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F1 GP Monza: Hamilton va al sorpasso

 

 

 

 

 

 

 

 

Il preludio alla gara è stato più che deludente, delle qualifiche disastrose avevano inchiodato le rosse in terza fila per la gioia di Hamilton conquistatore dell’ennesima pole position stagionale ma, in fin dei conti, poteva andare molto peggio. Il terzo posto di Vettel pone in qualche modo rimedio al “pasticcio” iniziale, non basta però ad impedire ad Hamilton di metter le mani sulla testa del mondiale; un vantaggio ridicolo, è vero, perché 238 punti contro i 235 di Seb non sono nulla, ma dal punto di vista psicologico può significare veramente tanto. Partito dalla testa, Lewis non ha dovuto combattere più di tanto per mantenerla considerando la diretta “concorrenza” di Stroll e Ocon, scattati rispettivamente secondo e terzo grazie alla penalizzazione imposta alle due Red Bull di Verstappen (20 sec.) e Ricciardo (25 sec.) per la sostituzione di diverse componenti della power unit. Sono bastate poche curve a Bottas, quarto in griglia, per superare i due avversari che lo separavano dal compagno di squadra e mettersi in scia, mentre più impegnativa, ma non in termini eccessivi, è stata la rimonta di Vettel. Il tedesco ha dapprima sorpassato il compagno Raikkonen e dopo un paio di giri messo in riga anche Stroll, ingaggiando un duello non proprio accomodante con la veloce Force India di Ocon terminato all’ottavo giro con il definitivo sorpasso. Giunto in terza posizione, l’ostacolo successivo prendeva ovviamente il nome di Vallteri Bottas,  peccato che fosse lontano già tre secondi, un’eternità impensabile da colmare. Poco dopo, al sedicesimo giro, è stato Raikkonen ad aprire la danza dei pit stop perché incapace di sorpassare gli avversari che lo precedevano, mentre dietro di lui si faceva più nitido il rombo del motore di un Ricciardo autore, lui sì, di una strepitosa rimonta che gli ha permesso di risalire dalla sedicesima alla quarta posizione surclassando anche il finlandese. Non contento, l’australiano ha provato a fare un ultimo scherzetto anche all’altro Ferrarista: rallentato dall’usura delle gomme , Vettel è arrivato al traguardo sentendo sul proprio collo il fiato di Ricciardo, che recuperando un secondo a giro e facendo segnare più di un giro veloce nell’ultima frazione è quasi riuscito a compiere il miracolo di salire sul podio. Fortunatamente per Seb e per la Ferrari tutta, Ricciardo è un terrestre quasi comune e di poteri divini non ne ha, quindi niente miracolo e festeggiamenti moderati nel box rosso per il terzo posto. E’ stata certamente la vettura a mancare, dopo appena dieci giri le Mercedes hanno ridotto la potenza del motore del 10% sapendo di aver accumulato già un vantaggio sufficiente per portare a casa la doppietta, e lo stesso hanno fatto le monoposto di Maranello con la consapevolezza di non poter più raggiungere gli avversari. Ad ammettere la netta inferiorità è stato un infuriato Sergio Marchionne, che ha caldo ha dichiarato dopo la gara: “Non si poteva fare assolutamente nulla. Oggi è stato quasi imbarazzante vedere la differenza tra Mercedes e Ferrari. Qualcosa abbiamo sbagliato, questa non è la Ferrari. Bisogna raddoppiare l’impegno. Vogliamo togliere il sorriso dalla faccia di quelli là”. Non proprio dello stesso parere Vettel che al contrario, dopo un siparietto sul podio in cui si è trasformato in cameraman per riprendere lo straordinario bagno di folla rosso, ha voluto mostrare un ottimismo quasi sfacciato: “È stato divertente, non sono partito bene, ho pattinato un po’ e c’è voluto prima di fidarmi della macchina e recuperare posizioni. Poi abbiamo fatto un po’ di sorpassi, ma sono rimasto isolato, non avevamo il passo di quelli lì davanti. Vedere tutta questa gente mi dà speranza, so che abbiamo una macchina forte e avremo un grandissimo finale di stagione”. Non è facile, ma vogliamo unirci alla sua estrema positività in vista del Gran Premio di Singapore del 17 settembre, due settimane di tempo per lavorare sodo e ridurre un gap che è stato molto più ampio del previsto dal lato tecnico, possibilissimo da colmare invece in termini di punteggio. Al Marina Bay Street Circuit ci sarà un avversario in più da temere, Daniel Ricciardo con la sua Red Bull ha avuto una crescita esponenziale nel corso della stagione fino a qui vissuta e lo sgambetto non riuscito a Monza verrà ritentato in terra asiatica, un ulteriore problema da risolvere. L’attenzione in casa Ferrari deve crescere e mai diminuire, bisogna lavorare e soprattutto crederci, altrimenti è inutile proseguire. Allora crediamoci tutti, riponiamo fiducia nelle parole urlate in italiano sul palco proprio da Seb, facciamo sì che diventino un motto: “Lo so che arriviamo. Arriviamo! Grazie! Forza Ferrari!”

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Kubica: il ritorno del guerriero

 

di Filippo Gherardi

 

Nella settimana in cui le due più importanti competizioni a quattro ruote del motorsport internazionale segnano passaggi tutt’altro che interlocutori, sembra esserci una storia, un personaggio, che lega in maniera costruttiva ed indissolubile i due campionati. Mentre infatti la F1 torna da Budapest all’insegna di una Ferrari stellare e di un Sebastian Vettel che allunga il proprio margine mondiale sugli avversari, e nel frattempo che i protagonisti del WRC rincasano dall’insidiosa tappa finlandese con tanti nomi nuovi alla ribalta e l’insolita coppia Ogier-Neuville appaiata nella rincorsa iridata ad appena quattro gare dal termine, quasi a ridosso di entrambe Robert Kubica torna protagonista, in attesa di provare a tornare grande. Ad esattamente sei anni e mezzo dal terribile incidente al rally di Andora che gli è quasi costato la vita, lasciandogli in eredità i postumi di ben 18 interventi chirurgici di cui il suo braccio destro conserva i segni più evidenti, il pilota di Cracovia è tornato al volante di una monoposto di Formula 1, scacciando ulteriori fantasmi dalla sua mente ferita ma non per questo sconfitta. Era dal novembre 2010 che Robert non saliva su una Formula 1, ma grazie a Renault il tempo tra le curve e nei test dell’Hungaroring sembra non essere mai esistito. E a proposito di tempi, il polacco al volante della vettura francese ha stampato la bellezza di ben 142 giri, l’equivalente di quasi due gran premi, e facendo registrare il quarto tempo assoluto ad appena un secondo e mezzo da Sebastian Vettel, vale a dire da colui in sostanza che aveva dominato la tappa ungherese di F1 appena qualche giorno prima e come detto in apertura. “Ho fatto una cosa che ritenevo impensabile”, ha commentato Kubica una volta tolto il casco. Forse ancor più di quando nel 2013, a due anni dall’incidente che rischiò di fermarlo per sempre, si laureò campione WRC 2, quando qualcuno sosteneva che a malapena con quel braccio destro riuscisse a sollevare un bicchiere d’acqua. Ed invece, oggi come allora, Robert ha smentito tutti, ha sfidato il destino ed incassato la sua ricompensa. Che possa esserci un seguito ai test fatti con la Renault è ancora presto per dirlo, per ora ci limitiamo anche noi ad uno scontato, ma doveroso, “Bentornato”!

GP UNGHERIA F1/2017

F1, GP di Ungheria: in vacanza con la Rossa

 

 

 

 

 

 

 

 

 

di Federico Gianandrea de Angelis

 

L’imperativo era cancellare la brutta e sfortunata prestazione di Silverstone per rimettere i tedeschi a qualche punticino di distanza, l’unico mezzo per raggiungere l’obiettivo era la perfezione e perfezione è stata. Le Rosse di Maranello dominano in maniera assoluta il week end trascorso sull’Hungaroring scacciando i fantasmi del tracollo, nemmeno una sbavatura tra la conquista della prima fila e la doppietta finale, la seconda stagionale, tutto è andato  per il verso giusto, o quasi. E’ stata una vittoria schiacciante, sì, ma non senza difficoltà, perché più che con gli avversari stavolta Vettel ha dovuto combattere con la sua SF70H: lo sterzo della rossa n°5 ha iniziato a fare i capricci indurendosi progressivamente già dal venticinquesimo giro, il tedesco ha dovuto metterci parecchio del suo per domare quel “cavallino imbizzarito” che pendeva verso sinistra ma ci è riuscito in maniera egregia. In testa dall’inizio alla fine, Seb ha potuto inoltre contare sul fido scudiero Raikkonen, concentrato nel mantenere il passo gara del compagno e allo stesso tempo a respingere il disperato tentativo di rimonta delle due Mercedes. Se non fosse stato per l’inconveniente dello sterzo probabilmente ci sarebbe stato un abisso tra la seconda e la terza posizione, quando invece il team tedesco ha capito che davanti c’era qualcosa che non andava ha provato a sferrare le sue armi migliori: Bottas, terzo, ha ricevuto l’ordine di far passare Hamilton per andare all’attacco e recuperare punti. L’inglese si è appena riuscito ad avvicinare ad Iceman, lo sforzo è risultato talmente tanto  vano che nel finale, dai box, hanno scelto giustamente di restituire il terzo posto al legittimo proprietario Bottas. Intanto in casa RedBull, prima delle scuderie “spettatrici”, ci si leccava le ferite causate ancora dal giovane Verstappen, penalizzato di dieci secondi per aver speronato e buttato fuori il povero compagno Ricciardo dopo appena un paio di curve; questo l’unico evento degno di nota all’infuori del dominio rosso in Ungheria. Il Mondiale tornerà a correre a fine agosto: Vettel e i suoi 18 punti di vantaggio potranno così andare in “vacanza”, sarà  invece tempo di “compiti” per Hamilton e la Mercedes, ci sono alcuni problemi da risolvere per non essere rimandati.

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F1, Gp di Austria: Bottas vince, Vettel Allunga

 

 

 

 

 

 

 

 

di Federico Gianandrea de Angelis

 

 

Nonostante le radici tedesche, sembra ormai diventato quello d’Austria il circuito di casa della Mercedes, arrivata a conquistare il quarto successo consecutivo sul RedBull Ring, uno per ogni anno da quando la pista è tornata a far parte del calendario. Stavolta è stato il turno di Bottas, alla seconda vittoria stagionale nonché della sua carriera, che con una partenza fulminante al limite del “falso” è riuscito a mantenere la pole conquistata il giorno prima. Un indemoniato Vettel non ha mai smesso di tallonarlo rosicchiando decimi ad ogni giro, se la corsa fosse stata poco più lunga forse parleremmo sempre di uno stretto rapporto tra Germania e circuito austriaco, ma con una variante italiana che ricorderebbe un’Alleanza di altri tempi. Lo stesso Vettel sa che avrebbe potuto farcela, lo ha detto in maniera esplicita a fine gara: «Sono arrivato a mezzo secondo dal vincitore, sono contento soprattutto della seconda parte della gara, perché nella prima non andavo al meglio. Con le supersoft la macchina si è rigenerata e mi sono avvicinato. Un doppiaggio mi ha fatto perdere un po’ di tempo, avevo bisogno di un altro giro perché Bottas stava faticando». Purtroppo per lui non è andata così, l’esito è stato comunque positivo e soddisfacente perché il vero rivale Lewis Hamilton è rimasto ai piedi del podio, permettendo alla Rossa numero 5 di acquisire un vantaggio di ben 20 punti sull’inglese nella classifica mondiale, un altro piccolo ma importante passo sulla strada che porta al successo. La terza piazza è andata di nuovo a Ricciardo, quel podio non vuole più mollarlo: dopo il ritiro in Russia quattro terzi posti e la vittoria a Baku, ha trovato il feeling con la sua Red Bull e tutto sta andando a gonfie vele, a Spielberg più che mai a discapito di Hamilton, uscito con le ossa rotte dalla battaglia con l’australiano. Rimanendo in casa Red Bull, non si può certo avere la stessa positività parlando di Verstappen, sempre più sfortunato e ancora una volta costretto al ritiro, il quinto stagionale e soprattutto il terzo consecutivo; stavolta è stato “boicottato”dal solito cavallo pazzo Daniil Kvyat, partito bene ma senza controllo, tanto da finire addosso prima a Fernando Alonso e poi al povero Max, impedendo ad entrambi di terminare il primo giro e guadagnando per sé una bella penalizzazione che lo ha inchiodato in fondo alla classifica fino al termine. All’appello però manca ancora un nome, è quello di Kimi Raikkonen, troppo in ombra come al solito. E’ vero, ha avuto dei problemi con il motore e più volte dai box gli hanno dato indicazioni per modificare la configurazione, ma venti secondi di distacco da Vettel non possono essere addossati tutti alla macchina, anche il pilota ha le sue responsabilità; il quinto posto non è un risultato da buttare, ma se la scuderia si chiama Ferrari le ambizioni sono sicuramente più alte, e di mezzo c’è un contratto in scadenza… Ma torniamo alla lotta per il mondiale e cerchiamo di capire cosa è andato storto nel week-end di Hamilton, impresa tutt’altro che ardua: l’inglese ha dovuto pagare, e caro, la sostituzione del cambio con cinque posizioni di “retrocessione”, la sua gara è partita dalla ottava posizione. Questo, in termini competitivi, significa dover adottare una strategia volta alla rimonta ma le scelte del team non hanno dato i frutti sperati; Lewis è stato il primo a rientrare per il pit stop e questo, a lungo andare, a causato un eccessivo riscaldamento dei freni ed un deterioramento delle gomme difficile da controllare nella sfida finale per il podio vinta da Ricciardo. La classifica vede così Vettel a 171 e Lewis a 151 punti, il gap che c’era fino allo scorso anno è stato molto più che colmato, ma a Maranello sanno che i tedeschi non vanno presi con le molle ed è questo il motivo che porta il presidente Marchionne a parlare ancora come se fossero dietro: “Manca pochissimo, siamo lì e i cari amici tedeschi lo sanno benissimo, sentono il fiato sul collo, questa poca differenza la togliamo“. In Ferrari la filosofia è la stessa per tutti, anche Arrivabene preferisce tenere i piedi per terra: “Bisogna essere umili e guardare quello che è successo. Ora andiamo avanti, ci vediamo a Silverstone”. Si va in Inghilterra, a casa di Lewis Hamilton, per il giro di boa, fino ad ora tutto è andato per il verso giusto ma è impossibile dormire sonni tranquilli, può ancora succedere di tutto, lo sanno in casa Ferrari, lo sanno in casa Mercedes.

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F1: si presenta la nuova Ferrari

 

 

 

 

 

 

 

 

di Federico Gianandrea de Angelis

 

Comincia ufficialmente la stagione 2017 di Ferrari in F1, Marchionne e co. hanno appena svelato la nuova monoposto che con Sebastian Vettel e Kimi Raikkonen alla guida andrà alla rincorsa delle Mercedes nel tentativo di sorpassarle, come non accade ormai da anni. La Ferrari SF70H racchiude nel nome l’omaggio  alle 70 candeline spente dal Cavallino, mentre la “H” sta ad indicare ovviamente la componente Hybrid del motore. Esteticamente il rosso, giustamente, la fa ancor più da padrone rispetto alla precedente versione e a rimetterci in questo caso è il bianco, mentre la larghezza è aumentata come imposto dal regolamento; sul posteriore troviamo una grande novità, un’ala, e finora risulta l’unica monoposto ad averla. Le nuove regole permettono, ed impongono, un maggiore carico dinamico, muso picchiato in avanti e posteriore più allargato, mentre si mettono in evidenza le prese d’aria ridotte che creano un perfetto equilibrio con le strutture di sicurezza. Riguardo ai motori cambia poco, anche se in casa Ferrari ci si è concentrati in maniera particolare su questo aspetto per raggiungere i livelli delle concorrenti Mercedes e Red Bull; così il propulsore 062 è stato sviluppato per cercare di fornire migliori prestazioni, ma da questo punto di vista conterà molto la messa a punto graduale che verrà fatta durante la stagione: non ci sono più i “vecchi” gettoni e i team potranno quindi lavorare più liberamente. Un’altra chicca è rappresentata dal ritorno del quadrifoglio verde, simbolo della sportività di Alfa Romeo, che per la prima volta apparve nel 1923 su una vettura da competizione Alfa durante la Targa Florio; il senso era quello di portare fortuna alla squadra, anche sulla Ferrari probabilmente avrà lo stesso obiettivo, ma per tornare alle antiche glorie non basterà lo zampino della sorte, e Marchionne lo sa.

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F1, Gp di Monza: è Rosberg a dominare, la Ferrari torna sul podio con Vettel

 

di Federico Gianandrea de Angelis

 

Come al solito a trionfare sono state le Mercedes, ormai non fa quasi più notizia, ma dal GP d’Italia la Ferrari ne esce con un piccolo sorriso grazie alla buona gara che ha riportato la rossa di Vettel sul podio come non succedeva ormai da quattro gare, con quella di Raikkonen subito dietro. Un risultato che va quasi a ristabilire una gerarchia dove la Redbull risulta terza forza del campionato e non seconda davanti al Cavallino, al contrario di quanto sta in realtà accadendo durante la stagione in corso. Problemi di gerarchie ce ne sono anche in casa Mercedes, risulta difficile ora capire chi sia veramente il primo pilota e chi il gregario: a Monza è Rosberg ad occupare il gradino più alto del podio, per la seconda volta consecutiva dopo Spa, ma in classifica piloti c’è ancora Hamilton davanti a tutti, seppur con soli due miseri punti in più rispetto al compagno. Si è instaurata un’alternanza nel periodo di forma dei due piloti su Frecce d’Argento, prima la partenza a razzo di Nico, poi il recupero di Hamilton con tentativo di fuga; ora sono di nuovo tutti e due lì, spalla a spalla, a combattere per la vittoria di un campionato riservato esclusivamente alle due monoposto del team di Niki Lauda e Toto Wolff. La gara, quella di Monza che per un attimo ha rischiato di sparire dal calendario, di successo ne ha riscosso parecchio, la passione degli italiani ha fatto accorrere sul circuito oltre 150.000 spettatori, che di emozioni ne hanno però vissute poche. La prima parte del week-end propendeva tutta verso Hamilton, più veloce nelle libere e durante le qualifiche, ma a pochi secondi dal via l’inglese partito poleman si è ritrovato addirittura sesto a causa di un avvio troppo lento e non da campione del mondo in carica. Lewis si è assunto tutte le responsabilità scusandosi anche via radio con i box, Rosberg ha invece ringraziato schizzando subito in testa per rimanerci fino alla fine; le Ferrari hanno inizialmente approfittato dell’errore di Hamilton, rischiando un nuovo harakiri dopo quello visto a Spa fortunatamente scongiurato, ma alla lunga sono state le strategie a dominare e quella di Mercedes (stranamente) è stata ancora una volta la più efficace. La tattica tedesca era quella partire con gomme Soft per essere più scattanti all’inizio, fare una sola sosta e montare poi gomme Medium per arrivare fino alla fine gestendo semplicemente il vantaggio accumulato. La scelta ha pagato eccome, Nico è riuscito a mettere ben 10 secondi tra lui e Raikkonen nei primi quindici giri, punto di arrivo per il primo pit stop del finlandese, mentre Hamilton procedeva alla sua rimonta senza fare una gran fatica; solo nel finale le Rosse hanno tentato di rifarsi sotto ma era ormai troppo tardi. Meglio di così la scuderia di Maranello non poteva fare, il podio mancava da troppo e un lieve grado di soddisfazione Arrivabene, sotto gli occhi del presidente Marchionne, dovrebbe averlo provato, ma non può di certo compensare il bruciore generato da quei 20 secondi di distacco subito dai tedeschi. Lo stesso gap c’è stato anche tra Raikkonen, quarto al traguardo, e Ricciardo, con la RedBull che si era già data per vinta vedendo una Williams più veloce sui rettilinei brianzoli; gli austriaci devono solo ringraziare la bravura del pilota australiano che con la sua guida è riuscito a mettersi alle spalle un timido Valtteri Bottas, cosa non riuscita al talentuoso quanto irruento Max Verstappen, settimo e stavolta estraneo da qualsiasi polemica. Solo nono Felipe Massa, la macchina è quella che è e il brasiliano non ha di certo lo stesso smalto di qualche anno fa, ma avrebbe sicuramente voluto chiudere meglio l’ultima gara corsa davanti a quello che per anni è stato il suo pubblico: non lo vedremo più sui circuiti di F1, è stato lui stesso ad annunciarlo poco prima del Gran Premio. Per quest’anno il tour del Vecchio Continente si chiude, ora la Formula 1 tornerà a girare il mondo ripartendo da Singapore, il prossimo 16 settembre; nonostante la lotta al titolo sia monomarca, lo spettacolo fortunatamente si è riacceso e non mancherà: Hamilton contro Rosberg, sarà una lotta all’ultimo sangue.

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F1, GP Silverstone: Hamilton contro Rosberg, ora inizia la sfida

 

di Federico Gianandrea de Angelis

 

Silverstone è casa sua e si vede, per la terza volta consecutiva Hamilton trionfa sul tracciato inglese davanti al compagno di squadra Rosberg agganciandolo nella classifica piloti, per un mondiale sì aperto ma allo stesso tempo chiuso. Difficile ormai pensare che non sarà un pilota Mercedes a portare a casa il titolo, ancora una volta i ferraristi deludono e il gap quasi raggiunge il limite dell’abissale: 62 i punti che dividono Raikkonen dal primo posto occupato da Rosberg, addirittura 70 le lunghezze di distanza di Vettel. Sul podio di Silverstone non si è vista nemmeno una sfumatura di rosso, ci è salito di nuovo quel ragazzino che non stupisce più, Max Verstappen, capace di eseguire un sorpasso d’autore su Nico Rosberg e di difendere a lungo il secondo posto fino poi alla resa davanti al controsorpasso del tedesco. Ai piedi del podio l’altra Red Bull di Ricciardo, amareggiato e deluso nel vedersi superare da un diciottenne che fino a pochi mesi fa nemmeno correva con la sua stessa macchina, ma forse l’australiano dovrebbe farsi un esame di coscienza perché la sua è stata una gara poco competitiva e povera di sussulti, a poco serve accusare la virtual safety car di aver mandato a monte la buona strategia studiata dalla scuderia. Più efficace invece la protesta via radio di Hamilton contro la vera safety car guidata da Bernd Maylander, talmente rabbiosa da convincere il direttore di gara a far iniziare la gara dopo i primi giri a regime controllato, cosa che ha permesso al campione del mondo di portare le gomme a temperatura e di imporre il suo ritmo facendo il vuoto dietro di sé: neanche il dritto che gli ha fatto perdere quasi 3 secondi è stato di aiuto agli avversari inseguitori. Ma torniamo alla Ferrari: sul circuito britannico questa volta la strategia è stata studiata con attenzione e ha funzionato al meglio resistendo persino alle difficoltà create dal meteo, sono stati i piloti a mancare. Raikkonen ha provato a portare alto il nome di Maranello ma il suo quinto posto rappresenta il massimo risultato che si poteva ottenere con una vettura che, almeno a Silverstone, si è dimostrata nettamente inferiore rispetto a quelle che la hanno preceduto, come testimonia il distacco di oltre un minuto subito; Vettel è partito da lontano e, purtroppo per lui, lontano è rimasto: la sostituzione del cambio lo ha costretto alll’undicesimo posto in griglia ed un’ulteriore penalità di 5 secondi (causata più da una monoposto poco competitiva che dall’errore umano) hanno influenzato la sua gara chiusa con un misero nono piazzamento. A proposito di penalità, vi abbiamo parlato del secondo posto di Rosberg ma al termine dei cinquantadue giri le cose sono leggermente cambiate. La sua W07 Hybrid ha iniziato a fare i capricci a causa di un problema alla trasmissione e, a differenza di quanto successo a Baku con Hamilton, il team radio ha deciso di intervenire per spiegare a Nico come effettuare il reset dell’elettronica, una mossa vietata dal regolamento ma mai infranta da nessuno e perciò ancora senza una sanzione definita. La decisione del collegio dei commissari sportivi è stata quella di attribuire a Rosberg una penalizzazione di dieci secondi e la conseguenza è stata la retrocessione del tedesco al terzo posto che, tradotto in altri termini, vuol dire tre punti in meno per la classifica. Quindi, facendo un po’ di ordine e due calcoli rapidi, a Silverstone sono stati 25 i punti conquistati da Hamilton e 15 quelli di Rosberg (18 per Verstappen passato secondo), un +10 per l’inglese che lo porta ad un solo distacco dal compagno, per una classifica che per essere più chiari possibili recita così: 168 Rosberg, 167 Hamilton. Dopo il poker iniziale Nico ha subito un leggero calo e, in maniera inversamente proporzionale, Lewis ha (ri)cominciato a dominare, la corsa al Mondiale praticamente inizia adesso, subito dopo aver assistito al giro di boa; l’Hungaroring dove sfrecceranno le monoposto il prossimo 24 luglio rappresenta una sorta di anno zero per una sfida che però, ricordiamolo, avrà quasi certamente solo due partecipanti ed una sola vettura, di marca Mercedes. Se il titolo piloti ha ancora in serbo qualche emozione da regalarci non si può di certo dire lo stesso per quello costruttori: la Ferrari rimane seconda ma sente il fiato della Redbull sul collo, i tedeschi invece sono troppo lontani per tutti e si apprestano al doppiaggio.

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F1, Gp di Austria: spallata Rosberg, ma Hamilton non cade

 

di Federico Gianandrea de Angelis

 

Corrono con la stessa monoposto, fanno parte della medesima scuderia ma tutto sembrano tranne che compagni di squadra: Lewis contro Nico, è guerra aperta. Anche in Austria non c’è stato niente di amichevole, Rosberg si stava dirigendo verso la sesta vittoria stagionale ma Hamilton aveva un altro ritmo, e quando c’è stato il tentativo di sorpasso il primo ha letteralmente speronato il secondo . A pagarne le conseguenze è stato però lo stesso tedesco, Lewis è riuscito a mantenere la pista ed è stato lui a salire sul gradino più alto del podio, mentre Rosberg si vedeva sorpassato sia da Verstappen che da Raikkonen tagliando il traguardo solamente quarto. Nervosismo, tensione e polemiche in casa Mercedes, dai box sono rimasti a guardare invece di chiedere a Nico di far passare il compagno per chiudere con la terza doppietta dell’anno ma a Toto Wolf e co. non piace influenzare la corsa dei propri piloti, purtroppo ora dovranno cambiare idea per non rischiare che diventi una vera e propria lotta all’ultimo sangue ai danni della scuderia tedesca. Da una parte Hamilton, fischiato dal pubblico austriaco durante la premiazione, ha cercato di calmare le acque dicendo che forse il suo “compagno”aveva avuto un problema di freni, invece Rosberg è stato molto più diretto con un: “Lewis mi è venuto addosso”. Questo il tema principale della nona tappa corsa sul Red Bull Ring, ma praticamente di tutto il Mondiale visto fino ad ora e più che probabilmente anche di tutto quello che vedremo. Una disputa che fa passare in secondo piano il resto, con riferimento all’ottima gara di Verstappen e Raikkonen che hanno completato il podio, ma soprattutto all’uscita di Vettel, di nuovo sfortunato e tradito dallo scoppio di una gomma posteriore. Ancora da chiarire se sia stato un errore (l’ennesimo) di strategia delle gomme o se la copertura Pirelli abbia ceduto prima del previsto, fatto sta che in quel momento, dopo 26 giri, il Ferrarista era in testa senza aver ancora fatto il pit stop e invece si è ritrovato fuori dai giochi sciupando nuovamente l’occasione di centrare la prima vittoria stagionale e di avvicinarsi alle Frecce d’Argento in classifica. Kimi “Iceman” Raikkonen invece ha fatto il suo dovere, una corsa pulita e senza sbavature che però non si sarebbe conclusa sul podio se non fosse stato per il suicidio di Rosberg, complice anche una qualifica non entusiasmante. Non sorprende più invece il piccolo Max che è riuscito a chiudere al secondo posto sul circuito della propria scuderia utilizzando la stessa tattica della Ferrari senza però portarla oltre il limite; alla luce di questa prima parte di stagione, Verstappen sembra più una prima guida che il semplice gregario di Ricciardo, ancora una volta non abbastanza attento e poco resistente agli attacchi degli avversari. Impossibile negarlo, a differenza della maggior parte delle altre gare questa volta lo spettacolo non è mancato anche se a livello di risultati tutto è andato, o quasi, come da copione; nelle retrovie invece vanno annoverate diverse sorprese, a cominciare dal sesto posto di Button con una McLaren-Honda poco competitiva, passando per il settimo di Groesjan che certifica i passi in avanti fatti dal team Haas, e chiudendo con l’ottimo ottavo di Carlos Sainz partito quindicesimo con la sua Toro Rosso. Da segnalare anche la grande gioia della Manor derivante dal primo punto in stagione ottenuto grazie a Pascal Wehrlein, una bella soddisfazione per una squadra sempre più in crescita nonostante l’inferiorità rispetto alle altre in termini di disponibilità economica. A proposito di punti, archiviata la gara austriaca ora l’occhio può esaminare la classifica che recita così: Nico Rosberg 153, Lewis Hamilton 142, Sebastian Vettel e Kimi Raikkonen 96. Solo undici punti dividono i nemici/amici di Mercedes, una nullità se pensiamo che non siamo nemmeno al giro di boa, mentre sono più di cinquanta quelli tra le Mercedes e le Rosse di Maranello, una cifra consistente che lascia ancora sperare Arrivabene e il suo staff ma che deve essere celermente accorciata. Già nel prossimo week end si torna in pista, a Silverstone in Gran Bretagna, in casa Mercedes sarà una settimana difficile all’interno della quale si cercherà di ristabilire le gerarchie e di evitare che ci siano nuove “violenze domestiche”; forse il Cavallino dovrebbe provare a sfruttare proprio questo nervosismo tedesco, a patto però che venga prima elaborata una strategia vincente o comunque sufficiente per terminare la corsa, sorte permettendo.

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F1, GP Canada: Hamilton fa il bis e riapre il mondiale

 

di Federico Gianandrea de Angelis

 

Ha volato come una farfalla e punto come un’ape per onorare la memoria di uno dei suoi idoli, Mohammed Alì, e proprio pronunciando quella celebre frase Lewis Hamilton è salito sul gradino più alto del podio del Gran Premio di Canada, portando a casa la seconda vittoria consecutiva. Dopo il poker di Rosberg e il fuoco di paglia acceso da Verstappen, il campione del mondo torna ad essere il migliore in pista e riapre i giochi per la corsa al titolo finale: Rosberg è ancora al comando ma sono solo nove i punti di differenza, praticamente siamo di nuovo al punto di partenza. In ogni caso, Nico o Lewis che sia, sempre di Mercedes stiamo parlando perché da questo punto di vista non è cambiato assolutamente nulla, anche quando tutto sembrava andare per il verso giusto la Ferrari non è riuscita a centrare l’obiettivo, e stavolta meccanici e piloti non hanno alcuna colpa, l’errore è stato di strategia, l’errore è arrivato dall’alto. Non bisogna ovviamente farne una tragedia, Vettel ha comunque disputato un’ottima gara chiudendo al secondo posto, e se non fosse stato per la scelta di farlo rientrare al momento sbagliato staremmo sicuramente parlando di un successo, purtroppo però è stata la dimostrazione che anche quest’anno contro gli avversari tedeschi non è possibile fare sbavature. Questo, a Montreal, si era capito già dalle qualifiche, in cui si è assistito alla consueta lotta tra Mercedes, Ferrari e Red Bull come al solito vinta dalle Frecce D’Argento che si sono prese la prima fila precedendo Vettel, Ricciardo, Verstappen e Raikkonen. Al momento della partenza però succede qualcosa di diverso e Seb brucia tutti passando all’esterno conquistando la testa della classifica, Rosberg attacca Hamilton ma viene chiuso e quasi viviamo un dejavù del Gran Premio di Spagna ma, per loro fortuna, l’harakiri non si verifica: Hamilton mantiene la seconda piazza mentre Rosberg va fuori pista rientrando solamente decimo. Undici giri dopo diventa tempo di Virtual Safety Car a causa dell’incendio che scoppia nel motore della macchina di Button, i due del Cavallino rientrano un po’ a sorpresa ai box per cambiare le gomme e Vettel si ritrova così quarto dietro anche le due Red Bull. La rimonta dura poco, appena sei giri e sia Ricciardo che Verstappen vengono rimessi dietro dalla Rossa ma ci sono nove secondi di distacco da Hamilton, il quale nel frattempo inizia ad accusare il consumo delle gomme alzando leggermente i suoi tempi; al giro 37 Vettel procede al secondo cambio gomme passando dalle Supersoft alle Soft, mentre a metà gara Hamilton continua ancora a condurre nonostante abbia solo un pit stop alle spalle. A 17 giri dalla fine ancora nessun rientro per Lewis, intanto il suo compagno Rosberg, autore di una gara anonima tanto quanto quella di Raikkonen, subisce anche una foratura ed è costretto a passare per i box rientrando solamente settimo ma passando poco dopo Ricciardo e Raikkonen che gli erano davanti; c’è stato un calo da parte delle Redbull e infatti dietro ai primi due si è ora piazzato in maniera imprevista Bottas, sfruttando il carico aerodinamico della sua Williams, probabilmente il più adatto alla pista Canadese. Rosberg parte allora all’attacco della quarta posizione occupata da Verstappen, l’olandese resiste ma deve arrendersi al penultimo giro,  Nico però si distrae e perde il controllo della vettura vanificando così il sorpasso. Intanto le gomme di Hamilton continuano a reggere e l’inglese taglia per primo il traguardo sfruttando la strategia fatta di una sola sosta contro quella a due di Vettel che, purtroppo per la Ferrari, non ha pagato come si sperava. Terzo chiude Vallteri Bottas, al primo podio stagionale, quinto posto per Rosberg dietro a Verstappen e solamente settima posizione per Raikkonen dietro l’altra Red Bull di Ricciardo. Da una parte la soddisfazione di Vettel per aver conquistato un buon secondo posto guidando al meglio, dall’altra il rammarico di Arrivabene per essere arrivati solamente secondi sbagliando le scelte, l’umore in casa Ferrari non è del tutto stabile ma ancora una volta bisogna ingoiare l’amaro boccone e pensare alla gara successiva, cercando di dare una svolta perché presto di “ultime spiagge” non ce ne saranno più. Nessun contrasto di emozioni invece in Hamilton e Mercedes, bene sia nella guida che nella strategia, una situazione che non fa certo sentire appagato Rosberg, ora con l’ansia e soprattutto il fiato sul collo del compagno vicinissimo in classifica piloti. Archiviato il Canada, cresce l’attesa di vedere le monoposto sfrecciare sull’inedito circuito europeo di Baku: ma su una pista nuova qualcosa cambierà? Viste le prime sette, difficile pensare ad un sì.

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F1, Gp Monaco: è tornato il Re Nero

 

 

 

 

di Federico Gianandrea de Angelis

 

La sua monoposto è tornata a fare il suo dovere e lui non si è certo fatto pregare, partito nelle prime gare quasi da spettatore ora Hamilton torna ad essere protagonista e dopo aver spiegato le vele a Montecarlo riapre il mondiale portandosi ad una sola gara di distanza, in termini di punti, dal compagno Rosberg. Il riferimento nautico non è assolutamente casuale visto che una pioggia violenta si è abbattuta sull’asfalto del Principato di Monaco e ha trasformato la prima parte di gara in una regata con in testa la Safety Car, altra protagonista del quinto Gran Premio stagionale, sia n versione reale che virtuale. I personaggi secondari (neanche troppo secondari) sono sempre gli stessi anche se Ricciardo ha tentato di ritagliarsi un ruolo da primo attore non ottenendolo solamente a causa degli antagonisti rappresentati dai meccanici RedBull. Ma partiamo dal principio, già dal giovedì si era capito che non sarebbe stato un fine settimana sereno tra incidenti, guasti e le prime bandiere rosse, una cosa abbastanza prevedibile a Montecarlo. Il sabato di qualifiche si apre, infatti, con quelle stesse “red flags” sventolanti a causa dei problemi tecnici della Sauber di Nasr; dopo il miglior tempo della sessione fatto segnare da Vettel di nuovo uno stop, questa volta derivato dall’incontro ravvicinato tra Verstappen e il muro delle Piscine: il ragazzino olandese clamoroso vincitore dell’ultima tappa di Barcellona partirà dai box insieme a Nasr. Nella seconda fase Hamilton sale in cattedra e gira in 1’14”056 che tradotto significa record della pista, una soddisfazione che dura poco perché Rosberg subito dopo abbassa il tempo di altri tredici centesimi. L’ultima, e decisiva, fase comincia invece con un problema al propulsore per Hamilton che fa rivivere al campione del mondo i fantasmi di inizio stagione, fortunatamente scacciati dai tecnici che rimettono a posto la vettura; qua partono i primi colpi di scena, con Hulkenberg che fa segnare il miglior tempo battuto però, ancora a sorpresa, da Daniel Ricciardo: che la RedBull fosse adatta per caratteristiche a questo tracciato si sapeva, ma nemmeno l’australiano probabilmente aveva pensato che il suo giro in 1’13”622 gli valesse la prima pole della carriera, un premio che mancava alla scuderia austriaca da circa tre anni e che interrompe l’egemonia Mercedes delle ultime undici prove. La prima fila viene completata da Rosberg, alle sue spalle riesce a piazzarsi nel finale Hamilton affiancato da Vettel, solo quinto Hulkenberg dopo l’ottima prestazione e sesto Raikkonen. La domenica però non c’è nessun semaforo pronto a spegnersi perché la pioggia si abbatte pesantemente sul tracciato monegasco, le strategie vanno cambiate e la direzione decide di far partire la gara in regime di Safety Car, andando avanti così per i primi sette giri. Quando finalmente la vettura di sicurezza esce e i piloti iniziano a dare gas, Palmer si distrae perdendo il controllo della sua monoposto e andando dritto sulle barriere della Sainte Devote: di nuovo Safety Car ma Virtual. Al decimo giro si riparte con Ricciardo davanti a tutti tallonato dalle Mercedes, all’undicesimo giro Raikkonen, secondo in classifica generale, colpisce le barriere del tornantino ed è costretto a fermarsi definitivamente. Rosberg va lento e cinque giri più tardi Hamilton lo sorpassa mettendo nel mirino Ricciardo che nel frattempo ha accumulato un vantaggio di ben 12 secondi. Le distanze tra i due si accorciano piano piano fino a quando, al giro ventitre, Ricciardo passa ai box perdendo la testa in favore dell’inglese che per due volte rifiuta di rientrare per il cambio gomme come suggerito dalla scuderia. Nonostante la pista si sia asciugata, Lewis con le gomme da bagnato riesce a respingere gli attacchi di Ricciardo fino al momento del rientro, al giro trentadue, giro in cui Perez conquista la terza piazza sfruttando le varie soste avversarie. Poco dopo il campione del mondo viene aiutato dai meccanici della Redbull che si fanno trovare impreparati per il cambio gomme di Ricciardo e regalano di fatto nuovamente la testa a Hamilton; scena simile in casa Mercedes per quanto riguarda il pit stop di Rosberg, Vettel ringrazia e passa. Torna in pista la Safety Car virtuale ancora per un incidente di Verstappen che, da nono dopo un grandissimo recupero, deve abbandonare la gara. La lotta prosegue senza troppe variazioni, c’è qualche scintilla tra Hamilton e Rosberg per il taglio di una chicane dell’inglese ma nulla di determinante, tutto rimane com’è e dietro seguono Perez, Vettel e leggermente più staccati Alonso e Rosberg. Proprio sulla linea d’arrivo Nico si vede sorpassare anche dal connazionale Hulkenberg terminando così al settimo posto e mettendo in cascina solo 6 punti dopo lo zero di Barcellona; Hamilton ne approfitta e con la sua prima vittoria stagionale si porta così al secondo posto in classifica piloti scavalcando Raikkonen: la distanza tra le due Mercedes è ora di 26 punti, una vittoria o poco più. Dopo un inizio noioso, la trama del film chiamato Mondiale si infittisce, prepariamoci a nuovi effetti speciali.