strategia volta alla rimonta ma le scelte del team non hanno dato i frutti sperati; Lewis è stato il primo a rientrare per il pit stop e questo, a lungo andare, a causato un eccessivo riscaldamento dei freni ed un deterioramento delle gomme difficile da controllare nella sfida finale per il podio vinta da Ricciardo. La classifica vede così Vettel a 171 e Lewis a 151 punti, il gap che c’era fino allo scorso anno è stato molto più che colmato, ma a Maranello sanno che i tedeschi non vanno presi con le molle ed è questo il motivo che porta il presidente Marchionne a parlare ancora come se fossero dietro: “Manca pochissimo, siamo lì e i cari amici tedeschi lo sanno benissimo, sentono il fiato sul collo, questa poca differenza la togliamo“. In Ferrari la filosofia è la stessa per tutti, anche Arrivabene preferisce tenere i piedi per terra: “Bisogna essere umili e guardare quello che è successo. Ora andiamo avanti, ci vediamo a Silverstone”. Si va in Inghilterra, a casa di Lewis Hamilton, per il giro di boa, fino ad ora tutto è andato per il verso giusto ma è impossibile dormire sonni tranquilli, può ancora succedere di tutto, lo sanno in casa Ferrari, lo sanno in casa Mercedes.

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F1, Gp di Austin: le cinquanta di Hamilton

 

di Federico Gianandrea de Angelis

 

Mancano ancora tre gare e il Mondiale non è ancora chiuso, a tenerlo vivo ci ha pensato Lewis Hamilton centrando ad Austin la settima vittoria stagionale, niente di meno che la cinquantesima in carriera, diventando il terzo di sempre a raggiungere un risultato del genere. Tutto questo però non basta, il leader della classifica iridata rimane ancora Nico Rosberg che si è piazzato secondo sul tracciato texano, davanti a Daniel Ricciardo, mettendo in cassaforte punti importantissimi per il titolo. Le distanze si sono accorciate, è vero, ora il distacco tra i due della scuderia tedesca è di 26 punti ma mancano appena tre gare e servirebbe un vero e proprio miracolo ad Hamilton per mettere in atto un ribaltone che avrebbe del clamoroso. Lewis però non ha perso la testa e lo ha dimostrato negli Stati Uniti dominando l’intero week end: pole position il sabato e ottima partenza la domenica con mantenimento del primo posto per tutta la durata della gara, eccezion fatta per qualche giro concesso a Vettel durante il cambio gomme. Una mera illusione per il ferrarista, autore anche del miglior giro della corsa e del record di pista in gara (1’39″877), perché ciò che conta è la posizione finale e neanche stavolta è riuscito a portare la bandiera del cavallino sul podio, relegato al quarto posto arrendendosi di fronte alla netta superiorità di Mercedes e ancora di Red Bull. Non abbiamo assistito a grandi battaglie durante la diciottesima tappa di stagione, qualche scintilla l’abbiamo vista alla partenza, dove Ricciardo è riuscito a passare Rosberg sfruttando la maggiore aderenza della mescola Supersoft contro le Soft del tedesco, ma a lungo andare è stato Nico ad avere la meglio ottenendo il miglior risultato per lui possibile in ottica campionato. Le strategie, sempre fondamentali, sono saltate completamente a causa delle condizioni del meteo: la temperatura più fresca di quanto ci si aspettasse ha portato le gomme a consumarsi più velocemente stravolgendo le tattiche e costringendo tutte le scuderie ad anticipare i pit stop. E’ proprio in corsia box che forse si è assistito ai momenti più movimentati della tappa, di certo non divertenti né per Red Bull né per Ferrari. Per quanto riguarda gli austriaci, Verstappen ne ha fatta un’altra delle sue effettuando la prima sosta in anticipo rispetto alla strategia e la seconda senza che nessuno gli avesse detto di rientrare cogliendo così impreparati i meccanici; come se non bastasse, dopo essersi scusato, il cambio della sua monoposto ha dato forfait e l’olandese ha cercato di tornare ai box quasi a passo d’uomo incrociando più volte la traiettoria come vietato. La macchina non andava più e Max l’ha così lasciata nel bel mezzo della via di fuga, chiudendo la gara con zero punti e obbligando i commissari ad attivare la Virtual Safety Car. Sempre in zona box problemi anche per Raikkonen: lì il finlandese si è reso conto subito dopo la seconda sosta di avere un problema alla ruota posteriore destra, ma invece di fermarsi ha deciso di tornare indietro inserendo la retromarcia, una manovra vietata e messa sotto investigazione per unsafe release che sicuramente verrà punita; scontato dire che la sua corsa sia finita lì. A regalarci qualche emozione nel piatto week end texano è stato Fernando Alonso, uno che in passato ha già brillantemente mostrato la sua bravura e che non si stanca di farlo nemmeno ora. Lo spagnolo si è piazzato quinto dietro a Vettel lottando a denti stretti e vincendo lo scontro generazionale con il giovane Carlo Sainz Jr., anche se giocando leggermente sporco contro l’ex compagno Fernando Alonso dandogli una spintarella messa poi sotto investigazione. Un sesto posto che tuttavia lascia molto soddisfatto Sainz, a punti con la sua Toro Rosso dopo un’assenza lunga sei gare, mentre il compagno Daniil Kvjat ha di nuovo deluso centrando quasi subito Sergio Perez e chiudendo dodicesimo dopo la penalizzazione di 10 secondi. Nel retropodio sorrisi tra Hamilton e Rosberg, al contrario di quanto successo l’anno scorso con reciproco lancio del cappellino, ma quanto fossero sinceri nessuno può dirlo. Il tedesco ha ora in mano il matchpoint, interventi divini a parte già dopo la prossima tappa in Messico potrebbe finalmente laurearsi campione del mondo, spegnendo del tutto il ghigno sulla faccia di Hamilton.

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F1, Gp di Monza: è Rosberg a dominare, la Ferrari torna sul podio con Vettel

 

di Federico Gianandrea de Angelis

 

Come al solito a trionfare sono state le Mercedes, ormai non fa quasi più notizia, ma dal GP d’Italia la Ferrari ne esce con un piccolo sorriso grazie alla buona gara che ha riportato la rossa di Vettel sul podio come non succedeva ormai da quattro gare, con quella di Raikkonen subito dietro. Un risultato che va quasi a ristabilire una gerarchia dove la Redbull risulta terza forza del campionato e non seconda davanti al Cavallino, al contrario di quanto sta in realtà accadendo durante la stagione in corso. Problemi di gerarchie ce ne sono anche in casa Mercedes, risulta difficile ora capire chi sia veramente il primo pilota e chi il gregario: a Monza è Rosberg ad occupare il gradino più alto del podio, per la seconda volta consecutiva dopo Spa, ma in classifica piloti c’è ancora Hamilton davanti a tutti, seppur con soli due miseri punti in più rispetto al compagno. Si è instaurata un’alternanza nel periodo di forma dei due piloti su Frecce d’Argento, prima la partenza a razzo di Nico, poi il recupero di Hamilton con tentativo di fuga; ora sono di nuovo tutti e due lì, spalla a spalla, a combattere per la vittoria di un campionato riservato esclusivamente alle due monoposto del team di Niki Lauda e Toto Wolff. La gara, quella di Monza che per un attimo ha rischiato di sparire dal calendario, di successo ne ha riscosso parecchio, la passione degli italiani ha fatto accorrere sul circuito oltre 150.000 spettatori, che di emozioni ne hanno però vissute poche. La prima parte del week-end propendeva tutta verso Hamilton, più veloce nelle libere e durante le qualifiche, ma a pochi secondi dal via l’inglese partito poleman si è ritrovato addirittura sesto a causa di un avvio troppo lento e non da campione del mondo in carica. Lewis si è assunto tutte le responsabilità scusandosi anche via radio con i box, Rosberg ha invece ringraziato schizzando subito in testa per rimanerci fino alla fine; le Ferrari hanno inizialmente approfittato dell’errore di Hamilton, rischiando un nuovo harakiri dopo quello visto a Spa fortunatamente scongiurato, ma alla lunga sono state le strategie a dominare e quella di Mercedes (stranamente) è stata ancora una volta la più efficace. La tattica tedesca era quella partire con gomme Soft per essere più scattanti all’inizio, fare una sola sosta e montare poi gomme Medium per arrivare fino alla fine gestendo semplicemente il vantaggio accumulato. La scelta ha pagato eccome, Nico è riuscito a mettere ben 10 secondi tra lui e Raikkonen nei primi quindici giri, punto di arrivo per il primo pit stop del finlandese, mentre Hamilton procedeva alla sua rimonta senza fare una gran fatica; solo nel finale le Rosse hanno tentato di rifarsi sotto ma era ormai troppo tardi. Meglio di così la scuderia di Maranello non poteva fare, il podio mancava da troppo e un lieve grado di soddisfazione Arrivabene, sotto gli occhi del presidente Marchionne, dovrebbe averlo provato, ma non può di certo compensare il bruciore generato da quei 20 secondi di distacco subito dai tedeschi. Lo stesso gap c’è stato anche tra Raikkonen, quarto al traguardo, e Ricciardo, con la RedBull che si era già data per vinta vedendo una Williams più veloce sui rettilinei brianzoli; gli austriaci devono solo ringraziare la bravura del pilota australiano che con la sua guida è riuscito a mettersi alle spalle un timido Valtteri Bottas, cosa non riuscita al talentuoso quanto irruento Max Verstappen, settimo e stavolta estraneo da qualsiasi polemica. Solo nono Felipe Massa, la macchina è quella che è e il brasiliano non ha di certo lo stesso smalto di qualche anno fa, ma avrebbe sicuramente voluto chiudere meglio l’ultima gara corsa davanti a quello che per anni è stato il suo pubblico: non lo vedremo più sui circuiti di F1, è stato lui stesso ad annunciarlo poco prima del Gran Premio. Per quest’anno il tour del Vecchio Continente si chiude, ora la Formula 1 tornerà a girare il mondo ripartendo da Singapore, il prossimo 16 settembre; nonostante la lotta al titolo sia monomarca, lo spettacolo fortunatamente si è riacceso e non mancherà: Hamilton contro Rosberg, sarà una lotta all’ultimo sangue.

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F1, GP Silverstone: Hamilton contro Rosberg, ora inizia la sfida

 

di Federico Gianandrea de Angelis

 

Silverstone è casa sua e si vede, per la terza volta consecutiva Hamilton trionfa sul tracciato inglese davanti al compagno di squadra Rosberg agganciandolo nella classifica piloti, per un mondiale sì aperto ma allo stesso tempo chiuso. Difficile ormai pensare che non sarà un pilota Mercedes a portare a casa il titolo, ancora una volta i ferraristi deludono e il gap quasi raggiunge il limite dell’abissale: 62 i punti che dividono Raikkonen dal primo posto occupato da Rosberg, addirittura 70 le lunghezze di distanza di Vettel. Sul podio di Silverstone non si è vista nemmeno una sfumatura di rosso, ci è salito di nuovo quel ragazzino che non stupisce più, Max Verstappen, capace di eseguire un sorpasso d’autore su Nico Rosberg e di difendere a lungo il secondo posto fino poi alla resa davanti al controsorpasso del tedesco. Ai piedi del podio l’altra Red Bull di Ricciardo, amareggiato e deluso nel vedersi superare da un diciottenne che fino a pochi mesi fa nemmeno correva con la sua stessa macchina, ma forse l’australiano dovrebbe farsi un esame di coscienza perché la sua è stata una gara poco competitiva e povera di sussulti, a poco serve accusare la virtual safety car di aver mandato a monte la buona strategia studiata dalla scuderia. Più efficace invece la protesta via radio di Hamilton contro la vera safety car guidata da Bernd Maylander, talmente rabbiosa da convincere il direttore di gara a far iniziare la gara dopo i primi giri a regime controllato, cosa che ha permesso al campione del mondo di portare le gomme a temperatura e di imporre il suo ritmo facendo il vuoto dietro di sé: neanche il dritto che gli ha fatto perdere quasi 3 secondi è stato di aiuto agli avversari inseguitori. Ma torniamo alla Ferrari: sul circuito britannico questa volta la strategia è stata studiata con attenzione e ha funzionato al meglio resistendo persino alle difficoltà create dal meteo, sono stati i piloti a mancare. Raikkonen ha provato a portare alto il nome di Maranello ma il suo quinto posto rappresenta il massimo risultato che si poteva ottenere con una vettura che, almeno a Silverstone, si è dimostrata nettamente inferiore rispetto a quelle che la hanno preceduto, come testimonia il distacco di oltre un minuto subito; Vettel è partito da lontano e, purtroppo per lui, lontano è rimasto: la sostituzione del cambio lo ha costretto alll’undicesimo posto in griglia ed un’ulteriore penalità di 5 secondi (causata più da una monoposto poco competitiva che dall’errore umano) hanno influenzato la sua gara chiusa con un misero nono piazzamento. A proposito di penalità, vi abbiamo parlato del secondo posto di Rosberg ma al termine dei cinquantadue giri le cose sono leggermente cambiate. La sua W07 Hybrid ha iniziato a fare i capricci a causa di un problema alla trasmissione e, a differenza di quanto successo a Baku con Hamilton, il team radio ha deciso di intervenire per spiegare a Nico come effettuare il reset dell’elettronica, una mossa vietata dal regolamento ma mai infranta da nessuno e perciò ancora senza una sanzione definita. La decisione del collegio dei commissari sportivi è stata quella di attribuire a Rosberg una penalizzazione di dieci secondi e la conseguenza è stata la retrocessione del tedesco al terzo posto che, tradotto in altri termini, vuol dire tre punti in meno per la classifica. Quindi, facendo un po’ di ordine e due calcoli rapidi, a Silverstone sono stati 25 i punti conquistati da Hamilton e 15 quelli di Rosberg (18 per Verstappen passato secondo), un +10 per l’inglese che lo porta ad un solo distacco dal compagno, per una classifica che per essere più chiari possibili recita così: 168 Rosberg, 167 Hamilton. Dopo il poker iniziale Nico ha subito un leggero calo e, in maniera inversamente proporzionale, Lewis ha (ri)cominciato a dominare, la corsa al Mondiale praticamente inizia adesso, subito dopo aver assistito al giro di boa; l’Hungaroring dove sfrecceranno le monoposto il prossimo 24 luglio rappresenta una sorta di anno zero per una sfida che però, ricordiamolo, avrà quasi certamente solo due partecipanti ed una sola vettura, di marca Mercedes. Se il titolo piloti ha ancora in serbo qualche emozione da regalarci non si può di certo dire lo stesso per quello costruttori: la Ferrari rimane seconda ma sente il fiato della Redbull sul collo, i tedeschi invece sono troppo lontani per tutti e si apprestano al doppiaggio.

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F1, Gp Monaco: è tornato il Re Nero

 

 

 

 

di Federico Gianandrea de Angelis

 

La sua monoposto è tornata a fare il suo dovere e lui non si è certo fatto pregare, partito nelle prime gare quasi da spettatore ora Hamilton torna ad essere protagonista e dopo aver spiegato le vele a Montecarlo riapre il mondiale portandosi ad una sola gara di distanza, in termini di punti, dal compagno Rosberg. Il riferimento nautico non è assolutamente casuale visto che una pioggia violenta si è abbattuta sull’asfalto del Principato di Monaco e ha trasformato la prima parte di gara in una regata con in testa la Safety Car, altra protagonista del quinto Gran Premio stagionale, sia n versione reale che virtuale. I personaggi secondari (neanche troppo secondari) sono sempre gli stessi anche se Ricciardo ha tentato di ritagliarsi un ruolo da primo attore non ottenendolo solamente a causa degli antagonisti rappresentati dai meccanici RedBull. Ma partiamo dal principio, già dal giovedì si era capito che non sarebbe stato un fine settimana sereno tra incidenti, guasti e le prime bandiere rosse, una cosa abbastanza prevedibile a Montecarlo. Il sabato di qualifiche si apre, infatti, con quelle stesse “red flags” sventolanti a causa dei problemi tecnici della Sauber di Nasr; dopo il miglior tempo della sessione fatto segnare da Vettel di nuovo uno stop, questa volta derivato dall’incontro ravvicinato tra Verstappen e il muro delle Piscine: il ragazzino olandese clamoroso vincitore dell’ultima tappa di Barcellona partirà dai box insieme a Nasr. Nella seconda fase Hamilton sale in cattedra e gira in 1’14”056 che tradotto significa record della pista, una soddisfazione che dura poco perché Rosberg subito dopo abbassa il tempo di altri tredici centesimi. L’ultima, e decisiva, fase comincia invece con un problema al propulsore per Hamilton che fa rivivere al campione del mondo i fantasmi di inizio stagione, fortunatamente scacciati dai tecnici che rimettono a posto la vettura; qua partono i primi colpi di scena, con Hulkenberg che fa segnare il miglior tempo battuto però, ancora a sorpresa, da Daniel Ricciardo: che la RedBull fosse adatta per caratteristiche a questo tracciato si sapeva, ma nemmeno l’australiano probabilmente aveva pensato che il suo giro in 1’13”622 gli valesse la prima pole della carriera, un premio che mancava alla scuderia austriaca da circa tre anni e che interrompe l’egemonia Mercedes delle ultime undici prove. La prima fila viene completata da Rosberg, alle sue spalle riesce a piazzarsi nel finale Hamilton affiancato da Vettel, solo quinto Hulkenberg dopo l’ottima prestazione e sesto Raikkonen. La domenica però non c’è nessun semaforo pronto a spegnersi perché la pioggia si abbatte pesantemente sul tracciato monegasco, le strategie vanno cambiate e la direzione decide di far partire la gara in regime di Safety Car, andando avanti così per i primi sette giri. Quando finalmente la vettura di sicurezza esce e i piloti iniziano a dare gas, Palmer si distrae perdendo il controllo della sua monoposto e andando dritto sulle barriere della Sainte Devote: di nuovo Safety Car ma Virtual. Al decimo giro si riparte con Ricciardo davanti a tutti tallonato dalle Mercedes, all’undicesimo giro Raikkonen, secondo in classifica generale, colpisce le barriere del tornantino ed è costretto a fermarsi definitivamente. Rosberg va lento e cinque giri più tardi Hamilton lo sorpassa mettendo nel mirino Ricciardo che nel frattempo ha accumulato un vantaggio di ben 12 secondi. Le distanze tra i due si accorciano piano piano fino a quando, al giro ventitre, Ricciardo passa ai box perdendo la testa in favore dell’inglese che per due volte rifiuta di rientrare per il cambio gomme come suggerito dalla scuderia. Nonostante la pista si sia asciugata, Lewis con le gomme da bagnato riesce a respingere gli attacchi di Ricciardo fino al momento del rientro, al giro trentadue, giro in cui Perez conquista la terza piazza sfruttando le varie soste avversarie. Poco dopo il campione del mondo viene aiutato dai meccanici della Redbull che si fanno trovare impreparati per il cambio gomme di Ricciardo e regalano di fatto nuovamente la testa a Hamilton; scena simile in casa Mercedes per quanto riguarda il pit stop di Rosberg, Vettel ringrazia e passa. Torna in pista la Safety Car virtuale ancora per un incidente di Verstappen che, da nono dopo un grandissimo recupero, deve abbandonare la gara. La lotta prosegue senza troppe variazioni, c’è qualche scintilla tra Hamilton e Rosberg per il taglio di una chicane dell’inglese ma nulla di determinante, tutto rimane com’è e dietro seguono Perez, Vettel e leggermente più staccati Alonso e Rosberg. Proprio sulla linea d’arrivo Nico si vede sorpassare anche dal connazionale Hulkenberg terminando così al settimo posto e mettendo in cascina solo 6 punti dopo lo zero di Barcellona; Hamilton ne approfitta e con la sua prima vittoria stagionale si porta così al secondo posto in classifica piloti scavalcando Raikkonen: la distanza tra le due Mercedes è ora di 26 punti, una vittoria o poco più. Dopo un inizio noioso, la trama del film chiamato Mondiale si infittisce, prepariamoci a nuovi effetti speciali.