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Sicurezza è legge

 

di Flavio Grisoli

 

Nei giorni scorsi l’amministrazione Obama, per bocca del segretario ai trasporti Anthony Fox, ha lanciato un segnale importante all’industria automobilistica a stelle e strisce o, se vogliamo, un diktat vero e proprio: tutti i nuovi veicoli dovranno avere come dotazione di bordo il sistema di comunicazione “car-to-car”, cioè quella tecnologia in grado di avvisare il conducente dell’avvicinarsi di un altro mezzo anche se non è nel campo visivo del guidatore. Anche i veicoli da lavoro e i mezzi pesanti sono compresi nel provvedimento di Fox. L’obiettivo del presidente Obama è approntare una legge ad hoc entro la fine del suo secondo ed ultimo mandato alla Casa Bianca, prevista per il gennaio del 2017. Questa improvvisa, ma non del tutto inattesa, accelerazione sotto il punto di vista della sicurezza stradale con i sistemi di comunicazione “vehicle-to-vehicle” deriva dalla sperimentazione portata avanti nel 2012 proprio dal Dipartimento dei Trasporti USA su un campione di 3mila veicoli. Il risultato è stupefacente, perché è dimostrato che questi sistemi evitano circa l’80% delle potenziali collisioni che hanno come coinvolti automobilisti sobri. Sembra tutto perfetto, ma sappiamo che una medaglia ha sempre due facce. Le criticità da risolvere su un sistema controllato attraverso satelliti è facilmente intuibile: la privacy. In molti storcono il naso perché temono che i loro dati su posizione e velocità possano essere resi pubblici. Le case automobilistiche vogliono vederci chiaro e soprattutto avere rassicurazioni dal Dipartimento dei trasporti, anche per evitare denunce da parte degli utenti. Sarà comunque un processo inevitabile, anche perché il numero dei decessi sulle strade statunitensi è sensibilmente aumentato: +1.000 nel 2012 rispetto al 2011 (33.500 in tutto). Un incremento che non ha lasciato indifferenti le autorità di Washington dopo circa un settennato positivo.

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Usa: si viaggia più sicuri con le “talking car”

 

di Valerio Zuddas

 

Negli Stati Uniti si sta studiando una regolamentazione che preveda l’installazione, per tutte le auto nuove, di un “chip wireless” con le onde radio per la comunicazione tra veicoli. Queste ‘talking car’, secondo gli esperti, potrebbero ridurre addirittura dell’80% il numero di incidenti stradali. Le nuove norme potrebbero entrare in vigore all’inizio del 2017 (ancora sotto la presidenza di Barack Obama, quindi); un’innovazione che contribuirebbe anche a ridurre il traffico congestionato e a risparmiare carburante. Questa nuova generazione dotata di chip wireless utilizza una apposita frequenza chiamata Dedicated Short Range Communications, DSRC, da affiancare alle reti cellulari 3G e 4G già installate dai costruttori per i servizi Internet. Il sistema DSRC, sistema simile al Wi-fi utilizzato da smartphone e computer, permette di ricevere ed elaborare i segnali di altre auto con il DSRC e di rilevarne la posizione, la direzione e la velocità, così da allertare il guidatore fino a frenare in automatico per evitare un incidente. L’agenzia per la sicurezza NHTSA si è mostrata fiduciosa in una tecnologia basata su prove concrete, come quelle effettuate per un anno sulle strade di Ann Arbor, nel Michigan, dove sono state testate circa 3.000 vetture con DSRC. Questo studio è costato un investimento di ben 25 milioni di dollari. Anche in Europa le case automobilistiche sono già al lavoro per la creazione di auto connesse, con le prime che usciranno già nel 2015. Secondo degli studi, la tecnologia globale nei veicoli nuovi crescerà del 10% nel 2018 e del 70% nel 2027. Nonostante tutti questi vantaggi, la tecnologia produrrebbe alcuni rischi legati alla privacy e alla sicurezza, così come era avvenuto con la diffusione dei telefoni cellulari.

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Il mercato che cambia

 

di Germana Condò

 

Da oltre un triennio stiamo assistendo alla più pesante crisi economica dagli anni settanta. Tra i settori più penalizzati in Italia c’è quello dell’auto, nel quale si è registrato un progressivo e sempre più preoccupante calo dal 2007, anno cui si esaurisce progressivamente il periodo positivo per le case produttrici e che porta, di fatto, alla fase buia che comincia nel 2010 con la caduta a picco del numero di nuove immatricolazioni che fino ad oggi hanno raggiunto il 48% in meno. Tradotto in numeri le immatricolazioni perse sono state 1.190.000. Dall’analisi effettuata dal Book Unrae risulta che in questo ultimo anno il mercato dell’auto in generale non ha mai accennato a riprendere quota, a parte qualche lieve flessione che ancora non può certo considerarsi indice di ripresa. Un dato quasi certo è che un primo rialzo delle vendite si avrà intorno al 2017, quando il parco auto degli italiani sarà ben stagionato e si renderà necessario provvedere all’acquisto di una nuova vettura per molti. La certezza data dai numeri delle nuove immatricolazioni, è che gli italiani stanno cambiando gusti, riversando le proprie preferenze verso le nuove opportunità che il mercato offre per risparmiare e allo stesso tempo per tentare di nuocere all’ambiente il meno possibile. Vincono così la prova di popolarità 2013 le auto ad alimentazione ibrida, capaci di garantire consumi ridotti e basse emissioni di CO2. Cresciute e perfezionate sempre più dalle case automobilistiche che stanno investendo molto nella tecnologia ibrida, esse costituiscono la vera risorsa della nostra mobilità nel futuro. Rispetto al 2012 le vendite delle vetture ibride sono aumentare del 118,3%, ovvero di 14.926 unità nel 2013. Secondo l’americana Navigant Research, entro il 2022 i veicoli elettrificati saranno oltre trentacinquemilioni. Il futuro dei veicoli è una strada a senso unico, la trazione elettrica, considerando che nella categoria sono comprese anche le auto con alimentazione ibrida. Complici alcuni fattori inevitabilmente conseguenti alla crisi, come la disoccupazione ai massimi livelli, soprattutto giovanile, che va a braccetto con la stretta sul credito, la domanda si è ridotta notevolmente nella fascia di età che va dai venti ai trent’anni, e andrebbe a coprire al massimo un 9% di quella totale. Anche la fascia dai trenta ai quarant’anni sta progressivamente accusando una riduzione della domanda. L’unica fascia d’età che sembrerebbe avere una sicurezza economica tale da azzardare l’acquisto di un’auto nuova di questi tempi è quella degli over 45. Anche la categoria di automobili a metano resiste incondizionatamente alla crisi e vince la battaglia contro l’alimentazione a GPL. Unico freno all’acquisto resta la presenza di scarsi punti di distribuzione soprattutto nel centro-sud e sparsi a macchia di leopardo. Vanno giù le vetture con propulsori a benzina e diesel, carburanti troppo costosi per le tasche degli italiani.

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Jaguar F-Type Coupé

 

di Valerio Zuddas

 

Lo scorso 19 novembre è stata completata la gamma della Jaguar F-Type, fino ad ora presente solo nella versione roadster, con la variante coupé. Il debutto della nuova sportiva inglese è avvenuto in contemporanea a Los Angeles e Tokyo (due dei più importanti appuntamenti di fine anno), a causa di una singolare coincidenza di date. A partire dalla prossima primavera, la nuova vettura della Casa inglese sbarcherà sul mercato e sarà messa in commercio anche in Italia a partire da fine aprile. Il veicolo traduce in serie i concetti espressi dal prototipo C-X16, di cui mantiene l’impostazione a cofano lungo e cabina arretrata. Il corpo vettura è in alluminio, come sulla roadster. Garantisce un valore di resistenza torsionale da record, pari a 33.000 Nm/grado, il più elevato mai raggiunto da una Jaguar stradale. Il posteriore della F-Type Coupé adotta poi uno spoilerino retrattile, montato a piedi del lunotto, che fuoriesce una volta raggiunti i 112 km/h e si ricompone non appena tornati sotto gli 80 km/h. Il vano bagagli si allarga fino a 407 litri, mentre il tetto è disponibile in metallo o cristallo. La gamma sarà inizialmente composta dalle versioni base, S ed R. La Jaguar F-Type Coupé adotta il V6 supercharged da 3.0 litri, accreditato di 340 CV e 450 Nm. Raggiunge i 96 km/h con partenza da fermo in 5.1 secondi e tocca la velocità massima autolimitata di 260 km/h. La Jaguar F-Type S Coupé monta anch’essa il sei cilindri, configurato però in variante da 380 CV e 460 Nm. Accelera così da 0 a 96 km/h in 4.8 secondi e galoppa fino alla velocità massima di 275 km/h. La Jaguar F-Type R Coupé copre lo 0-96 km/h in 4.0 secondi e raggiunge i 300 km/h, valori garantiti dal motore V8 Supercharged (550 CV, 680 Nm). Di serie per tutte lo Start&Stop. Le versioni S ed R sono ordinabili con l’impianto frenante Carbon Ceramic Matrix (CCM), riconoscibile per le pinze di colore rosso e composto da dischi freno ampi 398 mm all’anteriore e 380 mm al posteriore. Garantisce un risparmio in termini di peso quantificato in 21 chili, mentre le pinze hanno sei e quattro pistoncini. Al CCM si abbinano i cerchi in lega Storm da 20 pollici. Le dimensioni e le prestazioni dell’impianto frenante di serie aumentano al variare dell’allestimento, passando dai 354/325mm della base ai 380/376mm della R. Quest’ultima vanta poi specifiche tarature e propone di serie i sistemi Electronic Active differential(EAD) e Torque Vectoring. I prezzi sono indicativi ma partiranno dai 69.800 euro della F-Type 3.0 da 340 CV, passando per gli 81.800 euro della 3.0 S da 380 CV, mentre la più potente 5.0 V8 da 550 CV costerà ben 107.500 euro.

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Toyota Prius +

 

di Delfina Maria D’Ambrosio

 

Ci sono tantissimi motivi che potrebbero spingere a scegliere Toyota Prius+, la full hybrid a sette posti della casa giapponese, equipaggiata da due motori, un benzina 1.8 ed uno elettrico, che combinati con il sistema Hybrid Synergy Drive arrivano a 136 CV negli allestimenti Active e Loung. La comodità e il comfort che offre a bordo, l’occhio di riguardo riservato all’ambiente, la certezza di funzionalità e di efficienza che una famiglia come quella Prius può offrire, sono solo alcuni esempi dei punti contenuti in una lista lunghissima. La Toyota Prius+ è, senza dubbio, un’automobile grande e comoda, è infatti 135mm più lunga, 30mm più larga e 8mm più alta della Prius. Il passo è otto centimetri più lungo e questo chiaramente si ripercuote positivamente sull’esperienza del conducente e dei passeggeri. Sono sette i posti totali, distribuiti su tre file ma con poltroncine indipendenti e regolabili. Inoltre, i due sedili anteriori possono essere ribaltati formando così un unico piano con quelli centrali che possono scorrere avanti o indietro, offrendo cinquanta centimetri di spazio in più, tutti aspetti che la rendono un’automobile adatta alle famiglie, specialmente se numerose. Quanto al bagagliaio ha un volume di carico di 232 litri, che diventano 784 se si abbassa la terza fila di sedili e che arrivano addirittura a 1.750 litri se si abbassa anche la seconda. Gli esterni si inseriscono perfettamente nello stile Prius, troviamo la classica silhouette tradizionale trapezoidale, le superfici verticali sui bordi del paraurti anteriore, essendo più piatte, riescono sia a sottolineare l’ampiezza del modello che a rendere più lineare il flusso d’aria sulle ruote anteriori, minimizzando le turbolenze. I gruppi ottici, nella zona superiore, sono tondeggianti e sul posteriore sono stati distanziati per permettere una maggior apertura del portellone. Del resto, questa è un’auto che punta tutto sulle prestazioni aerodinamiche ed infatti ogni minimo dettaglio del design è stato studiato per eliminare le turbolenze. Queste accortezze donano alla Prius+ un coefficiente di resistenza aerodinamica da vertice: con un Cx di 0,28. Quanto agli interni, appena entrati in macchina ci si rende subito conto dell’abbondanza di spazio: la plancia si sviluppa orizzontalmente e ha una a consolle con il pannello strumenti digitale posto alla sommità. Sotto al quadro strumenti troviamo il sistema di navigazione, la radio e il clima, mentre i pulsanti per i comandi relativi alla guida sono vicini al volante chiaramente. Il cambio è certamente una particolarità e consiste in un joystick attraverso il quale si possono attivare le posizioni Neutral, D, R e B. Perfetta per l’uso cittadino grazie ai consumi ridotti e all’agilità di movimento nel traffico, i suoi livelli di consumo e di emissioni sono di 4,1litri/100km e 96g/km di Co2.

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Volkswagen e-up!

 

di Valerio Zuddas

 

È stata presentata lo scorso novembre al salone di Francoforte la Volkswagen e-up!, l’auto elettrica caratterizzata da dimensioni estremamente compatte, quattro posti ed un’autonomia di ben 160 chilometri, più che sufficiente per gli spostamenti quotidiani in città. Un pieno d’energia viene a costare poco più di 3 euro con la Volkswagen e-up! che, con un consumo di 11,7 kWh/100 km, grazie ad una spesa di poco superiore a quello di un litro di benzina, è in grado di percorrere quasi 100 chilometri. Come tutte le automobili elettriche, anche questa presenta degli inconvenienti comuni a tutte le altre della categoria: le batterie sono ancora molto ingombranti e pesanti, basti pensare che sotto il pianale della vettura sono stati aggiunti 230 chilogrammi di pacco batterie a ioni di litio, ed i tempi di ricarica, a meno che non si abbia una colonnina fast charge, che consentirebbero la ricarica rapida in mezz’ora (fino all’80%), sono ancora molto lunghi. La soluzione più semplice è quella della presa nel box: nove ore, cioè una nottata, bastano a ripristinare il livello massimo. Anche i prezzi risultano elevati: in Germania per la Volkswagen e-up! sono necessari 26.900 euro, batterie incluse, quasi 15 mila in più rispetto al prezzo di listino della versione a benzina da 75 cavalli. Passando alle caratteristiche tecniche, il baricentro basso e la dotazione di 210 Nm di coppia la rendono scattante e agilissima. L’autonomia dichiarata è di 160 chilometri. Ci sono due profili, Eco ed Eco+, che permettono di allungare le percorrenze sensibilmente. Il primo riduce la potenza massima da 60 a 50 CV, ma anche l’assorbimento del climatizzatore. Il secondo taglia la potenza a 40 CV e rinuncia del tutto al clima, modificando ulteriormente anche la risposta al pedale dell’acceleratore.

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Ibrida indipendente

 

di Flavio Grisoli

 

Da tempo vi stiamo parlando di come le più grandi aziende informatiche stiano focalizzando i propri sforzi e le ingenti risorse economiche di cui dispongono sulle nuove tecnologie da applicare alle automobili. In particolare, proprio perché è il campo in cui stanno maggiormente convergendo gli sforzi dei grandi produttori, ci siamo soffermati più volte sui modelli di auto a guida automatica. Google ha lanciato il suo Gesture Control, cioè comandare le funzioni dell’automobile con dei semplici gesti predefiniti. Altre, magari più semplicemente, hanno dotato le vetture di software in grado di “leggere” la strada e far comportare la nostra macchina di conseguenza. Anche Ford non poteva essere da meno e dopo aver dotato le sue auto con i più sofisticati sistemi di infotainment adesso si butta a capofitto in questo mercato ancora tutto da scoprire. E così il frutto della sinergia con la Michigan University e la compagnia di assicurazioni State Farm crea la Fusion Ibrida a guida automatica. Qui in realtà le novità sono due: oltre ad essere ibrida, quindi con un notevole impatto positivo sulle emissioni, c’è anche la nuova tecnologia di automazione. Si tratta di un prototipo ma la Mondeo (fondamentalmente la gemella europea della Fusion) ibrida arriverà nel Vecchio Continente in autunno. La Fusion Hybrid è stata sviluppata sugli studi effettuati in un ambiente di realtà virtuale sviluppato internamente da Ford. Questo comporterà che nel prossimo futuro le Ford saranno dotate dell’Active Park Assist (il dispositivo che permette di parcheggiare completamente in automatico) e dell’Active City Stop (assistenza di guida nel traffico). Ma nel lungo periodo cosa dovremo aspettarci? Che le auto “comunichino tra di loro” scambiandosi le informazioni relative al proprio tragitto al fine di evitare incidenti. La Fusion Hybrid è dotata di monitoraggio della zona d’ombra, della segnaletica orizzontale e del controllo adattivo della velocità di crociera. Ma come funziona? Sono presenti 4 sensori che utilizzano dei fasci di luce che permettono una scansione 3D dell’area intorno all’automobile in un raggio di 60 metri. La luce emanata permette così ai sensori di creare una mappa virtuale dell’ambiente circostante, compresi pedoni e ciclisti e sono capaci di distinguere un piccolo animale a circa 100 metri di distanza.

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McLaren: tergicristalli addio

 

di Leonardo Frenquelli

 

Quando si parla di tecnologie all’avanguardia, uno dei campi di riferimento è sicuramente l’aeronautica militare. Delle vere e proprie “macchine da guerra” che sfrecciano oltre la velocità del suono devono, per forza di cose, raggiungere un livello eccellente in ogni dettaglio possibile. Evidentemente lo sa bene anche Frank Stephenson, capo del reparto design della McLaren. Stando infatti ad alcune sue dichiarazioni è proprio ispirandosi ad un caccia militare che il cinquantacinquenne di Casablanca, che ha già collaborato anche con Fiat, Bmw e Ferrari, sta progettando un sistema innovativo per i prossimi modelli supersportivi della casa di Woking. Stephenson si è chiesto come facessero i caccia ad avere sempre un’ottima visibilità nonostante l’alta velocità e le intemperie, e la risposta l’ha trovata in un sistema di ultrasuoni disposti in modalità particolare che impedisca a detriti ed impurità di fissarsi sul vetro della cabina di pilotaggio. Ispirati da questa idea e ritenendo i tergicristalli un elemento oramai superato, in McLaren si lavora per rimuoverli del tutto dal parabrezza dei nuovi veicoli, favorendo l’estetica e permettendo di risparmiare in peso e costi di produzione. Le possibili modalità per applicare una tecnologia così ambiziosa sono molteplici tra cui la più complessa sarebbe poi quella maggiormente fedele al modello iniziale: un sistema di ultrasuoni ad altissima intensità, atto appunto a rimuovere gli elementi estranei dal parabrezza. Questa soluzione recherebbe però dei problemi per quanto concerne i costi di produzione, i quali diverrebbero troppo elevati in rapporto al guadagno generale. Dunque, sembra che in McLaren abbiano preso in considerazione l’opzione di affidarsi ad un sistema in cui la messa a fuoco dei segnali ad ultrasuoni sia allineata nel parabrezza, dando ai ricevitori delle onde, posti attorno all’area interessata, la possibilità di “sondare” ogni tipo di imperfezione e impurità. Ci si affiderà dunque ai campi di forza per scavalcare una tecnologia che ha già segnato la storia delle automobili, sin dal 1916, anno in cui è stata introdotta per la prima volta in una produzione in serie. J.H.Apjohn non sarebbe sicuramente contento se venisse a sapere che ora la sua invenzione, datata 1903, è stata etichettata da Stephenson come un reperto archeologico. Ma in McLaren ed in tutto il mondo dell’automobile si guarda sempre avanti ed il progresso è tanto necessario, quanto inevitabile. Il primo esemplare dotato di questa “ultra pulizia” del parabrezza dovrebbe essere la nascitura supersportiva di Woking, finora nota come P13: una supersportiva in uscita nel 2015, da presentare già al Salone di Parigi 2014, su cui i britannici punteranno molto per aumentare le loro vendite, tanto da andare a fare concorrenza, tra le altre, alla Porsche 911.

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Telefoni bollenti

 

di Germana Condò

 

Che il cellulare sia diventato uno strumento indispensabile per comunicare oltre che per gestire tutti gli aspetti della quotidianità attraverso le App più fantasiose, oramai è una certezza. Non riusciamo a separarcene neanche mentre siamo alla guida, questo è evidente già agli occhi di tutti gli automobilisti che nel tragitto percorso ogni giorno si imbattono in assidui conversatori distratti al volante. Non si conosceva, però, in quale percentuale fosse diffuso il fenomeno. Ci ha pensato l’Asaps (Associazione Sostenitori Amici della Polizia Stradale) attraverso uno studio della durata di due mesi, che ha coinvolto un gran numero di volontari impegnati in tutte le più grandi città, tra cui Torino, Milano, Firenze, Bologna, Roma, Napoli e Palermo, a monitorare il comportamento degli italiani mentre sono alla guida. Ne sono emersi dati impressionanti sulle brutte abitudini legate all’utilizzo dei cellulari senza auricolare o bluetooth. La media nazionale registrata è del 12,4%, con picchi raggiunti da Torino e Palermo entrambe al 14%. In totale i monitorati sorpresi a trasgredire alla guida sono stati complessivamente 32.650, di cui 4.048 quelli beccati al telefono. Nell’ulteriore ripartizione effettuata dall’Asaps tra uomini e donne, i primi risultano molto più indisciplinati e se ne contano 3.057 per una percentuale del 75,5%, mentre le donne sono 991, corrispondenti al 24,5%. Se invece la si vuole esaminare dal punto di vista geografico, il Nord Italia fa senz’altro una gran brutta figura, contando 1.710 automobilisti trasgressori (42,2%), il Centro ne conta 1.186 (29,3%) ed il Sud 1.152 (28,5%). L’iniziativa dell’Asaps è stata resa nota nel periodo delle festività natalizie appena trascorse, occasione per una campagna di sensibilizzazione volta a dissuadere gli automobilisti dal rispondere ai messaggini di auguri inviati dai cellulari mentre si guida. “Non si viene di certo meno al dovere di cortesia se si risponde una volta giunti a destinazione”. Parole sacrosante che dovrebbero valere nel corso di tutti i giorni dell’anno e riguardare non solo l’uso del cellulare per chiamare o mandare sms, ma qualsiasi altro suo utilizzo. Come alcuni erroneamente credono, l’atto di telefonare non è l’unica infrazione sanzionata dall’art. 173 del Codice della Strada che al II comma recita: “È vietato al conducente di far uso durante la marcia di apparecchi radiotelefonici ovvero di usare cuffie sonore… È consentito l’uso di apparecchi a viva voce o dotati di auricolare purché il conducente abbia adeguate capacità uditive ad entrambe le orecchie (che non richiedono per il loro funzionamento l’uso delle mani)”. E poi al III comma specifica: “Si applica la sanzione amministrativa accessoria della sospensione della patente di guida da uno a tre mesi, qualora lo stesso soggetto compia un’ulteriore violazione nel corso di un biennio”. I volontari dell’Asaps hanno notato comportamenti curiosi anche osservando la categoria dei centauri, di cui al Centro Italia sono stati beccati 42 esemplari col cellulare in mano mentre si destreggiavano sulle due ruote, 32 dei quali nella sola Capitale.

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RCZ R: potente bellezza

 

di Valerio Zuddas

 

La versione più sportiva della coupé francese 1.6 THP da 200 cavalli, la Peugeot RCZ R ancor prima del suo debutto sul mercato si attesta come la più potente vettura di serie nella storia del marchio del Leone. I cavalli, rispetto alla precedente Peugeot RCZ, diventano 270 (con una potenza specifica di quasi 169 CV/litro) grazie a un motore di gran lunga rinnovato nei pistoni (sviluppati con Mahle Motorsport), bielle, cuscinetti, monoblocco, turbocompressore Twin Scroll, collettori e scarico. Il peso della vettura è inferiore di 17 chili (1.280) rispetto alla precedente, mentre l’assetto è stato completamente rivisto e ribassato di 10 millimetri, abbinato a cerchi specifici da 19 pollici. L’impianto frenante è stato potenziato con pinze anteriori rosse a quattro pistoncini. In coda si segnala uno spoiler che genera un carico aerodinamico di 15 chili. Infine, per sfruttare al meglio la cavalleria, è stato introdotto un differenziale meccanico a slittamento limitato. Il modello verrà introdotto sul mercato in questo mese gennaio ed il prezzo dovrebbe attestarsi sui 40.000 euro: una bella differenza rispetto alle altre RCZ, giustificata, però, dalle importanti modifiche tecniche. Rispetto alla “200 Cavalli” si viene accolti nell’abitacolo da un sedile più sportivo e avvolgente, ben regolabile a livello meccanico. L’impostazione del volante e della pedaliera richiamano visibilmente quelle delle altre RCZ, con una caratterizzazione sportiva e non invadente. Sempre molto ampio lo spazio per chi sta davanti, apprezzato dai passeggeri nei viaggi a lunga percorrenza.