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F1: Bottas rinnova con la Mercedes

 

 

 

 

 

 

 

di Federico Gianandrea de Angelis

 

Quando l’annuncio del ritiro di Rosberg aprì le porte del team Mercedes a Valtteri Bottas molti storsero la bocca, non lo consideravano il degno sostituto del Campione del Mondo uscente, e tanto meno il giusto compagno di Lewis Hamilton. Lui ha risposto alle critiche sulla pista, in 17 Gran Premi ha trovato la prima vittoria in F1, quella in Russia, a cui è seguita poco dopo la seconda in Austria, collezionato nove podi e 197 punti che gli valgono, ad ora, il terzo posto nella classifica piloti. Le critiche e i dubbi si sono trasformate in gioie e certezze, anzi, in un contratto, quello del rinnovo del pilota finlandese che lo lega alla casa tedesca per un altro anno. Una decisione facile da prendere secondo il team manager Toto Wolff: ” Le sue performance e la sua traiettoria in ascesa non ci hanno dato troppo da pensare sul continuare anche nel 2018″, parole di gioia invece per il pilota, che si conferma determinato e soprattutto lungimirante: “Sono onorato e orgoglioso, comunque, c’è sempre spazio per un miglioramento e non ho ancora mostrato tutto il mio potenziale”.

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F1 GP Monza: Hamilton va al sorpasso

 

 

 

 

 

 

 

 

Il preludio alla gara è stato più che deludente, delle qualifiche disastrose avevano inchiodato le rosse in terza fila per la gioia di Hamilton conquistatore dell’ennesima pole position stagionale ma, in fin dei conti, poteva andare molto peggio. Il terzo posto di Vettel pone in qualche modo rimedio al “pasticcio” iniziale, non basta però ad impedire ad Hamilton di metter le mani sulla testa del mondiale; un vantaggio ridicolo, è vero, perché 238 punti contro i 235 di Seb non sono nulla, ma dal punto di vista psicologico può significare veramente tanto. Partito dalla testa, Lewis non ha dovuto combattere più di tanto per mantenerla considerando la diretta “concorrenza” di Stroll e Ocon, scattati rispettivamente secondo e terzo grazie alla penalizzazione imposta alle due Red Bull di Verstappen (20 sec.) e Ricciardo (25 sec.) per la sostituzione di diverse componenti della power unit. Sono bastate poche curve a Bottas, quarto in griglia, per superare i due avversari che lo separavano dal compagno di squadra e mettersi in scia, mentre più impegnativa, ma non in termini eccessivi, è stata la rimonta di Vettel. Il tedesco ha dapprima sorpassato il compagno Raikkonen e dopo un paio di giri messo in riga anche Stroll, ingaggiando un duello non proprio accomodante con la veloce Force India di Ocon terminato all’ottavo giro con il definitivo sorpasso. Giunto in terza posizione, l’ostacolo successivo prendeva ovviamente il nome di Vallteri Bottas,  peccato che fosse lontano già tre secondi, un’eternità impensabile da colmare. Poco dopo, al sedicesimo giro, è stato Raikkonen ad aprire la danza dei pit stop perché incapace di sorpassare gli avversari che lo precedevano, mentre dietro di lui si faceva più nitido il rombo del motore di un Ricciardo autore, lui sì, di una strepitosa rimonta che gli ha permesso di risalire dalla sedicesima alla quarta posizione surclassando anche il finlandese. Non contento, l’australiano ha provato a fare un ultimo scherzetto anche all’altro Ferrarista: rallentato dall’usura delle gomme , Vettel è arrivato al traguardo sentendo sul proprio collo il fiato di Ricciardo, che recuperando un secondo a giro e facendo segnare più di un giro veloce nell’ultima frazione è quasi riuscito a compiere il miracolo di salire sul podio. Fortunatamente per Seb e per la Ferrari tutta, Ricciardo è un terrestre quasi comune e di poteri divini non ne ha, quindi niente miracolo e festeggiamenti moderati nel box rosso per il terzo posto. E’ stata certamente la vettura a mancare, dopo appena dieci giri le Mercedes hanno ridotto la potenza del motore del 10% sapendo di aver accumulato già un vantaggio sufficiente per portare a casa la doppietta, e lo stesso hanno fatto le monoposto di Maranello con la consapevolezza di non poter più raggiungere gli avversari. Ad ammettere la netta inferiorità è stato un infuriato Sergio Marchionne, che ha caldo ha dichiarato dopo la gara: “Non si poteva fare assolutamente nulla. Oggi è stato quasi imbarazzante vedere la differenza tra Mercedes e Ferrari. Qualcosa abbiamo sbagliato, questa non è la Ferrari. Bisogna raddoppiare l’impegno. Vogliamo togliere il sorriso dalla faccia di quelli là”. Non proprio dello stesso parere Vettel che al contrario, dopo un siparietto sul podio in cui si è trasformato in cameraman per riprendere lo straordinario bagno di folla rosso, ha voluto mostrare un ottimismo quasi sfacciato: “È stato divertente, non sono partito bene, ho pattinato un po’ e c’è voluto prima di fidarmi della macchina e recuperare posizioni. Poi abbiamo fatto un po’ di sorpassi, ma sono rimasto isolato, non avevamo il passo di quelli lì davanti. Vedere tutta questa gente mi dà speranza, so che abbiamo una macchina forte e avremo un grandissimo finale di stagione”. Non è facile, ma vogliamo unirci alla sua estrema positività in vista del Gran Premio di Singapore del 17 settembre, due settimane di tempo per lavorare sodo e ridurre un gap che è stato molto più ampio del previsto dal lato tecnico, possibilissimo da colmare invece in termini di punteggio. Al Marina Bay Street Circuit ci sarà un avversario in più da temere, Daniel Ricciardo con la sua Red Bull ha avuto una crescita esponenziale nel corso della stagione fino a qui vissuta e lo sgambetto non riuscito a Monza verrà ritentato in terra asiatica, un ulteriore problema da risolvere. L’attenzione in casa Ferrari deve crescere e mai diminuire, bisogna lavorare e soprattutto crederci, altrimenti è inutile proseguire. Allora crediamoci tutti, riponiamo fiducia nelle parole urlate in italiano sul palco proprio da Seb, facciamo sì che diventino un motto: “Lo so che arriviamo. Arriviamo! Grazie! Forza Ferrari!”

GP UNGHERIA F1/2017

F1, GP di Ungheria: in vacanza con la Rossa

 

 

 

 

 

 

 

 

 

di Federico Gianandrea de Angelis

 

L’imperativo era cancellare la brutta e sfortunata prestazione di Silverstone per rimettere i tedeschi a qualche punticino di distanza, l’unico mezzo per raggiungere l’obiettivo era la perfezione e perfezione è stata. Le Rosse di Maranello dominano in maniera assoluta il week end trascorso sull’Hungaroring scacciando i fantasmi del tracollo, nemmeno una sbavatura tra la conquista della prima fila e la doppietta finale, la seconda stagionale, tutto è andato  per il verso giusto, o quasi. E’ stata una vittoria schiacciante, sì, ma non senza difficoltà, perché più che con gli avversari stavolta Vettel ha dovuto combattere con la sua SF70H: lo sterzo della rossa n°5 ha iniziato a fare i capricci indurendosi progressivamente già dal venticinquesimo giro, il tedesco ha dovuto metterci parecchio del suo per domare quel “cavallino imbizzarito” che pendeva verso sinistra ma ci è riuscito in maniera egregia. In testa dall’inizio alla fine, Seb ha potuto inoltre contare sul fido scudiero Raikkonen, concentrato nel mantenere il passo gara del compagno e allo stesso tempo a respingere il disperato tentativo di rimonta delle due Mercedes. Se non fosse stato per l’inconveniente dello sterzo probabilmente ci sarebbe stato un abisso tra la seconda e la terza posizione, quando invece il team tedesco ha capito che davanti c’era qualcosa che non andava ha provato a sferrare le sue armi migliori: Bottas, terzo, ha ricevuto l’ordine di far passare Hamilton per andare all’attacco e recuperare punti. L’inglese si è appena riuscito ad avvicinare ad Iceman, lo sforzo è risultato talmente tanto  vano che nel finale, dai box, hanno scelto giustamente di restituire il terzo posto al legittimo proprietario Bottas. Intanto in casa RedBull, prima delle scuderie “spettatrici”, ci si leccava le ferite causate ancora dal giovane Verstappen, penalizzato di dieci secondi per aver speronato e buttato fuori il povero compagno Ricciardo dopo appena un paio di curve; questo l’unico evento degno di nota all’infuori del dominio rosso in Ungheria. Il Mondiale tornerà a correre a fine agosto: Vettel e i suoi 18 punti di vantaggio potranno così andare in “vacanza”, sarà  invece tempo di “compiti” per Hamilton e la Mercedes, ci sono alcuni problemi da risolvere per non essere rimandati.

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F1, Gp di Austria: Bottas vince, Vettel Allunga

 

 

 

 

 

 

 

 

di Federico Gianandrea de Angelis

 

 

Nonostante le radici tedesche, sembra ormai diventato quello d’Austria il circuito di casa della Mercedes, arrivata a conquistare il quarto successo consecutivo sul RedBull Ring, uno per ogni anno da quando la pista è tornata a far parte del calendario. Stavolta è stato il turno di Bottas, alla seconda vittoria stagionale nonché della sua carriera, che con una partenza fulminante al limite del “falso” è riuscito a mantenere la pole conquistata il giorno prima. Un indemoniato Vettel non ha mai smesso di tallonarlo rosicchiando decimi ad ogni giro, se la corsa fosse stata poco più lunga forse parleremmo sempre di uno stretto rapporto tra Germania e circuito austriaco, ma con una variante italiana che ricorderebbe un’Alleanza di altri tempi. Lo stesso Vettel sa che avrebbe potuto farcela, lo ha detto in maniera esplicita a fine gara: «Sono arrivato a mezzo secondo dal vincitore, sono contento soprattutto della seconda parte della gara, perché nella prima non andavo al meglio. Con le supersoft la macchina si è rigenerata e mi sono avvicinato. Un doppiaggio mi ha fatto perdere un po’ di tempo, avevo bisogno di un altro giro perché Bottas stava faticando». Purtroppo per lui non è andata così, l’esito è stato comunque positivo e soddisfacente perché il vero rivale Lewis Hamilton è rimasto ai piedi del podio, permettendo alla Rossa numero 5 di acquisire un vantaggio di ben 20 punti sull’inglese nella classifica mondiale, un altro piccolo ma importante passo sulla strada che porta al successo. La terza piazza è andata di nuovo a Ricciardo, quel podio non vuole più mollarlo: dopo il ritiro in Russia quattro terzi posti e la vittoria a Baku, ha trovato il feeling con la sua Red Bull e tutto sta andando a gonfie vele, a Spielberg più che mai a discapito di Hamilton, uscito con le ossa rotte dalla battaglia con l’australiano. Rimanendo in casa Red Bull, non si può certo avere la stessa positività parlando di Verstappen, sempre più sfortunato e ancora una volta costretto al ritiro, il quinto stagionale e soprattutto il terzo consecutivo; stavolta è stato “boicottato”dal solito cavallo pazzo Daniil Kvyat, partito bene ma senza controllo, tanto da finire addosso prima a Fernando Alonso e poi al povero Max, impedendo ad entrambi di terminare il primo giro e guadagnando per sé una bella penalizzazione che lo ha inchiodato in fondo alla classifica fino al termine. All’appello però manca ancora un nome, è quello di Kimi Raikkonen, troppo in ombra come al solito. E’ vero, ha avuto dei problemi con il motore e più volte dai box gli hanno dato indicazioni per modificare la configurazione, ma venti secondi di distacco da Vettel non possono essere addossati tutti alla macchina, anche il pilota ha le sue responsabilità; il quinto posto non è un risultato da buttare, ma se la scuderia si chiama Ferrari le ambizioni sono sicuramente più alte, e di mezzo c’è un contratto in scadenza… Ma torniamo alla lotta per il mondiale e cerchiamo di capire cosa è andato storto nel week-end di Hamilton, impresa tutt’altro che ardua: l’inglese ha dovuto pagare, e caro, la sostituzione del cambio con cinque posizioni di “retrocessione”, la sua gara è partita dalla ottava posizione. Questo, in termini competitivi, significa dover adottare una strategia volta alla rimonta ma le scelte del team non hanno dato i frutti sperati; Lewis è stato il primo a rientrare per il pit stop e questo, a lungo andare, a causato un eccessivo riscaldamento dei freni ed un deterioramento delle gomme difficile da controllare nella sfida finale per il podio vinta da Ricciardo. La classifica vede così Vettel a 171 e Lewis a 151 punti, il gap che c’era fino allo scorso anno è stato molto più che colmato, ma a Maranello sanno che i tedeschi non vanno presi con le molle ed è questo il motivo che porta il presidente Marchionne a parlare ancora come se fossero dietro: “Manca pochissimo, siamo lì e i cari amici tedeschi lo sanno benissimo, sentono il fiato sul collo, questa poca differenza la togliamo“. In Ferrari la filosofia è la stessa per tutti, anche Arrivabene preferisce tenere i piedi per terra: “Bisogna essere umili e guardare quello che è successo. Ora andiamo avanti, ci vediamo a Silverstone”. Si va in Inghilterra, a casa di Lewis Hamilton, per il giro di boa, fino ad ora tutto è andato per il verso giusto ma è impossibile dormire sonni tranquilli, può ancora succedere di tutto, lo sanno in casa Ferrari, lo sanno in casa Mercedes.

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F1, Mercedes: è il giorno di Bottas

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

di Federico Gianandrea de Angelis

 

Ormai si attendeva esclusivamente l’ufficialità e alla fine è arrivata, la Mercedes ha tolto il velo che ricopriva di mistero il posto della seconda guida per la stagione che verrà scoprendo il volto di Valtteri Bottas. Dopo quattro anni di Williams, per lui unica Scuderia da quando proprio quattro anni fa entrò in F1, il ventisettenne finlandese si lancia in una nuova avventura a bordo della monoposto che ha stradominato gli ultimi campionati a suon di doppiette. Al posto di Bottas la Williams richiama in pista Felipe Massa, che rimette il casco e rinuncia al ritiro: “Sono molto felice di avere l’opportunità di tornare alla Williams – ha dichiarato il brasiliano – Volevo ancora correre nel 2017, ma la Williams è una squadra che ho nel cuore e ho rispetto per tutto ciò che sta cercando di ottenere. Valtteri ha una grande opportunità, data la svolta degli eventi in inverno, e gli auguro tutto il meglio alla Mercedes”

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F1, GP Canada: Hamilton fa il bis e riapre il mondiale

 

di Federico Gianandrea de Angelis

 

Ha volato come una farfalla e punto come un’ape per onorare la memoria di uno dei suoi idoli, Mohammed Alì, e proprio pronunciando quella celebre frase Lewis Hamilton è salito sul gradino più alto del podio del Gran Premio di Canada, portando a casa la seconda vittoria consecutiva. Dopo il poker di Rosberg e il fuoco di paglia acceso da Verstappen, il campione del mondo torna ad essere il migliore in pista e riapre i giochi per la corsa al titolo finale: Rosberg è ancora al comando ma sono solo nove i punti di differenza, praticamente siamo di nuovo al punto di partenza. In ogni caso, Nico o Lewis che sia, sempre di Mercedes stiamo parlando perché da questo punto di vista non è cambiato assolutamente nulla, anche quando tutto sembrava andare per il verso giusto la Ferrari non è riuscita a centrare l’obiettivo, e stavolta meccanici e piloti non hanno alcuna colpa, l’errore è stato di strategia, l’errore è arrivato dall’alto. Non bisogna ovviamente farne una tragedia, Vettel ha comunque disputato un’ottima gara chiudendo al secondo posto, e se non fosse stato per la scelta di farlo rientrare al momento sbagliato staremmo sicuramente parlando di un successo, purtroppo però è stata la dimostrazione che anche quest’anno contro gli avversari tedeschi non è possibile fare sbavature. Questo, a Montreal, si era capito già dalle qualifiche, in cui si è assistito alla consueta lotta tra Mercedes, Ferrari e Red Bull come al solito vinta dalle Frecce D’Argento che si sono prese la prima fila precedendo Vettel, Ricciardo, Verstappen e Raikkonen. Al momento della partenza però succede qualcosa di diverso e Seb brucia tutti passando all’esterno conquistando la testa della classifica, Rosberg attacca Hamilton ma viene chiuso e quasi viviamo un dejavù del Gran Premio di Spagna ma, per loro fortuna, l’harakiri non si verifica: Hamilton mantiene la seconda piazza mentre Rosberg va fuori pista rientrando solamente decimo. Undici giri dopo diventa tempo di Virtual Safety Car a causa dell’incendio che scoppia nel motore della macchina di Button, i due del Cavallino rientrano un po’ a sorpresa ai box per cambiare le gomme e Vettel si ritrova così quarto dietro anche le due Red Bull. La rimonta dura poco, appena sei giri e sia Ricciardo che Verstappen vengono rimessi dietro dalla Rossa ma ci sono nove secondi di distacco da Hamilton, il quale nel frattempo inizia ad accusare il consumo delle gomme alzando leggermente i suoi tempi; al giro 37 Vettel procede al secondo cambio gomme passando dalle Supersoft alle Soft, mentre a metà gara Hamilton continua ancora a condurre nonostante abbia solo un pit stop alle spalle. A 17 giri dalla fine ancora nessun rientro per Lewis, intanto il suo compagno Rosberg, autore di una gara anonima tanto quanto quella di Raikkonen, subisce anche una foratura ed è costretto a passare per i box rientrando solamente settimo ma passando poco dopo Ricciardo e Raikkonen che gli erano davanti; c’è stato un calo da parte delle Redbull e infatti dietro ai primi due si è ora piazzato in maniera imprevista Bottas, sfruttando il carico aerodinamico della sua Williams, probabilmente il più adatto alla pista Canadese. Rosberg parte allora all’attacco della quarta posizione occupata da Verstappen, l’olandese resiste ma deve arrendersi al penultimo giro,  Nico però si distrae e perde il controllo della vettura vanificando così il sorpasso. Intanto le gomme di Hamilton continuano a reggere e l’inglese taglia per primo il traguardo sfruttando la strategia fatta di una sola sosta contro quella a due di Vettel che, purtroppo per la Ferrari, non ha pagato come si sperava. Terzo chiude Vallteri Bottas, al primo podio stagionale, quinto posto per Rosberg dietro a Verstappen e solamente settima posizione per Raikkonen dietro l’altra Red Bull di Ricciardo. Da una parte la soddisfazione di Vettel per aver conquistato un buon secondo posto guidando al meglio, dall’altra il rammarico di Arrivabene per essere arrivati solamente secondi sbagliando le scelte, l’umore in casa Ferrari non è del tutto stabile ma ancora una volta bisogna ingoiare l’amaro boccone e pensare alla gara successiva, cercando di dare una svolta perché presto di “ultime spiagge” non ce ne saranno più. Nessun contrasto di emozioni invece in Hamilton e Mercedes, bene sia nella guida che nella strategia, una situazione che non fa certo sentire appagato Rosberg, ora con l’ansia e soprattutto il fiato sul collo del compagno vicinissimo in classifica piloti. Archiviato il Canada, cresce l’attesa di vedere le monoposto sfrecciare sull’inedito circuito europeo di Baku: ma su una pista nuova qualcosa cambierà? Viste le prime sette, difficile pensare ad un sì.