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Formula E, scommettiamo sul futuro.

 

 

 

 

 

 

 

 

di Filippo Gherardi

 

Vi avrei potuto parlare di un mondiale di Formula 1 riaperto dopo il doppio sigillo Mercedes tra Spielberg e Silverstone. Di un Gp di Brno, il prossimo 6 agosto, che si avvicina per i centauri della Moto Gp e che rischia di rappresentare uno spartiacque cruciale per le sorti di una delle stagioni più incerte ed equilibrate degli ultimi anni. Magari si poteva accennare, in queste stesse righe, ad uno Scandola che domina (anche) la seconda tappa su terra a San Marino del CIR 2017, con Andreucci e la Peugeot a gestire e limitare i danni in vista delle ultime due gare a Roma e Verona che il prossimo autunno potrebbero consegnargli il decimo titolo nazionale. Si poteva di parlare di tutto questo, ed invece scelgo di aprire l’ennesima finestra su una categoria che, da qui a breve, rischia di diventare il nuovo orizzonte sportivo e comunicativo del mondo dei motori: la Formula E. Ne abbiamo parlato a più riprese nel corso del nostro consueto format televisivo del giovedì, Professione Motori-Motorsport, la categoria che pone una contro l’altra monoposto cento per cento elettriche rappresenta un vero e proprio passo in avanti, esaltando al massimo nuovi orizzonti della tecnologia ma senza trascurare spettacolo ed agonismo. D’altronde, una prerogativa della Formula E è quella di correre al centro di alcune delle città più belle del mondo,da Parigi a Berlino, da Marrakesh a Buenos Aires fino all’ultimo week end in ordine di tempo trascorso a New York, giusto per citarne alcune e in attesa di vedere aggiunta, a partire dalla stagione 2018, anche la tappa di Roma. Il tutto, con tribune gremite di pubblico e vetture che viaggiano in assoluto silenzio e zero impatto ambientale. Renault per ora la fa da autentica padrona, lo sapete, anche se l’assenza di Sebastien Buemi proprio all’ultima tappa newyorkese ha riaperto la rincorsa al titolo mondiale a vantaggio di Lucas di Grassi e la sua Audi tornati ad appena dieci punti di ritardo in classifica. Si deciderà tutto nell’ultima doppia gara di Montreal nel week end del 29 e 30 luglio, con il marchio francese e il pilota elvetico a caccia rispettivamente del terzo (su tre anni) titolo costruttori e del secondo tra i piloti. Non è solo il marchio della Losanga, comunque, ad investire sempre più pesantemente sulla Formula E. Detto di Audi, l’ultima gara di New York ha finalmente consacrato il lavoro del team DS Virgin Racing che con Sam Bird ha portato a casa una prima storica doppietta. Qualche mese prima, a Berlino, vittoria e titoli da copertina erano toccati a Mahindra con lo svedese Felix Rosenqvist. Senza tralasciare i primi approcci da parte di Jaguar e degli americani del team Penske che tra IndyCar e Nascar hanno creato, negli anni, un impero di successi e marketing. In attesa, naturalmente, che se ne aggiungano altri, la Formula E punta dritta la sua bussola verso un futuro stimolante e tutto da scoprire. E noi, scommetteteci, saremo qui a raccontarvelo.

Malaysia Formula One Grand Pix

Red Bull regine di Sepang

 

 

 

 

 

 

 

di Maurizio Elviretti

 

Nel sedicesimo appuntamento del Mondiale di Formula 1, festeggiano le Red Bull, protagoniste di una bella doppietta al termine di una gara interessante e con diversi colpi di scena. Sul gradino più alto del podio di Sepang si piazza Daniel Ricciardo che prima non lascia passare il proprio compagno Max Verstappen e poi, dopo il ritiro di Hamilton, si piazza abilmente in testa restandoci fino alla conclusione. E’ la quarta vittoria in carriera per il pilota australiano, prima in questo campionato. Verstappen è il solito grintoso guerriero ma questa volta è lui a dare del pazzo a un collega, per l’esattezza Sebastian Vettel, dopo il tentativo di sorpasso alla prima curva. Un’altra giornata non sicuramente positiva in casa Ferrari visto che il contatto con la Mercedes di Rosberg è causa della rottura della sospensione e quindi del conseguente ritiro. Kimi Raikkonen tira al massimo, fa tutto quello che in questa gara poteva fare ma alla fine non va oltre la quarta posizione. Quinto posto per il finlandese della Williams Valtteri Bottas, seguito dalla Force India del messicano Sergio Perez. Ottimo settimo posto per Fernando Alonso con la McLaren, partito dall’ultima posizione per via della penalità. A punti anche Hulkenberg (Force India), Button (McLaren), Palmer (Renault), al primo punto in carriera in Formula 1. La cronaca della gara comincia con un colpo di scena: Vettel prova a infilare in frenata sulla destra la Red Bull di Max Verstappen e poi non riesce ad evitare il contatto con la Mercedes di Nico Rosber rompendo la sospensione. “Vettel e’ un pazzo” grida Verstappen via radio. Rosberg si ritrova in diciassettesima posizione. Hamilton, Ricciardo, Verstappen e Raikkonen occupano i primi quattro posti. All’ottavo giro va lungo Grosjean e finisce nella ghiaia, anche la sua gara finisce qui. Virtual Safety car, la seconda dopo quella dell’incidente inziale, e Rosberg, così come diversi altri colleghi, ne approfitta per effettuare il pit-stop. Raikkonen risale in terza posizione e rientra ai box al 21esimo passaggio. Al 23esimo giro dopo la girandola dei cambi gomme in testa c’è Verstappen seguito da Hamilton, Ricciardo, Raikkonen, Rosberg e Bottas. Al 27esimo giro si riferma l’olandese della Red Bull che rientra in terza posizione. Al 33esimo e 34esimo giro altro cambio per Rosberg e Raikkonen. Intanto il pilota della Mercedes continua la sua splendida rimonta e al 39esimo giro con un grande sorpasso si prende la quarta posizione di Raikkonen. Lotta in casa Red Bull con Ricciardo che non ha nessuna intenzione di lasciar passare il compagno Verstappen. La svolta clamorosa della gara al 41esimo giro quando il motore della Mercedes di Lewis Hamilton va in fiamme e al campione del mondo che grida la sua rabbia via radio, non resta che posteggiare la sua monoposto. Intanto Rosberg, per il sorpasso su Raikkonen, subisce dieci secondi di penalità che comunque non basteranno al ferrarista per conquistare il podio. Daniel Ricciardo è il primo a passare sotto la bandiera a scacchi, seguito dal compagno di squadra Verstappen. “È una grande vittoria – commenta il pilota della Red Bull all’arrivo – è stata una gara di sfide, perché Lewis è andato in testa ma poi ha avuto quel problema. Non sono uno di quelli che crede nel karma ma è andata nel modo opposto a Montecarlo, e oggi mi prendo volentieri quello che è successo. Nessun rancore con Hamilton ma oggi la vittoria è mia. Sono stati due anni pieni di emozioni da quando avevo vinto l’ultima volta, ci siamo arrivati vicino molte volte – ricorda Ricciardo – Abbiamo detto due gare fa che una l’avremmo vinta quest’anno e finalmente ci siamo riusciti. Devo ringraziare la Red Bull e tutti quelli che mi hanno sostenuto su questo percorso. Suzuka? Credo che adesso penseremo a farci qualche altro whisky per festeggiare, poi una bella dormita e domani pensiamo al volo verso Tokyo, ma una giornata di riposo la devo prendere”. Felice anche Verstappen: “Ho spinto al massimo per recuperare terreno dopo quanto accaduto all’inizio. Credo sia stato chiaro quanto accaduto con Vettel, ha frenato tardi. Duello con Ricciardo? È stato bello il rispetto che abbiamo avuto l’uno con l’altro senza toccarci, lui si è difeso ma è così che si fa in gara. È bello per il team, abbiamo messo a segno punti importanti per il mondiale costruttori”. Ben più amaro, invece, il commento di Lewis Hamilton, ritiratosi mentre era al comando, che ha perso punti preziosi per la lotta al Mondiale: “Provo dolore – afferma il britannico della Mercedes – abbiamo lavorato tantissimo in questo week-end, ma alla fine è esploso il motore, proprio il mio con i tanti motori Mercedes in pista. Non avevo avuto avvisaglie, stavo andando benissimo fino a quel momento. È difficile, non c’è nulla che possa fare, tenere la testa giù e continuare a fare quello che avevo fatto anche in questo week-end”.

GP SPAGNA F1/2016

F1 Gp Barcellona: Verstappen riscrive la storia

 

di Federico Gianandrea de Angelis

 

A Barcellona doveva essere una gara tutta Mercedes, con Hamilton in pole e Rosberg accanto a lui nella prima fila, invece tutto lo champagne lo ha bevuto un ragazzino olandese che correva su una macchina non sua: si chiama Max Verstappen, ed è il più giovane pilota ad aver vinto un Gran Premio di Formula 1. Il fato ha voluto che Daniel Kvyat fosse troppo agitato e per calmarlo Chris Horner e co. hanno pensato che sarebbe stato meglio farlo ricominciare dalla Toro Rosso, promuovendo così Verstappen con un posto in RedBull, poi l’olandese ci ha messo del suo ringraziando la scuderia con una storica vittoria. Già in qualifica aveva fatto vedere di che pasta era fatto dando spettacolo e ottenendo la quarta posizione in una griglia dove le prime tre file sono state egualmente divise per scuderie: Mercedes, Rebull e poi le insoddisfatte Ferrari che, dopo le dichiarazioni di Marchionne prima del week end, avrebbero dovuto fare molto meglio. Già dal sabato, quindi, tutto faceva supporre alla solita e monotona gara con le Frecce d’Argento in fuga e gli altri a contendersi il gradino più basso del podio. Effettivamente a semafori spenti tutto si è svolto secondo copione, se non fosse che la voglia di riscatto di Hamilton e l’ambiziosa ricerca di pokerissimo di Rosberg siano terminate col mandare in fumo tutti i piani della scuderia tedesca: Lewis parte leggermente più lento del compagno e subito allora prova ad infilare Nico che lo chiude all’ultimo, le monoposto si scontrano e finiscono nella ghiaia. Risultato? Safety car, zero punti per Hamilton, zero punti per Rosberg, zero punti per Mercedes. Gli altri ovviamente non possono che ringraziare dando così vita ad una corsa spagnola ricca di sorpassi e colpi di scena: bene per gli spettatori ma forse non un buon segno per i team, perché questo per loro va quasi a significare che solo senza Mercedes è possibile vincere. Fatto sta che poco prima dell’entrata della safety car Ricciardo e Verstappen riescono a difendersi dagli attacchi di Vettel e Raikkonen mantenendo la posizione, con Sainz  che si infila tra i due team litiganti sfruttando l’indecisione causata dall’incidente. Dopo tre giri con la vettura di sicurezza tutto riparte regolarmente e le Ferrari non ci mettono molto per divorarsi la Toro Rosso di Sainz, Ricciardo rientra ai box e Verstappen diventa così il più giovane in assoluto ad essere in testa in una gara. Al giro dopo però rientra così come lo fanno le monoposto di Maranello e la graduatoria torna ad essere quella vista in precedenza, mentre dietro a loro quattro anche Bottas sorpassa Sainz; in seguito a diverse strategie, tra gomme morbide e dure, Verstappen si ritrova al comando al giro 44 seguito da Kimi Raikkonen in quella che diventa una sfida generazionale. Qualche metro più in là si accende anche la lotta tra Vettel e Ricciardo, l’australiano prova a passare più volte ma non trova mai lo spazio fino a quando la sua gomma non si fora costringendolo ad un’ultima sosta che per sua fortuna non gli strappa la quarta posizione finale. Il giovane Max invece guida come se fosse il grande Schumi e non cede un millimetro, tagliando il traguardo con una penna in mano pronto a scrivere la storia: è il primo olandese a trionfare in un Gran Premio ed il più giovane di tutti i tempi con i suoi 18 anni, 7 mesi e 15 giorni, annientando il primato conquistato da Vettel nel 2008 in Italia. Nonostante la “retrocessione”, Kvyat riesce comunque a togliersi un sassolino dalla scarpa facendo segnare il giro più veloce ma chiudendo appena decimo. Rosberg rimane così fermo a quota 100 punti nella classifica del Mondiale mentre l’umore del campione in carica Hamilton si incupisce ancor di più con il sorpasso di Raikkonen, ora secondo a 61. Si accorcia anche la classifica costruttori con la Ferrari che si porta a – 48 sfruttando l’errore della Mercedes che aveva vinto tutte le ultime dieci gare. Non una grande soddisfazione però per le Rosse che, utilizzando le parole di Arrivabene, hanno sprecato una grande occasione per dare fastidio alle Mercedes, ma sempre secondo il team principal dei margini di miglioramento ci sono stati, il problema è che gli avversari non rimarranno a guardare. I commissari di gara hanno osservato attentamente le immagini dell’incidente Rosberg-Hamilton decidendo che nessuno dei due partirà con penalizzazioni sul circuito di Montecarlo il prossimo 29 maggio, lì dove le Frecce d’Argento proveranno a ristabilire le gerarchie, dove le Rosse tenteranno nuovamente di centrare la prima vittoria stagionale, e dove ci sarà un avversario in più e una sorpresa di meno: Max Verstappen.

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GP Russia: Rosberg e un poker da 100 e lode

 

 

 

 

 

di Federico Gianandrea de Angelis

 

Quattro assi che valgono l’en plein, Rosberg non manca il bersaglio e va a trionfare anche nella terra degli Zar rimanendo a punteggio pieno in questo campionato mondiale che parla sempre più la lingua tedesca. Dietro di lui si rivede Hamilton, un secondo posto che per l’inglese sembra esclusivamente una sconfitta, e a seguire Raikkonen che conquista l’ennesimo podio per la Ferrari, niente più di una magra consolazione. Dopo aver raggiunto con la ventiquattresima pole position Niki Lauda nella speciale classifica delle partenze in testa, Rosberg ha ancora una volta affossato la gara levando ogni speranza agli avversari e conducendo un Gran Premio in solitaria, ma non per questo possiamo dire che la corsa di Sochi sia stata monotona, anzi, le emozioni ci sono state fin dallo spegnimento dei semafori. Già dalle qualifiche Nico fa capire che avrebbe fatto il vuoto dietro di sé conquistando la prima posizione con un vantaggio di oltre 7 decimi sul secondo classificato che teoricamente sarebbe Vettel, ma la sostituzione del cambio compiuta sulla rossa di quest’ultimo durante le prove libere di venerdì porta la pratica a fargli scontare una penalizzazione di cinque posizioni. Guai anche, e di nuovo, per Lewis Hamilton, il quale dopo aver fatto segnare il secondo miglior tempo nella Q2 non può partecipare alla Q3 per un problema tecnico che lo obbliga a fermarsi nei box e quindi a partire in decima posizione. Alle 14:00 di domenica, la griglia del Gran Premio di Sochi vede la prima fila completarsi con la Williams di Bottas, seguiti nell’ordine da Raikkonen, Massa, Ricciardo, Perez, Vettel e Kvyat. L’attenzione si concentra tutta sugli ultimi due, ma non per la litigata causata dall’incidente in Cina, bensì per un nuovo capitolo fatto di scintille: nell’immediato traffico iniziale il russo dà una leggera toccata al tedesco, poche curve dopo fa la frittata vera e propria tamponandolo e mandandolo definitivamente fuori. Per Kvyat una penalizzazione di dieci secondi ai box, per Vettel una sfuriata durante il team radio che nessuno si sarebbe aspettato dal pacato teutonico, per tutti gli altri safety car. Molti ne hanno approfittato per rientrare ai box e fare un cambio nella strategia, forse troppo azzardata la scelta delle gomme medie per la RedBull, visto che i tempi delle energy car risulteranno grandemente penalizzati durante il resto della corsa. Quando si riparte a pieno regime, la battaglia tutta in finlandese tra Bottas e Raikkonen, a cui presto prende parte anche Hamilton, favorisce la fuga di Rosberg. Il campione del mondo in carica ci mette poco a sbarazzasi della rossa mentre ha bisogno di qualche giro in più per passare anche Bottas posizionandosi così alle spalle del compagno di squadra, ma ormai il distacco tra le due Mercedes è di 10 secondi e c’è poco da fare. Al trentesimo giro si accende una bella lotta a quattro per l’ottavo posto tra Ricciardo, Magnussen, Groesjan e Sainz che termina con l’esclusione dalla zona punti per la Red Bull e la Toro Rosso, sorpassate anche dalla Mclaren di Button a soli quattro giri dal termine. Dopo quello singolo conquistato dalla “riserva” VanDoorne, arrivano così i primi punti per i due piloti ufficiali McLaren: uno per Button come visto prima, e addirittura otto per Alonso grazie al sesto posto finale, forse la sua migliore gara da quando è arrivato in scuderia. Tra lo spagnolo ed il podio, che come annunciato è stato occupato da Rosberg, Hamilton e Raikkonen, si piazzano le due Williams di Bottas e Massa che ancora una volta si dimostrano competitive ma di certo non al pari di Mercedes e Ferrari. Prima di completare il suo trionfo però, Rosberg ha voluto lanciare un segnale forte tutti facendo il giro più veloce proprio all’ultima tornata, anche se i festeggiamenti al momento dell’uscita della sua monoposto sono stati quasi nulli: per lui vincere è ormai un’abitudine ed è un fastidio che Hamilton non riesce a sopportare. Servono a poco le scuse via telefono di Kvyat verso colui che ormai è il suo bersaglio preferito, le speranze di Vettel di riagganciarlo sono quasi nulle, forse rimangono ancora accese quelle di Hamilton ma, a memoria, tutti coloro che hanno vinto le prime quattro sono poi stati incoronati campioni del mondo. Ora si andrà in Spagna, magari è presto per dirlo perché effettivamente siamo ancora all’inizio della stagione, però tutto fa presupporre che anche le prossime diciassette gare, come l’anno scorso, saranno dominate dalla Mercedes, stavolta a parti invertite ma sempre nella stessa noia di un Campionato a senso unico.

Foto Formula 1 1

F1, Gp Cina: Rosberg fa tripletta

 

di Federico Gianandrea de Angelis

 

Se fosse stata una partita di calcio, Rosberg avrebbe potuto portare il pallone a casa, invece parliamo del Mondiale di Formula 1 ed il tedesco con la sua vittoria sul tracciato cinese di Shangai, la terza consecutiva, torna in patria “solamente” con 25 punti che, sommati ai precedenti, diventano 75, praticamente il doppio del compagno di squadra e campione in carica Lewis Hamilton, fermo a quota 39. Nico prende ampiamente le distanze dagli inseguitori nella classifica piloti ma soprattutto fa il vuoto dietro di sé sulla pista asiatica nonostante una partenza non eccezionale e l’iniziale ostacolo di Ricciardo , fermato a sua volta da una foratura, con le Ferrari che invece di contrastarlo lo aiutano quasi eliminandosi a vicenda. Ma andiamo per gradi. Il week end si è aperto con un passo indietro: le qualifiche, dopo le tante proteste, sono tornate al vecchio formato per la gioia di piloti e spettatori; Rosberg conferma subito il suo ottimo stato di forma conquistando la pole position davanti ad un entusiasmante e carico Ricciardo; Hamilton già aveva ricevuto una penalizzazione per aver sostituito il cambio e, durante le prove, il motore lo abbandona del tutto obbligando l’inglese a partire dietro a tutti. Ne approfittano solo parzialmente le Ferrari che conquistano la seconda fila ma, nel momento in cui si spengono i semafori per dar inizio alla corsa, nessuno riesce ad avere lo sprint decisivo al di fuori delle RedBull. Ricciardo conquista la testa mentre Kvayt si infila di prepotenza all’interno di Vettel ed il tedesco va a sbattere contro l’altra rossa di Raikkonen causando danni ad entrambe le monoposto. Ricciardo buca già al secondo giro e Nico non si fa pregare, conquista la testa ed inizia a fare una gara a parte che si concluderà con un comodo e facile trionfo. Dietro al tedesco però ci si diverte, la pista favorisce i sorpassi e lo dimostra Vettel: rientrato ai box per cambiare il musetto torna in pista quindicesimo ma nel tempo di pochi giri fa degli altri un sol boccone e divora, nell’ordine, Ericsson, Hulkenberg, Haryanto, Sainz, Palmer, Button, Bottas, Gutierrez, Wehrlein, Perez ed infine Alonso tornando in terza piazza. Rimane solo Kvyat davanti a lui (Rosberg è irraggiungibile), i due rientrano per il cambio gomme nello stesso momento ma la strategia prevede che il ferrarista monti delle nuove soft mentre il russo sceglie le medie: la differenza si vede e in pochi giri Vettel digerisce anche il giovane classe ’94 guadagnando la seconda posizione. Nel frattempo, dietro, le varie soste fanno salire e riscendere gli attesi Hamilton e Raikkonen fino a quando l’inglese non riesce a stabilizzarsi al quinto posto, oro considerando la partenza da ultimo, ma proprio in quel momento, intorno al giro 40, inizia una vera e propria bagarre che coinvolge, oltre ai due appena citati, anche Massa e soprattutto Ricciardo. L’australiano li infila uno dopo l’altro con sorpassi che suscitano gli scroscianti applausi delle tribune cinesi, poi Massa e Hamilton si vedono superare anche da Raikkonen con l’inglese campione del mondo che attacca la Williams del brasiliano senza però ottenere risultati e chiudendo così con un deludente settimo posto. Al termine dei 56 giri è festa grande per Rosberg, padrone incontrastato del GP di Shangai e del mondiale, mentre Vettel ha qualcosa da dire al giovane Kvyat riguardo l’incidente della partenza: ”Mi sei venuto addosso, sei arrivato come un razzo, c’era anche una macchina a sinistra”, ma lo sfacciato russo era troppo contento del suo secondo podio in carriera per sentire i rimproveri del quattro volte campione iridato: ”Dai piantala dimentica, siamo entrambi sul podio” è stata la risposta. Nico va veloce come il vento, è vero, ma tra Ferrari che si autoannientano e i capricci della Mercedes di Hamilton non si può dire che la Fortuna non stia dando una mano al tedesco; la Red Bull ha dimostrato di trovarsi a suo completo agio su questa pista, il telaio e l’aerodinamica erano i più adatti al tracciato, ed attualmente è Ricciardo ad occupare la terza posizione in classifica generale (36 punti) ma pensare che l’australiano possa essere l’antagonista dell’anno è pura utopia. Hamilton ha ormai terminato i jolly e non può commettere più errori se vuole riagguantare il compagno, e dall’altra parte la Scuderia di Maranello sta dimostrando di aver creato delle vetture competitive: adesso sarà compito quasi esclusivo dei due piloti spingerle davanti alle Frecce d’Argento. Nella testa di Rosberg il pensiero del primo titolo mondiale non si presenta più solamente sotto forma di sogno ma c’è ancora molto tempo prima che possa diventare realtà, ora il tedesco dovrà trovare il quarto asso per calare il poker durante la prossima tappa, il 1 maggio, a Sochi.

Foto F1 1

F1, GP Bahrain: è ancora Rosberg il più veloce di tutti

 

di Federico Gianandrea de Angelis

 

Dopo le prime due settimane di pausa la Formula 1 è tornata in pista questo week end per correre la seconda tappa del Mondiale 2016 sul circuito Sakhir della città di Manama, capitale del Bahrain. Così come era successo a Melbourne è ancora Rosberg a dominare la gara, ma stavolta non c’è stato bisogno né di aiuti involontari (la bandiera rossa) né di particolari strategie: il tedesco è partito bene e ha concluso meglio inanellando la seconda vittoria consecutiva mantenendo così il primo posto in classifica generale. Nonostante la pole position e il record della pista fatto segnare durante le qualifiche, rimaste nel nuovo formato, non ha brillato il campione del mondo Hamilton autore di una partenza a rilento e ostacolato, anzi preso in pieno, da Bottas già alla curva 1. I danni alla vettura non sono stati poi così consistenti e l’inglese è comunque riuscito a salire sul gradino più basso del podio; una sconfitta per uno come Lewis che non ha voluto nemmeno dare la mano al compagno di squadra vincitore, tanto grande era la delusione. Tra le due Mercedes è riuscita ad infilarsi una Ferrari, ma non quella del tanto atteso quanto sfortunato Vettel: la sua rossa lo ha abbandonato nel giro di riscaldamento per un problema al motore costringendolo a fare solamente da spettatore durante la notturna gara araba. Come l’anno scorso, è stata perciò la monoposto di Raikkonen a fare da divisorio tra le due frecce argentate: la partenza non è stata delle migliori ma il finlandese è riuscito comunque a recuperare velocemente le posizioni perse piazzandosi al secondo posto fino al termine senza però mai impensierire realmente Rosberg. Per cercare le vere sorprese all’interno della desertica corsa bisogna guardare più dietro, e non parliamo del quarto posto di Ricciardo che dopo aver danneggiato l’anteriore al via è riuscito comunque a sfiorare il podio, ma del quinto piazzamento di Grosjean con il team Haas: se qualcuno in Australia aveva parlato di un “favoreggiamento” da parte dell’ingresso della Safety Car ora non ha più nulla a cui attaccarsi e deve arrendersi al fatto di vedere un team nuovo che allo stesso tempo riesce ad essere competitivo. Altro spettatore di lusso è stato Alonso, avrebbe voluto correre ma i medici glielo hanno giustamente impedito, e al suo posto ha corso un ragazzino che in molti conoscevano già: Stoffel Vandoorne, campione del mondo della passata stagione nel GP2, 24 anni appena compiuti. Pochi davano fiducia al piccolo belga ma il fato ha voluto che fosse proprio lui, alla prima esperienza in Formula 1, a portare in casa McLaren-Honda i primi punti in due stagioni. In realtà bisogna parlare al singolare perché il punto è stato uno solamente, quello del decimo posto, ma va sottolineato il paradosso di un team che dopo aver ingaggiato due piloti campioni del mondo (Alonso e Button) ottiene la sua prima soddisfazione grazie ad un debuttante assoluto. Tornando in zona Rossa, la schiettezza di Arrivabene ha come sempre avuto il sopravvento: “Rammarico per Vettel? Le gare si vincono senza problemi”. Poche parole e niente più, nessun commento positivo nei confronti di Raikkonen, il team manager Ferrari vuole sempre e solo il massimo, non lo ha avuto nelle prime due gare e lo pretende in maniera assoluta nelle prossime, già a partire dal Gran Premio di Shangai che si correrà domenica 17 aprile. Ed è sempre lì che cercherà la sua prima vittoria stagionale Hamilton, distante già 17 punti dal compagno tedesco: non un abisso, è vero, ma dopo solo due tappe un vantaggio consistente che lo sta facendo bollire di rabbia e potrebbe presto portare ad una pesante rottura tra i due. Hanno altro a cui pensare invece dalle parti di Maranello, ora la classifica generale vede al terzo posto Ricciardo e Raikkonen subito dietro, a pari punti con Grosjean e a più tre su Vettel: possiamo dire che la Rossa ha già giocato i suoi jolly e non c’è più spazio per errori se veramente si vuole tornare grandi. E mentre loro cercheranno la retta via, sicuramente si parlerà ancora di qualifiche: in molti volevano tornare al vecchio formato ma il non raggiungimento dell’unanimità tra i piloti non lo ha permesso e come in Australia anche in Bahrain abbiamo assistito ad una poco spettacolare e complicata mini-gara, se così possiamo definirla, per conquistare le prime posizioni in griglia di partenza. Tra meccanici, piloti, e Commissione, ognuno avrà ancora il suo bel da fare per rendere questa stagione più appassionante della precedente e nel frattempo noi, da spettatori, rimarremo in attesa sperando che non siano solo i fuochi d’artificio ad illuminare curve e rettilinei dei prossimi circuiti.

formula 1 podio

F1, GP di Australia: niente di nuovo, è ancora Mercedes

 

 

 

 

 

 

 

di Federico Gianandrea de Angelis

 

Finalmente si riaccendono i motori, la Formula1 parte più veloce che mai con il Mondiale 2016: l’ingresso di una nuova scuderia, l’aggiunta di due gare ed un inedito regolamento per le qualifiche. Le danze si sono aperte come di consueto sul circuito di Albert Park a Melbourne, in Australia, dopo varie indecisioni si è scelto di iniziare con il nuovo sistema di definizione della griglia di partenza, il quale prevede un’eliminazione graduale dei piloti nel corso delle tre fasi per fare in modo che negli ultimi 5 minuti rimangano solamente in due a contendersi l’ambiziosa pole position. Le discusse modifiche volute da Ecclestone e Co. non hanno di certo entusiasmato creando più che altro confusione, e in finale non hanno nemmeno reso più accesa la sfida perché, sulla scia della scorsa stagione, sono state le solite Mercedes a dominare le qualifiche: Hamilton ha fatto segnare un tempo mostruoso guadagnando la pole position, Rosberg subito dietro per l’altro posto in prima fila e poi le Ferrari, di nuovo dietro, di Vettel e Raikkonen. Per le Rosse deve essere la stagione del riscatto, da quando c’è Arrivabene le cose vanno sicuramente meglio ma adesso è tempo di ottenere risultati ed una seconda fila non è niente più che un buon auspicio. Tuttavia, tanto Vettel quanto Raikkonen fanno un’ottima partenza e divorano in un sol boccone le tedesche che si ostacolano a vicenda: l’impacciato inizio di Rosberg rallenta Hamilton e il campione del mondo dopo le prime curve si ritrova in sesta posizione, superato da Verstappen e da Massa. Le monoposto di Maranello ne approfittano per creare un piccolo vuoto nei primi giri, al dodicesimo Rosberg già rientra per montare gomme soft, Vettel risponde poco dopo per utilizzare un secondo treno di supersoft; Hamilton invece, che intanto ha superato Massa, cambia strategia e al giro sedici passa per i box per montare gomme medie con le quali arrivare fino in fondo. Subito dopo accade l’evento che rovina i piani di tutti e crea soprattutto tanto spavento: Alonso tampona la Haas (scuderia new-entry) guidata da Gutierrez e prende il volo, fa qualche giravolta in aria e riatterra, fortunatamente per il pilota nessuna conseguenza. Ovviamente la direzione di gara è costretta ad esporre la bandiera rossa, tutti i piloti si fermano in corsia box e la pista viene liberata dalle due vetture incindentate. Il Gran Premio riparte dopo 20 minuti ma dietro la Safety Car tutto il vantaggio di Vettel risulta annullato. Come se non bastasse, al giro 23 la F16-H di Raikkonen si infiamma nel vero senso della parola e il finlandese deve correre ai box dove un commissario spegne l’incendio e nello stesso tempo le speranze del ferrarista di proseguire la gara. Vettel, sempre tallonato da Rosberg, prosegue la battaglia per mantenere la testa ma una strategia rischiosa e degli errori da parte dei meccanici compromettono la sua corsa: lo scopo è quello di utilizzare gomme ancora soft per contrastare le Mercedes obbligate a terminare la gara con le medie, per montare l’anteriore sinistra però ci si mette troppo e Vettel rientra in pista dopo la sosta con un ampio gap. La rabbia del tedesco si trasforma in traiettorie precise che gli permettono di recuperare 15 secondi e trovarsi attaccato alla coda di Hamilton, la troppa foga gli fa invece sbagliare una frenata decisiva mandandolo sull’erba e di conseguenza nuovamente lontano dall’inglese campione del mondo. Al termine della gara Vettel riesce comunque a salire sul gradino più basso del podio preceduto da Rosberg ed Hamilton, una scena già vista e che a Maranello non avrebbero voluto rivivere. E’ però un buon punto di partenza per la Ferrari: sia al via che durante la maggior parte della gara (se non fosse stato per Alonso) ha dimostrato di avere un buon ritmo e di poter dare più filo da torcere alla Mercedes rispetto alla precedente stagione, servirebbe forse maggiore attenzione da parte dei meccanici. Per quanto riguarda gli altri, in quarta posizione ha chiuso Ricciardo e in quinta Massa, ma la vera sorpresa è il sesto posto di Grosjean del team Haas, alla prima partecipazione in un Mondiale e subito a punti. Tirando le somme, non è cambiato nulla rispetto al 2015 ma siamo solamente alla prima tappa, la seconda gara si svolgerà in Bahrein, il prossimo 3 aprile, e le qualifiche torneranno al vecchio formato per decisione degli stessi piloti rimasti insoddisfatti dalla nuova formula. La corsa australiana fa pensare che questo Mondiale sarà più combattuto e avvincente, ma solo le prossime gare ce ne potranno dare conferma.

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Presentata la nuova Ferrari

 

 

 

 

 

 

di Maurizio Elviretti

 

E’ in corso proprio in questi minuti a Maranello la presentazione ufficiale della nuova Ferrari. La nuova monoposto del Cavallino, battezzata SF16-H, sarà l’auto che sfiderà la Mercedes nel prossimo campionato di Formula 1, che aprirà i battenti il prossimo 20 marzo con il Gran Premio d’Australia. Già da lunedì prossimo però, vedremo la nuova rossa in pista, precisamente al Montmelò per i primi test ufficiali.

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F1, GP di Monza: bene la Ferrari ma l’inno finale è sempre quello inglese

 

di Federico Gianandrea de Angelis

 

Dopo lo sfortunato e tanto polemizzato episodio di Spa costato a Vettel il ritiro a meno di un giro dalla fine, il tedesco e la Ferrari tutta si riscattano con il secondo posto di Monza, sulla pista di casa davanti al proprio pubblico, ma ancora una volta il gradino più alto del podio se lo prende il solito Lewis Hamilton. Il campione del mondo in carica accelera non solo sulla pista ma anche in classifica piloti, allontanando il compagno di squadra Rosberg ritiratosi tra le fiamme del suo motore a tre giri dal termine, e a meno di un secondo da Vettel; ora il distacco tra le due frecce d’argento si allunga fino a 53 punti, ovviamente con Hamilton primo a 253 e Rosberg dietro a 199, mentre si rifà sotto Seba, sempre terzo ma a quota 177. Mentre le monoposto sfilavano ad alta velocità tra la Variante del Rettifilo e la Curva Parabolica, la Pirelli portava a conclusione le indagini riguardanti lo scoppio degli pneumatici del Belgio affibbiando la colpa ad una pista non pulita sufficientemente bene. L’arrabbiatissimo Vettel sembra esser rimasto soddisfatto dal lavoro e dall’indagine svolta dai fornitori di gomme della Formula 1: non escludiamo che dietro la sua teutonica calma ci sia un piccolo braciere ancora acceso, ma almeno per ora la polemica è stata definitivamente archiviata. A proposito di discussioni, in questa 86° edizione del GP d’Italia va di certo segnalata la presenza in tribuna del Premier Renzi, spinta dalle parole dell’avido Ecclestone che alla vigilia della gara ha addirittura ipotizzato un’esclusione della storica pista di Monza dal calendario del 2017. Bernie vuole 25 milioni e per ora ce ne sono solamente 15, ma il Capo del Governo, in coro con il presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni, ha assicurato che al 99% Monza rimarrà nei calendari della Formula 1, d’altra parte è impensabile un futuro senza il circuito più veloce di tutti. Detto ciò, torniamo alla gara che si è corsa nell’ultimo week-end. Come abbiamo visto, ha trionfato ancora Hamilton, ma ci sono stati degli ottimi segnali di ripresa e di riscatto da parte della Ferrari già durante le giornate di prove. Se nel venerdì solo Vettel era riuscito a star dietro alle tedesche con un terzo tempo, durante le qualifiche ufficiali è anche, e soprattutto, Raikkonen a dar lustro al cavallino con un ottimo secondo tempo, seguito dal terzo posto in griglia dell’altra rossa; dietro al quarto tempo di Rosberg, poi, una terza fila monopolizzata dalle Williams motorizzate Mercedes di Massa e Bottas. Quanto fatto di buono durante il sabato da Kimi viene però presto vanificato dalla sua partenza, anzi, dalla sua non partenza, visto che allo spegnimento del semaforo il finlandese è rimasto praticamente fermo facendosi sorpassare da tutti gli altri per dar vita ad un Gran Premio sotto il segno della rimonta. Al contrario, e come al solito, parte benissimo dalla sua pole Hamilton, tallonato da Vettel, dalle Williams e ancora da Rosberg, ma mentre in pochi giri Raikkonen recupera così tante posizioni da portarsi nono, Hamilton nello stesso periodo riesce già a dare sei secondi agli inseguitori. In un circuito in cui la strategia è tanto fondamentale quanto la velocità, quella della scuderia di Toto Wolff sembra essere la più efficace: Rosberg, primo dei “grandi” a passare per i box, rientra un giro prima rispetto a Massa e di conseguenza al successivo passaggio di traguardo si ritrova davanti al brasiliano. Leggermente diversa la tattica della Ferrari con un Raikkonen che nel frattempo ha portato a compimento la sua rimonta portandosi in terza piazza durante i pit stop degli avversari: lo scopo di Arrivabene e co. era quello di ritardare il rientro del finladese per rallentare Rosberg, ma la mossa non è bastata e Nico si è riportato subito in traiettoria di Seba. A questo punto della gara Hamilton se n’è andato, ha 20 secondi di vantaggio e mancano solamente 10 giri, la battaglia principale è quindi quella per il secondo posto tra Vettel e Rosberg. I tre secondi di distanza che ci sono tra i due si assottigliano sempre più, ma mentre Nico fa le ultime prove di sorpasso la sua monoposto si incendia nel senso letterale della parola e costringe il pilota a ritirarsi in un evidente stato di paura e preoccupazione. Nonostante l’incidente tecnico, il motore Mercedes ha dimostrato per l’ennesima volta di avere un qualcosa in più, considerato che il terzo posto lasciato da Rosberg è stato poi occupato dalla Williams di Massa seguito dal compagno Bottas, e solamente dopo, in quinta posizione, dalla seconda Ferrari di Raikkonen. Se la gara corsa da Vettel e il suo secondo posto sono comunque da apprezzare, lo hanno fatto in maniera calorosa e rumorosa tutti i tifosi del cavallino appostati sulle tribune del circuito, è sempre la Mercedes a dominare le piste non facendo quasi più notizia. Hamilton, complice l’uscita di Rosberg, ha messo a Monza una buona ipoteca su quella che potrebbe diventare la sua terza vittoria mondiale, ma non scordiamo che ci sono altre sette gare da correre: si ripartirà, sempre speranzosi con la Ferrari, il prossimo 20 settembre al buio della notte di Singapore.

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Ferrari: ecco la SF15-T

di Filippo Gherardi
Giornata di presentazione ufficiale (online) per la nuova SF15-T, la monoposto con cui la Ferrari disputerà il mondiale di Formula 1 2015 e della quale, per ora, era noto soltanto il nome. Domenica il debutto su pista con i test di Jerez, oggi, invece, la nuova Rossa era tutta per la curiosità di appassionati ed addetti ai lavori. Nuova macchina ma anche, e soprattutto, nuovi protagonisti, con l’ultima rivoluzione di Maranello che ha portato avvicendamenti praticamente in tutti i settori: dirigenziale (Marchionne nuovo presidente), gestionale (Maurizio Arrivabene nuovo team principal), tecnico (non ci sono più ne il progettista Nicholas Tombazis e ne il motorista Luca Marmorini) oltre che naturalmente sportivo (Vettel nuova prima guida in coppia con Raikkonen). Entrando più nel dettaglio della vettura, da un punto di vista cromatico rimane praticamente identica a quella dello scorso anno, se non fosse per il color nero che caratterizza la coda, ciò che cambia invece da un punto di vista strettamente stilistico è la forma del musetto, più schiacciato e più largo, oltre ad un telaio abbassato sempre nella parte anteriore, un retrotreno nel posteriore molto più compatto, condotti dei freni anteriori e posteriori rimodellati tanto quanto è stata rivista la cinematica delle sospensioni anteriori e posteriori per consentire un migliore utilizzo delle gomme Pirelli. Da casa Ferrari fanno sapere che per realizzare questa SF15-T sono state utilizzate cento diverse leghe metalliche e 300 aziende provenienti da ben 15 Paesi diversi, ma anche un totale di 1500 ore di tempo trascorse, meticolosamente, nella galleria del vento che abbinate a 250.000 ore di studio fanno di questa nuova monoposto un concentrato di tecnologia. Ora toccherà ai piloti in primis, ma anche all’intera formazione di meccanici, riuscire a tirarne fuori il massimo sin dalle prime uscite.