TOP FOTO, Toyota Aygo X-Wave

Toyota Aygo X-Wave: la prova

 

di Filippo Gherardi

 

Dopo aver provato, ed avervi raccontato, la nuova Toyota Aygo lo scorso dicembre, siamo tornati a strettissimo contatto con la piccola city car giapponese, e nella fattispecie con la sua versione top di gamma la X-Wave, quella con il tettino apribile, quella che più di tutte ne esalta spirito e dinamismo. Da un punto di vista tecnico non esistono differenze rispetto alle altre versioni: motore 1.0 VVT-i da 69 CV, Euro 5 e Start&Stop di serie, la trazione è anteriore, il cambio manuale a cinque rapporti. Il piacere di guida rimane, quindi, all’altezza delle aspettative, la maneggevolezza particolarmente accentuata e confermata da un diametro di sterzata appena superiore ai 10 metri (10,2 per l’esattezza). Discorso analogo per le dimensioni che, ribadiamo, per la nuova Aygo si attestana appena sotto i 3,5 metri di lunghezza e il 1,5 m di altezza, ed appena sopra il 1,6 di larghezza. La velocità massima è di 160 km/h, l’accelerazione da 0 a 100 stimata sui 14,3 secondi. Da un punto di vista estetico, la nuova Aygo sembra davvero affermarsi, anche in termini di interessi ed attenzioni che raccoglie girando per strada, come un vero e proprio gioiellino di design, e la versione X-Wave con questo tetto apribile in tela Black lo è ancora di più. Il colore della carrozzeria è Fire Red, un’esclusiva della versione X-Wave, le maniglie sono in tinta, mentre gli specchietti retrovisori esterni richiamano la stessa colorazione Black, seppur più lucida nei toni, del tetto. Sul frontale inconfondibile, ormai, X decorativa sempre di color nero, nel posteriore invece mini spoiler che ne accentua il carattere dinamico. I gruppi ottici si caratterizzano anche per luci diurne al LED, mentre i cerchi sono in lega da 15″. All’interno, esclusiva anche in questo caso per la versione X-Wave, allestimenti bi-color x-custom con sedili in pelle e tessuto Black Wave. Per il resto, l’altro colore dominante su cruscotto e portiere laterali rimane il rosso, della stessa tonalità Fire Red utilizzata per gli esterni. Il volante è in pelle, regolabile in altezza, con comandi multifunzione e forme generose come spesso succede nelle auto Toyota. I sedili anteriori sono comodi e spaziosi, malgrado l’abitacolo rimane quello, classico, di una city car, climatizzatore automatico e sistema multimendiale Mirro Link con interfaccia touchscreen da 7″ che domina la plancia e permette di usufruire di tutte le principali funzioni. Mancano i sensori per il parcheggio, ma la telecamera posteriore e l’ampio monitor touch da 7″, oltre alle dimensioni ridotte della vettura ed una manegevolezza da alte prestazioni, rendono il parcheggio davvero semplice e comodo in ogni situazione. Pomello del cambio e maniglie apri porta presentano inserti cromati a rappresentare un ulteriore elemento di decoro, ma il vero fiore all’occhiello, ovviamente, rimane il tetto apribile. Basta utilizzare il punsante riportato sopra lo specchietto retrovisore interno per azionarlo, e al tempo stesso per chiuderlo, la fase di apertura è diretta in automatico, quella di chiusura presenta un doppio scatto. Luminosità e design, con il tetto aperto il fascino ed il confort della piccola Aygo sembrano davvero esaltati al massimo. A proposito di confort (alla guida), di serie il sistema di assistenza alla frenata e di assistenza alla partenza in salita, così come il controllo elettronico della stabilità e della trazione e, solo per la versione cambio manuale, il limitatore della velocità. In termini di sicurezza, 6 airbag ed abitacolo indeformabile ad alta protezione, oltre ad ABS + ripartitore elettronico della frenata. Prezzo di listino, per questa versione W-Wave cinque porte (c’è anche naturalmente quella a 3) provata dalla nostra redazione è di 14.000 euro.

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Opel Corsa OPC: pura e semplice passione sportiva

 

di Pierluigi Bianchi

 

Un’utilitaria ad alte prestazioni, agile e scattante. Non è solo uno slogan ma è quanto emerge dai test e dall’advertising di Opel per promuovere la nuova Corsa OPC. E’ il risultato della perfezione dell’ingegneria tedesca e di un design dinamico; insieme ne garantiscono l’uso su strade di montagne e sui circuiti. Dotata di motore Turbo Benzina 1.6 SiDi con le stesse cubature del modello tradizionale, ha un propulsore rivisitato e ottimizzato che permette di ottenere 207 cv e 280 nM di coppia massima. Tutto questo a fronte di una trazione anteriore, migliorata con la possibilità di equipaggiare la vettura con Pack Performance (2500 euro) che aggiunge un sistema autobloccante Dexler, freni Brembo ad alte prestazioni e ampi cerchi da 18”. Rispetto alla versione base della casa tedesca c’è da notare un assetto riabbassato di 10 mm e ammortizzatori Koni che garantiscono un’ottima tenuta stradale. Le alte prestazioni della Racing car tedesca sono controllabili tramite una tecnologia di gestione della potenza  all’avanguardia, con diverse modalità opzionabili. La modalità Competition, dedicata ai “piloti più esperti” lascia le briglie alla vettura e scarica tutta la potenza disattivando di trazione. Dal punto di vista estetico ecco l’ampia griglia anteriore caratterizzata da esagoni che garantiscono sportività insieme ad un paraurti contraddistinto da prese d’aria bordate con profili cromati. La fiancata è tipica dell’Opel Corsa a tre porti con finestrini ad arco. Il posteriore è esaltato da due imponenti terminali di scarico e un’appariscente alettone che conferisce carattere e l’assetto tipico di una super sportiva, ma sull’onda dell’utilitaria. Entrando nell’abitacolo l’attenzione è catturata subito dai sedili sportivi Recaro in pelle contraddistinti da cuciture a contrasto. Il cruscotto e la plancia restano gli stessi del modello base, tuttavia spiccano il volante a tre razze in pelle, la pedaliera sportiva e il pomello che evidenzia il brand OPC. Parlando di prezzi la vettura parte da 24395 euro.

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Toyota Land Cruiser: la prova

 

di Filippo Gherardi

 

Sul mercato ormai da qualche anno, sarebbe proprio il caso di dire che non si finisce mai di scoprire nuove caratteristiche e nuovi dettagli della Toyota Land Cruiser. La nostra redazione ha avuto in prova nelle ultime settimane la variante a 3 porte, ed ha piacevolmente notato che dietro a forme muscolose e guida rialzata si nasconde, anche, una vettura oltre che particolarmente accogliente (come prevedibile) anche sostanzialmente pratica e funzionale (meno ipotizzabile). Tuttavia è impossibile non cominciare la nostra descrizione partendo dalle misure, avendo a che fare con un’automobile che si stanzia sopra i 4,5 metri di lunghezza e, al tempo stesso, sopra il 1,8 sia in termini di larghezza che di lunghezza. Anche il peso è quello, tipico, di una fuoristrada: con una massa complessiva di 2600 kg, ma tanto in movimento quanto in fase di manovra i chili “in eccesso” si avvertono solo in parte. Da un punto di vista tecnico, il motore è un 3.0 diesel Common Rail 4 cilindri Euro 5, con una potenza massima di 190 CV. Cambio automatico e trazione integrale permanente, mentre la velocità massima è stimata sui 175 km/h e l’accelerazione da 0 a 100 in 10,2 secondi. Una vettura che, quasi superfluo sottolinearlo, è adattissima a percorsi off road, perfettamente allineabile con qualsiasi tipo di superficie, anche le più complesse, grazie al Crawl control che ne aumenta sicurezza ed efficienza anche nelle situazioni più critiche. Disponibile sia nelle versione 5 che 3 porte, la nostra come detto era quest’ultima e in quanto tale l’accesso alle sedute posteriori rimaneva non particolarmente comodo. Tre allestimenti differenti: Active, Lounge e Lounge +, noi l’abbiamo conosciuta meglio proprio nella configurazione Lounge +, quella meno economica (almeno nelle versione 3 porte) con un prezzo chiavi in mano di 51000 euro, ma anche quella più accessoriata e curata da un punto di vista di rifiniture estetiche. Cerchi in lega da 18″ con pneumatici 265/60 R18, maniglie, paraurti e protezione laterali tutte in tinta con la carrozzeria, che nel nostro caso specifico era in un’elegante colorazione Silver Met, griglia del radiatore cromata e pedane laterali illuminate. Interni in pelle con finiture in stile legno, sedili anteriori riscaldabili, volante regolabile in altezza e in profondità (fondamentale a nostro modestissimo parere in una macchina di simili dimensioni). I vetri posteriori sono oscurati, il climatizzatore automatico bizona e poi, tornando all’esterno, immancabile la ruota di scorta ancorata al portellone posteriore. La posizione di guida è comoda e rialzata, al volante della Land Cruiser si domina davvero la strada e chi ci circonda. Non manca, naturalmente, anche la tecnologia con display multifunzione da 7″, sistema multimediale Toyota Touch2, radio CD distribuita in 9 differenti altoparlanti, sensori di parcheggio anteriori e posteriori e telecamera di assistenza al parcheggio, oltre al Multi-Terrain Monitor (MTM) con 4 videocamere esterne che permettono di monitorare davvero la vettura nella sua totalità. Chiudiamo con la sicurezza, dove spiccano 9 airbag di serie, assistenza alla partenza in salita, sistema antislittamento in discesa, controllo adattivo della trazione e controllo elettronico della stabilità.

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Dacia Duster Freeway: la prova

 

di Filippo Gherardi

 

Un salto a New York? Facile, divertente e a prezzi quanto mai accessibili con la Dacia Duster Freeway Extra Limited Edition. Merito della sua speciale pellicola termoformabile 3M con personalizzazione, appunto, “New York Skyline” che ne avvolge quasi totalmente la carrozzeria, con tanto di originale e suggestiva strada (come nelle più classiche culture on the road) ritratta su un cofano ampio ma al tempo stesso dal profilo dinamico. La trama newyorkese rimane, indubbiamente, il primo efficace colpo d’occhio che la seconda Duster Extra Limited Edition lanciata in ordine di tempo (la prima è stata la Brave, la terza la Titan) consegna, ma conoscendola e provandola, come abbiamo fatto noi di Professione Motori nelle ultime settimane, ci si accorge che dietro ad un’apparenza tanto originale e vistosa si nasconde una vettura sobria ma al tempo stesso comoda, con consumi ridotti e caratterizzata da un più che discreto piacere di guida. Cominciamo la nostra descrizione, però, rimanendo sul design esterno, caratterizzato oltre che dalla pellicola “New York Skyline” anche da specchietti laterali neri opachi, tetto grigio metallizzato, soglia bagagliaio e scarico cromati ed uno spoiler posteriore dalle forme contenute ma al tempo stesso evidente. Spostandoci all’interno, tutto in termini di stile ed accessori riprende quel profilo sobrio ma al tempo stesso funzionale che caratterizza le vetture Dacia e che, nello specifico, ha rappresentato uno dei punti di forza dei modelli Duster. Sedili in tessuto, comodi e decorati con una sottile trama, ripresa anche nelle portiere laterali, che intervalla tanti piccoli triangoli sovrapposti tra loro. Unico, vero, tocco di differenziazione cromatica insieme alle maniglie apri porta color argento. Il volante è rivestito in cuoio, la plancia caratterizzata, così come il tunnel centrale, da diversi vani porta oggetti oltre che da un interfaccia touchscreen generoso in termini di pollici ed attraverso il quale rimangono comodamente gestibili le principali funzioni di infotainment come stereo, telefono e navigatore GPS con cartografia europea. Le sedute anteriori sono comode ed avvolgenti, quelle posteriori rimangono adatte anche per tre persone ed anche per lunghe distanze. Da un punto di vista tecnico, malgrado forme e dimensioni non ci troviamo dinnanzi ad una vettura 4×4 ma, bensì, ad una 4×2 con trazione anteriore. Motore diesel 1.5 dCi da 110 CV e cambio manuale a sei marce, le sensazioni di guida rimangono piacevoli, velocità e consumi contenuti. Lanciata sul mercato lo scorso mese di settembre, la Dacia Duster Freeway è a tutti gli effetti una Extra Limited Edition come detto anche in apertura, considerato che è stata prodotta in appena 100 esemplari. Malgrado ciò, il prezzo di listino rimane totalmente allineato con la politica Dacia: 16.900 euro. Unica pecca riscontrabile l’assenza tanto della retrocamera quanto dei sensori di parcheggio, il che tenuto conto delle dimensioni della vettura, e nonostante una maneggevolezza anche sorprendente per certi versi, complica un po’ la vita in fase di manovra e di parcheggio, soprattutto in contesti urbani.

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Motodays 2015

 

di Federico Gianandrea de Angelis

 

Anche quest’anno abbiamo assistito al momento in cui il mondo delle due ruote incontra la Capitale e in generale tutta l’Italia centrale e meridionale, dal 5 all’8 marzo protagonista la settima edizione del Motodays, ospitata dalla Fiera di Roma. Alle innumerevoli moto da vedere vanno aggiunti i tanti eventi organizzati all’interno del Salone ed anche al suo esterno, visto che oltre ai sei padiglioni occupati dagli stand, sono state allestite sei aree esterne di cui una con pista per Enduro e Supermoto. Ad un evento così importante non potevano mancare tutte le maggiori case motociclistiche: Ducati, Scrambler, BMW, KTM, Suzuki, Yamaha, Honda, Norton, Triumph, Kymco, Gruppo Piaggio e molte altre; tanti i personaggi importanti che hanno partecipato, come il pilota romano di Moto2 Simone Corsi, i ducatisti Andrea Iannone  e Davide Giugliano, e ancora Leon Haslam e Jordi Torres dell’Aprilia. Quattro i temi principali del Motodays, e ad ognuno è stato dedicato uno spazio: partendo dalla zona Kromature pensata per gli appassionati di customizzazione, passando per il Motodays Vintage allestito in stile anni ’80 e per il Days on the Road creato per gli amanti dei viaggi su due ruote, si finisce nell’Area Green, dove il vero protagonista è l’ambiente. Uno degli spazi più grandi lo ha preso sicuramente Yamaha, che ha diviso la sua area per “famiglie”, ovvero Urban, Off-Road e Sport, più vari mini-stand per ogni Club della casa giapponese. Tra le novità qui abbiamo trovato la nuova YZF-R1, dotata di un’elettronica avanzatissima, di un 4 cilindri frontemarcia crossplane da 200 cavalli, e soprattutto di una colorazione in bianco e rosso mai vista prima. Nella parte Urban tutti gli scooter Yamaha, dagli X-Max nelle diverse potenze, a due esemplari del nuovo T-Max, entrambi con la stessa cilindrata, ma uno nella speciale versione IRON MAX; infine all’interno di un piccolo recinto abbiamo potuto osservare una serie di modelli dall’estetica creativa e personalizzati dalla casa stessa. Nello stesso padiglione, Triumph mette sul suo piedistallo la nuova Tiger 800 XR, fornita di Cruise Control e soprattutto unica del segmento ad avere un sistema di mappe inseribili per la navigazione; ovviamente c’erano le versioni aggiornate delle più classiche Bonneville, Newchurch, Thruxton Ace, Spirit e Scrambler, alcune delle quali super personalizzate e create direttamente dalla famosa Numero Tre, la concessionaria romana autorizzata di Triumph. Suzuki ha messo in mostra poi alcune delle due ruote già viste ad EICMA, che rappresentano comunque una novità tanto per Roma quanto per il fatto che non le vedremo sul mercato prima di Aprile, come la GSX-S1000 ABS e GSX-S 1000F ABS, o le Sport Roadster e Super Sport Torunig. Nella sezione delle Enduro Suzuki spicca la V-Strom 1000 ABS nell’allestimento No Compromise, con cerchi a raggio per favorire la guida off-road; neanche l’ambiente è stato trascurato, infatti nello stand giapponese abbiamo trovato lo scooter cittadino Suzuki Address, un 113 cc raffreddato ad aria che permette di fare fino a 49 km con un litro. Per quanto riguarda Ducati al Motodays, riflettori puntati  sulla nuova Multistrada 1200 S, e in particolare sotto la sua sella, dove è posizionato l’inedito motore Testastretta DVT con distribuzione desmodromica e doppio variatore di fase; non passa di certo inosservata la 1299 Panigale S, che essendo troppo potente per il regolamento di gara di SuperBike, si presenta anche nella versione da pista 1199 Panigale. Sorprendono anche la nuova Ducati Davel Titanium, innovativa nei materiali di costruzione, e la nuova Ducati Monster, vista in questo salone per la prima volta con colorazione Straight; parte dello stand di Borgo Panigale è stato dedicato al marchio Scrambler e a quattro dei suoi modelli, differenti nel tipo di assetto ma simili per le possibilità di accessorizzazione e personalizzazione. Honda invece ha tenuto tutti sulle spine fino all’apertura dell’evento, per poi rivelare la sua anteprima mondiale rimasta fino ad allora segretissima: il nuovo SH 300 ABS, con un telaio rivisitato, un motore a bassi consumi e pronto ad essere omologato Euro 4, il primo in assoluto. Sempre dal lato scooter, c’è il nuovo Forza 125 visto al Salone di Parigi, e il rinnovato Integra 750, mentre tra le moto spiccano le classiche CB500F, CB1000R e VFR1200F. Tante due ruote curiose nello stand allestito dalla rivista Bikers Life, l’organizzatrice dell’ Italian Motorcycle Championship, una sorta di concorso di bellezza della moto di cui Roma è diventata una delle tappe più importanti; qui abbiamo potuto vedere oltre sessanta moto con colorazioni ed allestimenti veramente particolari, create principalmente da preparatori professionisti ma anche da privati. Ovviamente al Motodays si è pensato al motociclista a 360 gradi, e infatti oltre alle grandi case produttrici di veicoli ci sono anche quelle di abbigliamento ed accessori, come ad esempio Dainese con il suo primo airbag per centauri, il D-Air, o Giannelli e Arrow con le loro nuove marmitte X-Pro e Exhaust. Motodays 2015 è  quindi moto, scooter, accessori, V.I.P., eventi, spettacoli, prove su strada e tanto altro ancora: come al solito, l’esposizione romana non lascerà delusi i suoi spettatori.

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Toyota Yaris MY 2015: La prova

 

Di Federico Gianandrea de Angelis

 

A meno di tre anni dall’uscita dell’ultimo modello, Toyota aggiorna nuovamente una delle sue vetture di punta, parliamo della nuova Yaris MY 2015, già sul mercato ad un prezzo di partenza di 11.000 euro. La nuova city car di Toyota fornisce maggiore qualità, interni personalizzabili e molto confortevoli, rumorosità minore e linee innovative. Come negli ultimi modelli sfornati dalla casa giapponese, anche la Yaris presenta il motivo a X che separa la parte inferiore del frontale da quella superiore, e proprio nella parte anteriore troviamo una nuova griglia del radiatore con inserti cromati, così come sono cromate le finiture laterali e posteriori. Sono stati resi più spigolosi i fari, dotati di luci diurne a LED sia davanti che dietro, e i paraurti hanno nervature molto più marcate; nella parte posteriore, il fregio sopra la targa è stato maggiormente scolpito e lo spoiler sopra il lunotto ha una forma evidentemente diversa. Sono tanti anche i cambiamenti che non risaltano all’occhio: introdotti 36 punti di saldatura aggiuntivi, acciai più spessi e rinforzi supplementari in molte parti della struttura mentre la scocca è stata irrigidita di oltre il 20%, tutto per ridurre le vibrazioni e dare più precisione alla guida. A proposito di precisione, gli aggiornamenti sulla centralina di controllo del servosterzo elettrico hanno reso lo sterzo più reattivo, con un diametro di sterzata tra marciapiedi pari a 9,6 metri e tra i muri a 10,2 metri. L’agilità della vettura è favorita dalle nuove sospensioni, le quali presentano molle meno rigide ma ammortizzatori più fini, dotati a loro volta di molle interne di fondo corsa, e la barra di torsione delle sospensioni posteriori è stata ulteriormente irrigidita. Non manca la sicurezza sulla nuova Yaris, la dotazione prevede infatti sette airbag, con disattivazione di quello del passeggero, e l’abitacolo è ad alta protezione e indeformabile, tanto che è riuscito ad ottenere 5 stelle nel crash test EuroNCAP; ci sono ganci isofix posteriori, le cinture di sicurezza anteriori hanno pretensionatori e limitatori di carico ma purtroppo non sono regolabili in altezza. Sicura anche la guida grazie ai sistemi di ausilio presenti, come l’ABS con quattro freni a disco anteriori e posteriori, il VSC per il controllo della stabilità, il TRC per il controllo di trazione, il BA per l’assistenza alla frenata, il sistema di monitoraggio di pressione pneumatici, il sensore pioggia e il retrovisore elettrocromatico. Quattro i motori disponibili su Yaris MY 2015, tutti omologati Euro 6: un tre cilindri benzina da 1.0 litri, un quattro cilindri benzina da 1.3 litri con 99 cavalli e 125 Nm di coppia e un diesel da 1.4 litri da 90 cavalli e 205 Nm; a questi va aggiunto l’ibrido basato su un benzina da 1.5 litri con trasmissione automatica ECVT, capace di percorrere nel ciclo misto fino a 30 chilometri per litro con emissioni portate a 75 g/km di CO2. Come i propulsori, anche gli allestimenti sono quattro, partendo dal giovanile Style e passando per quelli Active e Cool, si arriva al Lounge, quello top e più confortevole provato dalla nostra redazione. Quest’ultimo monta il tre cilindri 1.0 a benzina da 69 cavalli, con consumi dichiarati dalla casa di 19,2 km/l nell’uso urbano, 26,3 km/l in quello extra urbano e 23,3 km/l nel combinato; non possiamo parlare di prestazioni da super sportiva, si arriva a 155km/h di velocità massima e da 0 a 100 km/h in 15,3 secondi, ma la macchina riesce comunque a comportarsi in maniera ottimale nel traffico, soprattutto se si sfrutta bene la coppia ai medi regimi. Buona anche la risposta del cambio a 5 rapporti manuale, che si dimostra molto preciso negli innesti. Aprendo la portiera e sedendosi all’interno, sembrerà praticamente di stare su una Yaris delle generazioni precedenti, perché i comandi e la plancia hanno mantenuto esattamente la stessa impostazione nonostante siano completamente nuovi, tranne volante, sedili e pomello del cambio che sono rimasti gli stessi. Nella versione da noi testata abbiamo trovato il volante, il pomello del cambio e la leva del freno a mano rivestiti in pelle, e in pelle e tessuto sono anche il resto degli interni; sempre nella Lounge troviamo il bracciolo anteriore sul sedile di guida (disponibile per la sola 5 porte), con quest’ultimo che può essere regolato in altezza per migliorare la comodità del pilota. La fascia colorata della plancia si presenta più estesa (sulla versione Active è in plastica morbida) e la palpebra del cruscotto è maggiormente evidenziata, mentre le linee dei pannelli delle porte sono stati resi meno insipidi e più originali. Come detto la Lounge è l’allestimento che offre maggiore confort, lo spazio interno è rimasto infatti immutato e si viaggia tranquillamente in quattro persone, ma va detto che anche in tre sul divano di dietro si sta tutt’altro che scomodi; abbastanza ampia anche la capienza del bagagliaio, pari a 286 litri. Tanta e, soprattutto, funzionale la tecnologia presente negli interni della nuova Yaris MY 2015, in cui spicca il sistema multimediale Toyota Navy Touch an Go 2, che con il suo schermo touch da 7 pollici permette di gestire tutte le funzioni audio, il navigatore, il climatizzatore bizona e il Bluetooth. Le prese Aux e USB sono in una posizione molto accessibile, ossia accanto al vano portaoggetti della consolle centrale e sotto al navigatore, con quest’ultimo che risulta molto facile da utilizzare. Il sistema Bluetooth e vivavoce permette una connessione con i nuovi smartphone molto rapida e le modifiche apportate alla plancia e agli interni in generale aumentano di gran lunga il livello di solidità e di qualità dei materiali soft.

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Ford Fiesta ST: la prova

 

di Filippo Gherardi

 

Profilo accattivante, piacere di guida ed interni e avvolgenti, ecco le caratteristiche principali che deve avere una vettura in grado di conquistare un target di clientela giovane, ecco, soprattutto, le caratteristiche della Ford Fiesta ST. Il dinamismo stilistico si riscontra immediatamente grazie al muso, massiccio e schiacciato, ma anche a dei paraurti ridisegnati, sia all’anteriore che nel posteriore, e per questo resi molto più aggressivi. Da non trascurare in tal senso anche le piccole minigonne laterali, tanto quanto il doppio terminale di scarico e lo spoiler, presente sempre nel posteriore, dalle dimensioni discrete ma che rappresenta pur sempre un tratto distintivo di questa vettura. Sulla griglia anteriore ben in evidenza il logo ST, mentre i cerchi sono da 17 pollici. La versione provata dalla nostra redazione esprimeva in pieno, oltretutto, il proprio DNA sportivo grazie anche alla configurazione 3 porte. Le misure della Fiesta ST recitano: 3,97 m di lunghezza, 1,71 m di larghezza e 1,5 m di altezza, abbinate ad un passo di 2,4 m. Per quel che concerne gli interni, impossibile non sottolineare, e premiare in positivo, la comodità dei sedili anteriori griffati Recaro, mentre quelli posteriori, come prevedibile, difettano qualcosina in termini di spaziosità. Il design, sempre per quel che concerne gli interni, riprende in gran parte quello della Fiesta base, anche se la qualità dei materiali utilizzati è indubbiamente migliore. Per quel che riguarda il cruscotto solita impostazione già riscontrata in altre vetture di casa Ford, seppur di segmento differente, con uno schermo multifunzionale dalle dimensioni ridotte ed una consolle ricca, ricchissima, di tasti e comandi. Disponibili, tra gli altri, Navigatore GPS, telefono, bluetooth e stereo. A proposito di suoni, al volante della Fiesta ST si riconosce nitida la sensazione trasmessa dalla potenza prodotta dai cavalli dei motori (che nel caso del modello provato da noi erano 182 ndr), merito del sistema Sound Symposer, e cioè di una membrana che ne “enfatizza” l’aggressività acustica. Altra funzione a dir poco interessante quella riconducibile al tasto ESC OFF, posizionato centralmente appena sotto il sistema di climatizzazione, di fatto consiste nell’inserimento (in modalità ESC ON) dei controlli dinamici del veicolo e al tempo stesso (in modalità ESC OFF) del disinserimento degli stessi. Presente, ovviamente, anche la retrocamera di serie che pur essendo priva di sensori acustici per il parcheggio garantisce, grazie alla sua ampia prospettiva quadrangolare, un aiuto sostanziale in fase di parcheggio. Chiudiamo parlando del motore, la versione provata dalla nostra redazione montava un 1.6 benzina, sovralimentato, 4 cilindri e con una potenza da 182 CV, scattante e piacevole in termini di sensazioni di guida. La trazione è anteriore, il cambio meccanico a sei marce e le sospensioni MacPherson con barra di torsione al posteriore e tarature rigide. La velocità massima stimata è di 220 km/h, mentre l’accelerazione da 0 a 100 si attesta sui 6,9 secondi. Prezzo di 21.750 euro.

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Waze mette in pericolo…gli agenti di polizia?

 

di Flavio Grisoli

 

Waze, la app creata per fornire agli utenti informazioni in tempo reale sullo stato del traffico (fornite dagli utilizzatori stessi) è finita sotto la lente d’ingrandimento della polizia americana. Sì perché questa applicazione, acquistata da Google nel 2013, permette di situare in un determinato punto la posizione di una pattuglia della polizia. Opportunità che funge principalmente da deterrente per molti incauti alla guida ma che, secondo Charlie Beck (capo della polizia di Los Angeles), compromette la sicurezza degli agenti stessi. Beck ha fatto notare che nei giorni precedenti l’uccisione dei due agenti di polizia Rafael Ramos e Wenjian Liu il 20 dicembre, l’assassino aveva utilizzato Waze per monitorare gli spostamenti dei poliziotti. La risposta di Waze non si è fatta attendere: in un comunicato, la portavoce Julie Mossler ha dichiarato che la app è attualmente in uso presso molte istituzioni, anche di pubblica sicurezza. “Siamo sempre molto attenti alla sicurezza e lavoriamo in sinergia con molti dipartimenti di polizia, fra cui quello di New York e diversi dipartimenti dei trasporti in tutto il mondo – si legge nella nota – per aiutare le municipalità a capire meglio cosa accade nelle loro città in tempo reale. In questo modo i cittadini sono più sicuri e si evitano congestioni nel traffico. I nostri partner della polizia sostengono la possibilità di riportare la loro posizione sulla strada, perché molti automobilisti guidano più attentamente quando sanno che le forze di polizia sono nelle vicinanze”. Poi, Beck aggiunge che c’è unicamente la possibilità di segnalare attraverso un’icona sulla mappa la posizione della polizia con uno scarto di qualche decina di metri, e non invece di tracciare spostamenti o la posizione esatta della pattuglia.

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Renault Twingo: la prova

 

di Filippo Gherardi

 

Ad undici anni di distanza dal lancio del primo modello Renault è tornata, prepotentemente, ad aggredire il mercato delle city car con la terza generazione della Twingo. La nostra redazione ha avuto modo di provare, nelle ultime settimane, la piccola francese e di confrontarsi con le sue tante novità. Iniziamo come piace fare a noi dalle dimensioni, da sempre contenute nel caso della Twingo ed in questo caso specifico addirittura ridotte rispetto al passato. La lunghezza, infatti, è diminuita di 10 centimetri rispetto ai modelli che l’hanno preceduta, con un totale di 3,6 metri completati, sempre in termini numerici, da un’altezza di 1,55 metri e da una larghezza di 1,66 metri. Contenuta anche la capienza del bagagliaio che misura, appena, 188 litri. Rimanendo sempre su forme e dimensioni, dimenticate la “classica” versione tre porte che ha caratterizzato il passato di questa vettura, la nuova Twingo, malgrado l’accesso alle sedute posteriori rimanga piuttosto stretto, è rigorosamente a cinque porte. Le novità non mancano nemmeno da un punto di vista tecnico, con motore e trazione posteriori capaci di consegnare alla piccola francese un maggior piacere di guida ed una maneggevolezza oltre moto accentuata. Ecco, appunto, è la maneggevolezza il vero punto forte della nuova Twingo, con un volante leggerissimo e la capacità di girarsi praticamente in un fazzoletto, con un raggio di sterzata, record, di 4,3 metri. Una macchina adattissima, insomma, per il traffico cittadino, predisposta per evitare in un tempo di reazione minimo ostacoli presenti lungo il percorso e comodamente funzionale in fase di parcheggio, anche nelle condizioni più difficili. Altro punto forte della nuova Twingo la comodità del posto di guida, rialzato rispetto alla media e caratterizzato da sedute comode ed avvolgenti che caratterizzano entrambe le postazioni anteriori, mentre lo spazio a disposizione delle sedute posteriori, come accennato anche qualche rigo più su, rimane limitato e meno confortevole. Maniacale, ma assolutamente ben riuscita, la cura dei dettagli estetici sia per quel che concerne gli interni che la carrozzeria esterna. Nel primo caso troviamo una brillante alternanza cromatica tra rosso (Red) e nero, con “chicche” quali le maniglie (interne) degli sportelli posteriori, la cornice che avvolge la plancia e i bocchettoni dell’aria condizionata che meritano di non passare inosservati, tanto quanto le numerose vasche porta oggetti arricchite, nella loro totalità, dall’originale cassetto in tessuto estraibile e che diventa un’inedita borsetta. Il modello provato da noi di Professione Motori, versione Energy con motore benzina 0.9 TCE da 90 CV e Start & Stop di serie, presenta anche pedaliera in alluminio e cambio (cinque marce manuale ndr) con pomello Sport. All’esterno carrozzeria White dove non mancano, anche in questo caso, inserti color rosso ed una vistosa, ma tutto sommato discreta, barra decorativa color nero sulla fiancata. Rossi, invece e come detto, tanto gli specchietti retrovisori, quanto la sottile decorazione della griglia anteriore e il logo riportato al centro dei cerchi, con quest’ultimi da 16″ e rigorosamente in lega. Chiusura dedicata alla tecnologia, che nel caso della Renault Twingo è riconducibile all’ormai consolidato sistema multimediale R-Link, attraverso il quale è possibile controllare tutte le funzioni principali grazie ad un interfaccia touch screen da 7 pollici, con bluetooth, navigatore integrato e Parking camera.