High-tech_numero_10

Mai più sul divano

 

di Flavio Grisoli

 

All’immaginazione, si sa, non c’è proprio confine. Quando però la realtà riesce a ricalcarla, allora ci si può solo che stropicciarsi gli occhi e smettere di sognare. Tutti noi, almeno una volta, ci siamo messi al PC o ad una consolle “al volante” di una macchina da corsa per vincere un Gran Premio. Bene, oggi lo possiamo fare per davvero. La casa di produzione e di distribuzione di videogiochi “made in Britain” Codemaster ha rilasciato una versione “Mono Collection” del suo “Grid 2″, il simulatore di guida di auto stile GranTurismo in vendita da fine maggio. In che cosa consiste? Semplice, di una vera auto da corsa in fibra di carbonio dalle prestazioni da far impallidire le supercar più amate. In buona sostanza, ci si può introdurre nell’abitacolo di questa auto per giocare davanti al televisore, ma quando ci si è stancati della seppur ottima riproduzione, ci si può mettere in strada. Sì, perché questa BAC Mono è omologata per la circolazione stradale. È dotata di un motore quattro cilindri di oltre due litri di potenza con 280 cavalli a disposizione. L’accelerazione? 2.8 secondi per arrivare a cento all’ora: meglio di una Lamborghini Aventador. La trasmissione è a sei marce e la trazione ovviamente posteriore, la velocità massima che può raggiungere sono i 273 km/h. Possiamo accaparrarci questo gioiellino per una cifra che si aggira intorno ai 150mila Euro. I produttori della Codemaster hanno pensato a tutto, perché nella confezione possiamo trovare anche una tuta e un casco studiati appositamente per guidare la BAC. Non solo: è prevista anche una visita presso la casa costruttrice (nel giorno di ritiro della vettura) con la possibilità di personalizzare anche il sedile e il volante.

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Prego, c’è posto

 

di Flavio Grisoli

 

In auto anche in piedi. Questo il rivoluzionario concetto sviluppato da Rinspeed con Micromax, ultima creazione della casa fondata nel 1979 e specializzata nel recupero di auto antiche e nella preparazione di soluzioni moderne. Al Salone di Ginevra è sempre presente con soluzioni innovative e singolari, e Micromax rientra in piena regola in questa categoria. Già dall’aspetto: 3,73 metri di lunghezza per due metri e due centimetri di altezza. Può adattarsi, ed essere commercializzato, come minibus, taxi o veicolo privato. Indubbiamente questo veicolo può avere un futuro di serie, a differenza di tanti altri sviluppati dalla casa svizzera, rimasti solamente dei curiosi concept. Da auto anfibie in grado di sollevarsi sul pelo dell’acqua, ad un’altra addirittura subacquea, fino ad un’altra che al posto del volante aveva un joystick. Oggi c’è Micromax. Ad alimentazione completamente elettrica, non ha certo una linea che ruba l’occhio, ma lo spazio interno è stato completamente rivisitato: la lunghezza del veicolo è quella di una Mini, quindi per intenderci non certo una berlina, ma Micromax ospita comodamente una persona seduta e tre ospiti. Come? Semplice: in piedi! Il guidatore ha la canonica seduta (guidare in piedi è ancora – forse alla Rinspeed sarà la prossima novità, chi può dirlo – impossibile), mentre alle sue spalle i passeggeri sono sistemati con delle speciali sedute rialzate e bloccati con delle particolari cinture di sicurezza. In questo modo, oltre ai passeggeri, all’interno dell’abitacolo è possibile ospitare anche bagagli di notevoli dimensioni. Introducibili grazie alla grande portiera centrale. Ovviamente grande importanza anche per la tecnologia: a disposizione dei passeggeri c’è la connessione wi-fi, ed è stata studiata anche la App giusta per un possibile futuro per questo veicolo: il car-sharing. Collegandosi tramite smartphone a questa applicazione, viene indicata la Micromax più vicina per poter trovare un passaggio.

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Volante Addio

 

di Flavio Grisoli

 

Quanti di voi, guardando film tipo “Demolition Man” con Sylvester Stallone, non hanno desiderato di avere automobili a guida automatica che magari si attivano con il solo utilizzo della voce? Bene, come sempre la realtà supera la fantasia. O meglio, il progresso tecnologico, inarrestabile nell’ultimo ventennio, ci sta portando a vivere in un presente futuribile che non avremmo mai immaginato di attraversare. Il colosso di Internet Google e Tesla Motors (società all’avanguardia nell’innovazione tecnologica applicata alle automobili) hanno sviluppato una partnership proprio per dare vita all’auto che si guida da sola. Per evitare fastidiosi e pericolosi “misunderstanding”, il 41enne fondatore e amministratore delegato di Tesla, il miliardario Elon Musk, intende ribattezzare il sistema “Pilota automatico” in modo da richiamare l’attenzione sui sistemi adottati con fortuna nel settore aereo. I tempi di realizzazione? C’è dibattito fra i vari produttori, non solo Tesla, ma anche altri colossi giapponesi come Nissan e Toyota, sui tempi di realizzazione di questo sistema totalmente innovativo (che, vale la pena puntualizzare, non sono ovviamente quelli di messa sul mercato): per Musk potrebbe essere sufficiente un quinquennio, per gli altri (fra cui anche l’autorità di regolamentazione) il doppio. Ma Google, qualcuno si chiederà, cosa ha a che fare con le automobili? C’è da dire che i fondatori del motore di ricerca più famoso sul web, Sergey Brin e Larry Page, da sempre si sono interessati nella diversificazione della loro azione di innovazione (gli ultimi sviluppi riguardano anche gli smartphone, ultimo settore di “lotta” fra i vari colossi delle comunicazione), e che da qualche anno già investivano in Tesla. Proprio per questo, i tempi di realizzazione dell’auto “col pilota automatico” potrebbero essere inferiori alle aspettative. Inoltre, i più attenti ricorderanno, Google ha già sviluppato sistemi e prototipi simili, “senza pilota”, con Toyota: la Prius equipaggiata con radar laser. Secondo l’ad di Tesla Musk però, questo sistema avrebbe dei costi di produzione troppo elevati, di conseguenza sta spingendo per la totale partnership anche sotto il punto di vista della progettazione: per il giovane industriale, un sistema ottico, reti di telecamere dotate di software in grado di percepire e analizzare l’ambiente circostante, sarebbe la soluzione ideale. Senza considerare che Tesla, da sola, potrebbe essere in grado di sviluppare un prototipo con il pilota automatico. Ma, dovendo fare i conti con l’abbattimento dei costi, ha la necessità di un “aiuto” esterno. Sempre secondo Musk, però, c’è un passo intermedio da fare prima di avere a disposizione la macchina di Stallone: il motore elettrico.

2014 Honda Odyssey Touring Elite

Auto pulite

 

di Flavio Grisoli

 

Non ci sono solo apparecchiature sofisticate, soluzioni all’avanguardia e altre diavolerie elettroniche delle quali spesso si fa fatica a capirne l’utilità all’interno di un’auto (o l’utilità in senso generale), ma anche idee semplici e, se vogliamo, banali che possono rendere la vita più semplice. Ci ha pensato Honda a metterla sul mercato e a disposizione delle famiglie. La Honda Odissey, monovolume nuova di zecca del costruttore nipponico (come le altre case del Sol Levante sempre attento alle innovazioni), ha montato a bordo, in un vano del bagagliaio posteriore, un pratico aspirapolvere. Sì, perché come tutte le monovolume, è stata studiata per accogliere le famiglie in lunghi spostamenti. Ed è facile che dopo un tragitto di diverse ore con bambini al seguito, l’auto possa sporcarsi. Questo aspirapolvere (disponibile nella versione Touring Elite) può essere utilizzato a motore acceso, oppure per otto minuti a motore spento. Si tratta solo di uno dei tanti accorgimenti studiati da Honda per questa vettura per famiglie a cinque stelle (come quelle conseguite nei crash test): possiamo annoverare, tra le decine di sistemi di sicurezza attivi e passivi, l’Advanced Compatibility Engineering (ACE) Body Structure (un sistema di costruzione della scocca, brevetto Honda, che in caso di collisione frontale riduce la forza d’urto sull’anteriore trasferendola sulle parti laterali della vettura); il Forward Collision Warning (il sistema di avviso se ci si avvicina troppo alla vettura che precede o ad un ostacolo); il Lane Departure Warning (il sistema che avvisa se si sta uscendo dalla traiettoria o dalla corsia); oltre ad un sistema di airbag davvero all’avanguardia e, nella versione sopracitata (la Touring Elite, la più fornita) qualsiasi cosa possiate immaginare all’interno di un’auto in termini di accessori tecnologici per rendere il viaggio più comodo e divertente possibile. Come motore, monta un V6 3500cc a benzina con cambio automatico, è disponibile al momento solo negli Stati Uniti, ma dubitiamo possa debuttare in Europa viste le dimensioni (5,15 metri di lunghezza, 1,74 metri di altezza e 2 metri di larghezza) e i consumi (in autostrada circa 15 km con un litro di benzina, in città circa 10), ad un prezzo di 44mila dollari (poco meno di 34mila Euro) nella versione Touring Elite, mentre la versione base, la LX, è disponibile a 28700 dollari (22100 Euro).

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Volvo pensa anche ai pedoni

 

di Flavio Grisoli

 

Per il primo appuntamento di questa rubrica dedicata alla sicurezza e alla tecnologia (non necessariamente correlate, ma se parliamo di sicurezza spesso il progresso tecnologico non può che incrementarla), vogliamo parlare del “pedestrian airbag”, brevettato da Volvo e presentato nello scorso Salone dell’Auto di Ginevra. Si tratta di un airbag esterno, che grazie all’aiuto di sette sensori posizionati nella parte anteriore della vettura, insieme ad un sistema di rilevamento automatico dei pedoni (che rallenta l’andatura dell’auto se non lo fa il conducente), in caso di impatto tra i 20 e i 50 km/h (il range di velocità in cui si verifica oltre il 75% degli incidenti) si apre e copre circa un terzo del parabrezza e completamente la zona dei tergicristalli, insieme alla parte del montante laterale, solitamente molto pericolosa in caso di investimento di un pedone. Il presidente di Volvo Italia, Michele Crisci, ha commentato in maniera entusiastica questo ritrovato tecnologico: «Sì, questa è una cosa di cui andiamo molto fieri, a me piace ricordare che la Volvo negli anni ’70 introdusse la cintura di sicurezza e decise di non registrare questa invenzione industriale per metterla a disposizione di tutte le case automobilistiche, fu un gesto di straordinaria valenza tecnologica e sociale. Oggi Volvo percorre ancora una di queste strade maestre e introduce l’airbag esterno. Un pallone che si gonfia sotto al cofano in caso di urto con il pedone ad una velocità altissima ed accoglie lo stesso evitandogli collisioni sia con la schiena che con la testa alle aree più dure della vettura». Vale poi la pena ricordare che 14 decessi su 100 in caso di incidenti stradali in Europa riguarda pedoni. La cifra scende al 12% negli Stati Uniti, ma sale al doppio in Cina.