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Formula E, scommettiamo sul futuro.

 

 

 

 

 

 

 

 

di Filippo Gherardi

 

Vi avrei potuto parlare di un mondiale di Formula 1 riaperto dopo il doppio sigillo Mercedes tra Spielberg e Silverstone. Di un Gp di Brno, il prossimo 6 agosto, che si avvicina per i centauri della Moto Gp e che rischia di rappresentare uno spartiacque cruciale per le sorti di una delle stagioni più incerte ed equilibrate degli ultimi anni. Magari si poteva accennare, in queste stesse righe, ad uno Scandola che domina (anche) la seconda tappa su terra a San Marino del CIR 2017, con Andreucci e la Peugeot a gestire e limitare i danni in vista delle ultime due gare a Roma e Verona che il prossimo autunno potrebbero consegnargli il decimo titolo nazionale. Si poteva di parlare di tutto questo, ed invece scelgo di aprire l’ennesima finestra su una categoria che, da qui a breve, rischia di diventare il nuovo orizzonte sportivo e comunicativo del mondo dei motori: la Formula E. Ne abbiamo parlato a più riprese nel corso del nostro consueto format televisivo del giovedì, Professione Motori-Motorsport, la categoria che pone una contro l’altra monoposto cento per cento elettriche rappresenta un vero e proprio passo in avanti, esaltando al massimo nuovi orizzonti della tecnologia ma senza trascurare spettacolo ed agonismo. D’altronde, una prerogativa della Formula E è quella di correre al centro di alcune delle città più belle del mondo,da Parigi a Berlino, da Marrakesh a Buenos Aires fino all’ultimo week end in ordine di tempo trascorso a New York, giusto per citarne alcune e in attesa di vedere aggiunta, a partire dalla stagione 2018, anche la tappa di Roma. Il tutto, con tribune gremite di pubblico e vetture che viaggiano in assoluto silenzio e zero impatto ambientale. Renault per ora la fa da autentica padrona, lo sapete, anche se l’assenza di Sebastien Buemi proprio all’ultima tappa newyorkese ha riaperto la rincorsa al titolo mondiale a vantaggio di Lucas di Grassi e la sua Audi tornati ad appena dieci punti di ritardo in classifica. Si deciderà tutto nell’ultima doppia gara di Montreal nel week end del 29 e 30 luglio, con il marchio francese e il pilota elvetico a caccia rispettivamente del terzo (su tre anni) titolo costruttori e del secondo tra i piloti. Non è solo il marchio della Losanga, comunque, ad investire sempre più pesantemente sulla Formula E. Detto di Audi, l’ultima gara di New York ha finalmente consacrato il lavoro del team DS Virgin Racing che con Sam Bird ha portato a casa una prima storica doppietta. Qualche mese prima, a Berlino, vittoria e titoli da copertina erano toccati a Mahindra con lo svedese Felix Rosenqvist. Senza tralasciare i primi approcci da parte di Jaguar e degli americani del team Penske che tra IndyCar e Nascar hanno creato, negli anni, un impero di successi e marketing. In attesa, naturalmente, che se ne aggiungano altri, la Formula E punta dritta la sua bussola verso un futuro stimolante e tutto da scoprire. E noi, scommetteteci, saremo qui a raccontarvelo.

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Trasporto pubblico, il domani è ”modulare”: Next Future Transportation

di Stefano Ursi

La presentazione è prevista per Novembre a Dubai e promette di svelare un’innovazione capace di infondere il giusto slancio rivoluzionario al comparto del trasporto pubblico. Si chiama Next Future Transportation ed è un veicolo modulare inventato da Tommaso Gecchelin e Emmanuele Spera. Un progetto a firma tutta italiana, che mette insieme esigenze di mobilità sostenibile e nuove tecnologie ad altissimo livello. Si tratta di un veicolo alimentato ad energia elettrica, di due metri di larghezza e mezzo di lunghezza, capace di ospitare fino a dieci passeggeri e nel quale ogni pezzo è staccabile dall’altro e poi ad esso ricongiungibile grazie ad un braccio metallico ad allineamento ottico. Molti i vantaggi che si possono intuire già solamente descrivendo Next Future Transportation; innanzitutto l’alimentazione elettrica vede un grande risparmio in termini ambientali e di sostenibilità, poi ogni tratta può essere programmata per il numero dei passeggeri, così che il conducente ne carichi solo quelli che servono lasciando dunque fermi i pezzi, o moduli, che non servono perché non sono occupati. Risparmiando dunque spazio sulla strada. All’inizio e alla fine del viaggio i moduli si ricaricano, permettendo di avere sempre  l’energia sufficiente per i viaggi da fare. Quando si trova a fare le curve, poi, il veicolo ha la capacità di far staccare leggermente un modulo dall’altro, così da evitare che un’auto o un motociclo si vadano ad inserire nello spazio fra un modulo e l’altro. Per quanto riguarda i costi, si legge, essi vengono parametrati in base ai passeggeri che vengono portati o con i materiali che si trasportano, o merci, perché il veicolo modulare può essere adattato a molti usi. Chiaramente, per sfruttare al massimo questo veicolo innovativo e dalle potenzialità molto interessanti, occorre che la città sia ”attrezzata” allo scopo, che la strada sia in buone condizioni e che la carreggiata sia abbastanza ampia. Al momento circolano due prototipi espositivi in scala 1:10 funzionanti, insieme ad altri due a dimensione reale e scopo illustrativo. Affinché le prime flotte possano essere commercializzate, si legge, occorreranno tre anni. Così Gecchelin a StartupItalia.eu: ”Dopo il progetto pilota a Dubai, Next e Getplus intendono sviluppare industrialmente i veicoli per venderli prima in contesti controllati e gradualmente espandere il bacino di utenza ai trasporti cittadini e tra città”.

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Guida autonoma, rivoluzione Bosch e TomTom: mappe ”a segnali radar”

 

 

di Stefano Ursi

 

Un altro passo in avanti verso la costruzione di un ‘ambiente’ ottimale e di una strumentazione sempre più affidabile relativamente alla frontiera della guida autonoma. Bosch e TomTom hanno annunciato in una nota congiunta una svolta, grazie alla collaborazione iniziata nel 2015, nello sviluppo di mappe ad alta definizione per la guida autonoma. Bosch, si legge nella nota, è la prima azienda al mondo ad aver creato un “livello di localizzazione” sfruttando segnali radar, uno strumento che si dimostrerà indispensabile per questo tipo di mappe, fino ad oggi basate su dati video. La “mappatura stradale via radar” di Bosch si compone di miliardi di singoli punti che riflettono i segnali radar ovunque essi colpiscano, basti pensare a barriere di protezione o cartelli stradali: e poi sono in grado di riprodurre il percorso seguito. La precisione a livelli elevatissimi è, in questo senso, un imperativo che va seguito sempre e comunque e che è il punto focale di questa innovazione. Insieme all’affidabilità, anche in condizioni di guida notturna o di scarsa visibilità. E c’è anche una questione connettività e di volumi di dati da non sottovalutare, perché questa, spiega la nota, è l’unica tecnologia capace di ”trasmettere a un cloud 5kb di dati al chilometro, ossia un volume di dati doppio rispetto a quanto avviene con una mappa video”. I livelli su cui misurare le capacità e l’innovatività di questo sistema sono essenzialmente tre: localizzazione, pianificazione, dinamico. Il primo per determinare la propria posizione all’interno di una corsia utilizzando un livello di localizzazione che contiene la mappatura stradale via radar di Bosch, più una mappa di localizzazione video aggiuntiva. Il secondo per calcolare manovre estemporanee durante la guida autonoma, insieme ad informazioni su percorso, segnaletica e limiti di velocità, curve e pendenze. Il terzo per avere info su situazioni del traffico in rapido cambiamento. Entro il 2020 sono attesi, in Europa e USA, i primi veicoli in grado di fornire dati per la mappatura stradale via radar. Così Dirk Hoheisel, membro del Board of Management di Bosch: ”La mappatura stradale via radar rappresenta una pietra miliare nel cammino verso la guida autonoma. Consentirà ai veicoli autonomi di determinare in modo affidabile la loro posizione in qualsiasi momento”. Così invece Harold Goddijn, CEO di TomTom: ”Siamo estremamente lieti di poter introdurre, grazie alla partnership con Bosch, dati di localizzazione supplementari sotto forma di una mappatura stradale via radar. Questo renderà l’autolocalizzazione per i veicoli autonomi notevolmente più solida sotto tutti i punti di vista”.

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Mobilità del futuro e Human Machine Interface: Toyota Concept i-Tril

di Stefano Ursi

Nel 2030 ci muoveremo così in città. Questo potrebbe essere lo slogan della presentazione da parte di Toyota al Salone di Ginevra del nuovo prototipo i-TRIL, progettato da Toyota Motor Europe (TME) in collaborazione con lo studio ED2 di Nizza. A guida autonoma e dotato di un motore elettrico e di un peso di soli 600 kg, le dimensioni del nuovo i-TRIL vedono 2.830 mm di lunghezza e 1.460 mm di altezza, con una carreggiata di 1.200 mm sull’anteriore e 600 mm sul posteriore, e con un giunto che collega l’asse posteriore all’abitacolo per consentire l’inclinazione della scocca e degli pneumatici anteriori, mantenendo quelli posteriori in posizione perpendicolare rispetto alla strada. Ha molte caratteristiche che la pongono nella dimensione intermedia fra una due ruote e una quattro ruote; ad esempio la possibilità di ”piegare” sulle curve come una moto e l’apertura delle portiere ”a farfalla”. Un modello che pare uscito dal futuro per le forme e per le caratteristiche, come ad esempio la capacità di fondere con maestria le due visioni: Active Lean e Relaxed Engagement. La prima rende possibile un’inclinazione fino a dieci gradi con venticinque gradi di sterzo e un raggio di sterzata di soli quattro gradi. La seconda prevede un posto guida rialzato con schienale leggermente orientato verso il retrotreno per garantire facilità nell’ingresso nell’abitacolo. E il modello 1+2, ovvero alla guida una sola persona e dietro due, che godono del viaggio. Il nuovo i-TRIL, spiega Toyota, non possiede una pedaliera, consentendo al conducente di tendere le gambe in tutta libertà e di indossare qualsiasi tipo di calzatura. La guida può essere scelta in modalità autonoma o manuale, e la grande novità è la presenza dei comandi vocali, con head-up display e tutta la strumentazione collegata. Tutto viene gestito dalla tecnologia ‘Drive-by-Wire’ e l’approccio, spiega ancora Toyota, è sul concetto Human Machine Interface (HMI), focalizzato sui sistemi di attivazione vocale e sull’Intelligenza Artificiale per il controllo dei sistemi multimediali e su quelli di infotainment. i-TRIL viene gestito da due controller che dalle mani del conducente, volendo, possono scivolare sotto il rivestimento che copre il modulo di guida. Durante la guida autonoma le cui estremità dal panello strumenti vanno ad illuminarsi ogni qualvolta l’i-TRIL fa il suo ingresso in curva per informare gli occupanti sulla direzione in cui il mezzo andrà ad inclinarsi.

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Ces di Las Vegas: in mostra ”l’auto del futuro e il futuro dell’auto”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

di Stefano Ursi

 

Il Ces di Las Vegas, è ormai da anni un appuntamento molto atteso non solo per quanto riguarda l’elettronica di consumo ma anche per quanto riguarda la dimensione motori, visto che questa assieme ad altre è un’occasione straordinaria per presentare nuovi modelli e soprattutto nuove tecnologie applicate all’auto. Ed è così che all’edizione che si svolgerà nel Gennaio 2017 si prevedono novità importanti e vere e proprie chicche per esperti e amatori del settore. Ma soprattutto le case di produzione stanno affilando le armi per presentare le loro novità al Ces. Vediamone alcune. Partiamo con un’anticipazione che incuriosisce e che sul web, proprio per conformazione giornalistica, ha richiamato titoli fantasiosi e suggestivi; parliamo di Honda NeuV, auto che è già stata ribattezzata come capace di ”riconoscere i sentimenti umani” e di averne dei propri; si tratta di una piccola vettura elettrica, pensata per tragitti brevi e dotata di quello che viene chiamato ”emotion engine”, ovvero un sistema di intelligenza artificiale i cui contorni e le cui peculiarità sono ancora avvolte nel mistero. In questo senso il Ces di Las Vegas, dunque, è la cornice ideale perché capace di fondere l’elettronica di consumo, l’hi-tech e il comparto auto. Facciamo un salto in Fca e scopriamo che la casa di produzione italo-americana avrebbe in serbo per la fiera americana, secondo quanto riporta un’indiscrezione di Bloomberg, la presentazione del concept della Chrysler Pacifica elettrica; finora i rumors di stampa non hanno mai sbagliato in tema di auto e debutti internazionali, e pare che anche in questo caso non si farà eccezione. Un modello, quelle che Fca potrebbe dunque presentare in anteprima a Las Vegas, che si immette direttamente nel segmento delle auto ad emissioni zero, andando a realizzare un punto di partenza importante e che da qui potrebbe avere sviluppi interessanti. Fra le novità più succose potremo poi trovare la Faraday Future, modello al cento per cento elettrico che vuole sfidare senza paura il mondo della velocità e dei modelli già in circolazione, ma alimentandosi solo di elettricità. Queste e altre sorprese, dunque, attendono coloro che varcheranno i cancelli della fiera. Non solo modelli innovativi al Ces di Las Vegas, dunque, ma anche tecnologie che tentano di essere al passo con la modernità senza togliere nulla alle prestazioni delle auto prodotte. Sintomo che lo sguardo al futuro e alla sostenibilità non prescinde mai dal mantenimento di uno standard qualitativo di primissimo ordine.

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Honda RLX/Legend, il futuro è già qui

di Stefano Ursi

Nessuno di noi può nasconderselo: fino a qualche anno fa avremmo guardato con ironia chi ci avesse parlato di autovetture associando termini come algoritmo, Ram, sensore o GPS. Ma il futuro è già qui e ormai non è più possibile ignorarne la potenza e la prospettiva soprattutto quando si parla di auto che potrebbero anche non prevedere un conducente a bordo. Dinamica di cui le cronache parlano ormai sempre più insistentemente negli ultimi mesi. Ed è proprio su questo tracciato che va ad innestarsi la presentazione negli Usa della seconda generazione del prototipo a guida autonoma: la RLX/Legend, sorella della Acura RLX e destinata a proporne un miglioramento sensibile in tema di equipaggiamento tecnologico e di prestazioni. Una volta presentato, il modello verrà destinato ai test dell’Honda Research Institute in California, di modo da saggiare ogni dettaglio che possa essere utile al perfezionamento ultimo; un’area di 21 km quadrati nei pressi di San Francisco che ha la capacità di simulare perfettamente la guida in città, riproducendo in tutta sicurezza le fattezze di un centro abitato. I veicoli a guida autonoma sono ormai la prossima frontiera dell’auto e su di essi si costruisce un pezzo straordinariamente importante di futuribilità del mercato delle grandi case di produzione e risulta dunque fondamentale implementare e migliorare ogni singolo aspetto tecnologico presente su di essi; dai sensori al sistema Radar, passando per la potenza del sistema computerizzato di bordo che Honda ha rafforzato ulteriormente onde permettere alla vettura di eseguire calcoli veloci e complessi, di essere pronta ad ogni evenienza. Ibrida, dotata di trazione integrale e di un sistema di laser scan, RLX/Legend è un’ipotesi di futuro concreta e Honda punta forte su questo comparto, ormai in rapida ascesa nel mondo. Realizzare nel sistema tecnologico di bordo una mente virtuale, capace di mettere in campo risposte adatte in situazioni comuni alla strada di tutti i giorni: questo il leitmotiv di ogni casa che voglia intraprendere la via dell’automotive integrato con la tecnologia di ultima generazione. Occorrerà ora attendere l’esito della sessione di test cui i tecnici Honda sottoporranno RLX/Legend per capire se, come si ipotizza, un altro passo in avanti verso il virtuale integrato nell’auto sarà stato compiutamente effettuato.