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La Limo presidenziale andrà via con Obama

 

di Germana Condò

 

La Limousine nota al mondo come “The Beast”, l’auto nera blindata e impenetrabile, in grado di resistere agli attacchi di natura chimica oltre che ai proiettili, che dal 20 gennaio del 2009 trasporta il Presidente degli Stati Uniti Barack Obama nei suoi spostamenti, andrà in pensione allo scadere del suo mandato nel 2017. I servizi segreti statunitensi sono già al lavoro per completare il bando che probabilmente decreterà verso la fine di agosto che sarà il costruttore selezionato per realizzare la prossima Limo presidenziale che entrerà in servizio con l’elezione del prossimo presidente degli USA. Nel bando sono elencati i requisiti richiesti per partecipare. Tra quelli imprescindibili è previsto che ai candidati non dovranno mancare la sicurezza e la riservatezza, oltre alla sede principale nel territorio statunitense. Il contratto si suddivide in quattro fasi di lavoro, di cui la prima prevede lo sviluppo della blindatura, nella seconda fase la blindatura dovrà essere integrata nel veicolo e verranno selezionati i pezzi che andranno a comporre il telaio, la carrozzeria e gli interni, nella terza fase si effettueranno vari test per verificare l’efficacia delle soluzioni adottate per passare poi alla quarta fase, quella della produzione vera e propria. La Limousine di Obama è stata costruita da General Motors, basata sulla Cadillac DTS, utilizzando parti del telaio di Chevrolet Kodiak ed alcuni elementi di Escalade. Il Gruppo GM ha prodotto le auto presidenziali degli ultimi trent’anni e per questo potrebbe risultare favorito rispetto ad altri concorrenti come Ford e Chrysler. Ripercorrendo all’indietro la storia delle auto costruite a protezione del Presidente USA, ricordiamo che la Chrysler ha fornito una Imperial Convertible per una parata di Eisenhower nel 1952 e l’anno successivo una Crown Imperial con carrozzeria Derham e vetro antiproiettile per gli spostamenti del presidente. Fino al 1960 le stesse auto sono state utilizzate anche da Nixon vicepresidente. Anche Ford può vantare una lunga tradizione nella produzione di auto istituzionali. Tra il 1939 e il 1982, poi dal 1989 al 1992 le Limousine dal marchio Lincoln hanno prestato servizio per Ronald Regan e Jeorge HW.Bush e sono state protagoniste di fatti di cronaca nera, come l’attentato che portò all’uccisione di Kennedy nel 1963, il quale viaggiava a bordo di una Lincoln convertibile.

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Segnali di ripresa nel mercato dell’auto

 

di Germana Condò

 

Si chiude in positivo il primo mese del 2014 per il mercato dell’automobile in Europa. Non è ancora il momento di pensare che la crisi economica sia definitivamente alle spalle ma il segnale registrato a fine gennaio indica inequivocabilmente che l’industria automobilistica è in ripresa. Nei 28 paesi dell’Unione Europea i dati diffusi dall’associazione dei costruttori Acea parlano di un globale rialzo del 5,2% di immatricolazioni in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, in numeri si tratta di 967.778 nuove immatricolazioni rispetto alle 920.373 di gennaio 2013. Inoltre, in base ai dati raccolti da Acea, questo sarebbe il quinto mese consecutivo in cui si registra un segno positivo, anche se i numeri registrati sono i più bassi dal 2003. In questo clima di generale ripresa, il Gruppo Fiat Chrysler Automobiles in Europa è partito in negativo, registrando un 6,2% a fine gennaio 2014 contro il 6,6% dell’anno scorso ma che, se rapportato alle immatricolazioni del mese di dicembre 2013 del 5,5%, rivelano comunque un aumento. In un comunicato diffuso dal Gruppo FCA si specifica che l’andamento non è negativo su tutti i singoli mercati, anzi nel Regno Unito si riscontra un incremento dei volumi FCA del 22,2%, mentre la quota è salita dal 2,9% dello scorso anno al 3,2%. Grande crescita anche in Spagna per FCA i cui volumi salgono del 12,6%, mentre in Francia si registra l’1,8%. Gli unici paesi a chiudere gennaio con il segno meno sono stati Austria, Belgio, Olanda, Estonia e Cipro, mentre i paesi in cui si segna l’incremento maggiore sono la Germania con il 7,2%, la Gran Bretagna e la Spagna con il 7,6%, l’Italia con il 3,2% e la Francia con lo 0,5%. Da segnalare tra i modelli che contribuiscono al successo del Gruppo  Fiat Chrysler Automobiles in Europa la 500L, la 500 e la Panda, che rappresentano le citycar stabilmente più vendute.

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Ecco la nuova Fiat Chrysler Automobiles

 

di Valerio Zuddas

 

La proposta presentata al Consiglio d’Amministrazione della Fiat, avanzata dall’amministratore delegato di Fiat e Chrysler, Sergio Marchionne, che prevedeva la quotazione al mercato di Wall Street di New York e lo spostamento di una sede fiscale a Londra, è stata resa ufficiale pochi minuti fa. Si chiamerà Fiat Chrysler Automobiles (Fca) il nuovo gruppo nato dall’unione della casa torinese e di quella di Detroit.  La società ha assicurato comunque che questa scelta non avrà effetti sull’imposizione fiscale, alla quale continueranno ad essere soggette le società del Gruppo nei vari Paesi in cui svolgeranno le loro attività. La nuova holding Fiat Chrysler Automobiles sarà una società di diritto olandese. Lo ha comunicato in una nota la Fiat dopo la riunione con il proprio Cda, ufficializzando le indiscrezioni. Le azioni ordinarie saranno quotate a New York e a Milano entro la fine dell’anno. Rispecchia le modalità già usate per Cnh Industrial e che evita la difficile scelta politica fra Stati Uniti e Italia per la sede del gruppo che nascerà dalla fusione delle due case automobilistiche. Oggi saranno diffusi i risultati del quarto trimestre e del 2013. Gli analisti hanno stimato per Fiat e Chrysler un utile netto con un lieve aumento a 400 milioni di euro per il quarto trimestre e una flessione del 24% a 1,07 miliardi di dollari per il 2013. Flessione  imputabile ai problemi di Fiat in Europa, dove sono state registrate vendite deboli. I risultati dovrebbero riflettere un’inversione dei ruoli per le due case automobilistiche. Chrysler è stata trainata fuori dalla bancarotta da Fiat, ma ora le attività americane sostengono la casa italiana. Il domicilio fiscale in Gran Bretagna consentirebbe a Fiat e Chrysler di pagare meno tasse sui dividendi. E la maggior beneficiaria di questo sarebbe Exor. Il listing a New York, invece, rifletterebbe la possibilità di un maggiore e piu’ facile accesso al mercato dei capitali.