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MotoGp Silverstone: Vinales re d’Inghilterra

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

di Maurizio Elviretti

 

Maverick Vinales fa suo il Gp di Silverstone, dodicesimo appuntamento della classe regina del Motomondiale. Lo spagnolo, al suo primo successo in MotoGp, è riuscito a riportare alla vittoria la Suzuki, dopo un digiuno che durava dal lontano 2007. Pronti via e subito tanta paura in pista: contatto da brividi alla prima curva fra Baz e Pol Espargaro, con le moto che si disintegrano e i piloti che strisciano sull’asfalto e vengono sfiorati dalle altre moto. Bandiera rossa, soccorsi immediati e ambulanza in pista. Nessun problema serio per i due piloti coinvolti. Al secondo start lo spunto è di Crutchlow, ma l’allungo di Vinales che va in testa dopo poche curve, con Marquez dietro e Rossi 4°. Lo spagnolo della Suzuki allunga giro dopo giro, con Valentino che risale, le Ducati in agguato e Lorenzo che non riesce ad emergere. A 8 giri dalla fine Iannone rompe gli indugi e irrompe nella lotta, ma esagera: a 5 giri dalla fine finisce nella ghiaia quando è 2°. Esagera anche Marquez in una staccata da brividi che gli costa il podio. Rossi e Marquez duellano: il primo è premiato con il 3° posto, il secondo gli si accoda. Applausi per Crutchlow, 2°: davanti al suo pubblico fa capire che il successo di Brno non è stato un caso. Un ritrovato Dani Pedrosa conclude al 5° posto, precedendo la Ducati di Andrea Dovizioso (6°) e la Suzuki di Aleix Espargaro (7°). Sottotono la gara di Jorge Lorenzo, che termina 8° davanti a Danilo Petrucci (9°) ed Alvaro Bautista (10°). Eugene Laverty, che ad un certo punto della corsa occupava il 17° post, recupera diverse posizioni e conclude 11° davanti ad Alex Lowes, alla sua prima apparizione in MotoGP. Seguono Barbera e Rabat, entrambi in zona punti. 16° Jack Miller, 17° Scott Redding che è caduto ben due volte in questa gara. Il Mondiale di MotoGP, giunto alla sua dodicesima tappa, conferma un’insolita incertezza. Basta un dato: le ultime sette gare sono state vinte da sette piloti diversi. In classifica piloti Marquez resta saldamente al comando con 210 punti, secondo Valentino Rossi a quota 160, terzo Lorenzo a 146. Vinales scavalca Pedrosa e sale al quarto posto con 125 punti. “Sono felice perché è stata una bella lotta e sapevo che per salire sul podio avrei dovuto dare il massimo” commenta così Valentino Rossi nel dopogara, e prosegue: “sono contento per il podio, ma non tanto per il Mondiale dove ho preso solo pochi punti”. Infine il Dottore parla della vittoria di Vinales con la sua Suzuki e della prossima gara a Misano: “Felice per la Suzuki perché ho tanti amici, mentre la vittoria di Vinales mi preoccupa un po’ per il futuro – scherza Rossi sul suo futuro compagno di squadra – ha fatto una grande gara, complimenti. A Misano andiamo con un buono spirito perché arriva dopo due podi di fila in piste non facili per noi, domenica prossima ci aspetta la gara più difficile della stagione”. Al settimo cielo Maverick Vinales: “Sono grato alla squadra, sentivo di potercela fare, perché qui mi sono sempre sentito bene fin dalle prime prove: non mi era difficile fare il passo. Non è stato facile, ho spinto dall’inizio ed è andata bene, non è una risposta ad alcuno, credo che tutti sapessero che tipo di pilota sono ed ero, anche prima di questa vittoria. Spero di potermi ripetere e dare ancora tanto alla Suzuki”. Infine le parole di Cal Crutchlow, che conferma l’ottimo momento dopo la vittoria di Brno: “Una gara bella e lunga, mi sono divertito. È stata dura, ma è un bel risultato, ringrazio il pubblico che mi ha sostenuto. Abbiamo lavorato tanto e duramente, bella anche la battaglia con Marquez, tosta, ma leale. Essere di nuovo sul podio è bello, non me lo aspettavo, ci metto la firma per proseguire così. Adesso ci riproviamo a Misano”. Prossimo appuntamento quindi, quello di domenica 11 settembre con il Gp di San Marino, sul circuito di Misano.

 

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F1, GP Silverstone: Hamilton contro Rosberg, ora inizia la sfida

 

di Federico Gianandrea de Angelis

 

Silverstone è casa sua e si vede, per la terza volta consecutiva Hamilton trionfa sul tracciato inglese davanti al compagno di squadra Rosberg agganciandolo nella classifica piloti, per un mondiale sì aperto ma allo stesso tempo chiuso. Difficile ormai pensare che non sarà un pilota Mercedes a portare a casa il titolo, ancora una volta i ferraristi deludono e il gap quasi raggiunge il limite dell’abissale: 62 i punti che dividono Raikkonen dal primo posto occupato da Rosberg, addirittura 70 le lunghezze di distanza di Vettel. Sul podio di Silverstone non si è vista nemmeno una sfumatura di rosso, ci è salito di nuovo quel ragazzino che non stupisce più, Max Verstappen, capace di eseguire un sorpasso d’autore su Nico Rosberg e di difendere a lungo il secondo posto fino poi alla resa davanti al controsorpasso del tedesco. Ai piedi del podio l’altra Red Bull di Ricciardo, amareggiato e deluso nel vedersi superare da un diciottenne che fino a pochi mesi fa nemmeno correva con la sua stessa macchina, ma forse l’australiano dovrebbe farsi un esame di coscienza perché la sua è stata una gara poco competitiva e povera di sussulti, a poco serve accusare la virtual safety car di aver mandato a monte la buona strategia studiata dalla scuderia. Più efficace invece la protesta via radio di Hamilton contro la vera safety car guidata da Bernd Maylander, talmente rabbiosa da convincere il direttore di gara a far iniziare la gara dopo i primi giri a regime controllato, cosa che ha permesso al campione del mondo di portare le gomme a temperatura e di imporre il suo ritmo facendo il vuoto dietro di sé: neanche il dritto che gli ha fatto perdere quasi 3 secondi è stato di aiuto agli avversari inseguitori. Ma torniamo alla Ferrari: sul circuito britannico questa volta la strategia è stata studiata con attenzione e ha funzionato al meglio resistendo persino alle difficoltà create dal meteo, sono stati i piloti a mancare. Raikkonen ha provato a portare alto il nome di Maranello ma il suo quinto posto rappresenta il massimo risultato che si poteva ottenere con una vettura che, almeno a Silverstone, si è dimostrata nettamente inferiore rispetto a quelle che la hanno preceduto, come testimonia il distacco di oltre un minuto subito; Vettel è partito da lontano e, purtroppo per lui, lontano è rimasto: la sostituzione del cambio lo ha costretto alll’undicesimo posto in griglia ed un’ulteriore penalità di 5 secondi (causata più da una monoposto poco competitiva che dall’errore umano) hanno influenzato la sua gara chiusa con un misero nono piazzamento. A proposito di penalità, vi abbiamo parlato del secondo posto di Rosberg ma al termine dei cinquantadue giri le cose sono leggermente cambiate. La sua W07 Hybrid ha iniziato a fare i capricci a causa di un problema alla trasmissione e, a differenza di quanto successo a Baku con Hamilton, il team radio ha deciso di intervenire per spiegare a Nico come effettuare il reset dell’elettronica, una mossa vietata dal regolamento ma mai infranta da nessuno e perciò ancora senza una sanzione definita. La decisione del collegio dei commissari sportivi è stata quella di attribuire a Rosberg una penalizzazione di dieci secondi e la conseguenza è stata la retrocessione del tedesco al terzo posto che, tradotto in altri termini, vuol dire tre punti in meno per la classifica. Quindi, facendo un po’ di ordine e due calcoli rapidi, a Silverstone sono stati 25 i punti conquistati da Hamilton e 15 quelli di Rosberg (18 per Verstappen passato secondo), un +10 per l’inglese che lo porta ad un solo distacco dal compagno, per una classifica che per essere più chiari possibili recita così: 168 Rosberg, 167 Hamilton. Dopo il poker iniziale Nico ha subito un leggero calo e, in maniera inversamente proporzionale, Lewis ha (ri)cominciato a dominare, la corsa al Mondiale praticamente inizia adesso, subito dopo aver assistito al giro di boa; l’Hungaroring dove sfrecceranno le monoposto il prossimo 24 luglio rappresenta una sorta di anno zero per una sfida che però, ricordiamolo, avrà quasi certamente solo due partecipanti ed una sola vettura, di marca Mercedes. Se il titolo piloti ha ancora in serbo qualche emozione da regalarci non si può di certo dire lo stesso per quello costruttori: la Ferrari rimane seconda ma sente il fiato della Redbull sul collo, i tedeschi invece sono troppo lontani per tutti e si apprestano al doppiaggio.

SBK

SBK, quante sorprese a Silverstone

 

di Filippo Gherardi

 

Nona tappa stagionale, a Silvertsone, per il mondiale Superbike. Si torna in pista dopo il week end, tragico, del Gp di Mosca che ha visto la morte di Andrea Antonelli nella categoria Supersport. Si parte dalla giornata di sabato e dalla Superpole che è andata, per la prima volta in questa stagione, all’irlandese dell’Aprilia Eugene Laverty, poi però, nel corso delle due gare domenicali, la musica è cambiata per la scuderia italiana. In Gara 1 vittoria, anche in questo caso la prima stagionale oltre che l’undicesima in carriera, per il britannico di casa Honda Jonathan Rea, davanti proprio ad Eugene Laverty e ad un altro pilota britannico: Leon Camier del Team Suzuki. Quarto posto per Sylvain Guintoli, nono per Marco Melandri e soltanto undicesimo per Tom Sykes. Gara 1 pesantemente condizionata dalle condizioni, variabili, del tempo, lo stesso che sembra stabilizzarsi in prossimità dell’inizio di Gara 2. In questo caso a trionfare è il centauro transalpino Loris Baz della Kawasaki (che dedica il successo proprio al compianto Antonelli ndr), davanti al connazionale Jules Cluzel su Suzuki. Completa il podio ancora una volta Eugene Laverty, tutto sommato il migliore dei “top drive” nel week end di Silverstone. Quarto il vincitore di Gara 1 Jonathan Rea, davanti a Leon Camier e Sylvain Guintoli. Delude ancora il beniamino di casa Tom Sykes, settimo, così come Marco Melandri, nono anche in Gara 2. Nella classifica mondiale Guintoli si conferma in testa con 262 punti, secondo Sykes a 249, terzo Laverty a 226 e quarto Melandri a 221.

Editoriale (Pirelli-Mercedes)

Tanto rumore per nulla

 

di Filippo Gherardi

 

Tuonò tanto che (non) piovve. La FIA, o meglio il Tribunale Internazionale incaricato dalla stessa di garantire e tutelare il mondiale di F1 ed il suo regolamento sportivo, ha assolto sia la Mercedes che la Pirelli per quel che riguarda l’ormai famosa vicenda rinominata “Testgate”, e più nella fattispecie riferita ai test effettuati di comune accordo dalla scuderia tedesca ed il fornitore ufficiale di pneumatici tra il 15 ed il 17 maggio scorso sul circuito di Barcellona ed in cui la Mercedes ha utilizzato, a differenza di quanto invece è previsto dal regolamento, le monoposto di questa stagione attualmente in corso. Sì, certo, Ross Brawn e soci, così come la Pirelli, hanno ricevuto un’ammonizione, o reprimenda se preferite, sommata (solo nel caso della Mercedes) all’esclusione dai prossimi young test che si terranno a Silverstone a metà luglio. Insomma, praticamente nulla. “Mercedes e Pirelli hanno agito in buona fede per quanto riguarda il test incriminato, pure traendo un indubbio vantaggio sportivo” – tuttavia, prosegue sempre la motivazione ufficiale di questa sentenza – “una punizione più severa non è arrivata perchè da quanto sostengono i giudici non c’è stata intenzionalità nel violare i regolamenti nel disputare un test segreto”. Benissimo, tutto chiaro. Quello che rimane leggermente più complicato da capire è: riconosciuta l’irregolarità, sotto forma di violazione del regolamento sportivo, che la FIA stessa ha subito voluto sottolineare sin dal primo giorno d’udienza, non sarebbe stato comunque necessario intervenire con una sanzione più netta? Nelle ore precedenti al verdetto la forbice di possibili sanzioni era talmente ampia da oscillare da una possibile multa fino, addirittura, alla sospensione per la Mercedes da alcuni gran premi. A giochi fatti: ci troviamo davanti ad un abbaglio clamoroso da parte dei tanti addetti ai lavori o un’interpretazione difficilmente comprensibile del rapporto tra “volontarietà” e “scorrettezza” da parte del Tribunale Internazionale? Le perplessità non mancano, e rimarranno a lungo, tra cui quelle di Cris Horner e di tutta la Red Bull, principali protagonisti sul banco degli accusatori, ma anche quelle di chi, in fin dei conti, rimane ancora convinto che se la Mercedes non avesse dominato l’ultimo Gran Premio di Montecarlo, una settimana esatta dopo i test incriminati, forse nessuno avrebbe mai sentito parlare di questo “Testgate”.