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Peugeot 2008: la prova

 

di Filippo Gherardi

 

Siamo tornati al volante della Peugeot 2008, dopo la presentazione alla stampa vissuta e raccontata a maggio 2013 tra le strade dell’Alsazia. Siamo tornati al volante del crossover del Leone francese per riscoprirne le caratteristiche, ma soprattutto per testare su strada il nuovo motore introdotto in gamma: il 1.6 BlueHDi da 120 CV. Da un punto di vista estetico, il profilo vivace e giovanile della carrozzeria viene esaltato dalle ondulature presenti sulle estremità laterali del tetto, oltre che dalla combinazione cromatica che abbina, almeno nella versione Allure provata dalla nostra redazione, una tinta bianca con fascioni e vetri scuri e specchietti e barre longitudinali cromati. La forma dei fari allungata, e dalle dimensioni contenute, ne esalta il dinamismo, i cerchi e la griglia anteriori, entrambi argento, rappresentano un altro tratto distintivo sempre da un punto di vista cromatico. All’interno, sedili in pelle con significativi inserti in alcantara, cruscotto pulito e volante dalle dimensioni contenute, ma d’altronde se la 208 ha introdotto il concetto di Peugeot i-Cockpit, la 2008 è forse la macchina in cui questa stessa idea, almeno da un punto di vista di proporzione degli spazi, raggiunge (almeno fino a questo momento) la sua massima realizzazione. Semplice ed intuitivo il computer di bordo touch-screen, impossibile da non raccontare il gioco di luci che caratterizza tanto il quadro strumenti quanto il perimetro laterale del tetto, con scie luminose (o “stelle comete”) che consegnano un’ulteriore feeling , soprattutto in orari notturni, con la vettura. Aprendo il capitolo tecnico, la trazione è anteriore e nel cuore del tunnel centrale, appena sotto al cambio, manuale a sei rapporti nella versione in prova, troviamo il sistema Grip Control che consegna una motricità estesa a tutta la vettura e che varia in ben cinque configurazioni differenti: standard, neve, fuoristrada, sabbia ed Esp off. Chiudiamo con il motore, new entry, come detto, della gamma a disposizione della 2008. Stiamo parlando di un 1.6 BlueHDi da 120 CV e 300 Nm di coppia, Euro 6 e con consumi medi, stimati, di 3,7l/100 km. Motore brillante ed economico, che sommato ad una spiccata maneggevolezza (tenuto conto che stiamo pur sempre parlando di una macchina lunga 4,16 m e con una massa complessiva di 1275 kg) consegna delle ottime sensazioni alla guida. Non trascurabili, per un crossover, neanche le prestazioni: con una velocità massima di 190 km/h ed un’ accelerazione da 0 a 100 in 9,6 secondi.

TOP foto Toyota Verso 1.6D

Toyota Verso 1.6D: la prova

 

di Flavio Grisoli

 

Inutile girarci intorno: per quanto ci si voglia sforzare, specialmente in questo periodo di vacanze, per far entrare passeggini, carrozzine e tutti gli ammenicoli vari di cui ha bisogno la nostra prole nella macchina che abbiamo sempre amato e curato, arriva un punto nella vita di una giovane famiglia in cui molto probabilmente si rende necessario l’acquisto di una vettura più grande. Fortunatamente le case automobilistiche nel corso degli ultimi anni hanno curato particolarmente il segmento delle monovolume compatte, per venire incontro ad esigenze estetiche e tecnologiche oltre a quelle semplicemente spaziali che una vettura di dimensioni più generose potevano offrire. Naturalmente Toyota non si è sottratta a questa piccola rivoluzione, e nel 2009 ha deciso di far confluire tutte le versioni “Verso” delle varie Auris, Yaris, Corolla, Avensis in un’unica monovolume compatta: la Verso, appunto. Meno di 4,5 metri di lunghezza e uno spazio interno che non finisce mai, e fino a sette posti. Una vera manna dal cielo per chi ama portare la propria famiglia in giro. Ma anche tanta cura dei dettagli anche esterni (forse questo il vero tallone d’Achille di questo tipo di vetture negli anni passati) e delle dotazioni soprattutto tecnologiche. Ma andiamo con ordine: proprio come nelle ultime Avensis e Auris, il frontale della Verso è spazioso, importante, e ha un andamento a “U”; sulle fiancate troviamo una nervatura che va dalla ruota anteriore e sale fino al tetto in corrispondenza della ruota posteriore. Sul posteriore c’è un piccolo spoiler e i fari a Led con sfondo ghiaccio. Sia davanti che dietro troviamo inserti cromati. I fari anteriori, anch’essi a Led, sono caratterizzati da una linea di illuminazione diurna per accentuarne il carattere dinamico. Apriamo la portiera ed entriamo: immediatamente ci assale una sensazione di comodità e spaziosità:. I dettagli della plancia sono semplici, grazie all’utilizzo di plastiche scure, ma allo stesso tempo ben curati. Pochi pulsanti (questa la forza dei giapponesi, la semplicità), il climatizzatore bi-zona e l’ampio schermo touch che ospita il sistema di infotainment “Toyota Touch 2”. Questo sistema dispone di un sistema di navigazione satellitare full map di ultima generazione con avviso di superamento dei limiti di velocità ed informazioni sul traffico aggiornate in tempo reale. Ovviamente dotato di tecnologia Bluetooth, consente di attivare funzioni come l’assistenza stradale Toyota Eurocare e l’assistenza alle chiamate di emergenza. Completa l’insieme di assoluta comodità la leva del cambio in posizione rialzata. Il guidatore, anche sedutosi per la prima volta, ha subito una sensazione di padronanza del mezzo e di grande rilassatezza. La guida è fluida e comoda grazie ad un servosterzo morbido, ma non troppo (importante con un mezzo di queste dimensioni, soprattutto se carico) e la telecamera posteriore facilita molto le manovre di parcheggio. Anche se, ricordiamolo, la nuova Verso ha la dimensione di una berlina: per capirci, è più corta di BMW Serie 3 e Mercedes classe C. La grande forza della Verso però è nella versatilità: grazie al sistema Easy Flat permette di aumentare lo spazio interno della vettura fino a quasi 1700 litri, abbassando la seconda e terza fila di sedili. E i sedili della seconda fila si muovono in assoluta autonomia, quindi possiamo scegliere liberamente come gestire lo spazio interno della vettura. Capitolo motorizzazioni: Toyota ne propone 3, due benzina (1.6 con cambio manuale a sei marce e un 1.8 con cambio automatico) e un diesel (1.6 con cambio manuale a sei marce). Noi abbiamo provato il diesel, e oltre ad offrire prestazioni importanti in termini di consumi (22,2 km/lt nel ciclo combinato), offre un buono spunto da fermo (la coppia è di 270 Nm a 1750 rpm) a ridotte emissioni (119 g/km di CO2). Tutte e tre le motorizzazioni sono Euro 6. Prezzi: sul sito dedicato (www.toyota.it/gamma/verso) è pubblicizzata la promozione per l’allestimento “Active” a 16.900 Euro con motore a benzina (anziché 23.000 Euro). Per quanto riguarda il diesel, la entry-level è a 24.450 Euro. Un prezzo decisamente di tutto rispetto per un auto dedicata alla famiglia moderna, pratica e dinamica che vuole vivere il viaggio nella completa versatilità e comodità.

Top Foto, Peugeot 205 GTi

Peugeot 205 GTi Gutmann: la prova

 

di Flavio Grisoli

 

Devo dire che è stato davvero emozionante potermi sedere su un’auto che ha disegnato un’epoca. E devo anche ringraziare Peugeot per avercene dato la possibilità grazie al restauro che ha permesso di far arrivare in perfette condizioni oltre 25 anni dopo una 205 1.9 GTi 16V Gutmann. Una vera e propria icona della fine anni ’80-inizio ’90 che è rimasta nel cuore dei ventenni di allora. Io ero ancora ben lontano dal prendere la patente quando la casa del Leone commercializzò questa variante supersportiva della fortunatissima 205, ma “scoprirla” oggi è stato molto entusiasmante. Inutile dire che il pezzo forte di questa Peugeot sta sotto il cofano: la testata della 309 16V completamente trapiantata sul telaio della 205 1.9 GTi standard da 130 CV. Con qualche piccola aggiunta: nuovo radiatore dell’olio (per migliorarne il raffreddamento), alberi a camme appositi, centralina rivisitata e scarico ampliato. Piccoli accorgimenti che fanno passare il 130 a 160 CV e la coppia massima a 180 Nm (dai precedenti 165) a 6500 rpm. Un valore un po’ alto, in realtà. Qualche dato: da 0 a 100 Km/h in 8 secondi e velocità massima misurata in 230 Km/h. Un auto particolarmente spinta, considerato anche che non arriva alla tonnellata di peso. L’assetto è più rigido per migliorare la tenuta di strada, a scapito della comodità, e ribassato di circa 3 cm. Si può notare la barra duomi all’anteriore (si tratta di un accessorio meccanico che viene utilizzato per migliorare la tenuta di strada. Consente un collegamento rigido tra i duomi delle sospensioni per avere una maggiore rigidità torsionale della scocca) ed esternamente i badge Gutmann, i cerchi in lega neri da 15’’ che supportano pneumatici maggiorati di misura 195/50 e la scritta “i16V” sul retrotreno. Molti di voi, probabilmente i più giovani, si saranno chiesti chi sia questo Gutmann. È un preparatore di automobili, ex pilota dilettante, che gestisce ancora una concessionaria della Peugeot nella cittadina tedesca di Breisach (situata nel land Baden-Wurttemberg, 16.500 abitanti. In lingua celtica il nome significa frangiflutti). Nel 1978 Gutmann iniziò a rielaborare le automobili, e cominciò con una Talbot Horizon. Poi l’incontro con le Peugeot, di cui ancora oggi è uno dei maggiori rielaboratori. La sua firma è sulla 205 Turbo e sulla GTi, prodotta in circa 300 esemplari, di cui una decina circa sono arrivati in Italia (e ad un prezzo non proprio abbordabile per l’epoca: 28 milioni di Lire). Tornando al tuning, passiamo agli interni: molto spartani (c’è davvero il minimo indispensabile per non appesantire troppo la macchina e quindi favorire il rapporto peso/potenza al massimo) con un po’ di rosso sui sedili (profilati e molto comodi), sul pianale e sulle portiere. Volante in pelle dal diametro più piccolo, in puro stile rally, fondini della strumentazione di bordo bianchi con la scritta “Racing” e ci fermiamo qui. Perché, come detto, quello che conta è quello che non si vede. Poi negli anni il concetto è stato – purtroppo – ribaltato. L’esperienza di guida è esaltante: il guidatore torna ad avere il completo controllo del mezzo, senza “barriere” a fare da filtro (o da angelo custode, fate voi). Non c’è servosterzo, né ABS, EBD, ESP e tutte le diavolerie (di cui ormai non possiamo fare a meno) elettroniche di cui fornite le auto di oggi. L’inserimento in curva è abbastanza preciso e il motore un vero e proprio godimento (se avete problemi con qualche decibel in più lasciate perdere, non fa per voi). Qualche borbottio all’accensione (e vorrei vedere) e a regimi bassi, ma quando raggiunge la sua temperatura di esercizio e soprattutto i giri motore sopra i 4mila è un vero spettacolo. C’è ripresa fino ai 6500 giri anche a marce elevate. La cambiata è secca e con una risposta un po’ brusca. In conclusione, un auto d’altri tempi per una sensazione di guida d’altri tempi. Quando si poteva davvero dire di dominare la strada e il mezzo.

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Peugeot 208: la prova

 

di Filippo Gherardi

 

Un totale di 82.884 unita vendute dall’aprile 2012 ad oggi, che l’attestano come la quinta berlina straniera sul segmento B. Basterebbero questi numeri, riconducibili al mercato italiano e all’impatto sullo stesso avuto dalla versione che l’ha preceduta, per riconoscere lo spessore dell’eredita che la nuova Peugeot 208 è chiamata a raccogliere. Presentata ufficialmente alla stampa la settimana scorsa, tra le campagne austriache della provincia di Graz, l’ultima generazione in ordine di tempo della 208 arriverà nei nostri concessionari dalla meta di giugno, con un prezzo di listino che parte dai 12.300 euro per quel che concerne la gamma benzina e 16.050 euro per quella diesel. Una macchina come al solito rivoluzionaria per quelli che sono i canoni del Leone francese, d’altronde fu proprio la Peugeot 208 ad introdurre la filosofia I-Cockpit brillantemente riproposta anche su tutte le ultime auto del marchio di Sochaux. Entrando più nello specifico, la nuova 208 si caratterizza innanzitutto per un anteriore totalmente rivisitato, con un paraurti più robusto e deciso, una nuova griglia della calandra e fendinebbia posizionati più esternamente. Nuovi anche i cerchi, mentre nel posteriore i gruppi ottici con gli “artigli” gli conferiscono una linea ancora originale e riconoscibile. Originalità che fa rima con personalizzazione, ed allora ecco le nuove tinte texturizzate della carrozzeria che ne esaltano oltre modo lo spirito giovane e dinamico. Tra quest’ultime, oltre alla colorazione Orange già ammirata in occasione della premiere assoluta all’ultimo Salone di Ginevra, anche le inedite Ice Grey e Ice Silver. Introdotti da casa Peugeot anche due nuovi pack: il Menthol White Pack e il Lime Yellow Pack che caratterizzano tanto gli esterni quanto gli interni. Disponibile, anche in Italia, sia la versione 3 che 5 porte, mentre sono quattro gli allestimenti base proposti: Access, Active, Allure e GT Line, a cui vanno aggiunti, ma solo nelle versioni 3 porte, gli sportivi GTi e GTi by Peugeot Sport. Non manca anche la tecnologia, con l’interfaccia touchscreen da 7″ fornito, oltre che di retrocamera di serie, anche di sistema di infotainment Mirror Screen con connettività MirrorLink che permette una connessione semplice, diretta ed efficace con le principali funzioni del proprio smartphone. Altra novità assoluta riguarda la sicurezza, con l’introduzione dell’Active City Brake opzionabile a richiesta del cliente. Chiusura dedicata alla gamma motori, tutti Euro 6 e con consumi ed emissioni davvero record (come dimostrato anche da alcuni test condotti dal team Peugeot) oltre che abbinati sia al cambio manuale che al nuovo cambio automatico EAT6. La gamma benzina propone versioni PureTech 1.0 e 1.2 da 68, 82 e Turbo da 110 cavalli, oltre alla variante 1.6 THP da 208 CV. Per quel concerne invece i diesel BlueHDi la scelta è tra le varianti da 75, 100 e 120 cavalli.

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Dacia Duster Freeway: la prova

 

di Filippo Gherardi

 

Un salto a New York? Facile, divertente e a prezzi quanto mai accessibili con la Dacia Duster Freeway Extra Limited Edition. Merito della sua speciale pellicola termoformabile 3M con personalizzazione, appunto, “New York Skyline” che ne avvolge quasi totalmente la carrozzeria, con tanto di originale e suggestiva strada (come nelle più classiche culture on the road) ritratta su un cofano ampio ma al tempo stesso dal profilo dinamico. La trama newyorkese rimane, indubbiamente, il primo efficace colpo d’occhio che la seconda Duster Extra Limited Edition lanciata in ordine di tempo (la prima è stata la Brave, la terza la Titan) consegna, ma conoscendola e provandola, come abbiamo fatto noi di Professione Motori nelle ultime settimane, ci si accorge che dietro ad un’apparenza tanto originale e vistosa si nasconde una vettura sobria ma al tempo stesso comoda, con consumi ridotti e caratterizzata da un più che discreto piacere di guida. Cominciamo la nostra descrizione, però, rimanendo sul design esterno, caratterizzato oltre che dalla pellicola “New York Skyline” anche da specchietti laterali neri opachi, tetto grigio metallizzato, soglia bagagliaio e scarico cromati ed uno spoiler posteriore dalle forme contenute ma al tempo stesso evidente. Spostandoci all’interno, tutto in termini di stile ed accessori riprende quel profilo sobrio ma al tempo stesso funzionale che caratterizza le vetture Dacia e che, nello specifico, ha rappresentato uno dei punti di forza dei modelli Duster. Sedili in tessuto, comodi e decorati con una sottile trama, ripresa anche nelle portiere laterali, che intervalla tanti piccoli triangoli sovrapposti tra loro. Unico, vero, tocco di differenziazione cromatica insieme alle maniglie apri porta color argento. Il volante è rivestito in cuoio, la plancia caratterizzata, così come il tunnel centrale, da diversi vani porta oggetti oltre che da un interfaccia touchscreen generoso in termini di pollici ed attraverso il quale rimangono comodamente gestibili le principali funzioni di infotainment come stereo, telefono e navigatore GPS con cartografia europea. Le sedute anteriori sono comode ed avvolgenti, quelle posteriori rimangono adatte anche per tre persone ed anche per lunghe distanze. Da un punto di vista tecnico, malgrado forme e dimensioni non ci troviamo dinnanzi ad una vettura 4×4 ma, bensì, ad una 4×2 con trazione anteriore. Motore diesel 1.5 dCi da 110 CV e cambio manuale a sei marce, le sensazioni di guida rimangono piacevoli, velocità e consumi contenuti. Lanciata sul mercato lo scorso mese di settembre, la Dacia Duster Freeway è a tutti gli effetti una Extra Limited Edition come detto anche in apertura, considerato che è stata prodotta in appena 100 esemplari. Malgrado ciò, il prezzo di listino rimane totalmente allineato con la politica Dacia: 16.900 euro. Unica pecca riscontrabile l’assenza tanto della retrocamera quanto dei sensori di parcheggio, il che tenuto conto delle dimensioni della vettura, e nonostante una maneggevolezza anche sorprendente per certi versi, complica un po’ la vita in fase di manovra e di parcheggio, soprattutto in contesti urbani.

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Ford Fiesta ST: la prova

 

di Filippo Gherardi

 

Profilo accattivante, piacere di guida ed interni e avvolgenti, ecco le caratteristiche principali che deve avere una vettura in grado di conquistare un target di clientela giovane, ecco, soprattutto, le caratteristiche della Ford Fiesta ST. Il dinamismo stilistico si riscontra immediatamente grazie al muso, massiccio e schiacciato, ma anche a dei paraurti ridisegnati, sia all’anteriore che nel posteriore, e per questo resi molto più aggressivi. Da non trascurare in tal senso anche le piccole minigonne laterali, tanto quanto il doppio terminale di scarico e lo spoiler, presente sempre nel posteriore, dalle dimensioni discrete ma che rappresenta pur sempre un tratto distintivo di questa vettura. Sulla griglia anteriore ben in evidenza il logo ST, mentre i cerchi sono da 17 pollici. La versione provata dalla nostra redazione esprimeva in pieno, oltretutto, il proprio DNA sportivo grazie anche alla configurazione 3 porte. Le misure della Fiesta ST recitano: 3,97 m di lunghezza, 1,71 m di larghezza e 1,5 m di altezza, abbinate ad un passo di 2,4 m. Per quel che concerne gli interni, impossibile non sottolineare, e premiare in positivo, la comodità dei sedili anteriori griffati Recaro, mentre quelli posteriori, come prevedibile, difettano qualcosina in termini di spaziosità. Il design, sempre per quel che concerne gli interni, riprende in gran parte quello della Fiesta base, anche se la qualità dei materiali utilizzati è indubbiamente migliore. Per quel che riguarda il cruscotto solita impostazione già riscontrata in altre vetture di casa Ford, seppur di segmento differente, con uno schermo multifunzionale dalle dimensioni ridotte ed una consolle ricca, ricchissima, di tasti e comandi. Disponibili, tra gli altri, Navigatore GPS, telefono, bluetooth e stereo. A proposito di suoni, al volante della Fiesta ST si riconosce nitida la sensazione trasmessa dalla potenza prodotta dai cavalli dei motori (che nel caso del modello provato da noi erano 182 ndr), merito del sistema Sound Symposer, e cioè di una membrana che ne “enfatizza” l’aggressività acustica. Altra funzione a dir poco interessante quella riconducibile al tasto ESC OFF, posizionato centralmente appena sotto il sistema di climatizzazione, di fatto consiste nell’inserimento (in modalità ESC ON) dei controlli dinamici del veicolo e al tempo stesso (in modalità ESC OFF) del disinserimento degli stessi. Presente, ovviamente, anche la retrocamera di serie che pur essendo priva di sensori acustici per il parcheggio garantisce, grazie alla sua ampia prospettiva quadrangolare, un aiuto sostanziale in fase di parcheggio. Chiudiamo parlando del motore, la versione provata dalla nostra redazione montava un 1.6 benzina, sovralimentato, 4 cilindri e con una potenza da 182 CV, scattante e piacevole in termini di sensazioni di guida. La trazione è anteriore, il cambio meccanico a sei marce e le sospensioni MacPherson con barra di torsione al posteriore e tarature rigide. La velocità massima stimata è di 220 km/h, mentre l’accelerazione da 0 a 100 si attesta sui 6,9 secondi. Prezzo di 21.750 euro.

Clio Costume National, con motore diesel 1.5 da 75 CV, provata la nostra redazione

Renault Clio Costume National: la prova

 

di Flavio Grisoli

 

La prima prova su strada di Professione Motori del 2015 è con una vera e propria icona della mobilità cittadina mondiale: la Renault Clio. Ma non una Clio qualsiasi. Perché icona? Semplice, perché dal 1990 ad oggi (quando sostituì la mitica Supercinque, in produzione dal 1972) ha venduto qualcosa come 14 milioni di veicoli in tutto il Mondo. Siamo arrivati alla quarta generazione di Clio, in commercio da due anni circa, e la versione che abbiamo provato per voi è quella nata in collaborazione con la casa di moda Costume National, un’azienda tutta italiana nata nel 1986. Come potete immaginare, il genio di Laurens van den Acker (il designer di Renault) ha incontrato quello di Ennio Capasa, designer e direttore creativo di Costume National, creando un connubio stilistico davvero importante e d’effetto. Ma non si tratta solo di una versione creata per rubare l’occhio ai cultori dello stile. C’è molto altro da scoprire, sia dal punto di vista dell’allestimento di serie, che soprattutto sotto il cofano. Perché il motore regala davvero belle soddisfazioni. Partendo dall’aspetto esteriore, risaltano immediatamente le personalizzazioni Costume National: degli inserti in trama grigia accompagnano l’osservatore lungo tutta la vettura. Ci sono particolari sotto i gruppi ottici anteriori e posteriori, sugli specchietti retrovisori, sul rilievo delle protezioni laterali (che danno un effetto davvero molto particolare, come di una “tenda” che si solleva), e sul tetto. Completamente rifinito con questo speciale motivo. Particolarità, non di Clio CN, ma di Clio 4a serie, la calandra centrale completamente ridisegnata che ospita il logo Renault decisamente più grande rispetto al passato. I cerchi sono da 16 pollici di serie (a richiesta ci sono anche da 17, e sono quelli montati sull’auto provata da noi) dal design esclusivo. Un’altra grande novità, questa volta di concetto, è rappresentata dalla posizione delle maniglie delle portiere posteriori: sono integrate in posizione rialzata come ormai molte case automobilistiche stanno utilizzando. La stessa texture in rilievo che troviamo e abbiamo descritto sugli specchietti retrovisori e sul tettuccio la ritroviamo largamente utilizzata negli interni: le speciali decorazioni grigie le troviamo sul volante, sul cruscotto, sulle cornici delle bocchette di ventilazione e sulla base del cambio. Proprio la leva del cambio rappresenta uno degli elementi più significativi, perché il soffietto è composto ed impreziosito dall’esclusivo pellame di vitello laminato ad effetto tridimensionale specifico di Costume National. La Clio CN è dotata di uno schermo touch a 7 pollici. Grande ed intuitivo, ospita ovviamente anche il Bluetooth e la retrocamera che si attiva con la retromarcia. Non un optional, ma di serie. E scusate se è poco. Dicevamo del motore: due versioni a benzina (1.2 da 75 e 90 cv) e due a gasolio (1.5 da 75 e 90 cv). Quello a nostra disposizione, e che abbiamo provato per voi, è il diesel 75 cavalli. Un motore contenuto nelle dimensioni, ma estremamente agile e potente. Sorprende la coppia: 200 Nm a 1750 rpm. Cambiata veloce con consumi ed emissioni ridotte all’osso: 3,7 litri per 100 km con 97 g/km di CO2. Quindi non solo aspetto estetico curato nei minimi dettagli, ma anche un motore divertente, che regala ottime sensazioni anche a chi è abituato a cercare propulsori un po’ più “cattivi” di quelli generalmente montati su vetture di segmento B più incentrati alla mobilità cittadina.

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Lexus CT 200 Hybrid: la prova

 

di Filippo Gherardi

 

Tecnologia e prestazioni, ecco la formula (perfetta) della CT 200 Hybrid in prova alla nostra redazione nel periodo a ridosso delle vacanze natalizie. Lunga 4.3 metri, larga 1.7 ed alta 1.4, le misure che sembrano contare maggiormente però sono quelle relative all’enorme capacità di carico sia interna (vettura comodamente omologata per cinque persone) che del bagagliaio, con quest’ultimo che registra una capacità di carico pari a 275 litri e che può raggiungere addirittura i 985 l reclinando i sedili posteriori. Il modello provato dalla nostra redazione, in una versione cromatica rosso brillante con vernice metallizzata, era nell’allestimento F Sport, che rispetto al modello standard vanta numerosi optional tra cui: impianto audio potenziato con 10 altoparlanti, telecamera posteriore con guide di assistenza al parcheggio ed antifurto con sensore anti-intrusione, oltre al tettino apribile elettricamente ed in maniera molto comoda grazie a due tasti collocati, in posizione centrale, subito sopra lo specchietto retrovisore. Navigatore di serie, tanto quanto il climatizzatore automatico bi-zona con funzione di ricircolo. Altre prerogative della versione F Sport, oltre ad un assetto abbassato ed un profilo più dinamico rispetto alle altre disponibili, anche i cerchi in lega da 17″, gli allestimenti interni ed esterni F Sport, fari e fendinebbia anteriori al LED e sedili (in pelle) regolabili elettricamente in 8 diverse posizioni, con supporto lombare e riscaldabili. Passando al punto di vista tecnico, parliamo di una vettura ibrida che abbina un propulsore benzina 1.8 clindrata, quattro cilindri e sedici valvole, ad un’unità elettrica da 82 CV. Lo standard di emissioni è Euro VI, a trazione anteriore e il cambio E-CVT a trasmissione e variazione continua. Servosterzo elettrico, ad irrigidimento progressivo in funzione della velocità, raggio di sterzata contenuto in 5,2 metri. Non manca, come si addice ad una macchina di questo segmento adatta a lunghi viaggi e concepita per trasportare anche gruppi di persone, nemmeno la solita buona dose di sicurezza: ABS, Distribuzione elettronica e sistema di assistenza alla frenata, Break Override System ed airbag anteriori a due stadi, laterali anteriori, laterali a tendina e per le ginocchia di conducente a passeggero anteriore. Posizione di guida comoda ed avvolgente, con fianchetti in ecopelle a “completare” le sedute. Volante, in pelle, ergonomico e regolabile manualmente, sotto il bracciolo posizionato nel tunnel centrale è nascosto un comodo portaoggetti, soltanto uno dei tanti vani custoditi all’interno della CT 200 Hybrid. Sensori pioggia che azionano automaticamente i tergicristalli, mentre a dominare la coda posteriore troviamo un mini spoiler che consegna ulteriore sportività ad una macchina dal peso complessivo che supera i 1800 kg, ma pur sempre in grado di raggiungere una velocità massima di 180 kg ed un’accelerazione da 0 a 100 in 10,3 secondi. Finendo con i prezzi, la versione F Sport, chiavi in mano, provata dalla nostra redazione si stanzia su un listino di 32.750 euro.