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F1, GP Bahrain: è ancora Rosberg il più veloce di tutti

 

di Federico Gianandrea de Angelis

 

Dopo le prime due settimane di pausa la Formula 1 è tornata in pista questo week end per correre la seconda tappa del Mondiale 2016 sul circuito Sakhir della città di Manama, capitale del Bahrain. Così come era successo a Melbourne è ancora Rosberg a dominare la gara, ma stavolta non c’è stato bisogno né di aiuti involontari (la bandiera rossa) né di particolari strategie: il tedesco è partito bene e ha concluso meglio inanellando la seconda vittoria consecutiva mantenendo così il primo posto in classifica generale. Nonostante la pole position e il record della pista fatto segnare durante le qualifiche, rimaste nel nuovo formato, non ha brillato il campione del mondo Hamilton autore di una partenza a rilento e ostacolato, anzi preso in pieno, da Bottas già alla curva 1. I danni alla vettura non sono stati poi così consistenti e l’inglese è comunque riuscito a salire sul gradino più basso del podio; una sconfitta per uno come Lewis che non ha voluto nemmeno dare la mano al compagno di squadra vincitore, tanto grande era la delusione. Tra le due Mercedes è riuscita ad infilarsi una Ferrari, ma non quella del tanto atteso quanto sfortunato Vettel: la sua rossa lo ha abbandonato nel giro di riscaldamento per un problema al motore costringendolo a fare solamente da spettatore durante la notturna gara araba. Come l’anno scorso, è stata perciò la monoposto di Raikkonen a fare da divisorio tra le due frecce argentate: la partenza non è stata delle migliori ma il finlandese è riuscito comunque a recuperare velocemente le posizioni perse piazzandosi al secondo posto fino al termine senza però mai impensierire realmente Rosberg. Per cercare le vere sorprese all’interno della desertica corsa bisogna guardare più dietro, e non parliamo del quarto posto di Ricciardo che dopo aver danneggiato l’anteriore al via è riuscito comunque a sfiorare il podio, ma del quinto piazzamento di Grosjean con il team Haas: se qualcuno in Australia aveva parlato di un “favoreggiamento” da parte dell’ingresso della Safety Car ora non ha più nulla a cui attaccarsi e deve arrendersi al fatto di vedere un team nuovo che allo stesso tempo riesce ad essere competitivo. Altro spettatore di lusso è stato Alonso, avrebbe voluto correre ma i medici glielo hanno giustamente impedito, e al suo posto ha corso un ragazzino che in molti conoscevano già: Stoffel Vandoorne, campione del mondo della passata stagione nel GP2, 24 anni appena compiuti. Pochi davano fiducia al piccolo belga ma il fato ha voluto che fosse proprio lui, alla prima esperienza in Formula 1, a portare in casa McLaren-Honda i primi punti in due stagioni. In realtà bisogna parlare al singolare perché il punto è stato uno solamente, quello del decimo posto, ma va sottolineato il paradosso di un team che dopo aver ingaggiato due piloti campioni del mondo (Alonso e Button) ottiene la sua prima soddisfazione grazie ad un debuttante assoluto. Tornando in zona Rossa, la schiettezza di Arrivabene ha come sempre avuto il sopravvento: “Rammarico per Vettel? Le gare si vincono senza problemi”. Poche parole e niente più, nessun commento positivo nei confronti di Raikkonen, il team manager Ferrari vuole sempre e solo il massimo, non lo ha avuto nelle prime due gare e lo pretende in maniera assoluta nelle prossime, già a partire dal Gran Premio di Shangai che si correrà domenica 17 aprile. Ed è sempre lì che cercherà la sua prima vittoria stagionale Hamilton, distante già 17 punti dal compagno tedesco: non un abisso, è vero, ma dopo solo due tappe un vantaggio consistente che lo sta facendo bollire di rabbia e potrebbe presto portare ad una pesante rottura tra i due. Hanno altro a cui pensare invece dalle parti di Maranello, ora la classifica generale vede al terzo posto Ricciardo e Raikkonen subito dietro, a pari punti con Grosjean e a più tre su Vettel: possiamo dire che la Rossa ha già giocato i suoi jolly e non c’è più spazio per errori se veramente si vuole tornare grandi. E mentre loro cercheranno la retta via, sicuramente si parlerà ancora di qualifiche: in molti volevano tornare al vecchio formato ma il non raggiungimento dell’unanimità tra i piloti non lo ha permesso e come in Australia anche in Bahrain abbiamo assistito ad una poco spettacolare e complicata mini-gara, se così possiamo definirla, per conquistare le prime posizioni in griglia di partenza. Tra meccanici, piloti, e Commissione, ognuno avrà ancora il suo bel da fare per rendere questa stagione più appassionante della precedente e nel frattempo noi, da spettatori, rimarremo in attesa sperando che non siano solo i fuochi d’artificio ad illuminare curve e rettilinei dei prossimi circuiti.

Top Foto Lewis Hamilton festeggia in Bahrain, alle sue spalle si intravede Raikkonen

Lewis d’Oriente

 

di Federico Gianandrea de Angelis

 

Ci eravamo lasciati con il grido di gioia di Vettel, con la Ferrari che tornava a vincere facendoci pensare che si potesse porre fine a quell’egemonia e a quella monotonia dettata dalle Mercedes, ma forse è stato solo un fulmine a ciel sereno. Hamilton ha rimesso tutti in riga, ha fatto capire che è ancora lui il campione del mondo, che le frecce d’argento hanno una marcia in più, inserita prima in Cina e poi in Bahrain, che la Ferrari ha due grandissimi piloti ma non due vetture in grado di competere con le tedesche. Ma andiamo per gradi, partiamo dal circuito di Shangai sul quale è stata corsa la terza tappa del campionato mondiale di Formula 1 lo scorso 12 aprile: già nelle prove Hamilton va più veloce degli altri, in tutte e tre le sessioni, seguito dal compagno di squadra Rosberg. Nemmeno a dirlo, nelle qualifiche la storia è la stessa: pole position all’inglese e secondo posto a Nico, con Vettel che ci prova ma non ci riesce e si piazza al terzo posto, mentre l’altra Ferrari non va oltre la sesta posizione della griglia di partenza. Allo spegnimento dei motori le tedesche non fanno passi falsi e mantengono la testa, lo stesso vale per Sebastian Vettel, invece Raikkonen mette il turbo e si piazza dietro al compagno di squadra superando immediatamente le due Williams di Massa e Bottas che erano partite rispettivamente quarta e quinta. Sorpassi lì davanti non se ne vedono, nemmeno quando si rientra per i cambi di gomme, anche se verso la metà gara le Ferrari sembrano recuperare qualche secondo e poter impensierire il duo di testa, ma è solo un’illusione e niente più. La gara si conclude in maniera leggermente anomala, perché a tagliare il traguardo prima di tutti è la safety car, obbligata ad entrare in pista a causa di uno stop sul rettilineo dei box della Toro Rosso di Verstappen. Per Hamilton è il secondo successo stagionale, i punti in classifica diventano 68 e il distacco su Vettel si porta da più tre a più dieci, mentre con la doppietta in terra cinese le Mercedes staccano di quaranta lunghezze le Ferrari nella graduatoria per costruttori. A fine corsa qualche polemica nasce tra Lewis e Nico, con il tedesco che accusa il compagno di essere andato troppo piano e averlo danneggiato permettendo il recupero di Vettel, secondo Hamilton, però, Rosberg avrebbe voluto provare il sorpasso senza riuscirci. Ma non c’è molto tempo né per litigare né per festeggiare, bisogna prendere il primo aereo per andare in quello che una volta era un emirato e che ora si chiama Regno del Bahrain, terra sul quale sorge il circuito Sakhir di Manama, quello dove Vettel ha fatto più punti di tutti negli anni passati, per la precisione 78 contro i 67 di Hamilton. Quest’ultimo, poleman della stagione con tre primi posti su tre, non ha mai ottenuto la pole position sul tracciato mediorentale, ma il record negativo viene presto dimenticato perché con il giro di 1’32” 571 il primo pilota di colore della storia mette dietro gli avversari, nell’ordine Vettel, Rosberg e Raikkonen. I problemi veri li hanno i due ex campioni del mondo Button e Alonso, ora insieme alla McLaren-Honda: il primo, a causa delle difficoltà tecniche, nemmeno riesce a partecipare alla sessione di qualifiche, e il secondo non si qualifica alla terza manche ottenendo un misero quattordicesimo posto, un risultato umiliante per due così. Sotto le luci artificiali arabe, Hamilton corre una gara praticamente perfetta, sia nella partenza che nella gestione delle gomme, e mai viene impensierito da coloro che lo inseguono; bene anche Rosberg, che quasi raggiunge il compagno e per due volte sorpassa Vettel che lo aveva superato durante i cambi gomme, ma proprio nel finale commette una grave ingenuità che regala la seconda posizione a Raikkonen. Regala in realtà è un parolone, perché il finlandese corre veramente bene e recupera i venti secondi di distacco che si erano generati tra lui e Nico, infilando quest’ultimo e tornando su un podio che non vedeva da venticinque gare. Non ci siamo scordati di Vettel, tranquilli, ma forse lui per un momento ha dimenticato come si guida ed è andato lungo in curva rovinando l’alettone anteriore, il rientro per cambiare il musetto gli ha fatto perdere secondi preziosi e così il tedesco si è dovuto accontentare del quinto posto alle spalle di Bottas. Dietro a Seb è arrivato Ricciardo in maniera scoppiettante, nel vero senso della parola, perché il motore della sua Red Bull è esploso proprio nel momento in cui l’australiano ha passato il traguardo finale, un evento che sicuramente meritava di essere menzionato. Nonostante il podio sia stato occupato per due terzi dalle Mercedes, e qualche errorino di troppo da parte di Vettel, la Ferrari ha dimostrato di aver fatto alcuni passi in avanti e di poter dare ancora del filo da torcere alle frecce d’argento, ma c’è da lavorare parecchio se veramente si vuole puntare al titolo finale; per ora Hamilton può continuare a dormire sonni tranquilli dall’alto del suo primo posto, considerando anche che al secondo non c’è più Vettel ma Rosberg, ce la farà la Ferrari a rendersi protagonista o sarà di nuovo tra le Mercedes la lotta per il mondiale?