2017 - Renault SYMBIOZ

Renault Symbioz: casa e macchina in un solo concept

 

 

 

 

 

 

 

 

di Federico Gianandrea de Angelis

 

Futuro? Renault guarda oltre. Al Salone di Francoforte i francesi presentano Symbioz, concept car che cambia e rivoluziona il significato stesso della parola autoveicolo, unendo nel suo nome i concetti di auto e casa. Ovviamente elettrica e a guida autonoma, già entro fine anno verrà messa su strada per i primi test ma volge lo sguardo verso il 2030, quando probabilmente le nuove vetture potranno “fare a meno” del conducente. Symbioz è una sorta di salotto, o ufficio, con le ruote, può trasformarsi in una stanza mobile supplementare, con diversi confort ed utilizzabile in diverse posizioni, sia in ambienti esterni che interni. Uno dei suoi scopi è quello di raggiungere il massimo livello di sviluppo per quanto riguarda l’energia elettrica condivisa fra i mezzi di trasporto, le abitazioni o altri veicoli, l’energia che viene immagazzinata nelle batterie di Symbioz può essere riutilizzata per l’illuminazione, gli schermi o altre funzionalità dell’abitazione durante i picchi di consumo. I due motori elettrici montati sull’assale posteriore e l’ottimo posizionamento delle batterie sotto al pianale permettono di avere un abitacolo molto spazioso, ricco di qualsiasi tipo di confort e personalizzabile: la vettura riconoscerà il passeggero e, in base al suo profilo, configurerà automaticamente sedili, luminosità, audio e molte altre funzioni. Grazie ad una piattaforma, la futuristica vettura di Renault può essere sollevata da terra ed essere posizionata sulla terrazza del piano superiore, divenendo una piccola stanza aggiuntiva, quando invece torna alla sua vera natura, quella di un’automobile, è spinta da due motori elettrici dalla potenza totale di 500 kw ed una coppia massima di 660 Nm. Infine, i sedili girevoli e il cruscotto a scomparsa fanno parte della tecnologia a guida autonoma “Mind off”, dove il conducente/passeggero può tranquillamente “spegnere il cervello” o dedicarsi alle sue attività personali. Symbioz introduce una concezione completamente nuova della “macchina” o del mezzo di trasporto, non ci resta che aspettare il 2030 per conoscere la mobilità del domani.

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Skoda: Vision E a Francoforte per l’anteprima europea

 

 

 

 

 

 

di Federico Gianandrea de Angelis

 

Dopo essersi mostrato in Asia, allo scorso Salone di Shangai, Vision E è pronto a fare il proprio esordio in Europa, ovviamente all’imminente kermesse di Francoforte prevista tra il 12 e il 24 settembre prossimi. Vision E è un concept, è lo studio del primo veicolo a propulsione elettrica di Skoda e si presenta con tecnologie di guida autonoma di livello 3. Rispetto alla prima versione vista a Shangai, quella portata in Europa è caratterizzata da un design maggiormente sviluppato per donare più carattere al frontale oltre che dalle portiere che si aprono nel senso apposto a quello di marcia. Le dimensioni sono importanti, con 4,68 metri di lunghezza, 1,94 m di larghezza e 1,59 m di altezza è paragonabile ad un generoso SUV o, per restare in famiglia, ad una Skoda Octavia Scout. A guadagnarne è ovviamente l’abitacolo, confortevole e spazioso per i passeggeri anche grazie all’assenza del tunnel di trasmissione, motivata dal posizionamento dei motori sui due assali. Base per i futuri veicoli elettrici di serie di Skoda, Vision-E si fa notare anche per l’assenza degli specchi retrovisori, sostituiti da due telecamere che proiettano le immagini circostanti su schermi posizionati all’interno dell’abitacolo. L’assenza del montante centrale massimizza l’abitabilità interna e fornisce un alto grado di comodità ai passeggeri seduti su quattro sedili singoli e separati, ed inoltre tutti e quattro gli occupanti hanno un “personale” display attraverso il quale controllare le principali informazioni di bordo e regolare in maniera autonoma il sistema di infotainment, gestibile anche tramite comandi vocali o gestuali. Skoda Vision E si presenta anche come un concept molto sviluppato in termini di sicurezza e tecnologie di guida autonoma, una serie di telecamere infatti monitora stato psico-fisico e livello di attenzione del conducente (sistema Eye Tracking), e lo avverte nel caso in cui rilevi stanchezza o distrazioni; ad essere tenuto sotto controllo è anche il battito cardiaco del guidatore, e se il veicolo avverte un’irregolarità o comunque un senso di pericolo è in grado di rallentare fino a fermare il veicolo. Sempre in tema di guida autonoma, Vision E riesce da sola, su tratti autostradali, ad accelerare, sterzare, frenare ed evitare ostacoli; il Car Park Autopilot, infine, individua ed indirizza il veicolo verso parcheggi liberi. Come detto, il concept che esordirà a Francoforte rappresenta la prima “elettrica” di Skoda, a spingerla ci sono quindi due motori elettrici che erogano alle quattro ruote 225kW (306 cavalli), in grado di fornire un’autonomia pari a 500 km e di toccare la velocità massima di 180 km/h.

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Smart Vision EQ Fortwo: il car sharing a guida autonoma prende forma

 

 

 

 

 

 

 

 

di Federico Gianandrea de Angelis

 

 

Se Smart con la sua nascita rivoluzionò, anzi inventò, il concetto di city car, adesso sembra avere tutte le intenzioni di cambiare completamente le idee di mobilità urbana e di trasporto pubblico locale con la Vision EQ Fortwo. In realtà stiamo parlando solamente di un concept, ma il progetto è quello di creare un veicolo a guida autonoma che prenda i passeggeri direttamente nel luogo richiesto e li trasporti in quello desiderato, una sorta di taxi senza conducente. Una griglia Black Panel sul frontale e delle grandi superfici di proiezioni laterali permettono di personalizzare e identificare la “propria” vettura, mentre le luci posteriori, oltre ad avere la classica funzione, possono fornire informazioni sul traffico o avvisare in caso di problematiche individuate sul percorso. Le porte sono avvolte da una pellicola commutabile che funge da schermo sul quale vengono proiettate news, aggiornamenti meteo e molto altro, ed è ancora la griglia Black Panel a comunicare se all’interno della vettura ci sono una o due persone. Sì perché l’idea di Vision EQ Fortwo è quella di creare un veicolo pratico e anche condivisibile, dove gli utenti che necessitano di un “passaggio” possono mettersi in contatto tramite la funzione Sharing 1+1: ognuno può impostare il proprio profilo ed il sistema, in base alle destinazioni richieste, individua il compagno di viaggio più adatto, sarà poi il primo utilizzatore a decidere se accettare o meno un’altra persona accanto a sé. Quando si è in due, inoltre, il display dell’abitacolo proietta gli interessi comuni, ad esempio sport praticati, concerti o spettacoli ai quali i viaggiatori hanno partecipato, per facilitare un primo punto di contatto. E’ una sorta di evoluzione del car sharing, dove il passeggero non deve più individuare e raggiungere la prima auto disponibile, ma sarà l’auto ad andare da lui eliminando i tempi di tragitto anche in considerazione del fatto che le vetture sono sempre in movimento. L’unico momento in cui le piccole autonome saranno ferme sarà ovviamente quello del “rifornimento”: ovviamente in completa autonomia, la Vision EQ Fortwo raggiungerà la più vicina stazione per ricaricare il proprio accumulatore agli ioni di litio da 30 kWh, o in alternativa potrà addirittura collegarsi alle altre vetture attraverso induzione alla rete elettrica come se fosse una batteria in movimento. In linea con il vero e puro concetto di guida autonoma, infine, la Vision EQ Fortwo rappresenta anche il primo veicolo del gruppo Daimler ad eliminare totalmente sia volante che pedali.

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DS7 Crossback: entra in gioco la guida autonoma

 

 

 

 

 

 

 

 

di Federico Gianandrea de Angelis

 

Anche in PSA sono pronti a sferrare l’attacco “guida autonoma”. Sulla nuovissima DS 7 Crossback, SUV che entrerà in vendita a partire da gennaio 2018 con l’obiettivo di diventare il fiore all’occhiello dell’elegante marchio francese, assisteremo al debutto dei primi sistemi di guida automatizzata del gruppo. Ovviamente non si parla di una vera e propria guida autonoma, ma di passi molto in avanti verso quella direzione, ossia nuove tecnologie che vanno ad aggiungersi agli avanzati dispositivi già presenti su altre vetture del marchio ma che avranno comunque bisogno dell’intervento umano. Sulla nuova DS 7 Crossback troveremo quindi sistemi noti alla gamma come Active City Brake, avviso angolo morto, avviso superamento involontario della linea di carreggiata, e delle vere e proprie novità: Night Vision, Park Pilot e Driver Attention Monitoring. Attraverso una telecamera ad infrarossi il Night Vision è capace di individuare pedoni o animali fino ad una distanza di 100 metri, il conducente vedrà le immagini direttamente sul quadro strumenti e a seconda del colore indicato, giallo o rosso, capirà il livello di pericolo. Anche il Driver Attention Monitoring funziona attraverso una telecamera ad infrarossi, anzi due, orientate però verso il guidatore e posizionate sul volante e nella parte superiore del parabrezza per tenere sempre sotto controllo gli occhi del guidatore e rilevare eventuali suoi cali di attenzione; nel caso in cui il sistema individui segnali di stanchezza o distrazioni, interviene emettendo un segnale d’allarme per avvisare il conducente. Meno orientato alla sicurezza e più alla comodità infine, il DS Park Pilot, che offre il proprio aiuto nelle manovre di parcheggio: il veicolo riesce ad individuare da solo lo spazio utile al parcheggio fino a velocità di 30 km/h, e dopo il comando del conducente esegue la manovra in totale autonomia. La DS 7 Crossback si appresta perciò ad essere un’innovazione non solo dal punto di vista estetico e di appartenenza (essendo il primo SUV del marchio) ma anche, e non in minor parte, dal punto di vista tecnologico.

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Nuova Audi A8: guidare diventa un optional

 

 

 

 

 

 

 

 

di Federico Gianandrea de Angelis

 

Ha il sapore di futuro ma è nettamente più vicina al presente, lo stile e soprattutto la tecnologia della nuova di Audi A8 permettono alla casa dei Quattro Anelli di fare quel salto temporale che in molti attendevano. Da brava ammiraglia la quarta generazione di A8 rappresenta una “premessa” in termini di look a tutte le future vetture provenienti da Ingolstadt, ne sono un esempio la calandra allargata e i fari posteriori a sviluppo orizzontale con tecnologia Oled. E’ cresciuta di 7 centimetri raggiungendo una lunghezza totale di 5,17 metri, tradotto vuol dire più spazio per il nuovo abitacolo dal carattere decisamente minimalista: niente più manopole o touchpad, bensì un doppio display nella parte centrale del cruscotto capace di diventare invisibile grazie ai black panel. L’infotainment può inoltre supportare le funzioni di swiping o di scrittura e la sua gestione può avvenire tramite comandi vocali, mentre per quanto riguarda la connettività ” esterna” è presente un modulo con servizi Car-to-X che permettono alla nuova A8 di mettersi in contatto con le altre vetture. La principale novità riguarda la guida autonoma, elaborata seguendo perfettamente la filosofia dei tedeschi “All’Avanguardia della Tecnica”: il Traffic Jam Assistant riesce a manovrare totalmente l’auto, anche durante code o ingorghi, fino alla velocità di 60 km/h su superstrade ed autostrade, nel frattempo il “pilota” umano può comodamente seguire uno dei suoi programmi preferiti in TV e farsi fare un massaggio ai piedi (optional per la versione a passo lungo); sono da menzionare in termini di avanzata tecnologia anche il Park Pilot ed il Garage Pilot, ottimi per parcheggiare l’auto uscendo dalla stessa. Tutti questi sistemi, però, non saranno disponibili prima del 2018, pochi mesi dopo l’uscita della nuova ammiraglia prevista per il prossimo autunno, successivamente al debutto ufficiale che avverrà durante il Salone di Francoforte a settembre. Anche a livello tecnico le sorprese non mancano, su tutte spiccano lo sterzo dinamico e le sospensioni attive Audi AI, capaci di alzare o abbassare ogni ruota singolarmente attraverso degli attuatori elettrici alimentati da un circuito elettrico a 48 Volt offerto di serie su tutte le versioni. In un primo momento la nuova A8 sarà proposta con due motori turbo V6, il 3.0 TDI da 286 cv e il 3.0 TFSI da 340 cv, più avanti arriveranno gli 8 cilindri 4.0 TDI da 435 cavalli e 4.0 TFSI da 460 CV, ed infine saranno resi disponibile il top di gamma W12 6.0 litri da ben 590 cv e la variante plug-in ibrida con il 3.0 TFSI da 449 cv con un’autonomia in modalità totalmente elettrica di 50 km.  Tutte le motorizzazioni potranno essere classificate come mild-hybrid grazie all’alternatore azionato a cinghia e al sopra citato circuito elettrico da 48V, elementi che migliorano l’efficienza dei propulsori in particolar modo per quanto riguarda i consumi, i quali arriveranno ad un massimo di 0,7 litri per 100 km.

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Guida assistita, Nissan Leaf si arricchisce di ‘ProPILOT 1.0′

 

 

 

 

 

 

 

 

 

di Federico Gianandrea de Angelis

 

La nuova Nissan Leaf, veicolo 100% elettrico della casa giapponese, sarà equipaggiata con il sistema ProPILOT 1.0, ulteriore passo verso l’allargamento dei confini e delle prospettive della guida assistita, di cui ormai non si contano le sperimentazioni e le implementazioni nel mondo; del resto, l’avanzamento delle possibilità della tecnologia applicata al mondo dell’auto permette di costruire strategie sempre più complesse e strutturate sulla guida assistita, ormai frontiera obbligata per tutte le case di produzione. Il sistema ha due elementi fondamentali: una telecamera e un software, i quali sono in grado di riconoscere ed elaborare segnali stradali orizzontali e altre vetture. La telecamera installata sul veicolo, capace di visione tridimensionale, è infatti il cervello del sistema, invia all’auto (e al conducente che ne ha visione sul display) le indicazioni su ciò che c’è intorno, dai segnali alle altre auto fino alla corsia di marcia e ad ostacoli che eventualmente potrebbero porsi su di essa. L’auto, tramite questo sistema che rimane attivo fino alla velocità di 100 km/h, rimane al centro della carreggiata e riesce a mantenere la distanza dal veicolo che le sta davanti; ovviamente, come sempre specificato da Nissan, questo sistema non sostituisce del tutto il conducente che è chiamato a portare sempre la massima attenzione ai segnali che la tecnologia gli pone dinnanzi durante la marcia, bensì a porgli un aiuto. In futuro, ha spiegato Nissan, questo sistema verrà implementato e aggiornato ancora conferendogli anche la possibilità di cambiare corsia di marcia e di gestire gli incroci in città. Questa tecnologia, che si attiva premendo un pulsante – spiega Nissan – permette di gestire la guida in corsia e mantenere la distanza di sicurezza in modo autonomo, regolando lo sterzo, l’accelerazione e la frenata assistendo il conducente sia in condizioni di traffico intenso sia nei lunghi viaggi. Così Gareth Dunsmore, Direttore Veicoli Elettrici Nissan Europe: ”La nuova Nissan LEAF è l’esempio perfetto della visione Nissan Intelligent Mobility, perché sarà il veicolo elettrico più avanzato e accessibile sul mercato, oggi. Con l’aggiunta della tecnologia ProPILOT, la nuova Nissan LEAF riuscirà a dimostrare tutti i vantaggi dei veicoli elettrici, lasciando alle generazioni future città più pulite e meno congestionate”. Nissan ha poi reso noto che LEAF sarà il primo veicolo della gamma dotato di tecnologia ProPILOT Park, che aiuta il guidatore a parcheggiare l’auto in qualunque situazione, svolgendo in autonomia le manovre più ripetitive e più complesse della guida.

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È’ nata Tesla Model 3: Elon Musk sfida il futuro

 

 

 

 

 

 

di Stefano Ursi

 

Erano ore febbrili, che portavano in sé un’attesa che ha visto concretizzarsi le aspettative: è iniziata la produzione di Tesla Model 3 e su Twitter sono spuntate due immagini che ritraggono la berlina elettrica nel suo aspetto. È stato proprio Elon Musk, patron di Tesla a twittare le immagini e a scatenare la bagarre social e sui media; il primo esemplare, infatti, è venuto alla luce e proprio ad esso si riferiscono le immagini postate da Musk. Model 3 rappresenta – spiegava Tesla all’atto della presentazione del prototipo – l’evoluzione logica del “piano segreto” e della missione di Tesla per ”accelerare la transizione a un mondo di fonti di energia sostenibili”. Model 3 ha come obiettivo dichiarato da parte della casa di produzione la combinazione di ”autonomia, prestazioni, sicurezza e spazio”. Il design viene definito intelligente, perché capace di massimizzare lo spazio interno: Model 3, infatti, viene dichiarata in grado di trasportare comodamente 5 adulti e i rispettivi bagagli che portano con sé. Anche la velocità e le prestazioni sono un passaggio che non viene dimenticato, anzi: Model 3 monta un motore elettrico ad alta efficienza il quale, secondo le indicazioni della casa, permette ”un’accelerazione da 0 a 100 km/h in meno di sei secondi”. I media la definiscono una ”elettrica di massa”, con un’autonomia dichiarata che dovrebbe arrivare attorno ai 350 km; da questo primo esemplare in poi, che sta catalizzando l’attenzione degli specialisti e di tutti i curiosi di capire come Tesla porterà avanti questo passaggio storico, il ciclo produttivo raggiungere le 5.000 unità a settimana entro la fine dell’anno. Negli Usa dovrebbe arrivare entro la fine di luglio, mentre per quanto riguarda l’Europa l’arrivo sul mercato è previsto almeno per la metà del 2018. L’idea di Tesla rispetto a Model 3 è quella di non essere pensata solamente per il mercato di lusso bensì anche per il grande pubblico; un salto importante per la società di Elon Musk, che ha rilanciato nei giorni scorsi anche l’ambizioso progetto della Gigafactory, la enorme fabbrica di batterie a litio: la produzione delle celle, infatti, dovrebbe raggiungere il pieno regime produttivo nel 2020. Ovviamente l’obiettivo che funge da architrave a tutto questo progetto dalle enormi proporzioni (si tratta infatti dell’edificio con la superficie più estesa del mondo) è quello di dare la spallata definitiva al concetto delle motorizzazioni tradizionali per indirizzare l’industria automobilistica verso le fonti di alimentazione sostenibili e dunque verso un futuro produttivo totalmente diverso.

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Trasporto pubblico, il domani è ”modulare”: Next Future Transportation

di Stefano Ursi

La presentazione è prevista per Novembre a Dubai e promette di svelare un’innovazione capace di infondere il giusto slancio rivoluzionario al comparto del trasporto pubblico. Si chiama Next Future Transportation ed è un veicolo modulare inventato da Tommaso Gecchelin e Emmanuele Spera. Un progetto a firma tutta italiana, che mette insieme esigenze di mobilità sostenibile e nuove tecnologie ad altissimo livello. Si tratta di un veicolo alimentato ad energia elettrica, di due metri di larghezza e mezzo di lunghezza, capace di ospitare fino a dieci passeggeri e nel quale ogni pezzo è staccabile dall’altro e poi ad esso ricongiungibile grazie ad un braccio metallico ad allineamento ottico. Molti i vantaggi che si possono intuire già solamente descrivendo Next Future Transportation; innanzitutto l’alimentazione elettrica vede un grande risparmio in termini ambientali e di sostenibilità, poi ogni tratta può essere programmata per il numero dei passeggeri, così che il conducente ne carichi solo quelli che servono lasciando dunque fermi i pezzi, o moduli, che non servono perché non sono occupati. Risparmiando dunque spazio sulla strada. All’inizio e alla fine del viaggio i moduli si ricaricano, permettendo di avere sempre  l’energia sufficiente per i viaggi da fare. Quando si trova a fare le curve, poi, il veicolo ha la capacità di far staccare leggermente un modulo dall’altro, così da evitare che un’auto o un motociclo si vadano ad inserire nello spazio fra un modulo e l’altro. Per quanto riguarda i costi, si legge, essi vengono parametrati in base ai passeggeri che vengono portati o con i materiali che si trasportano, o merci, perché il veicolo modulare può essere adattato a molti usi. Chiaramente, per sfruttare al massimo questo veicolo innovativo e dalle potenzialità molto interessanti, occorre che la città sia ”attrezzata” allo scopo, che la strada sia in buone condizioni e che la carreggiata sia abbastanza ampia. Al momento circolano due prototipi espositivi in scala 1:10 funzionanti, insieme ad altri due a dimensione reale e scopo illustrativo. Affinché le prime flotte possano essere commercializzate, si legge, occorreranno tre anni. Così Gecchelin a StartupItalia.eu: ”Dopo il progetto pilota a Dubai, Next e Getplus intendono sviluppare industrialmente i veicoli per venderli prima in contesti controllati e gradualmente espandere il bacino di utenza ai trasporti cittadini e tra città”.

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Nissan Leaf: verso la guida autonoma con il ProPilot 1.0

 

 

 

 

 

 

 

 

 

di Federico Gianandrea de Angelis

 

Elettrica lo è già, autonoma no, ma piano piano ci diventerà. E’ la Nissan Leaf, citycar ecologica giapponese e auto elettrica più venduta al mondo, nata nel 2010 ed ora pronta a rifarsi il trucco. Sicuramente dovrà migliorare sotto l’aspetto dell’autonomia, a fronte delle tante concorrenti che offrono e promettono ormai tra i 400 e i 500 km in modalità solo elettrica, ma intanto si proietta verso la guida assistita, di cui Nissan è da sempre stata pioniera. La seconda generazione di Nissan Leaf sarà infatti equipaggiata con il ProPilot 1.0, un dispositivo che attraverso un pulsante rende in grado l’auto di mantenere la corsia e la distanza di sicurezza, intervenendo in modo autonomo su sterzo, frenata e accelerazione, supportando il conducente anche in situazioni di traffico intenso sia nel traffico che durante lunghi tratti di percorrenza. Questa è solo una “versione base”, chiamiamola così, ma più avanti il ProPilot sarà talmente sofisticato da affrontare anche gli incroci dei centri urbani nel massimo della sicurezza, è un altro tassello che va a completare il puzzle della Nissan Intelligent Mobility, il programma votato ad un miglioramento della guida in termini di sicurezza, sostenibilità e connessione.

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Guida autonoma, rivoluzione Bosch e TomTom: mappe ”a segnali radar”

 

 

di Stefano Ursi

 

Un altro passo in avanti verso la costruzione di un ‘ambiente’ ottimale e di una strumentazione sempre più affidabile relativamente alla frontiera della guida autonoma. Bosch e TomTom hanno annunciato in una nota congiunta una svolta, grazie alla collaborazione iniziata nel 2015, nello sviluppo di mappe ad alta definizione per la guida autonoma. Bosch, si legge nella nota, è la prima azienda al mondo ad aver creato un “livello di localizzazione” sfruttando segnali radar, uno strumento che si dimostrerà indispensabile per questo tipo di mappe, fino ad oggi basate su dati video. La “mappatura stradale via radar” di Bosch si compone di miliardi di singoli punti che riflettono i segnali radar ovunque essi colpiscano, basti pensare a barriere di protezione o cartelli stradali: e poi sono in grado di riprodurre il percorso seguito. La precisione a livelli elevatissimi è, in questo senso, un imperativo che va seguito sempre e comunque e che è il punto focale di questa innovazione. Insieme all’affidabilità, anche in condizioni di guida notturna o di scarsa visibilità. E c’è anche una questione connettività e di volumi di dati da non sottovalutare, perché questa, spiega la nota, è l’unica tecnologia capace di ”trasmettere a un cloud 5kb di dati al chilometro, ossia un volume di dati doppio rispetto a quanto avviene con una mappa video”. I livelli su cui misurare le capacità e l’innovatività di questo sistema sono essenzialmente tre: localizzazione, pianificazione, dinamico. Il primo per determinare la propria posizione all’interno di una corsia utilizzando un livello di localizzazione che contiene la mappatura stradale via radar di Bosch, più una mappa di localizzazione video aggiuntiva. Il secondo per calcolare manovre estemporanee durante la guida autonoma, insieme ad informazioni su percorso, segnaletica e limiti di velocità, curve e pendenze. Il terzo per avere info su situazioni del traffico in rapido cambiamento. Entro il 2020 sono attesi, in Europa e USA, i primi veicoli in grado di fornire dati per la mappatura stradale via radar. Così Dirk Hoheisel, membro del Board of Management di Bosch: ”La mappatura stradale via radar rappresenta una pietra miliare nel cammino verso la guida autonoma. Consentirà ai veicoli autonomi di determinare in modo affidabile la loro posizione in qualsiasi momento”. Così invece Harold Goddijn, CEO di TomTom: ”Siamo estremamente lieti di poter introdurre, grazie alla partnership con Bosch, dati di localizzazione supplementari sotto forma di una mappatura stradale via radar. Questo renderà l’autolocalizzazione per i veicoli autonomi notevolmente più solida sotto tutti i punti di vista”.