Porsche Macan

Porsche Macan

 

di Germana Condò

 

Si chiama Macan ed è il SUV con cui Porsche apre le porte alla nuova frontiera delle sportive, adeguandosi alle richieste del mercato degli sport utility che non conosce crisi, ma che li vuole sempre più grintosi, tecnologici e innovativi. È così che nasce Macan, armonico mix di linee e caratteristiche tipiche del SUV, con un DNA tutto sportivo, come nella migliore tradizione Porsche. Fresca del debutto avvenuto in contemporanea ai saloni di Tokyo e di Los Angeles 2013, Macan è già in vendita nelle concessionarie. Basata sullo stesso pianale dell’Audi Q5, sfruttando le sinergie con il Gruppo Volkswagen, il SUV sportivo della Casa di Zuffenhausen ha dimensioni compatte, con misure di 4,68 metri di lunghezza, 1,92 metri di larghezza e 1,62 metri di altezza, più bassa quindi rispetto allo standard tipico degli altri SUV. La nuova Macan viene proposta in tre versioni, tutte equipaggiate con trazione integrale PTM (Porsche Traction Management), con doppia frizione PDK a sette rapporti (non è prevista l’alternativa del cambio manuale) e servosterzo elettromeccanico. La versione S è spinta da un propulsore 3.0 litri V6 biturbo da 340 CV e 460 Nm di coppia massima, capace di raggiungere una velocità massima di 254 km/h, con uno scatto che le consente di arrivare da zero a cento in 5,4 secondi. La versione Macan S Diesel monta un propulsore 3.0 litri V6, alimentato a gasolio con una potenza di 258 CV e 580 Nm di coppia massima. La velocità massima dichiarata è di 230 km/h e in 6,3 secondi raggiunge i 100 km/h. La versione più sportiva e performante è la Macan Turbo che adotta la variante biturbo del 3.6 litri V6, che richiama la sorella maggiore Cayenne e la Porsche Panamera, un motore capace di erogare una potenza di 400 CV e 550 Nm di coppia, in grado di raggiungere una velocità massima di 266 km/h e di toccare i 100 km/h in solo 4,8 secondi partendo da ferma. La versione top di gamma offre di serie i fari bi-xeno e sistema PASM per l’assetto regolabile, con cerchi il lega da 19 pollici e l’impianto frenante con dischi anteriori da 360mm e posteriori da 356 mm, contro i 350 e 330 mm delle altre motorizzazioni. Le versioni S benzina e diesel sono equipaggiate di serie con pneumatici 235/60 anteriori e 255/55 posteriori e cerchi da 18 pollici. I sideblade sono in tinta con la carrozzeria, con la possibilità di richiedere in opzione la variante in fibra di carbonio, mentre le altre versioni sono in tinta Lava Black. Tutti gli allestimenti sono completi di volante sportivo multifunzione con paddle, impianto audio, modalità off-road e il portellone posteriore con apertura elettrica. Nel listino degli accessori sono elencati, tra gli altri, il Porsche Torque Vectoring Plus, le sospensioni ad aria autolivellanti con regolazione in altezza e PASM, i fari allo Xeno con luci diurne e fendinebbia a Led, l’impianto audio Burmester High-end Surround.

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Attraversamento sicuro

 

di Germana Condò

 

Nonostante la presenza di attraversamenti pedonali, semafori e segnali lampeggianti installati nei vari comuni, il numero di incidenti subiti dai pedoni travolti da un’automobile in fase di attraversamento è ancora troppo alto. In questi giorni a Lugano ha preso il via un progetto, presentato qualche mese fa, con lo scopo di sperimentare un dispositivo studiato con l’obiettivo di assistere i pedoni che necessitano di attraversare la strada, laddove non siano presenti nei dintorni dei semafori pedonali. Il dispositivo appositamente studiato è poco ingombrante e di facile installazione, consiste in una colonnina di acciaio levigato dell’altezza di 1,20 metri, dotata di un pulsante che all’occorrenza verrà azionato dal pedone. La colonnina inizierà ad emettere segnali luminosi grazie ai Led di color arancio installati al suo interno, per una durata che potrà essere impostata attraverso un timer, in base alla lunghezza della strada da attraversare. La colonnina inizierà a diffondere anche un segnale sonoro che indicherà ai non vedenti la durata dell’intervallo lampeggiante. L’effetto auspicato dovrebbe essere duplice. Da un lato le vetture sarebbero allertate dal segnale luminoso del passaggio di un pedone e spinte a rallentare, dall’altra gli stessi pedoni verrebbero costretti a premere il pulsante della colonnina, tale azione richiede una conseguente maggiore attenzione nell’attraversamento, che non avverrebbe più in maniera distratta, come capita in molti casi. Il progetto si propone di mettere in sicurezza tutte quelle strade in cui l’attraversamento risulta particolarmente pericoloso ed in cui non si riescono a trovare soluzioni efficaci nonostante gli interventi adottati. La sperimentazione durerà un periodo di tre mesi, in cui si cercheranno di individuare i vantaggi delle colonnine e possibili migliorie da apportare all’impianto. Per collocare le colonnine non sono state scelte strade a caso, bensì viali con specifiche difficoltà di attraversamento. Cinque in totale le postazioni, tutte con due corsie di marcia, caratterizzate dalla vicinanza di edifici scolastici o da un gran numero di attraversamenti quotidiani, o con illuminazione notturna, due vie delle quali dotate di telecamera fissa. In settembre è prevista l’installazione di altre cinque colonnine da sistemare in attraversamenti cruciali. Il test avviato nella città ticinese è un progetto pilota, ovvero rappresenta solo l’inizio di una sperimentazione a più ampio raggio che potrebbe prendere il via in altri comuni, qualora l’efficacia dell’impianto venga confermata nel periodo sperimentale.

Legislazione

Euro regole

 

di Germana Condò

 

Con l’intento di omologare o, comunque, stabilire degli standard comuni ai vari stati membri, relativamente alle pratiche sulla revisione dei veicoli circolanti sulle strade d’Europa, l’Europarlamento si è riunito nei giorni scorsi. Il risultato del vertice è stato l’approvazione di nuovi dettami riguardanti norme di circolazione, documenti di immatricolazione, revisione e controlli su strada dei veicoli commerciali, conformati a standard minimi, cui tutti i Paesi UE dovranno adeguarsi. Ora si resta in attesa della formale approvazione da parte del Consiglio UE. Le nuove normative consentiranno di semplificare la reimmatricolazione di un veicolo da un paese all’altro dell’Unione Europea in quanto per le autorità nazionali è previsto l’obbligo di riconoscere la validità di un certificato di revisione rilasciato da un altro paese. L’introduzione di questo principio, per il proprietario comporterà che non ci saranno spese aggiuntive nel passaggio da uno stato all’altro o nel cambio di proprietario, e attraverso l’utilizzo di banche dati comuni sarà più facile tenere sotto controllo i risultati dei test effettuati sui veicoli e la validità dell’autorizzazione a circolare, così da migliorare la sicurezza sulle strade. Questo è quanto ha tenuto a specificare in assemblea una delle relatrici, Vilja Savisaar-Toomast (Alde). Allo stesso tempo sarà più complicato per i frodatori riuscire a contraffare il chilometraggio di un veicolo, attraverso un controllo più rigido da effettuarsi, al momento del rilascio del certificato, sul contachilometri tramite uno specifico test svolto durante il controllo tecnico. Nel testo redatto dalla Commissione è specificato che gli Stati membri restano comunque liberi, se ritengono, di adottare normative più rigide in rapporto agli standard europei approvati. La Commissione UE ha trattato il tema anche in relazione ai veicoli a due e a tre ruote, rilevando che saranno soggetti a controlli, attraverso ispezioni obbligatorie a partire dal 2020, solo i motocicli che superano i 125 CV di cilindrata, modificando il testo iniziale in cui si proponeva un regolamento comune che riguardasse i motocicli di tutte le cilindrate. Anche nel caso dei motocicli i singoli stati avranno la possibilità di esentare i mezzi dal controllo qualora siano state adottate misure alternative ugualmente valide e garanti degli standard di sicurezza stradale.

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Il mondo del car sharing

 

di Germana Condò

 

Da qualche anno in numerose città del mondo si sta diffondendo sempre più il modello del car sharing, un sistema che propone una valida alternativa all’esigenza del privato di possedere un’automobile, attraverso la realizzazione di un parco auto in condivisione tra tutti gli abbonati al servizio, gestito dalle stesse amministrazioni pubbliche, ma che oggi conta sull’intervento di alcuni colossi privati che hanno preso piede fino a contare migliaia di abbonati in ogni città. Si tratta di Enjoy con le sue Fiat 500 rosse di proprietà Eni in collaborazione con Fiat e Trenitalia e di Car2Go con le Smart del Gruppo Daimler. Da qualche tempo stanno trovando una collocazione sul mercato del car sharing anche il DriveNow con le Mini di BMW e la Twist che utilizza le Volkswagen Up. L’Italia rispetto a queste soluzioni innovative e sostitutive all’auto privata è un passo indietro, rivelando ancora una volta le grandi differenze che da sempre contraddistinguono Nord, Centro e Sud. Se guardiamo Milano, scopriamo un servizio evolutosi in maniera abbastanza diffusa, avvicinando il capoluogo lombardo agli standard europei. I due maggiori operatori privati, Car2Go ed Enjoy, contano rispettivamente cinquanta e ventiseimila iscritti, e sono stati costretti, a causa dell’aumento della domanda ad incrementare il parco macchine. Enjoy in questi giorni dovrebbe introdurre altre trecento Fiat 500, oltre a 44 esemplari di Fiat 500L. La formula vincente del car sharing sta nella possibilità dell’utilizzatore di recarsi in qualsiasi posto senza dover necessariamente riconsegnare il mezzo nella stazione in cui lo si è preso. Nel modello milanese è prevista la riconsegna in ogni stazione presente, senza la preoccupazione di dover fare rifornimento o pagare alcun tipo di manutenzione o ticket per i parcheggi blu, grazie ad una convenzione con il comune. Nessuna preoccupazione anche per l’accesso alle ZTL, queste auto possono entrare nei centri storici, naturalmente non possono utilizzare le corsie preferenziali o parcheggiare in divieto di sosta. Si paga solamente l’abbonamento annuale di iscrizione oltre alla quota di utilizzo. Il servizio non ha riscosso lo stesso successo nella Capitale, dove la gestione attualmente è in mano all’Agenzia per la Mobilità. In una città che conta 2.500 cittadini iscritti, non sembra possibile servire i potenziali utenti con le sole 130 vetture disponibili. A conti fatti si ridurrebbero a un’unità da dividere tra le esigenze di circa venticinquemila abitanti. È per questo che gli iscritti non arrivano a tremila. Tra le cause dell’insuccesso sono da computare i costi elevati dell’abbonamento annuale, la scomodità di dover riportare l’auto al punto di partenza, oltre alla disponibilità limitata delle vetture. Da poco il Comune di Roma ha presentato un bando per aprire il servizio ai privati con la condizione di garantire un numero tra le 250 e le 600 unità e organizzare un call center sempre operativo per la gestione delle chiamate. La società aggiudicataria del bando dovrà versare al comune 1.200 euro annue per vettura, in virtù della convenzione che consente i privilegi sulle soste blu e sulle ZTL.

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Il mercato che cambia

 

di Germana Condò

 

Da oltre un triennio stiamo assistendo alla più pesante crisi economica dagli anni settanta. Tra i settori più penalizzati in Italia c’è quello dell’auto, nel quale si è registrato un progressivo e sempre più preoccupante calo dal 2007, anno cui si esaurisce progressivamente il periodo positivo per le case produttrici e che porta, di fatto, alla fase buia che comincia nel 2010 con la caduta a picco del numero di nuove immatricolazioni che fino ad oggi hanno raggiunto il 48% in meno. Tradotto in numeri le immatricolazioni perse sono state 1.190.000. Dall’analisi effettuata dal Book Unrae risulta che in questo ultimo anno il mercato dell’auto in generale non ha mai accennato a riprendere quota, a parte qualche lieve flessione che ancora non può certo considerarsi indice di ripresa. Un dato quasi certo è che un primo rialzo delle vendite si avrà intorno al 2017, quando il parco auto degli italiani sarà ben stagionato e si renderà necessario provvedere all’acquisto di una nuova vettura per molti. La certezza data dai numeri delle nuove immatricolazioni, è che gli italiani stanno cambiando gusti, riversando le proprie preferenze verso le nuove opportunità che il mercato offre per risparmiare e allo stesso tempo per tentare di nuocere all’ambiente il meno possibile. Vincono così la prova di popolarità 2013 le auto ad alimentazione ibrida, capaci di garantire consumi ridotti e basse emissioni di CO2. Cresciute e perfezionate sempre più dalle case automobilistiche che stanno investendo molto nella tecnologia ibrida, esse costituiscono la vera risorsa della nostra mobilità nel futuro. Rispetto al 2012 le vendite delle vetture ibride sono aumentare del 118,3%, ovvero di 14.926 unità nel 2013. Secondo l’americana Navigant Research, entro il 2022 i veicoli elettrificati saranno oltre trentacinquemilioni. Il futuro dei veicoli è una strada a senso unico, la trazione elettrica, considerando che nella categoria sono comprese anche le auto con alimentazione ibrida. Complici alcuni fattori inevitabilmente conseguenti alla crisi, come la disoccupazione ai massimi livelli, soprattutto giovanile, che va a braccetto con la stretta sul credito, la domanda si è ridotta notevolmente nella fascia di età che va dai venti ai trent’anni, e andrebbe a coprire al massimo un 9% di quella totale. Anche la fascia dai trenta ai quarant’anni sta progressivamente accusando una riduzione della domanda. L’unica fascia d’età che sembrerebbe avere una sicurezza economica tale da azzardare l’acquisto di un’auto nuova di questi tempi è quella degli over 45. Anche la categoria di automobili a metano resiste incondizionatamente alla crisi e vince la battaglia contro l’alimentazione a GPL. Unico freno all’acquisto resta la presenza di scarsi punti di distribuzione soprattutto nel centro-sud e sparsi a macchia di leopardo. Vanno giù le vetture con propulsori a benzina e diesel, carburanti troppo costosi per le tasche degli italiani.

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Telefoni bollenti

 

di Germana Condò

 

Che il cellulare sia diventato uno strumento indispensabile per comunicare oltre che per gestire tutti gli aspetti della quotidianità attraverso le App più fantasiose, oramai è una certezza. Non riusciamo a separarcene neanche mentre siamo alla guida, questo è evidente già agli occhi di tutti gli automobilisti che nel tragitto percorso ogni giorno si imbattono in assidui conversatori distratti al volante. Non si conosceva, però, in quale percentuale fosse diffuso il fenomeno. Ci ha pensato l’Asaps (Associazione Sostenitori Amici della Polizia Stradale) attraverso uno studio della durata di due mesi, che ha coinvolto un gran numero di volontari impegnati in tutte le più grandi città, tra cui Torino, Milano, Firenze, Bologna, Roma, Napoli e Palermo, a monitorare il comportamento degli italiani mentre sono alla guida. Ne sono emersi dati impressionanti sulle brutte abitudini legate all’utilizzo dei cellulari senza auricolare o bluetooth. La media nazionale registrata è del 12,4%, con picchi raggiunti da Torino e Palermo entrambe al 14%. In totale i monitorati sorpresi a trasgredire alla guida sono stati complessivamente 32.650, di cui 4.048 quelli beccati al telefono. Nell’ulteriore ripartizione effettuata dall’Asaps tra uomini e donne, i primi risultano molto più indisciplinati e se ne contano 3.057 per una percentuale del 75,5%, mentre le donne sono 991, corrispondenti al 24,5%. Se invece la si vuole esaminare dal punto di vista geografico, il Nord Italia fa senz’altro una gran brutta figura, contando 1.710 automobilisti trasgressori (42,2%), il Centro ne conta 1.186 (29,3%) ed il Sud 1.152 (28,5%). L’iniziativa dell’Asaps è stata resa nota nel periodo delle festività natalizie appena trascorse, occasione per una campagna di sensibilizzazione volta a dissuadere gli automobilisti dal rispondere ai messaggini di auguri inviati dai cellulari mentre si guida. “Non si viene di certo meno al dovere di cortesia se si risponde una volta giunti a destinazione”. Parole sacrosante che dovrebbero valere nel corso di tutti i giorni dell’anno e riguardare non solo l’uso del cellulare per chiamare o mandare sms, ma qualsiasi altro suo utilizzo. Come alcuni erroneamente credono, l’atto di telefonare non è l’unica infrazione sanzionata dall’art. 173 del Codice della Strada che al II comma recita: “È vietato al conducente di far uso durante la marcia di apparecchi radiotelefonici ovvero di usare cuffie sonore… È consentito l’uso di apparecchi a viva voce o dotati di auricolare purché il conducente abbia adeguate capacità uditive ad entrambe le orecchie (che non richiedono per il loro funzionamento l’uso delle mani)”. E poi al III comma specifica: “Si applica la sanzione amministrativa accessoria della sospensione della patente di guida da uno a tre mesi, qualora lo stesso soggetto compia un’ulteriore violazione nel corso di un biennio”. I volontari dell’Asaps hanno notato comportamenti curiosi anche osservando la categoria dei centauri, di cui al Centro Italia sono stati beccati 42 esemplari col cellulare in mano mentre si destreggiavano sulle due ruote, 32 dei quali nella sola Capitale.

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Italia: il parcheggio si paga

 

di Germana Condò

 

Una realtà incredibile è venuta alla luce grazie ad un’indagine condotta dal Centro Studi Continental sulla base di dati Istat, le cui ripercussioni sugli automobilisti sono già evidenti. Nei comuni italiani i parcheggi a pagamento sono aumentati in media del 66% nel corso di dieci anni. La ricerca ha preso in considerazione dati riguardanti il 2011 che, se paragonati al 2000, anno in cui nei comuni capoluogo di provincia le aree destinate alla sosta contrassegnate dalle note strisce blu rispettavano un numero di 30,7 posti ogni mille vetture, rivelano come gli stalli blu siano arrivati a contare 51,1 unità su ogni mille vetture. La crescita dei parcheggi a pagamento, in base a quanto emerge dallo studio del Centro Studi Continental, nascerebbe dall’esigenza delle pubbliche amministrazioni di attuare una politica volta a scoraggiare il traffico dei veicoli privati. L’idea rappresenterebbe un valido deterrente, se fosse supportata da una politica migliorativa del trasporto pubblico, che invece sembra in progressivo deterioramento, in tal caso gioverebbe alle persone e all’ambiente. Sulla base di questi presupposti non appare prevedibile una riduzione delle automobili da parte dei privati, almeno non come diretta conseguenza delle politiche attuate dalle amministrazioni locali. Allo stesso tempo hanno iniziato a proliferare anno dopo anno le ZTL e le aree pedonali, aumentate dell’1,7% e del 2% dal 2010 al 2011. Ciò che rende questi dati impressionanti è che l’aumento dei parcheggi a pagamento non deriverebbe dalla realizzazione di nuove aree destinate a tale scopo oltre a quelle già esistenti, quanto alla trasformazione di quelle gratuite, ormai sempre poche e quasi mai disponibili. Viene da chiedersi se nella scelta delle aree le amministrazioni tengano sempre conto del criterio indicato dall’art. 7 del Codice della Strada in cui è stabilito che ogni qualvolta venga realizzata una nuova area a pagamento, “su parte della stessa area o nelle immediate vicinanze, deve riservare un’adeguata area destinata a parcheggio rispettivamente senza custodia o senza dispositivi di controllo della durata della sosta”.  Su ogni regione il Centro Studi Continental ha stilato una classifica dettagliata, mentre a livello nazionale i comuni che rivelano la percentuale più elevata dall’anno 2000 al 2011 di stalli blu per ogni mille automobili sono: Fermo al primo posto con 260,6, La Spezia con 214,7, Pavia con 176,7, Bologna con 150,3, Pisa con 148,5, Firenze con 142,4, Cosenza con 138, Ancona con 133,6, Avellino con 122,5, Cuneo con 133,3. Fanalini di coda sono i comuni di Trapani con 14,7, Matera con 13,8, Catanzaro con 13,5, Sassari con 13,2, Teramo con 13, Vibo Valentia con 12,5, Monza con 12,2, Andria con 11, Ascoli Piceno con 8,8 ed infine Agrigento con 8,5 posti per ogni mille auto.

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Maserati Ghibli

 

di Germana Condò

 

Lussuosa come una Quattroporte ma dall’aspetto più fluido e sportivo, questa è la nuova Ghibli, modello di punta 2013 di Maserati, quello sul quale la casa modenese conta per incrementare le vendite future. Operazione già riuscita sul mercato nordamericano i cui numeri di esemplari venduti nel 2013 sono triplicati rispetto all’anno precedente. Le previsioni di vendita entro la fine del 2015 sono di circa venticinquemila vetture. Il nome nostalgicamente rimanda ad una coupé prodotta da Maserati in due versioni, due e quattro posti, tra la fine degli anni sessanta ed i primi anni settanta. La Ghibli attuale si presenta come una grande berlina con caratteristiche che la avvicinano alla sorella maggiore Quattroporte, dalla quale si differenzia, dato non trascurabile, per il prezzo. Ghibli costa infatti circa quarantamila euro in meno, diversità che non la penalizza in fatto di lusso a bordo, né tantomeno in termini estetici, anzi, con un passo più corto rispetto alla Quattroporte di 173 mm e di 291 mm l’aspetto risulta più aggressivo, con una carreggiata leggermente più larga e con un peso inferiore di 180 kg alla Quattroporte. Prima della classe in termini di sicurezza attiva e passiva, grazie ai suoi avanzati sistemi si è garantita il prestigioso riconoscimento Top Safety Pick dell’IIHS, dopo il rigido esame sulle quattro aree di sicurezza (frontale, laterale, posteriore e schiacciamento tetto), oltre alle 5 stelle EuroNcap con un punteggio di 86 centesimi, riconoscimento ottenuto grazie alla dotazione della casa che ha assicurato a Ghibli un punteggio di 95% per la protezione di adulti, 79% per i bambini, 74% per quella dei pedoni, oltre all’81% per i sistemi di assistenza alla guida. Gli interni sono puliti ed eleganti, mentre il contrasto cromatico conferisce sportività. Il clou della strumentazione è racchiuso nello schermo da 8,4 pollici, che condivide con la Quattroporte, da cui si gestiscono le varie funzioni. Di serie ghibli offre il sistema keyless e solo premendo un pulsante sul cruscotto si può mettere in moto il bolide. Tre sono le motorizzazioni disponibili. Due a benzina biturbo 3.0 litri da 330 e 410 CV. La novità assoluta è rappresentata dal primo propulsore a gasolio della storia di Maserati, un diesel VM di 3.0 litri da 275 CV (in Italia da 250 CV). La trazione è posteriore o, a richiesta integrale, quest’ultima abbinata al solo 3.0 litri a benzina da 410 CV. Il prezzo parte da poco meno di settantamila euro.

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Caccia alla targa

 

di Germana Condò

 

Quante auto con targhe straniere circolano nelle nostre strade? Se qualche tempo fa brulicavano di auto con targa tedesca, oggi sono prevalentemente rumene, ma anche bulgare e ceche. Si tende ad associarle all’afflusso sempre maggiore in Italia di immigrati provenienti da questi paesi, ma ciò è vero solo in parte. Del resto molte di queste persone sono qui per lavorare e il più delle volte non possono permettersi di mantenere un’auto. Inoltre, a ben vedere, le auto di cui parliamo non sono utilitarie ma grandi SUV o, comunque, vetture di valore. Dietro le apparenze si cela un nuovo business. Il giochetto è lo stesso che si metteva in atto qualche tempo fa con le targhe tedesche. La procedura grossomodo è questa. L’italiano si rivolge ad un’agenzia (italiana) di leasing per noleggiare un’auto a lungo termine, scegliendo l’opzione più vicina alle proprie esigenze, concordando un prezzo per un eventuale riscatto. L’agenzia italiana, poi, ne contatterà una tedesca che si occuperà di acquistare, immatricolare e assicurare l’auto. L’iter burocratico sarà completato regolarmente in Germania. Solo ora l’auto potrà circolare per le strade italiane in maniera assolutamente legale. È quello che adesso accade con Bulgaria, Romania e Repubblica Ceca. Con un po’ di  pazienza si può fare un giro in Internet, tra le tante proposte degli intermediari. Ad esempio, l’italiano già proprietario di un’auto, potrebbe venderla ad una società ceca che poi la noleggerebbe a lungo termine al vecchio proprietario (cioè il venditore). A che cosa serve quest’impiccio? Nel frattempo, ovviamente, la vecchia targa sarà stata sostituita con una ceca. Se il noleggio a lungo termine non dovesse convincere, la medesima agenzia da la possibilità al vecchio proprietario di riacquistare la stessa auto con targa ceca. In aggiunta l’acquirente potrà richiedere e ottenere un certificato di soggiorno temporaneo in Repubblica Ceca con validità illimitata. Diversi sono i vantaggi di cui potrà godere chi sceglierà questa soluzione. Il mezzo resta sempre nell’esclusivo possesso del proprietario, ma con targa e assicurazione ceca. Inoltre, il fortunato potrà godere di tutti i diritti dei cittadini cechi, senza però avere alcun obbligo verso lo stato, il certificato ha validità illimitata (anche se si chiama temporaneo!) e si potranno acquistare quante auto si vuole e immatricolarle come ceche, oltre a poter aprire conti e acquistare immobili in Repubblica Ceca. Il tutto senza neanche muoversi o spostare l’auto dall’Italia perché a svolgere le pratiche ci penserà l’agenzia, che ci tiene a informare che questo sistema è perfettamente legale. Una grande occasione per sfuggire con un colpo solo alla tassa di proprietà italiana, al costo eccessivo delle assicurazioni italiane e, soprattutto al fisco. La presentazione sul sito dell’agenzia in questione si conclude con l’invito alla correttezza nel pagamento di eventuali multe prese in Italia, in quanto potrebbero non arrivare a destinazione.

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Usato garantito

 

di Germana Condò

 

È l’anno più duro di una crisi economica che sembra non voler finire. A risentirne sono oramai tutti i settori del mercato, e si cerca di risparmiare anche sui beni di prima necessità. In un quadro così deprimente, analizzando i dati diffusi dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, scopriamo inarrestabile il declino del mercato dell’auto e che le auto immatricolate dalla Motorizzazione nel mese di giugno 2013 sono state 122.008, con una flessione del 5,51% rispetto al giugno 2012. Si registrano, inoltre, 322.102 trasferimenti di proprietà di auto usate nel giugno 2013. Anche rispetto a questo dato si è verificata una flessione del 3,31% dallo scorso anno, ma se consideriamo che il volume globale delle vendite di giugno è stato di 444.110 vetture, di cui solo il 27,47% sono immatricolazioni mentre il 72,53% sono trasferimenti di proprietà, salta all’occhio l’entità del problema. Nonostante il lancio continuo di modelli accattivanti e dotati delle tecnologie più innovative, nonostante le campagne studiate dalle case produttrici per invogliare all’acquisto, il mercato del nuovo non decolla. Complici la recessione, le scelte politiche, i costi di utilizzo e di manutenzione dei veicoli sempre in crescita, tasse varie, carburanti e assicurazioni esageratamente cari e, dato non trascurabile, la paura concreta di controlli fiscali. Tutto contribuisce a dissuadere dall’acquisto di una nuova auto, e chi non ne può proprio fare a meno preferisce optare per una di seconda mano. Le concessionarie che non riescono a raggiungere gli obiettivi di vendita sul nuovo, cercando di sfruttare il momento favorevole per l’usato, si sono organizzate per spingere le vendite delle chilometri zero e delle auto aziendali, magari aggiungendo qualche accessorio come gli pneumatici da neve in regalo, oppure proponendo finanziamenti e permute di ogni genere. Addirittura si offre il pagamento in contanti di un’eventuale differenza di valore della vettura ritirata in cambio della nuova. L’acquisto dal concessionario sotto l’aspetto della garanzia per chi compra è senz’altro più sicuro. Per eventuali difetti emersi successivamente e invisibili nell’immediato, potrà essere richiesta la riparazione a spese dell’autosalone (nel rispetto dei termini di garanzia). Non tutti però credono che questa forma di tutela valga quella percentuale in più che le concessionarie applicano sul prezzo dell’auto. Non a caso il maggior numero di trasferimenti di proprietà avviene in conseguenza di compravendite tra privati, convinti che il vero affare si possa concludere solo con questa modalità, magari chiedendo assistenza ad un meccanico di fiducia che, con un accurato esame, saprà individuare eventuali difetti nascosti prima di chiudere l’accordo. Ma la strada che conduce all’affare della vita è disseminata di ostacoli. C’è il rischio che l’affannosa ricerca del risparmio porti ad incappare in truffe ben organizzate. La modalità più diffusa di ricerca dell’auto usata è senza dubbio attraverso i vari portali di annunci dedicati, in cui è possibile selezionare in poco tempo tutte le inserzioni sul modello desiderato. Il truffatore presenta la propria auto in condizioni ottimali, meccaniche e di carrozzeria, ad un prezzo leggermente più basso della media ma invitante quel tanto che basta per farsi notare e preferire. Il venditore vorrà chiudere la trattativa in fretta perché deve ripartire per il proprio paese e chiederà di versare un acconto su un circuito internazionale, visto il gran numero di proposte. L’acquirente effettuerà il versamento e comunicherà le coordinate al venditore che, a quel punto, incasserà l’acconto e si renderà irreperibile. Per evitare brutte sorprese e toccare con mano la merce, i cittadini hanno saputo organizzare veri e propri mercatini a loro uso e consumo. Un buon metodo per poter provare anche alla guida la vettura e poter contrattare sul prezzo, senza i rincari delle concessionarie pur, tuttavia, senza garanzie. Già da tempo a Roma i privati si radunano ogni domenica al Km 13 della Via Aurelia, per vendere o cercare l’auto giusta, fenomeno che negli ultimi tempi ha assunto dimensioni sempre maggiori. L’Italia con i suoi brand non riesce ancora a far innamorare gli automobilisti il cui indice di gradimento, anche nella ricerca dell’usato, si sposta verso le auto straniere. Primo produttore assoluto si riconferma la Germania che con le sue berline compatte ha conquistato i primi posti nella scaletta delle usate preferite. BMW Serie3, Audi A4 ed anche l’intramontabile Volkswagen Golf. Una curiosità. Ad inserirsi in questa classifica di queste grandi ricercate tedesche, il cui valore non sembra temere i segni del tempo, è la nostra Fiat Panda che tra le utilitarie ha saputo conquistare il primato tra tutte le piccole più trendy del momento.