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GP Russia: Rosberg e un poker da 100 e lode

 

 

 

 

 

di Federico Gianandrea de Angelis

 

Quattro assi che valgono l’en plein, Rosberg non manca il bersaglio e va a trionfare anche nella terra degli Zar rimanendo a punteggio pieno in questo campionato mondiale che parla sempre più la lingua tedesca. Dietro di lui si rivede Hamilton, un secondo posto che per l’inglese sembra esclusivamente una sconfitta, e a seguire Raikkonen che conquista l’ennesimo podio per la Ferrari, niente più di una magra consolazione. Dopo aver raggiunto con la ventiquattresima pole position Niki Lauda nella speciale classifica delle partenze in testa, Rosberg ha ancora una volta affossato la gara levando ogni speranza agli avversari e conducendo un Gran Premio in solitaria, ma non per questo possiamo dire che la corsa di Sochi sia stata monotona, anzi, le emozioni ci sono state fin dallo spegnimento dei semafori. Già dalle qualifiche Nico fa capire che avrebbe fatto il vuoto dietro di sé conquistando la prima posizione con un vantaggio di oltre 7 decimi sul secondo classificato che teoricamente sarebbe Vettel, ma la sostituzione del cambio compiuta sulla rossa di quest’ultimo durante le prove libere di venerdì porta la pratica a fargli scontare una penalizzazione di cinque posizioni. Guai anche, e di nuovo, per Lewis Hamilton, il quale dopo aver fatto segnare il secondo miglior tempo nella Q2 non può partecipare alla Q3 per un problema tecnico che lo obbliga a fermarsi nei box e quindi a partire in decima posizione. Alle 14:00 di domenica, la griglia del Gran Premio di Sochi vede la prima fila completarsi con la Williams di Bottas, seguiti nell’ordine da Raikkonen, Massa, Ricciardo, Perez, Vettel e Kvyat. L’attenzione si concentra tutta sugli ultimi due, ma non per la litigata causata dall’incidente in Cina, bensì per un nuovo capitolo fatto di scintille: nell’immediato traffico iniziale il russo dà una leggera toccata al tedesco, poche curve dopo fa la frittata vera e propria tamponandolo e mandandolo definitivamente fuori. Per Kvyat una penalizzazione di dieci secondi ai box, per Vettel una sfuriata durante il team radio che nessuno si sarebbe aspettato dal pacato teutonico, per tutti gli altri safety car. Molti ne hanno approfittato per rientrare ai box e fare un cambio nella strategia, forse troppo azzardata la scelta delle gomme medie per la RedBull, visto che i tempi delle energy car risulteranno grandemente penalizzati durante il resto della corsa. Quando si riparte a pieno regime, la battaglia tutta in finlandese tra Bottas e Raikkonen, a cui presto prende parte anche Hamilton, favorisce la fuga di Rosberg. Il campione del mondo in carica ci mette poco a sbarazzasi della rossa mentre ha bisogno di qualche giro in più per passare anche Bottas posizionandosi così alle spalle del compagno di squadra, ma ormai il distacco tra le due Mercedes è di 10 secondi e c’è poco da fare. Al trentesimo giro si accende una bella lotta a quattro per l’ottavo posto tra Ricciardo, Magnussen, Groesjan e Sainz che termina con l’esclusione dalla zona punti per la Red Bull e la Toro Rosso, sorpassate anche dalla Mclaren di Button a soli quattro giri dal termine. Dopo quello singolo conquistato dalla “riserva” VanDoorne, arrivano così i primi punti per i due piloti ufficiali McLaren: uno per Button come visto prima, e addirittura otto per Alonso grazie al sesto posto finale, forse la sua migliore gara da quando è arrivato in scuderia. Tra lo spagnolo ed il podio, che come annunciato è stato occupato da Rosberg, Hamilton e Raikkonen, si piazzano le due Williams di Bottas e Massa che ancora una volta si dimostrano competitive ma di certo non al pari di Mercedes e Ferrari. Prima di completare il suo trionfo però, Rosberg ha voluto lanciare un segnale forte tutti facendo il giro più veloce proprio all’ultima tornata, anche se i festeggiamenti al momento dell’uscita della sua monoposto sono stati quasi nulli: per lui vincere è ormai un’abitudine ed è un fastidio che Hamilton non riesce a sopportare. Servono a poco le scuse via telefono di Kvyat verso colui che ormai è il suo bersaglio preferito, le speranze di Vettel di riagganciarlo sono quasi nulle, forse rimangono ancora accese quelle di Hamilton ma, a memoria, tutti coloro che hanno vinto le prime quattro sono poi stati incoronati campioni del mondo. Ora si andrà in Spagna, magari è presto per dirlo perché effettivamente siamo ancora all’inizio della stagione, però tutto fa presupporre che anche le prossime diciassette gare, come l’anno scorso, saranno dominate dalla Mercedes, stavolta a parti invertite ma sempre nella stessa noia di un Campionato a senso unico.

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F1, Gp Cina: Rosberg fa tripletta

 

di Federico Gianandrea de Angelis

 

Se fosse stata una partita di calcio, Rosberg avrebbe potuto portare il pallone a casa, invece parliamo del Mondiale di Formula 1 ed il tedesco con la sua vittoria sul tracciato cinese di Shangai, la terza consecutiva, torna in patria “solamente” con 25 punti che, sommati ai precedenti, diventano 75, praticamente il doppio del compagno di squadra e campione in carica Lewis Hamilton, fermo a quota 39. Nico prende ampiamente le distanze dagli inseguitori nella classifica piloti ma soprattutto fa il vuoto dietro di sé sulla pista asiatica nonostante una partenza non eccezionale e l’iniziale ostacolo di Ricciardo , fermato a sua volta da una foratura, con le Ferrari che invece di contrastarlo lo aiutano quasi eliminandosi a vicenda. Ma andiamo per gradi. Il week end si è aperto con un passo indietro: le qualifiche, dopo le tante proteste, sono tornate al vecchio formato per la gioia di piloti e spettatori; Rosberg conferma subito il suo ottimo stato di forma conquistando la pole position davanti ad un entusiasmante e carico Ricciardo; Hamilton già aveva ricevuto una penalizzazione per aver sostituito il cambio e, durante le prove, il motore lo abbandona del tutto obbligando l’inglese a partire dietro a tutti. Ne approfittano solo parzialmente le Ferrari che conquistano la seconda fila ma, nel momento in cui si spengono i semafori per dar inizio alla corsa, nessuno riesce ad avere lo sprint decisivo al di fuori delle RedBull. Ricciardo conquista la testa mentre Kvayt si infila di prepotenza all’interno di Vettel ed il tedesco va a sbattere contro l’altra rossa di Raikkonen causando danni ad entrambe le monoposto. Ricciardo buca già al secondo giro e Nico non si fa pregare, conquista la testa ed inizia a fare una gara a parte che si concluderà con un comodo e facile trionfo. Dietro al tedesco però ci si diverte, la pista favorisce i sorpassi e lo dimostra Vettel: rientrato ai box per cambiare il musetto torna in pista quindicesimo ma nel tempo di pochi giri fa degli altri un sol boccone e divora, nell’ordine, Ericsson, Hulkenberg, Haryanto, Sainz, Palmer, Button, Bottas, Gutierrez, Wehrlein, Perez ed infine Alonso tornando in terza piazza. Rimane solo Kvyat davanti a lui (Rosberg è irraggiungibile), i due rientrano per il cambio gomme nello stesso momento ma la strategia prevede che il ferrarista monti delle nuove soft mentre il russo sceglie le medie: la differenza si vede e in pochi giri Vettel digerisce anche il giovane classe ’94 guadagnando la seconda posizione. Nel frattempo, dietro, le varie soste fanno salire e riscendere gli attesi Hamilton e Raikkonen fino a quando l’inglese non riesce a stabilizzarsi al quinto posto, oro considerando la partenza da ultimo, ma proprio in quel momento, intorno al giro 40, inizia una vera e propria bagarre che coinvolge, oltre ai due appena citati, anche Massa e soprattutto Ricciardo. L’australiano li infila uno dopo l’altro con sorpassi che suscitano gli scroscianti applausi delle tribune cinesi, poi Massa e Hamilton si vedono superare anche da Raikkonen con l’inglese campione del mondo che attacca la Williams del brasiliano senza però ottenere risultati e chiudendo così con un deludente settimo posto. Al termine dei 56 giri è festa grande per Rosberg, padrone incontrastato del GP di Shangai e del mondiale, mentre Vettel ha qualcosa da dire al giovane Kvyat riguardo l’incidente della partenza: ”Mi sei venuto addosso, sei arrivato come un razzo, c’era anche una macchina a sinistra”, ma lo sfacciato russo era troppo contento del suo secondo podio in carriera per sentire i rimproveri del quattro volte campione iridato: ”Dai piantala dimentica, siamo entrambi sul podio” è stata la risposta. Nico va veloce come il vento, è vero, ma tra Ferrari che si autoannientano e i capricci della Mercedes di Hamilton non si può dire che la Fortuna non stia dando una mano al tedesco; la Red Bull ha dimostrato di trovarsi a suo completo agio su questa pista, il telaio e l’aerodinamica erano i più adatti al tracciato, ed attualmente è Ricciardo ad occupare la terza posizione in classifica generale (36 punti) ma pensare che l’australiano possa essere l’antagonista dell’anno è pura utopia. Hamilton ha ormai terminato i jolly e non può commettere più errori se vuole riagguantare il compagno, e dall’altra parte la Scuderia di Maranello sta dimostrando di aver creato delle vetture competitive: adesso sarà compito quasi esclusivo dei due piloti spingerle davanti alle Frecce d’Argento. Nella testa di Rosberg il pensiero del primo titolo mondiale non si presenta più solamente sotto forma di sogno ma c’è ancora molto tempo prima che possa diventare realtà, ora il tedesco dovrà trovare il quarto asso per calare il poker durante la prossima tappa, il 1 maggio, a Sochi.

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F1, GP Bahrain: è ancora Rosberg il più veloce di tutti

 

di Federico Gianandrea de Angelis

 

Dopo le prime due settimane di pausa la Formula 1 è tornata in pista questo week end per correre la seconda tappa del Mondiale 2016 sul circuito Sakhir della città di Manama, capitale del Bahrain. Così come era successo a Melbourne è ancora Rosberg a dominare la gara, ma stavolta non c’è stato bisogno né di aiuti involontari (la bandiera rossa) né di particolari strategie: il tedesco è partito bene e ha concluso meglio inanellando la seconda vittoria consecutiva mantenendo così il primo posto in classifica generale. Nonostante la pole position e il record della pista fatto segnare durante le qualifiche, rimaste nel nuovo formato, non ha brillato il campione del mondo Hamilton autore di una partenza a rilento e ostacolato, anzi preso in pieno, da Bottas già alla curva 1. I danni alla vettura non sono stati poi così consistenti e l’inglese è comunque riuscito a salire sul gradino più basso del podio; una sconfitta per uno come Lewis che non ha voluto nemmeno dare la mano al compagno di squadra vincitore, tanto grande era la delusione. Tra le due Mercedes è riuscita ad infilarsi una Ferrari, ma non quella del tanto atteso quanto sfortunato Vettel: la sua rossa lo ha abbandonato nel giro di riscaldamento per un problema al motore costringendolo a fare solamente da spettatore durante la notturna gara araba. Come l’anno scorso, è stata perciò la monoposto di Raikkonen a fare da divisorio tra le due frecce argentate: la partenza non è stata delle migliori ma il finlandese è riuscito comunque a recuperare velocemente le posizioni perse piazzandosi al secondo posto fino al termine senza però mai impensierire realmente Rosberg. Per cercare le vere sorprese all’interno della desertica corsa bisogna guardare più dietro, e non parliamo del quarto posto di Ricciardo che dopo aver danneggiato l’anteriore al via è riuscito comunque a sfiorare il podio, ma del quinto piazzamento di Grosjean con il team Haas: se qualcuno in Australia aveva parlato di un “favoreggiamento” da parte dell’ingresso della Safety Car ora non ha più nulla a cui attaccarsi e deve arrendersi al fatto di vedere un team nuovo che allo stesso tempo riesce ad essere competitivo. Altro spettatore di lusso è stato Alonso, avrebbe voluto correre ma i medici glielo hanno giustamente impedito, e al suo posto ha corso un ragazzino che in molti conoscevano già: Stoffel Vandoorne, campione del mondo della passata stagione nel GP2, 24 anni appena compiuti. Pochi davano fiducia al piccolo belga ma il fato ha voluto che fosse proprio lui, alla prima esperienza in Formula 1, a portare in casa McLaren-Honda i primi punti in due stagioni. In realtà bisogna parlare al singolare perché il punto è stato uno solamente, quello del decimo posto, ma va sottolineato il paradosso di un team che dopo aver ingaggiato due piloti campioni del mondo (Alonso e Button) ottiene la sua prima soddisfazione grazie ad un debuttante assoluto. Tornando in zona Rossa, la schiettezza di Arrivabene ha come sempre avuto il sopravvento: “Rammarico per Vettel? Le gare si vincono senza problemi”. Poche parole e niente più, nessun commento positivo nei confronti di Raikkonen, il team manager Ferrari vuole sempre e solo il massimo, non lo ha avuto nelle prime due gare e lo pretende in maniera assoluta nelle prossime, già a partire dal Gran Premio di Shangai che si correrà domenica 17 aprile. Ed è sempre lì che cercherà la sua prima vittoria stagionale Hamilton, distante già 17 punti dal compagno tedesco: non un abisso, è vero, ma dopo solo due tappe un vantaggio consistente che lo sta facendo bollire di rabbia e potrebbe presto portare ad una pesante rottura tra i due. Hanno altro a cui pensare invece dalle parti di Maranello, ora la classifica generale vede al terzo posto Ricciardo e Raikkonen subito dietro, a pari punti con Grosjean e a più tre su Vettel: possiamo dire che la Rossa ha già giocato i suoi jolly e non c’è più spazio per errori se veramente si vuole tornare grandi. E mentre loro cercheranno la retta via, sicuramente si parlerà ancora di qualifiche: in molti volevano tornare al vecchio formato ma il non raggiungimento dell’unanimità tra i piloti non lo ha permesso e come in Australia anche in Bahrain abbiamo assistito ad una poco spettacolare e complicata mini-gara, se così possiamo definirla, per conquistare le prime posizioni in griglia di partenza. Tra meccanici, piloti, e Commissione, ognuno avrà ancora il suo bel da fare per rendere questa stagione più appassionante della precedente e nel frattempo noi, da spettatori, rimarremo in attesa sperando che non siano solo i fuochi d’artificio ad illuminare curve e rettilinei dei prossimi circuiti.

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F1, GP di Australia: niente di nuovo, è ancora Mercedes

 

 

 

 

 

 

 

di Federico Gianandrea de Angelis

 

Finalmente si riaccendono i motori, la Formula1 parte più veloce che mai con il Mondiale 2016: l’ingresso di una nuova scuderia, l’aggiunta di due gare ed un inedito regolamento per le qualifiche. Le danze si sono aperte come di consueto sul circuito di Albert Park a Melbourne, in Australia, dopo varie indecisioni si è scelto di iniziare con il nuovo sistema di definizione della griglia di partenza, il quale prevede un’eliminazione graduale dei piloti nel corso delle tre fasi per fare in modo che negli ultimi 5 minuti rimangano solamente in due a contendersi l’ambiziosa pole position. Le discusse modifiche volute da Ecclestone e Co. non hanno di certo entusiasmato creando più che altro confusione, e in finale non hanno nemmeno reso più accesa la sfida perché, sulla scia della scorsa stagione, sono state le solite Mercedes a dominare le qualifiche: Hamilton ha fatto segnare un tempo mostruoso guadagnando la pole position, Rosberg subito dietro per l’altro posto in prima fila e poi le Ferrari, di nuovo dietro, di Vettel e Raikkonen. Per le Rosse deve essere la stagione del riscatto, da quando c’è Arrivabene le cose vanno sicuramente meglio ma adesso è tempo di ottenere risultati ed una seconda fila non è niente più che un buon auspicio. Tuttavia, tanto Vettel quanto Raikkonen fanno un’ottima partenza e divorano in un sol boccone le tedesche che si ostacolano a vicenda: l’impacciato inizio di Rosberg rallenta Hamilton e il campione del mondo dopo le prime curve si ritrova in sesta posizione, superato da Verstappen e da Massa. Le monoposto di Maranello ne approfittano per creare un piccolo vuoto nei primi giri, al dodicesimo Rosberg già rientra per montare gomme soft, Vettel risponde poco dopo per utilizzare un secondo treno di supersoft; Hamilton invece, che intanto ha superato Massa, cambia strategia e al giro sedici passa per i box per montare gomme medie con le quali arrivare fino in fondo. Subito dopo accade l’evento che rovina i piani di tutti e crea soprattutto tanto spavento: Alonso tampona la Haas (scuderia new-entry) guidata da Gutierrez e prende il volo, fa qualche giravolta in aria e riatterra, fortunatamente per il pilota nessuna conseguenza. Ovviamente la direzione di gara è costretta ad esporre la bandiera rossa, tutti i piloti si fermano in corsia box e la pista viene liberata dalle due vetture incindentate. Il Gran Premio riparte dopo 20 minuti ma dietro la Safety Car tutto il vantaggio di Vettel risulta annullato. Come se non bastasse, al giro 23 la F16-H di Raikkonen si infiamma nel vero senso della parola e il finlandese deve correre ai box dove un commissario spegne l’incendio e nello stesso tempo le speranze del ferrarista di proseguire la gara. Vettel, sempre tallonato da Rosberg, prosegue la battaglia per mantenere la testa ma una strategia rischiosa e degli errori da parte dei meccanici compromettono la sua corsa: lo scopo è quello di utilizzare gomme ancora soft per contrastare le Mercedes obbligate a terminare la gara con le medie, per montare l’anteriore sinistra però ci si mette troppo e Vettel rientra in pista dopo la sosta con un ampio gap. La rabbia del tedesco si trasforma in traiettorie precise che gli permettono di recuperare 15 secondi e trovarsi attaccato alla coda di Hamilton, la troppa foga gli fa invece sbagliare una frenata decisiva mandandolo sull’erba e di conseguenza nuovamente lontano dall’inglese campione del mondo. Al termine della gara Vettel riesce comunque a salire sul gradino più basso del podio preceduto da Rosberg ed Hamilton, una scena già vista e che a Maranello non avrebbero voluto rivivere. E’ però un buon punto di partenza per la Ferrari: sia al via che durante la maggior parte della gara (se non fosse stato per Alonso) ha dimostrato di avere un buon ritmo e di poter dare più filo da torcere alla Mercedes rispetto alla precedente stagione, servirebbe forse maggiore attenzione da parte dei meccanici. Per quanto riguarda gli altri, in quarta posizione ha chiuso Ricciardo e in quinta Massa, ma la vera sorpresa è il sesto posto di Grosjean del team Haas, alla prima partecipazione in un Mondiale e subito a punti. Tirando le somme, non è cambiato nulla rispetto al 2015 ma siamo solamente alla prima tappa, la seconda gara si svolgerà in Bahrein, il prossimo 3 aprile, e le qualifiche torneranno al vecchio formato per decisione degli stessi piloti rimasti insoddisfatti dalla nuova formula. La corsa australiana fa pensare che questo Mondiale sarà più combattuto e avvincente, ma solo le prossime gare ce ne potranno dare conferma.

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Formula 1: un titolo e mezzo nella cassaforte Mercedes

 

di Federico Gianandrea de Angelis

 

La matematica certezza ancora non c’è, ma in pochi sono convinti che ci sia possibilità di non vedere per la terza volta Lewis Hamilton campione del mondo di Formula1. La corsa di Sochi, vinta proprio dall’inglese, gli ha dato una grande spinta in termini di classifica generale visto che il suo compagno ed inseguitore Nico Rosberg, partito inoltre in pole position, è stato costretto al ritiro da un problema relativo all’acceleratore. La distanza tra i due piloti della casa tedesca si è allungata di altri 25 punti diventando così di 73 totali, quando ormai mancano al termine della competizione solamente quattro gare che mettono in ballo 100 punti: in pratica Nico dovrebbe vincere le prossime tre e sperare che Lewis decida di non parteciparvi per poi giocarsela sull’ultima pista di Abu Dhabi; è vero che tutto è possibile ma qui sembra di parlare più di sogni che di realtà. In compenso però, possono già festeggiare gli altri componenti del team Mercedes, in quanto con questa vittoria l’altro titolo che conta, quello dei costruttori, può essere già messo in bacheca grazie ai 172 punti di vantaggio che le frecce d’argento hanno sulle rosse di Maranello. A proposito di Ferrari (e per render ancor più triste Rosberg dopo la gara russa), attraverso il secondo posto conquistato da Vettel a Sochi il tedesco sorpassa Nico in classifica piloti, dando una dimostrazione della crescita avuta nella stagione in corso dalla scuderia di Maranello; di certo non un risultato soddisfacente per chi ha altre ambizioni, ma comunque di buon auspicio per quello che verrà. Forse dovremmo anche interrogarci su chi verrà, perché il rapporto tra Raikkonen ed Arrivabene non è proprio idiliaco a causa dei troppi errori commessi dal pilota, che anche a Sochi non ha sicuramente brillato arrivando quinto, un numero cinque che si è trasformato in otto dopo la penalizzazione di trenta secondi ricevuta per il contatto con Bottas mentre si lottava per la terza piazza. Lo abbiamo detto e ripetuto, ci sono ancora quattro gare da disputare, ma sembra che per quest’anno il campionato mondiale di Formula 1 sia già finito, non ci resta che aspettare la conferma della matematica sperando che i sogni di Rosberg, e soprattutto quelli di Vettel, possano riscrivere il finale di questa storia.

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F1, GP di Monza: bene la Ferrari ma l’inno finale è sempre quello inglese

 

di Federico Gianandrea de Angelis

 

Dopo lo sfortunato e tanto polemizzato episodio di Spa costato a Vettel il ritiro a meno di un giro dalla fine, il tedesco e la Ferrari tutta si riscattano con il secondo posto di Monza, sulla pista di casa davanti al proprio pubblico, ma ancora una volta il gradino più alto del podio se lo prende il solito Lewis Hamilton. Il campione del mondo in carica accelera non solo sulla pista ma anche in classifica piloti, allontanando il compagno di squadra Rosberg ritiratosi tra le fiamme del suo motore a tre giri dal termine, e a meno di un secondo da Vettel; ora il distacco tra le due frecce d’argento si allunga fino a 53 punti, ovviamente con Hamilton primo a 253 e Rosberg dietro a 199, mentre si rifà sotto Seba, sempre terzo ma a quota 177. Mentre le monoposto sfilavano ad alta velocità tra la Variante del Rettifilo e la Curva Parabolica, la Pirelli portava a conclusione le indagini riguardanti lo scoppio degli pneumatici del Belgio affibbiando la colpa ad una pista non pulita sufficientemente bene. L’arrabbiatissimo Vettel sembra esser rimasto soddisfatto dal lavoro e dall’indagine svolta dai fornitori di gomme della Formula 1: non escludiamo che dietro la sua teutonica calma ci sia un piccolo braciere ancora acceso, ma almeno per ora la polemica è stata definitivamente archiviata. A proposito di discussioni, in questa 86° edizione del GP d’Italia va di certo segnalata la presenza in tribuna del Premier Renzi, spinta dalle parole dell’avido Ecclestone che alla vigilia della gara ha addirittura ipotizzato un’esclusione della storica pista di Monza dal calendario del 2017. Bernie vuole 25 milioni e per ora ce ne sono solamente 15, ma il Capo del Governo, in coro con il presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni, ha assicurato che al 99% Monza rimarrà nei calendari della Formula 1, d’altra parte è impensabile un futuro senza il circuito più veloce di tutti. Detto ciò, torniamo alla gara che si è corsa nell’ultimo week-end. Come abbiamo visto, ha trionfato ancora Hamilton, ma ci sono stati degli ottimi segnali di ripresa e di riscatto da parte della Ferrari già durante le giornate di prove. Se nel venerdì solo Vettel era riuscito a star dietro alle tedesche con un terzo tempo, durante le qualifiche ufficiali è anche, e soprattutto, Raikkonen a dar lustro al cavallino con un ottimo secondo tempo, seguito dal terzo posto in griglia dell’altra rossa; dietro al quarto tempo di Rosberg, poi, una terza fila monopolizzata dalle Williams motorizzate Mercedes di Massa e Bottas. Quanto fatto di buono durante il sabato da Kimi viene però presto vanificato dalla sua partenza, anzi, dalla sua non partenza, visto che allo spegnimento del semaforo il finlandese è rimasto praticamente fermo facendosi sorpassare da tutti gli altri per dar vita ad un Gran Premio sotto il segno della rimonta. Al contrario, e come al solito, parte benissimo dalla sua pole Hamilton, tallonato da Vettel, dalle Williams e ancora da Rosberg, ma mentre in pochi giri Raikkonen recupera così tante posizioni da portarsi nono, Hamilton nello stesso periodo riesce già a dare sei secondi agli inseguitori. In un circuito in cui la strategia è tanto fondamentale quanto la velocità, quella della scuderia di Toto Wolff sembra essere la più efficace: Rosberg, primo dei “grandi” a passare per i box, rientra un giro prima rispetto a Massa e di conseguenza al successivo passaggio di traguardo si ritrova davanti al brasiliano. Leggermente diversa la tattica della Ferrari con un Raikkonen che nel frattempo ha portato a compimento la sua rimonta portandosi in terza piazza durante i pit stop degli avversari: lo scopo di Arrivabene e co. era quello di ritardare il rientro del finladese per rallentare Rosberg, ma la mossa non è bastata e Nico si è riportato subito in traiettoria di Seba. A questo punto della gara Hamilton se n’è andato, ha 20 secondi di vantaggio e mancano solamente 10 giri, la battaglia principale è quindi quella per il secondo posto tra Vettel e Rosberg. I tre secondi di distanza che ci sono tra i due si assottigliano sempre più, ma mentre Nico fa le ultime prove di sorpasso la sua monoposto si incendia nel senso letterale della parola e costringe il pilota a ritirarsi in un evidente stato di paura e preoccupazione. Nonostante l’incidente tecnico, il motore Mercedes ha dimostrato per l’ennesima volta di avere un qualcosa in più, considerato che il terzo posto lasciato da Rosberg è stato poi occupato dalla Williams di Massa seguito dal compagno Bottas, e solamente dopo, in quinta posizione, dalla seconda Ferrari di Raikkonen. Se la gara corsa da Vettel e il suo secondo posto sono comunque da apprezzare, lo hanno fatto in maniera calorosa e rumorosa tutti i tifosi del cavallino appostati sulle tribune del circuito, è sempre la Mercedes a dominare le piste non facendo quasi più notizia. Hamilton, complice l’uscita di Rosberg, ha messo a Monza una buona ipoteca su quella che potrebbe diventare la sua terza vittoria mondiale, ma non scordiamo che ci sono altre sette gare da correre: si ripartirà, sempre speranzosi con la Ferrari, il prossimo 20 settembre al buio della notte di Singapore.

Top Foto Lewis Hamilton festeggia in Bahrain, alle sue spalle si intravede Raikkonen

Lewis d’Oriente

 

di Federico Gianandrea de Angelis

 

Ci eravamo lasciati con il grido di gioia di Vettel, con la Ferrari che tornava a vincere facendoci pensare che si potesse porre fine a quell’egemonia e a quella monotonia dettata dalle Mercedes, ma forse è stato solo un fulmine a ciel sereno. Hamilton ha rimesso tutti in riga, ha fatto capire che è ancora lui il campione del mondo, che le frecce d’argento hanno una marcia in più, inserita prima in Cina e poi in Bahrain, che la Ferrari ha due grandissimi piloti ma non due vetture in grado di competere con le tedesche. Ma andiamo per gradi, partiamo dal circuito di Shangai sul quale è stata corsa la terza tappa del campionato mondiale di Formula 1 lo scorso 12 aprile: già nelle prove Hamilton va più veloce degli altri, in tutte e tre le sessioni, seguito dal compagno di squadra Rosberg. Nemmeno a dirlo, nelle qualifiche la storia è la stessa: pole position all’inglese e secondo posto a Nico, con Vettel che ci prova ma non ci riesce e si piazza al terzo posto, mentre l’altra Ferrari non va oltre la sesta posizione della griglia di partenza. Allo spegnimento dei motori le tedesche non fanno passi falsi e mantengono la testa, lo stesso vale per Sebastian Vettel, invece Raikkonen mette il turbo e si piazza dietro al compagno di squadra superando immediatamente le due Williams di Massa e Bottas che erano partite rispettivamente quarta e quinta. Sorpassi lì davanti non se ne vedono, nemmeno quando si rientra per i cambi di gomme, anche se verso la metà gara le Ferrari sembrano recuperare qualche secondo e poter impensierire il duo di testa, ma è solo un’illusione e niente più. La gara si conclude in maniera leggermente anomala, perché a tagliare il traguardo prima di tutti è la safety car, obbligata ad entrare in pista a causa di uno stop sul rettilineo dei box della Toro Rosso di Verstappen. Per Hamilton è il secondo successo stagionale, i punti in classifica diventano 68 e il distacco su Vettel si porta da più tre a più dieci, mentre con la doppietta in terra cinese le Mercedes staccano di quaranta lunghezze le Ferrari nella graduatoria per costruttori. A fine corsa qualche polemica nasce tra Lewis e Nico, con il tedesco che accusa il compagno di essere andato troppo piano e averlo danneggiato permettendo il recupero di Vettel, secondo Hamilton, però, Rosberg avrebbe voluto provare il sorpasso senza riuscirci. Ma non c’è molto tempo né per litigare né per festeggiare, bisogna prendere il primo aereo per andare in quello che una volta era un emirato e che ora si chiama Regno del Bahrain, terra sul quale sorge il circuito Sakhir di Manama, quello dove Vettel ha fatto più punti di tutti negli anni passati, per la precisione 78 contro i 67 di Hamilton. Quest’ultimo, poleman della stagione con tre primi posti su tre, non ha mai ottenuto la pole position sul tracciato mediorentale, ma il record negativo viene presto dimenticato perché con il giro di 1’32” 571 il primo pilota di colore della storia mette dietro gli avversari, nell’ordine Vettel, Rosberg e Raikkonen. I problemi veri li hanno i due ex campioni del mondo Button e Alonso, ora insieme alla McLaren-Honda: il primo, a causa delle difficoltà tecniche, nemmeno riesce a partecipare alla sessione di qualifiche, e il secondo non si qualifica alla terza manche ottenendo un misero quattordicesimo posto, un risultato umiliante per due così. Sotto le luci artificiali arabe, Hamilton corre una gara praticamente perfetta, sia nella partenza che nella gestione delle gomme, e mai viene impensierito da coloro che lo inseguono; bene anche Rosberg, che quasi raggiunge il compagno e per due volte sorpassa Vettel che lo aveva superato durante i cambi gomme, ma proprio nel finale commette una grave ingenuità che regala la seconda posizione a Raikkonen. Regala in realtà è un parolone, perché il finlandese corre veramente bene e recupera i venti secondi di distacco che si erano generati tra lui e Nico, infilando quest’ultimo e tornando su un podio che non vedeva da venticinque gare. Non ci siamo scordati di Vettel, tranquilli, ma forse lui per un momento ha dimenticato come si guida ed è andato lungo in curva rovinando l’alettone anteriore, il rientro per cambiare il musetto gli ha fatto perdere secondi preziosi e così il tedesco si è dovuto accontentare del quinto posto alle spalle di Bottas. Dietro a Seb è arrivato Ricciardo in maniera scoppiettante, nel vero senso della parola, perché il motore della sua Red Bull è esploso proprio nel momento in cui l’australiano ha passato il traguardo finale, un evento che sicuramente meritava di essere menzionato. Nonostante il podio sia stato occupato per due terzi dalle Mercedes, e qualche errorino di troppo da parte di Vettel, la Ferrari ha dimostrato di aver fatto alcuni passi in avanti e di poter dare ancora del filo da torcere alle frecce d’argento, ma c’è da lavorare parecchio se veramente si vuole puntare al titolo finale; per ora Hamilton può continuare a dormire sonni tranquilli dall’alto del suo primo posto, considerando anche che al secondo non c’è più Vettel ma Rosberg, ce la farà la Ferrari a rendersi protagonista o sarà di nuovo tra le Mercedes la lotta per il mondiale?

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Ferrari: ecco la SF15-T

di Filippo Gherardi
Giornata di presentazione ufficiale (online) per la nuova SF15-T, la monoposto con cui la Ferrari disputerà il mondiale di Formula 1 2015 e della quale, per ora, era noto soltanto il nome. Domenica il debutto su pista con i test di Jerez, oggi, invece, la nuova Rossa era tutta per la curiosità di appassionati ed addetti ai lavori. Nuova macchina ma anche, e soprattutto, nuovi protagonisti, con l’ultima rivoluzione di Maranello che ha portato avvicendamenti praticamente in tutti i settori: dirigenziale (Marchionne nuovo presidente), gestionale (Maurizio Arrivabene nuovo team principal), tecnico (non ci sono più ne il progettista Nicholas Tombazis e ne il motorista Luca Marmorini) oltre che naturalmente sportivo (Vettel nuova prima guida in coppia con Raikkonen). Entrando più nel dettaglio della vettura, da un punto di vista cromatico rimane praticamente identica a quella dello scorso anno, se non fosse per il color nero che caratterizza la coda, ciò che cambia invece da un punto di vista strettamente stilistico è la forma del musetto, più schiacciato e più largo, oltre ad un telaio abbassato sempre nella parte anteriore, un retrotreno nel posteriore molto più compatto, condotti dei freni anteriori e posteriori rimodellati tanto quanto è stata rivista la cinematica delle sospensioni anteriori e posteriori per consentire un migliore utilizzo delle gomme Pirelli. Da casa Ferrari fanno sapere che per realizzare questa SF15-T sono state utilizzate cento diverse leghe metalliche e 300 aziende provenienti da ben 15 Paesi diversi, ma anche un totale di 1500 ore di tempo trascorse, meticolosamente, nella galleria del vento che abbinate a 250.000 ore di studio fanno di questa nuova monoposto un concentrato di tecnologia. Ora toccherà ai piloti in primis, ma anche all’intera formazione di meccanici, riuscire a tirarne fuori il massimo sin dalle prime uscite.
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Vettel e RedBull: l’addio diventa certezza

 

di Federico Gianandrea de Angelis

 

Dopo una stagione di crisi, il campione del mondo di Formula 1 in carica Sebastian Vettel, sembra aver deciso di lasciare la Red Bull per andare alla Ferrari. Non è ancora ufficiale il passaggio in rosso, ma sicuramente l’anno prossimo non lo vedremo con la scuderia con cui ha conquistato il titolo, ne ha parlato lui stesso in un’intervista rilasciata ad Auto Motor un Sport: « E’ un passo verso l’ignoto e quindi un rischio. Ho pensato bene alla decisione di lasciare la Red Bull. Se non fossi convinto di essere in grado di avere successo non avrei osato. Naturalmente mi auguro di poter annunciare quello che succederà in futuro, ma in questo momento devo essere paziente». Il tedesco vuole avere una nuova opportunità per contrastare il netto dominio delle frecce argentate in questa stagione, ma sa che non sarà una passeggiata: « Sono consapevole del fatto di trovarmi davanti un grande compito che richiede del tempo. Soprattutto in un momento in cui la Mercedes ha un enorme vantaggio in termini di competitività ». Nell’intervista,inoltre, Vettel si è lasciato andare esternando alcune opinioni strettamente personali collegate alla difficile annata che ha vissuto: « Ho pensato di smettere. Quando l’auto si può riavviare solo col computer ti chiedi: cosa c’entra tutto questo con le corse?», poi, però, il ripensamento: « Le macchine sono diventate più lente, ma sono ancora le più veloci che ci sono là fuori».

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F1, i primi risultati di Jerez

 

di Germana Condò

 

Si è da poco conclusa la sessione pomeridiana dei test in programma da oggi a venerdì a Jerez de la Frontera che ha visto le monoposto partecipanti al Mondiale di Formula Uno impegnate in una prima valutazione delle nuove auto appena presentate. Un test non facile questo si sapeva, in cui tutti i team hanno avuto non pochi problemi prima di far girare le auto sul circuito. A cominciare dai nuovi motori V6 Turbo che Sebastian Vettel, nel corso della conferenza stampa successiva alle prove di oggi, ha dichiarato di non amare particolarmente. “Preferivo i V8, li amavo e, fosse per me – ha affermato il pilota tedesco – tornerei ai V10”. In effetti non ha entusiasmato il fischio che la Mercedes di Hamilton, e ancor di più, la Ferrari di Raikkonen si sono lasciate alle spalle girando in pista. In mattinata, dopo appena mezzo giro della nuova F14T, il Team Ferrari è stato costretto ad intimare al pilota finlandese di fermarsi immediatamente, ma solo per precauzione. Così la F14T rientra ai box trasportata da un carroattrezzi ricoperta da un telone, mentre Kimi monta su un taxi. Ci sono voluti almeno venti minuti per ripristinarla ma Raikkonen ha atteso circa due ore prima di rientrare in pista. L’unica a girare con una certa regolarità, nonostante i suoni strani emessi dal motore, è stata Mercedes che già aveva rodato l’auto a Silverstone qualche giorno fa. Nel pomeriggio Hamilton ha chiuso le prove con uno schianto contro il muretto in curva, a causa del cedimento di un’ala finita sotto la vettura in frenata.  Le altre scuderie hanno iniziato molto più tardi a girare e subito costrette a rientrare per vari guasti, alcune sono rimaste ferme ai box, come la McLaren che ha lamentato problemi di combinazione tra impianto idraulico ed elettrico o la Red Bull per problemi legati ad un elemento della sospensione posteriore. Lotus era assente ed inizierà i test invernali solo nella tappa del Barhain a metà febbraio.